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Molti dei nuovi cardinali creati da Bergoglio sostengono il suo documento sulle «benedizioni» omosessuali Fiducia Supplicans

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Con l’annuncio di un altro concistoro sotto Papa Francesco, l’attenzione è rivolta alle credenziali dei cardinali eletti, molti dei quali si distinguono per la loro apertura all’ideologia LGBT. Lo riporta LifeSite.

 

Bergoglio ha annunciato un concistoro per l’8 dicembre per creare 21 nuovi cardinali, 20 dei quali potranno votare in conclave.

 

Molti degli uomini scelti per la berretta hanno sostenuto apertamente il controverso documento del 2023 di Papa Francesco, Fiducia Supplicans, in cui viene sancita la benedizione delle unioni omosessuali e delle «unioni irregolari», oltre a sostenere posizioni favorevoli all’omotransessualismo.

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Insieme al noto sostenitore LGBT padre Timothy Radcliffe, il vescovo Pablo Virgilio David di Kalookan, Filippine, ha rilasciato una dichiarazione su Fiducia Supplicans, affermando che il controverso documento «parla da sé» e sostenendo che è «chiaro» sia nel suo «contenuto che nell’intento», senza bisogno di «molte spiegazioni».

 

Monsignor David ha anche affermato in un’intervista durante la sessione del Sinodo sulla sinodalità del 2023 che «l’emisfero settentrionale» pone troppa enfasi su «genere, sessualità», tra le altre cose, e che «da dove vengo io siamo solo esseri umani».

 

«Nella lingua filippina esiste la stessa parola per indicare uomo e donna», ha sottolineato il vescovo David.

 

Oltre al suo sostegno a Fiducia Supplicans e mentre era presidente della Conferenza episcopale cattolica delle Filippine, il vescovo David ha difeso l’approvazione del Papa alle unioni civili tra persone dello stesso sesso in un articolo del 2020, descrivendo Francesco come un imitatore di Gesù che si rivolge agli emarginati, come fece Cristo con prostitute ed esattori delle tasse.

 

Il David ha sostenuto che Francesco «non intende distruggere la nostra morale e ortodossia» chiedendo una «legge sulle unioni civili», ma che apprezza «l’essere gentili e compassionevoli più dell’essere giusti e retti».

 

Il neocardinale, che rappresenta i vescovi filippini alla sessione del Sinodo sulla sinodalità di ottobre, ha anche precedentemente approvato una proposta di legge nelle Filippine per consentire protezioni speciali relative a «identità di genere» e «orientamento sessuale», descrivendo la legislazione come un «imperativo cristiano».

 

L’arcivescovo ecuadoriano Luis Gerardo Cabrera Herrera ha affermato in risposta a Fiducia Supplicans che la Chiesa non può «emarginare» gli omosessuali, sostenendo che l’appello del Papa a «una benedizione generale» a questo riguardo non è in contrasto con l’insegnamento della Chiesa sul matrimonio e sulla complementarietà sessuale.

 

Il prelato algerino – ma nato in Francia –Jean-Paul Vesco ha preso la parola dopo che i vescovi africani, guidati dal cardinale Fridolin Ambongo, hanno respinto la richiesta di benedizioni omosessuali in Fiducia Supplicans, dissociandosi categoricamente dalla loro posizione. «Non è questo che intendevamo trasmettere alle nostre diocesi», ha affermato, prestando il suo sostegno personale al benvenuto ufficiale di Fiducia Supplicans rilasciato dai vescovi nordafricani.

 

Allo stesso modo, l’arcivescovo Jaime Spengler di Porto Algere, in Brasile, ha sostenuto Fiducia Supplicans in un’intervista affermando che la Chiesa «non può negare» le benedizioni alle coppie dello stesso sesso, aggiungendo che la Chiesa deve «soddisfare ogni bisogno autenticamente umano».

 

Sebbene abbia aderito a campagne pubbliche contro le mosse volte ad ampliare la pillola abortiva, l’arcivescovo di Tokyo Tarcisio Isao Kikuchi sostiene da tempo l’agenda LGBT, consentendo messe speciali per il gruppo «LGBT Catholic Japan» nella sua arcidiocesi e, secondo il New Ways Ministry, scrivendo una serie di saggi intitolati «LGBT e cristianesimo» per i cattolici con l’HIV/AIDS.

