Spirito
Ci siamo: ecco l’arcivescova di Canterbury. Pro-aborto e pro-LGBT
Sarah Mullally è stata scelta come nuovo arcivescovo anglicano di Canterbury, segnando la prima volta che una donna viene nominata alla più alta carica ecclesiastica nella Chiesa anglicana.
La sede dell’arcivescovo di Canterbury era vacante dal 7 gennaio 2025, quando l’arcivescovo Giustino Welby si dimise a causa delle accuse di cattiva gestione di un caso di abuso.
Abbiamo quindi la prima «arcivescova» canterburiana. Immaginiamo che a questo punto si debba dire anche «monsignora».
La Mullally diventa ora la prima donna a ricoprire questo prestigioso incarico. Mentre il monarca regnante, in questo caso Re Carlo III, è ufficialmente il capo della Chiesa d’Inghilterra, l’arcivescovo di Canterbury è il vescovo più anziano e il capo spirituale della comunità anglicana mondiale.
La Chiesa anglicana ha iniziato a «ordinare» le donne nel 1994 e la prima «vescova» donna è stata nominata nel 2014.
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La Mullally è stata vescovo di Londra nel 2018, considerata la terza più alta carica della Chiesa d’Inghilterra. In precedenza ha lavorato come infermiera del Servizio Sanitario Nazionale (NHS) ed è diventata la più giovane responsabile infermieristica di sempre per l’Inghilterra nel 1999. La donna deciso di entrare nel clero anglicano all’inizio degli anni 2000. Mullally è sposata e ha due figli.
L’ex infermiera è nota per le sue idee teologiche e politiche progressisti. Si è definita femminista ed è una sostenitrice dell’aborto e dell’agenda LGBT. Nel 2022, come vescovo di Londra, ha promosso la celebrazione del «Mese della storia LGBT+» e l’istituzione di un gruppo consultivo per la diocesi incentrato sulla «cura pastorale e l’inclusione delle persone LGBT+ nella vita delle nostre comunità ecclesiali».
La monsignora ha espresso le sue opinioni pro-aborto in un post su un blog del 2012: «sospetto che descriverei il mio approccio a questo problema come pro-scelta piuttosto che pro-vita [sic], anche se fosse un continuum mi troverei da qualche parte lungo questo percorso, muovendomi verso la vita quando si riferisce alla mia scelta e poi consentendo la scelta quando si riferisce agli altri, se ha senso» ha scritto oscuramente.
Il processo di elezione dell’arcivescovo di Canterbury coinvolge la Commissione per le Nomine della Corona (CNC), che comprende un presidente nominato dal Primo Ministro britannico e rappresentanti della Chiesa d’Inghilterra. La CNC nomina un candidato al primo ministro, che poi lo consiglia formalmente al monarca, che a sua volta nomina (o respinge) formalmente il candidato.
Come riportato da Renovatio 21, la comunione anglicana ha già visto a causa dell’elezione di una donna ad arcivescovo del Galles una rottura nelle sue pendici africane. In una conferenza a Kigali di due mesi fa, a seguito della nomina della «vescova» Cherry Wann ad arcivescovo del Galles, è stato concluso che «Poiché il Signore non benedice le unioni tra persone dello stesso sesso, è pastoralmente fuorviante e blasfemo formulare preghiere che invocano la benedizione nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo».
«La decisione della Chiesa in Galles di eleggere la Reverenda Cherry Vann come Arcivescovo e Primate è un altro doloroso chiodo nella bara dell’ortodossia anglicana. Celebrando questa elezione e la sua immorale relazione omosessuale, la Comunione di Canterbury ha ceduto ancora una volta alle pressioni mondane che sovvertono la buona parola di Dio» aveva commentato Laurent Mbanda, Presidente del Consiglio dei Primati della Global Anglican Future Conference (GAFCON).
