Geopolitica
Missili contro base USA in Siria

Almeno cinque razzi sono stati lanciati contro una base americana nel nord-est della Siria. Lo riporta Reuters, citando due funzionari della sicurezza iracheni senza nome.
Secondo quanto riferito, i proiettili sono stati lanciati dalla città di Zummar, nel nord-ovest dell’Iraq. Reuters non ha specificato se ci siano state vittime.
Il gruppo Kataib Hezbollah con sede in Iraq ha successivamente rilasciato una dichiarazione in cui affermava di aver deciso di riprendere gli attacchi contro il personale americano.
«Quello che è successo poco fa è l’inizio», ha detto il gruppo, citato dal Jerusalem Post.
Le milizie appoggiate dall’Iran avevano interrotto i loro attacchi contro le installazioni militari statunitensi nella regione a febbraio, dopo che Washington aveva lanciato attacchi aerei di ritorsione su dozzine di obiettivi in Iraq e Siria. I militanti hanno lanciato razzi e droni contro le forze statunitensi in Medio Oriente più di 150 volte tra lo scorso ottobre, quando è iniziata la guerra tra Israele e Hamas, e febbraio, coronato da un attacco che ha ucciso tre americani e ferito altri 40 in un avamposto in Giordania.
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L’attacco di domenica ha coinvolto un lanciarazzi montato su un piccolo camion, ha detto la Reuters. Un ufficiale dell’esercito iracheno ha detto che il camion ha preso fuoco in un’esplosione di razzi non lanciati ed è stato apparentemente colpito da un attacco aereo, forse da parte delle forze statunitensi. I militanti non identificati sono fuggiti dall’area a bordo di un altro veicolo.
L’incidente è avvenuto il giorno dopo un’esplosione mortale in un posto di comando militare iracheno a nord di Baghdad. Secondo quanto riferito, l’esplosione ha ucciso un membro delle Unità di mobilitazione popolare irachene (PMU) e ha ferito altre otto persone. Sia i funzionari militari statunitensi che quelli israeliani hanno negato di essere coinvolti nell’esplosione. Non c’erano droni o aerei da guerra nello spazio aereo intorno al posto di comando al momento dell’esplosione, ha detto l’esercito iracheno.
L’aumento della violenza è seguito a una settimana in cui Iran e Israele si sono scambiati attacchi aerei in gran parte inefficaci. I lanci di droni e missili da parte dell’Iran il 13 aprile contro Israele sono stati una ritorsione per il bombardamento del 1° aprile del consolato iraniano in Siria. L’attacco al consolato ha ucciso 16 persone, tra cui due generali iraniani e altri cinque ufficiali.
Il primo ministro iracheno Mohammed Shia al-Sudani è tornato a casa sabato dal suo viaggio negli Stati Uniti, dove ha incontrato il presidente Joe Biden alla Casa Bianca. Ha anche fatto tappa nel Michigan per incontrare i leader arabo-americani.
Come riportato da Renovatio 21, a febbraio Kataib Hezbollah si era detto pronto ad attaccare qualsiasi base americana in Medio Oriente. Poco prima un attacco di droni contro un avamposto militare in Giordania aveva ucciso tre militari statunitensi e ne ha feriti oltre 40. La vice portavoce del Pentagono, Sabrina Singh, aveva detto lunedì che l’attacco porta «le impronte» di Kataib Hezbollah, ma gli Stati Uniti non sono ancora pronti a giungere ad una conclusione del genere.
Uno dei siti militari statunitensi attaccati negli ultimi mesi è la controversa base siriana di Al-Tanf, dove, secondo il presidente siriano Assad, gli USA addestrano terroristi islamisti.
Come riportato da Renovatio 21, in America da varie parti avanza pubblicamente l’idea che i soldati lasciati nelle basi in Medio Oriente servano da esca per essere uccisi – magari da un false-flag – per portare il Paese alla guerra con l’Iran.
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Immagine di pubblico dominio CC via Flickr
Geopolitica
Jeffrey Sachs: USA «regime fantoccio» di Israele, Washington «governo del Mossad»

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Geopolitica
Orban: i leader UE «vogliono andare in guerra» con la Russia

Il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha dichiarato giovedì che i leader dell’UE sembrano intenzionati a trascinare il blocco in un conflitto con la Russia.
In un post su X, il noto critico delle politiche occidentali verso l’Ucraina ha avvertito che «sono in discussione proposte apertamente favorevoli alla guerra», riferendosi ai colloqui tenuti durante un vertice informale dei leader dell’UE a Copenaghen questa settimana.
«Vogliono destinare i fondi dell’UE all’Ucraina. Cercano di accelerare l’adesione dell’Ucraina con vari espedienti legali. Vogliono finanziare la fornitura di armi. Tutte queste proposte dimostrano chiaramente che i burocrati di Bruxelles vogliono la guerra», ha scritto Orbán, promettendo che Budapest si opporrà a tali iniziative.
📍 Copenhagen, day two. The situation is serious. Outright pro-war proposals are on the table. They want to hand over EU funds to Ukraine. They are trying to accelerate Ukraine’s accession with all kinds of legal tricks. They want to finance arms deliveries. All these proposals… pic.twitter.com/86qEC83kIX
— Orbán Viktor (@PM_ViktorOrban) October 2, 2025
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L’incontro di Copenaghen è stato convocato in risposta a una serie di avvistamenti di droni non identificati in Europa. La premier danese Mette Frederiksen ha dichiarato che il suo governo non è in grado di identificare l’origine dei velivoli, ma ha sostenuto che «possiamo almeno concludere che c’è un solo Paese che rappresenta una minaccia per la sicurezza dell’Europa, ovvero la Russia».
I leader dell’UE hanno discusso l’idea di un «muro di droni», un sistema vagamente definito per contrastare le minacce aeree. Secondo i media, i colloqui hanno prodotto pochi progressi: Politico ha descritto la sessione come caduta in un «tipico stallo», mentre Bloomberg ha definito il muro di droni più un’«etichetta pubblicitaria» che un piano concreto.
Nel frattempo, Mosca ha accusato l’Ucraina e i suoi alleati europei di orchestrare provocazioni per inasprire le tensioni.
Come riportato da Renovatio 21, Servizio di Intelligence Estero russo (SVR) ha affermato questa settimana che la recente incursione di droni nello spazio aereo polacco – attribuita da Varsavia alla Russia – fosse in realtà un’operazione ucraina sotto falsa bandiera, prevedendo ulteriori incidenti simili in futuro.
La leadership dell’UE continua a spingere per un maggiore sostegno a Kiev e per una crescente militarizzazione degli Stati membri. In quest’ottica, Bruxelles ha cercato di limitare il potere di veto di nazioni dissenzienti come l’Ungheria sulle decisioni di politica estera e di sicurezza.
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Immagine di © European Union, 1998 – 2025 via Wikimedia pubblicata su indicazioni.
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