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InfoVaticana ha sottolineato che gli appunti di Kikuchi fanno parte di un libro che presumibilmente «trasmette la ricchezza della diversità sessuale e delle possibilità parlando delle difficoltà della vita delle minoranze sessuali, così come delle speranze e degli esempi che si realizzano costantemente nella società e nella Chiesa».

 

«Questo libro presenta gli sforzi di coloro che sono coinvolti e dei loro sostenitori per eliminare discriminazioni e pregiudizi», si legge nella descrizione del libro.

 

In Italia, l’arcivescovo di Torino Roberto Repole è noto per aver dato la sua approvazione alla cresima come maschio di una cresimanda battezzata come femmina. Da notare che in linea teorica la Conferenza Episcopale Italiana che non consente l’alterazione dei registri battesimali per le cosiddette «transizioni di genere».

 

InfoVaticana ha riferito che il collega cardinale eletto, l’arcivescovo Carlos Gustavo Castillo di Lima, Perù, è un seguace attento del marxismo e della teologia della liberazione che ha difeso l’ideologia liberale come semplicemente «condannata dai conservatori, non ufficialmente dalla Chiesa». Monsignor Castillo è stato rimosso dall’incarico di professore di teologia per le sue opinioni eretiche dal suo predecessore, Juan Luis Cipriani, prima di essere elevato all’episcopato da Papa Francesco nel 2019.

 

Con l’imminente concistoro del Papa che gli conferisce una super maggioranza nel Collegio dei Cardinali, le credenziali di ciascuno dei cardinali eletti in merito a questioni morali sono sempre più importanti e notevoli. Entro la fine del 2024, con i nuovi cardinali e con altri due che invecchiano (raggiungendo l’80° compleanno e diventando troppo vecchi per votare in un conclave papale), Francesco avrà creato 111 dei 140 elettori aventi diritto.

 

Secondo il gruppo pro-LGBT New Ways Ministry, fondato da suor Jeannine Gramick (che recentemente ha ricevuto una lettera dal papa secondo cui i transessuali vanno «integrati nella società») e padre Robert Nugent (entrambi sanzionati dal Vaticano nel 1999 per la loro posizione pro-LGBT), almeno nove dei 20 cardinali eletti aventi diritto di voto nel prossimo concistoro sono considerati «LGBTQ-positivi».

 

«Con il silenzio diffuso nel Collegio dei Cardinali contro i significativi progressi della lobby LGBT all’interno della Chiesa – progressi evidenziati da Fiducia Supplicans – un nuovo concistoro densamente popolato da prelati pro-LGBT non farà che peggiorare la situazione attuale» scrive LifeSiteNews.

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«I famosi colori rossi dell’abito del coro di un cardinale sono simboli del sangue che deve essere pronto a versare in difesa della fede cattolica. Con una tale notevole eterodossia già nel Collegio, molti hanno commentato che la fede è preservata non tanto dai cardinali quanto dai laici».

 

Come riportato da Renovatio 21, cardinali come Gerardo Mueller, Giuseppe Zen e Roberto Sarah hanno attaccato frontalmente la Fiducia Supplicans.

 

Il rifiuto del documento pro-omotransessualista si estese in Africa e in varie regioni d’Europa.

 

Come riportato da Renovatio 21, a seguito alla pubblicazione della dichiarazione vaticana, monsignor Philip Anyolo, arcivescovo metropolita di Nairobi, ha proibito a tutto il clero della sua arcidiocesi di benedire le «coppie» dello stesso sesso. Fiducia Supplicans ha scatenato l’immediata reazione ufficiale, con tanto di divieti, di vescovi in KazakistanMalawiZambiaUcraina, anche nel rito greco-cattolico. I vescovi del Camerun hanno dichiarato che «l’omosessualità mette l’umanità contro se stessa e la distrugge» arrivando a proibire «formalmente ogni benedizione alle coppie omosessuali».

 

Monsignor Viganò definì il documento come «eresia manifesta».