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Immagine di Roger Harris via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported
Spirito
Mons. Viganò: la mano di Satana ha vergato la nota dottrinale «Mater populi fidelis»
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Spirito
Il Dicastero per la Dottrina della Fede attacca la Beata Vergine
Il Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF) ha appena pubblicato un nuovo documento scandaloso almeno quanto Fiducia supplicans, poiché attacca la Beata Vergine Maria, nostra Madre, negando i titoli che le sono stati conferiti nel corso della storia della Chiesa, sanciti da diversi papi e altamente considerati dai teologi.
Il documento incendiario del cardinale Victor Fernandez, Prefetto del DDF, è intitolato Mater Populi fidelis (Madre del Popolo Fedele). Spiega, senza un pizzico di ironia, che il suo opuscolo mira ad approfondire i «veri fondamenti della devozione mariana» e che questo implica «una profonda fedeltà all’identità cattolica e, allo stesso tempo, un particolare impegno ecumenico».
In altre parole, la devozione mariana deve guardare agli errori, alle eresie e alle empietà dei non cattolici verso la Madre di Dio: un modo peculiare di manifestare la propria pietà verso Colei che è nostra Madre. La Chiesa – fino al Concilio Vaticano II – non ha mai avuto bisogno di socchiudere gli occhi per contemplare la verità.
Il sito web InfoCatolica commenta opportunamente questo ricorso all’ecumenismo: «Alcuni analisti sono rimasti colpiti dal ricorso al mantra dell’ecumenismo, come negli anni Settanta. La rottura recente più significativa con l’ecumenismo è il documento Fiducia Supplicans, dello stesso cardinale Fernández, e non sembra esserci alcuna revisione».
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Una «sciocchezza» per Papa Francesco
Come osservato in un articolo di FSSPX.News– che sarà ampiamente riprodotto qui – durante la sua omelia per la festa di Nostra Signora di Guadalupe nella Basilica di San Pietro il 12 dicembre 2019, Papa Francesco aveva parlato con disprezzo del titolo di Corredentrice. Questo rifiuto è empio, in quanto si tratta di una tradizione consolidata, adottata e sviluppata da diversi papi, anche dopo il Concilio Vaticano II.
In questa omelia, Francesco, dopo aver accettato tre titoli – donna o signora, madre e discepola – rifiuta risolutamente il titolo di Corredentrice. Aggiunge che è «un nonsenso», ma la traduzione inglese usa il termine «folly» (follia) e consultando l’originale ne traiamo un significato ancora più forte: «nonsenso» o «sciocchezza». Questo sermone è citato in una nota a piè di pagina nel documento DDF.
La Corredenzione della Vergine Maria
Basta consultare un qualsiasi trattato preconciliare di mariologia per rendersi conto dell’importanza che la nozione di corredenzione, applicata alla Vergine Maria, ha acquisito nel pensiero teologico degli ultimi cinque secoli. Per convincersene, basta ricordare le parole dei papi, da Pio IX, il papa dell’Immacolata Concezione, a Pio XII, il papa dell’Assunzione.
Pio IX
Nella bolla Ineffabilis Deus, che proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione nel 1854, Pio IX scrisse: «pertanto, come Cristo, Mediatore tra Dio e gli uomini, avendo assunto la natura umana, cancellò il sigillo della sentenza che era contro di noi e lo inchiodò vittoriosamente alla croce, così anche la Santissima Vergine, unita a Lui da uno stretto e indissolubile vincolo, con Lui e per mezzo di Lui muovendo eterne ostilità contro il serpente velenoso, e trionfando pienamente su questo nemico, gli schiacciò il capo con il suo piede immacolato». Sebbene il termine «corredentrice» non compaia, il concetto e la sua realtà sono chiaramente espressi.
Leone XIII
Anche diversi testi di Papa Leone XIII esprimono questa dottrina. L’enciclica Supremi apostolatus officio (1883) afferma: «Infatti, la Vergine, immune dal peccato originale, scelta per essere Madre di Dio e per questo associata a Lui nell’opera della salvezza del genere umano, gode con il Figlio di tale favore e potenza, che né la natura umana né quella angelica hanno mai potuto ottenere, né mai potranno ottenere».
