Famiglia
Lo Stato dovrebbe considerare il movimento dei «senza figli» come un estremista: l’idea del deputato russo
Il membro del Parlamento russo, Vitalij Milonov, ha proposto di vietare le organizzazioni che promuovono i cosiddetti stili di vita senza figli in Russia, sostenendo che la filosofia del movimento ha «radici estremiste». Lo riporta RT.
Il Milonov, personaggio considerato controverso e già noto per le sue posizioni accesamente anti-gay, ha lanciato l’idea sabato durante un’intervista con la stazione radio Govorit Moskva. Secondo lui il concetto di coppie senza figli costituisce un invito a rinunciare ad avere figli e, quindi, non trova posto nella società russa.
«Questa è una posizione del tutto innaturale di potenziali omosessuali, liberali e vegani», ha aggiunto il deputato. Milonov ha affermato che il movimento è «estremista», ma ha sostenuto che coloro che decidono di non avere figli non dovrebbero essere considerati «estremisti».
«Un tempo le persone che decidevano di non avere figli lo facevano senza alcun movimento. Quando emerge un movimento, emerge anche la sua propaganda», ha affermato il deputato. «Proprio come la cosiddetta organizzazione internazionale LGBT, non si tratta di orientamento, ma di propaganda».
Il controverso deputato è noto per le sue dichiarazioni provocatorie ed è stato il sostenitore più esplicito della cosiddetta «legge sulla propaganda gay» approvata all’unanimità dal Parlamento russo ed entrata in vigore nel 2013. La legislazione mira a vietare ai minori l’esposizione a materiale LGBT.
Il Milonov, divenuto cristiano battista nel 1991 e poi convertitosi alla Chiesa Ortodossa Russa nel 1998 (al punto da indossare nel 2012 una controversa maglietta con su scritto «Ortodossia o morte!»), nel tempo proposto numerose leggi stravaganti, incluso il divieto per gli uomini di camminare a petto nudo per strada, e ha anche suggerito che i padri che non pagano gli alimenti non dovrebbero essere elencati come maschi sui loro documenti ufficiali perché «un vero uomo non abbandonerà mai i suoi figli». Il deputato è di suo divorziato e ha tre figli, di cui uno adottato.
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Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso, la Corte Suprema russa ha messo fuori legge il «movimento pubblico internazionale LGBT» in quanto organizzazione estremista nel paese. L’inclusione dei gruppi nell’elenco delle «organizzazioni estremiste» mette di fatto fuori legge tutte le loro attività e simboli. Non è chiaro quali gruppi e persone saranno colpiti dalla sentenza, arrivata nel contesto della repressione dell’«ideologia LGBT» in Russia.
L’anno scorso, un progetto di legge è stato proposto alla Duma di Stato, la camera bassa del Parlamento russo, che chiedeva il divieto della cosiddetta propaganda dei senza figli tra i minorenni e l’introduzione di multe per i trasgressori. Finora è stato rifiutato due volte per un ulteriore perfezionamento.
Lo scorso settembre, un sondaggio SuperJob visionato dall’agenzia di stampa Tass ha rilevato che circa un terzo dei lavoratori russi non sostiene la legge. Gli intervistati hanno sostenuto che la decisione se avere figli è una scelta personale per ogni persona e che lo Stato non dovrebbe interferire nella vita privata dei cittadini.
Il fenomeno dei child-free sta prendendo piede in rete nelle ultime settimane, con serie di video apparsi sui social che rivendicano la vita DINK (dual income, no kids, ossia doppio stipendio e nessun figlio).
There are going to be a lot of “DINKs” in the future in their 50s to 80s that are going to be regretting this strategy.
🔊
— Wall Street Silver (@WallStreetSilv) December 5, 2023
The psy-ops of the Dinks.
They'll die alone, shadow lives, empty existence, and full blow narcissism. They'll use other people's children to satisfy a part they know they're missing out on.