 

Come confermato dalla stampa argentina ed internazionale, un fulmine aveva colpito una statua di San Pietro in Argentina il giorno del compleanno di Bergoglio e della Fiducia Supplicans, distruggendone la mano e le chiavi

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Il Vaticano rifiuta di formulare un «giudizio definitivo» sulle donne diacono

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Una commissione vaticana ha negato la possibilità di un «diaconato femminile» sacramentale, ma senza esprimere un «giudizio definitivo».   A dicembre, il Vaticano ha pubblicato il rapporto della Commissione Petrocchi, presieduta dal cardinale Giuseppe Petrocchi, che ha escluso l’ammissione delle donne al diaconato come grado sacramentale degli Ordini sacri, ma ha suggerito che potrebbe essere possibile una forma di «diaconato femminile».   «Lo status quaestionis intorno alla ricerca storica e all’indagine teologica, considerati nelle loro mutue implicazioni, esclude la possibilità di procedere nella direzione dell’ammissione delle donne al diaconato inteso come grado del sacramento dell’ordine», ha affermato la commissione. «Alla luce della Sacra Scrittura, della Tradizione e del Magistero ecclesiastico, questa valutazione è forte, sebbene essa non permetta ad oggi di formulare un giudizio definitivo, come nel caso dell’ordinazione sacerdotale».   La commissione è stata istituita nel 2021 da papa Francesco per esaminare la possibilità che le donne vengano ordinate diacono. Il rapporto finale di sette pagine della commissione è stato presentato il 18 settembre a Papa Leone XIV ed è stato ora pubblicato pubblicamente dal Vaticano.

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All’interno della commissione, alcuni sostenevano che impedire alle donne di essere ordinate diaconesse minasse la «l’uguale dignità di entrambi i generi, basata su questo dato biblico» e la dichiarazione per cui «non c’è più giudeo e greco, schiavo e libero, maschio e femmina, perché tutti voi siete “uno” in Cristo Gesù (Galati 3,28)».   Questo gruppo ha espresso la speranza che le donne possano diventare diaconesse, poiché sosteneva che l’ordinazione di un diacono è per il ministero e non per il sacerdozio.   Tuttavia, secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica , il diaconato è uno dei tre gradi dell’Ordine Sacro, non solo un ministero o una funzione.   Alcuni membri della commissione lo hanno sottolineato e hanno insistito «sull’unità del sacramento dell’Ordine, insieme al significato nuziale dei tre gradi che lo costituiscono». Questo gruppo ha respinto l’ipotesi di un «diaconato femminile», osservando «se fosse approvata l’ammissione delle donne al primo grado dell’ordine risulterebbe inspiegabile la esclusione dagli altri».   Il gruppo ortodosso ha inoltre sottolineato che «La mascolinità di Cristo, e quindi la mascolinità di coloro che ricevono l’ordine, non è accidentale, ma è parte integrante dell’identità sacramentale, preservando l’ordine divino della salvezza in Cristo. Alterare questa realtà non sarebbe un semplice aggiustamento del ministero ma una rottura del significato nuziale della salvezza».   Questa tesi è stata votata dalla commissione ma non è stata approvata poiché ha ricevuto cinque voti a favore e cinque contrari. Allo stesso tempo, mentre la commissione si è pronunciata contro l’ordinazione delle donne come diaconi, i membri hanno votato 9 a 1 a favore dell’ampliamento del ruolo delle donne nella Chiesa.   La Commissione ha espresso l’auspicio che venga ampliato «l’accesso delle donne ai ministeri istituiti per il servizio della comunità (…) assicurando così anche un adeguato riconoscimento ecclesiale alla diaconia dei battezzati, in particolare delle donne. Questo riconoscimento risulterà un segno profetico specie laddove le donne patiscono ancora situazioni di discriminazione di genere».   In conclusione, la Commissione Petrocchi ha chiesto di proseguire l’esame del ruolo del diaconato «sull’identità sacramentale e sulla sua missione ecclesiale, chiarendo alcuni aspetti strutturali e pastorali che attualmente non risultano interamente definiti».