In un’enciclica sul Rosario, Jucunda semper (1894), lo stesso papa insegna: «Ai piedi della croce di Gesù stava Maria, sua Madre, la quale, mossa da immensa carità verso di noi, per accoglierci come suoi figli, offrì volontariamente il Figlio stesso alla giustizia divina, morendo nel suo cuore con Lui, trafitta dalla spada del dolore».
Nella costituzione apostolica Ubi primum (1898), riguardante la Confraternita del Rosario: «appena, per segreto disegno della Divina Provvidenza, fummo elevati alla suprema Cattedra di Pietro… spontaneamente il nostro pensiero si volse alla grande Madre di Dio e sua collaboratrice nella riparazione del genere umano».
Infine, nell’enciclica Adjutricem populi (1895), Leone XIII dà la più piena espressione di questa corredenzione, associandola alla Mediazione universale di Maria: «di là, infatti, secondo il disegno di Dio, Ella cominciò a vegliare sulla Chiesa, ad assisterci e a proteggerci come una Madre, così che, essendo stata cooperatrice della Redenzione attraverso il potere quasi immenso a lei concesso, è diventata anche la dispensatrice della grazia che scaturisce da questa Redenzione per sempre».
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San Pio X
Questo santo papa affrontò la dottrina della corredenzione anche nella sua celebre enciclica Ad diem illum (1904), in occasione del cinquantesimo anniversario della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione: «La conseguenza di questo sentimento e di questa sofferenza condivisi tra Maria e Gesù è che Maria «meritò legittimamente di diventare la restauratrice dell’umanità decaduta» (De Excellentia Virginis Mariæ, cap. IX), e, di conseguenza, la «dispensatrice di tutti i tesori che Gesù ha acquistato per noi con la sua morte e il suo sangue». Il santo papa sottolinea il legame tra corredenzione e mediazione universale.
Durante il pontificato di questo glorioso papa, un decreto del Sant’Uffizio del 26 giugno 1913 elogiava «l’uso di aggiungere al nome di Gesù quello di sua Madre, la nostra Corredentrice, la Beata Vergine Maria». La stessa congregazione concesse un’indulgenza per la recita della preghiera in cui Maria è chiamata «Corredentrice del genere umano», il 22 gennaio 1914.
Benedetto XV
A sua volta, parlò di questa dottrina nella sua Lettera Inter solidacia: «Unendosi alla Passione e alla morte del Figlio, Ella soffrì come fino alla morte (…) per placare la giustizia divina; per quanto le fu possibile, sacrificò il Figlio, in modo tale che si può giustamente dire che con lui ha redento il genere umano. E, per questo motivo, ogni genere di grazie che attingiamo dal tesoro della redenzione ci giunge, per così dire, dalle mani della Vergine Addolorata».
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Pio XI
Nella sua lettera Explorata res (2 febbraio 1923), offre questa splendida lode alla Madre del Cielo: «Chi gode, specialmente nell’ultimo istante, dell’assistenza della Santissima Vergine non incorrerà nella morte eterna. Questa opinione dei Dottori della Chiesa, confermata dal sentimento del popolo cristiano e da una lunga esperienza, si fonda soprattutto sul fatto che la Vergine Addolorata è stata associata a Gesù Cristo nell’opera della Redenzione».
Fu il primo papa a usare il termine Corredentrice. Nel suo radiomessaggio ai pellegrini di Lourdes, offrì questa preghiera: «O Madre di pietà e di misericordia, che assistesti il tuo dolce Figlio nell’opera della Redenzione dell’umanità sull’altare della Croce, come Corredentrice e compagna dei suoi dolori, conserva in noi e accresci ogni giorno, te ne preghiamo, i frutti preziosi della sua Redenzione e della tua compassione» (29 aprile 1935).