It's all Me…Me…Me…Me… pic.twitter.com/xKQj4WlH1B
— Navy⚓Brat (@_NavyBrat) December 6, 2023
Nei video, coppie relativamente giovani si vantano di tutte le cose che possono fare grazie al fatto di non aver figli, incluso il fatto di avere più danaro per comprare quello che vogliono.
Nessuno sembra in grado di dire loro che, poco più avanti, potrebbe arrivare un senso di vuoto devastante, non curabile con nessuno psicofarmaco, né con altri viaggetti del fine settimana, né perversioni e collezionismi vari, né con droga e alcol e neppure con cani e gatti.
Quando il vuoto si abbatterà sulla loro esistenza, divorando gli anni che restano, qualcuno potrà, felicemente sommerso dai figli, dire che se la saranno cercata.
Un uomo e una donna che gioiscono della loro sterilità possono essere felici? O meglio: un uomo e una donna che gioiscono della loro infertilità sono davvero un uomo e una donna?
Quanto tempo ci vuole, al cittadino medio dello Stato utilitarista, per capire che l’edonismo è una trappola, un sistema di controllo per sottometterlo e divorargli l’anima?
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Immagine di Messir via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International; immagine tagliata
Bioetica
Bioeticiste contro la genitorialità genetica: «usare liberamente gli embrioni congelati»
Famiglia
L’Irlanda vota per mantenere il linguaggio «sessista» nella sua Costituzione
Gli elettori irlandesi hanno respinto a stragrande maggioranza la proposta di rivedere la definizione di famiglia nella Costituzione del Paese e di rimuovere la menzione dei «doveri domestici» delle donne. Sia il governo che i partiti di opposizione hanno sostenuto che il testo attuale contiene un linguaggio antiquato e sessista sulle donne e sul loro ruolo nella società.
Venerdì si è svolto il referendum in materia, in significativa concomitanza con la Giornata internazionale della donna.
Agli elettori è stata offerta la possibilità di espandere la tutela costituzionale delle famiglie per includere quelle fondate su «relazioni durevoli» diverse dal matrimonio. È stato anche proposto loro di eliminare la clausola sul dovere dello Stato di «garantire che le madri non siano costrette, per necessità economica, a impegnarsi nel lavoro trascurando i loro doveri domestici».
Secondo i risultati ufficiali diffusi sabato sera, il 67,7% ha votato contro la ridefinizione della famiglia, mentre quasi il 74% ha respinto la rimozione della clausola dei «doveri domestici».
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«Penso che sia chiaro in questa fase che i referendum sull’emendamento sulla famiglia e sull’emendamento sull’assistenza sono stati sconfitti», ha detto sabato il primo ministro di origine indiana Leo Varadkar, il primo premier irlandese gay dichiarato, in una conferenza stampa a Dublino, ammettendo che le autorità non sono riuscite a convincere la maggioranza dell’opinione pubblica.
In precedenza aveva sostenuto che il voto per il «no» sarebbe stato «un passo indietro» per i diritti delle donne e aveva criticato «il linguaggio molto antiquato e molto sessista» della costituzione. Anche il vice primo ministro Micheal Martin ha espresso la sua frustrazione per i risultati, ma ha sottolineato che il governo li «rispetta pienamente».
Secondo i media irlandesi, la formulazione vaga degli emendamenti, i problemi di comunicazione e la campagna poco brillante sono stati tra i motivi per cui la gente ha votato «no».
Adottata nel 1937, la costituzione irlandese è stata fortemente influenzata dalla Chiesa cattolica e, secondo i critici, riflette posizioni conservatrici sulle questioni sociali.
Nell’ultimo decennio, tuttavia, il Paese ha legalizzato i matrimoni tra persone dello stesso sesso e ha abrogato il divieto quasi totale di aborto, dopo una campagna finanziata ampiamente da potentati economici internazionali interessati per qualche ragione a introdurre il figlicidio anche nella terra di San Patrizio.
Come riportato da Renovatio 21, ora il 95% delle donne irlandesi uccide il proprio figlio nel grembo materno se i test indicano che il bambino potrebbe avere la sindrome di Down.
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Immagine di pubblico dominio CCo via Wikimedia
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