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Come riportato da Renovatio 21, cinque mesi fa si notò l’insistenza del cardinale progressista Gualtiero Kasper che arrivò a definire le diaconesse come «utili dal punto di vista pastorale». Contestualmente era emersa la sollecitudine del vescovo tedesco Franz-Josef Overbeck ha chiesto una «nuova risposta» per il ruolo delle donne nella Chiesa, aggiungendo di aver incaricato le donne nella sua diocesi di «predicare» e fornire «guida» ai fedeli come un modo per affrontare le lotte per adempiere ai doveri dei sacerdoti. L’anno passato il prefetto per il Dicastero della Dottrina della Fede Victor Manuel «Tucho» Fernandez dichiarò che, nonostante l’opposizione esplicitata da lui stesso, la questione delle diaconesse non era chiusa.   Nel frattempo, gli insegnamenti della Chiesa cattolica riservano la vocazione al sacerdozio agli «uomini battezzati». Il Catechismo della Chiesa Cattolica (1577) spiega:   «Riceve validamente la sacra ordinazione esclusivamente il battezzato di sesso maschile [“vir“]. Il Signore Gesù ha scelto uomini [“viri“] per formare il collegio dei dodici Apostoli, e gli Apostoli hanno fatto lo stesso quando hanno scelto i collaboratori che sarebbero loro succeduti nel ministero. Il collegio dei Vescovi, con i quali i presbiteri sono uniti nel sacerdozio, rende presente e attualizza fino al ritorno di Cristo il collegio dei Dodici. La Chiesa si riconosce vincolata da questa scelta fatta dal Signore stesso. Per questo motivo l’ordinazione delle donne non è possibile».   Renovatio 21 ribadisce la sua analisi secondo cui che l’attuale via scelta dal Vaticano per scardinare gerarchia cattolica – e sessualità naturale – non passa per il sacerdozio femminile (reso sempre più improbabile anche da episodi come quello delle recenti «ordinazioni» di donne sul Tevere), ma attraverso l’accettazione del transessualismo.

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Papa Leone XIV inaugura il suo magistero aereo

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Come il suo predecessore, Leone XIV adottò la pratica di tenere conferenze stampa in aereo al ritorno dal viaggio apostolico. Il 2 dicembre 2025, il pontefice rispose a domande su vari argomenti: il sinodo tedesco, le guerre in Ucraina e in Medio Oriente e il dialogo con l’Islam. Su questi argomenti, le sue risposte, spesso convenzionali, erano in netto contrasto con le dichiarazioni a volte esplosive di Francesco.

 

Si guadagna quota a 10.000 metri ? La domanda è lecita. In ogni caso, questo era l’ obiettivo dichiarato della prima conferenza stampa aerea del nuovo pontificato. L’intervista è iniziata con una domanda sul fatto che Leone XIV fosse un «papa americano» nel contesto del processo di pace in Medio Oriente e sui suoi rapporti con i leader chiave della regione e con l’ amministrazione Trump.

 

Il pontefice ha ribadito con forza la sua convinzione che una pace duratura sia possibile e ha confermato di aver parlato con diversi capi di Stato e con Washington. Ha promesso di proseguire questi sforzi, personalmente o tramite la Santa Sede, per realizzare questa aspirazione alla pace.

 

Fu poi affrontato il caso del Libano, gravemente colpito dal conflitto tra Israele e Hezbollah. Leone XIV ha confidato che la diplomazia vaticana non si limitava a dichiarazioni pubbliche: agiva attivamente «dietro le quinte». Rivelò che durante il suo viaggio aveva incontrato rappresentanti di vari gruppi coinvolti in conflitti interni e internazionali.

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Interrogato su possibili contatti con Hezbollah – attore chiave nella regione – il Santo Padre ha confermato che gli scambi sono avvenuti. Senza entrare nei dettagli, ha ribadito la posizione coerente della Chiesa: è imperativo deporre le armi e sedersi al tavolo dei negoziati, unico modo efficace per porre fine alla violenza.

 

Il papa ha poi risposto a domande più personali sui suoi inizi come Pastore Supremo e sui sentimenti provati al momento della sua elezione. Con umorismo, ha raccontato di aver pensato di più al suo futuro ritiro quando il Sacro Collegio lo ha scelto. Riguardo al conclave, il successore di Francesco ha sottolineato la segretezza che lo circonda e si è rammaricato per le fughe di notizie avvenute dopo la sua elezione.

 

Al momento di accettare il pontificato sovrano, colui che pochi secondi prima era immobile, il cardinale Robert Prevost, ha affermato di aver praticato il «lasciar andare» di fronte alla volontà divina, frutto in particolare della lettura di La Pratica della Presenza di Dio, di frate Lorenzo della Resurrezione, un carmelitano scalzo francese del XVII secolo.

 

Affrontando le tensioni tra NATO e Russia, il Papa ha sottolineato la complessità dei conflitti moderni. Ha espresso una visione sfumata delle iniziative di pace in Ucraina: mentre gli Stati Uniti possono proporre piani, il pieno coinvolgimento dell’Europa nei negoziati rimane, a suo avviso, una questione cruciale. Ha sottolineato in particolare il ruolo dell’Italia, che, in virtù della sua storia e cultura, possiede, a suo avviso, una «capacità unica di mediazione» che la Santa Sede è pronta a incoraggiare per raggiungere una «pace giusta».