E nel suo Discorso ai pellegrini di Vicenza (30 novembre 1933), affermò chiaramente: «Il Redentore, per forza di cose, dovette associare la Madre alla Sua opera. Per questo la invochiamo con il titolo di Corredentrice».
Pio XII
Il pastore angelico descrisse la corredenzione di Maria in diverse occasioni, anche se non usò il termine. Nell’enciclica Mystici corporis (1947), ad esempio: «Fu Maria, infine, che, sopportando le sue immense sofferenze con animo pieno di forza e di fiducia, più di tutti i cristiani, vera Regina dei Martiri, completò ciò che mancava alle sofferenze di Cristo… “per il suo Corpo, che è la Chiesa” (Col 1,24)».
Sebbene il termine «corredentrice» non si trovi negli scritti di questo papa, la dottrina vi è presente con tutta la chiarezza e lo sviluppo possibili. Si consideri questa citazione dall’enciclica Ad caeli Reginam (1954), sulla regalità di Maria:
«Nel compimento della Redenzione, la Beatissima Vergine è stata strettamente associata a Cristo». (…) Infatti, «Come Cristo, dopo averci redenti, è nostro Signore e Re in modo speciale, così anche la Beata Vergine è nostra Regina e Sovrana per il modo singolare in cui ha contribuito alla nostra Redenzione, donando la sua carne al Figlio e offrendola volontariamente per noi, desiderando, chiedendo e procurando la nostra salvezza in modo del tutto speciale».
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Il Concilio Vaticano II e i papi successivi
La Mater Populi Fidelis afferma che «il Concilio Vaticano II ha evitato di usare il titolo di Corredentrice per ragioni dogmatiche, pastorali ed ecumeniche». Che ammissione! E aggiunge persino che Giovanni Paolo II lo ha usato «almeno sette volte», ma questo ha poco peso agli occhi degli autori. Essi sottolineano principalmente l’opposizione del cardinale Joseph Ratzinger, che lo considerava un “termine errato».
Papa Francesco, invece, ha espresso la sua opposizione all’uso del titolo «Corredentrice» almeno tre volte. Il testo aggiunge: «Quando un’espressione richiede numerose e costanti spiegazioni per evitare che si allontani dal suo corretto significato, non serve alla fede del Popolo di Dio e diventa problematica».
Il sito web InfoCatolica non può fare a meno di commentare che il Cardinale Fernández «cerca sempre di spiegare come Fiducia Supplicans possa parlare di benedizioni che non sono benedizioni per le coppie che non sono coppie. Questo serve “alla fede del popolo di Dio”?»
Va detto che il rifiuto dei titoli della Beata Vergine, in particolare quelli di Corredentrice e Mediatrice, ha le sue origini nell’ecumenismo. Già alla proclamazione del dogma dell’Assunzione della Beata Vergine nel 1950, i modernisti erano allarmati, vedendolo come un nuovo ostacolo alla riconciliazione con i protestanti.
Al Concilio Vaticano II, i Padri si limitarono a rimuovere lo schema preparato sulla Beata Vergine, per non dargli troppa importanza, e lo trasformarono in un semplice capitolo della costituzione Lumen Gentium sulla Chiesa. Il Concilio riconosce a Maria titoli come Avvocata, Ausiliatrice, Benefattrice e persino Mediatrice; la proclama Madre della Chiesa, ma la tendenza è al minimalismo.
In definitiva, è la devozione mariana nel suo complesso a essere distorta da questo nuovo testo, che cerca di sostituire i gloriosi titoli di Corredentrice e Mediatrice con titoli come «Madre dei credenti» (anche i musulmani lo chiamano così), «Madre della Grazia» o «Madre del Popolo Fedele», il che esclude di fatto dettagli specifici respinti dai non cattolici.
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Immagine: Michelangelo (1475–1564), Pietà (1498-1499), Basilica di San Pietro, Roma.
Immagine di Torbjorn Toby Jorgensen via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
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Papa Leone XIV convocherà un concistoro straordinario di cardinali a gennaio
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