 

Il pontefice ha poi delineato i suoi programmi di viaggio: l’Africa ha avuto un ruolo di primo piano, con una preferenza personale per l’Algeria; l’America Latina (Argentina, Uruguay, Perù) è rimasta una possibilità in una fase successiva.

 

Riferendosi alla situazione esplosiva in Venezuela, ha sottolineato che la Chiesa locale e il nunzio apostolico stavano lavorando instancabilmente per allentare le tensioni per il bene della popolazione, principale vittima del conflitto. Interrogato su possibili minacce di intervento militare o di operazioni volte a «eliminare» l’attuale governo, Leone XIV si è mostrato molto cauto e ha chiaramente favorito la ricerca del dialogo.

 

Interrogato sull’Islam, che molti cattolici percepiscono come una minaccia all’identità cristiana dell’Occidente, il Papa ha ripetuto alcuni luoghi comuni: le paure sono spesso «strumentalizzate» da «chi si oppone all’immigrazione», e ha presentato il Libano come una «lezione» di convivenza tra musulmani e cristiani, a rischio di apparire estraneo alla realtà vissuta da molti.

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Interrogato sul Cammino sinodale tedesco e sulla sua influenza sulla Chiesa, Leone XIV si mosse con cautela, riconoscendo che la sinodalità può essere vissuta in modo diverso a seconda del contesto, ma espresse una preoccupazione: alcuni aspetti del Cammino sinodale in Germania potrebbero non riflettere fedelmente le aspirazioni dei cattolici tedeschi. Ribadì l’ importanza del dialogo continuo tra i vescovi tedeschi e la Curia romana per garantire che il «Cammino sinodale tedesco» non si allontani dal cammino della Chiesa universale.

 

Infine, il Papa ha concluso spiegando il significato del suo motto, In Illo Uno Unum («In Colui che è Uno, noi siamo uno»), in risposta a una domanda sul contributo dei cristiani orientali all’Occidente. In un mondo segnato dall’individualismo , ha portato come esempio quei cristiani capaci di offrire un «bacio» o un «abbraccio» nonostante le ferite della guerra.

 

A suo avviso, quanto più l’umanità promuoverà l’amicizia, il dialogo e la comprensione, tanto più si allontanerà dalla guerra e dall’odio. Un appello nobile nelle sue intenzioni, ma che non può essere realizzato senza una conversione soprannaturale e genuina alla fede nell’unico Signore Gesù Cristo.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.News

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Mons. Viganò: «chi non riconosce Maria Santissima come Regina e Signora, non riconosce Gesù Cristo come Re»

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Renovatio 21 pubblica questo testo dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò apparso su X.   Salve, Regina. Con queste parole inizia una delle preghiere più dense di dottrina e di spiritualità, e allo stesso tempo più care al popolo cristiano. È il saluto semplice, composto, reverente, di una schiera infinita di anime che da ogni parte del mondo – e dalle pene purificatrici del Purgatorio – si leva alla Augusta Vergine Madre, Nostra Signora, che onoriamo quale Regina in virtù della Sua divina Maternità, dei meriti della Corredenzione e degli specialissimi privilegi di cui, in vista dell’Incarnazione, Ella è stata insignita dalla Santissima Trinità.  

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A quelle voci si uniscono quelle delle Gerarchie angeliche e dei Santi, che dalla loro dimora di gloria celebrano Colei che, sopra tutte le creature, è stata scelta per essere il Tabernacolo dell’Altissimo, l’Arca dell’Eterna Alleanza in cui è custodita la pienezza della Legge, il Pane della Vita, lo scettro del nuovo Aronne, l’olio dell’Unzione regale e sacerdotale.   Maria Santissima è anche Regina Crucis: la Sua Regalità, sul modello della Signoria di Cristo, è stata conquistata nella co-Passione e coronata nella Corredenzione, perché non vi può essere la gloria della vittoria senza prima salire il Calvario   Chi non riconosce Maria Santissima come Regina e Signora, non riconosce Gesù Cristo come Re, né può sperare di aver parte al banchetto del Sovrano chi non onora Sua Madre.

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Immagine: vetrata raffigurante l’Annunciazione originariamente installata nella Cattedrale di Santa Vibiana, Los Angeles, California, USA; ora si trova nel Mausoleo della Cattedrale di Nostra Signora degli Angeli, Los Angeles. Immagine di via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
 
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