Bioetica
Linee cellulari HeLa, Nature vuole chiedere scusa
Renovatio 21 traduce e pubblica questo articolo di Biodedge.
L’anno 2020 segna il centenario della nascita di Henrietta Lacks, la donna afroamericana che ha raggiunto in un certo senso l’immortalità quando alcune delle sue cellule sono state utilizzate per creare la prima linea cellulare umana immortalizzata e una delle linee cellulari più importanti nella storia della ricerca medica.
La signora Lacks, madre di cinque figli, morì nel 1951 di un cancro cervicale aggressivo. I medici del Johns Hopkins Hospital, a Baltimora, avevano utilizzato campioni del suo tessuto durante la diagnosi e il trattamento. E ne hanno dati alcuni a un ricercatore a sua insaputa o senza il suo consenso
La storia è ben nota. La signora Lacks, madre di cinque figli, morì nel 1951 di un cancro cervicale aggressivo. I medici del Johns Hopkins Hospital, a Baltimora, avevano utilizzato campioni del suo tessuto durante la diagnosi e il trattamento. E ne hanno dati alcuni a un ricercatore a sua insaputa o senza il suo consenso.
Un New York Times best-seller del 2010 di Rebecca Skloot, La vita immortale di Henrietta Lacks , ha reso il pubblico consapevole delle questioni etiche irrisolte che circondano la linea cellulare HeLa.
Ora, alla luce del movimento #BlackLivesMatter e di una più acuta consapevolezza dell’ingiustizia razziale del sistema, Nature ha pubblicato un editoriale che chiede regole più rigide per il consenso all’uso di campioni di tessuto e «per riconoscere e annullare le disparità che sono insite nella ricerca di base – perché il razzismo sistemico che esisteva quando furono prese le cellule di Lacks esiste ancora oggi».
La donna afroamericana che ha raggiunto in un certo senso l’immortalità quando alcune delle sue cellule sono state utilizzate per creare la prima linea cellulare umana immortalizzata
«Gli eventi straordinari del 2020 – il movimento #BlackLivesMatter per la giustizia razziale e il bilancio ineguale di COVID-19 sulle comunità di colore – stanno costringendo gli scienziati a fare i conti con le ingiustizie del passato. Alcuni hanno chiesto una riduzione dell’uso delle cellule HeLa nella ricerca, o addirittura il fine del loro utilizzo. L’argomento è che, poiché le cellule sono state ottenute senza la conoscenza o il consenso della signora Lacks (anche se questo era legale all’epoca), qualsiasi loro uso non è etico e perpetua un’ingiustizia».
Tali misure sembrano troppo estreme per Nature, ma riconosce che qualcosa deve essere fatto:
«Il fatto che le cellule di Lacks siano state prese in un’epoca di consenso diversa non giustificherà mai quello che è successo. Il passato non può essere annullato, ma dobbiamo riconoscere gli errori delle generazioni precedenti e quelli che persistono oggi. Bisogna fare giustizia e il momento di iniziare è adesso».
L’editoriale non parla di come altri campioni biologici siano stati usati e abusati, come le cellule di feti abortiti che sono state utilizzate per creare altre linee cellulari immortali.
L’editoriale non parla di come altri campioni biologici siano stati usati e abusati, come le cellule di feti abortiti che sono state utilizzate per creare altre linee cellulari immortali.
Michael Cook
Direttore di BioEdge
Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
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Bioetica
Bioeticiste contro la genitorialità genetica: «usare liberamente gli embrioni congelati»
Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.
Alcuni bioeticisti mettono in dubbio l’importanza di una relazione genetica tra genitori e figli. Ciò che conta, sostengono, è un ambiente familiare favorevole, non i geni.
Nel Journal of Medical Ethics, una bioeticista svedese, Daniela Cutas, e una collega norvegese, Anna Smajdor, affermano che la riproduzione assistita apre le porte a nuove relazioni tra generazioni. Ma, purtroppo, l’aspettativa è che le persone imitino una famiglia nucleare convenzionale e una struttura genitore-figlio. C’è pochissima varietà o creatività.
Ad esempio, dopo la donazione di sperma postumo, una madre o una nonna portano in grembo il bambino in modo da mantenere una relazione genetica. Ma perché la genitorialità genetica e quella sociale dovrebbero coincidere?
Cutas e Smajdor sono realiste. Nel mondo di oggi, è improbabile che le persone abbandonino il loro attaccamento alle relazioni genetiche. Nel frattempo, ciò che propongono è una maggiore creatività nell’uso degli embrioni fecondati in eccedenza.
«Considerando la crescente prevalenza di infertilità in combinazione con una scarsità di gameti donati, qualcuno potrebbe, ad esempio, scegliere di utilizzare gli embrioni di propri zii. Oppure potrebbero desiderare di avere gli embrioni rimanenti dei loro fratelli. Se la preferenza delle persone ad avere una prole geneticamente imparentata è importante nei servizi di fertilità, allora ha importanza quale sia l’esatta relazione genetica?»
Esaminano più in dettaglio il caso di una donna i cui genitori hanno creato embrioni IVF. Se sono ancora disponibili, perché non dovrebbe dare alla luce i suoi fratelli? In un certo senso, questo potrebbe essere migliore di una relazione eterosessuale convenzionale:
«Innanzitutto perché gli embrioni sono già creati: non è necessario sottoporsi alla stimolazione ovarica per raccogliere e fecondare gli ovociti. In secondo luogo, le relazioni genitore-figlio sono piene di tensioni, alcune delle quali derivano da una lunga tradizione di non riconoscimento completo dello status morale dei bambini e di vederli come parte dei loro genitori in modo quasi proprietario».
Sembra un peccato sprecare tutti quegli embrioni congelati. Concludono con questo pensiero:
«In un mondo in cui i tassi di infertilità sono in aumento e i costi sociali, medici e sanitari dei trattamenti per la fertilità sono elevati, suggeriamo che ci siano motivi per ampliare le nostre prospettive su chi dovrebbe avere accesso ai materiali riproduttivi conservati».
Michael Cook
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Bioetica
Approvato il progetto di inclusione dell’aborto nella Carta europea
Mercoledì 11 aprile 2024 gli eurodeputati hanno adottato, con 336 voti favorevoli, 163 contrari e 39 astensioni, una risoluzione che chiede l’inclusione dell’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che stabilisce “diritti, libertà e principi riconosciuti” negli Stati membri.
La risoluzione, promossa dai liberaldemocratici (Renew), dai socialdemocratici (S&D) e dalla sinistra, afferma che «controllare la propria vita riproduttiva e decidere se, quando e come avere figli è essenziale per la piena realizzazione dei diritti umani per le donne, le ragazze e tutte coloro che possono rimanere incinte».
I promotori hanno motivato la loro posizione con documenti delle Nazioni Unite che invitano a mantenere la «decisione individuale di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza».
La mozione cita anche la decisione della Francia di includere l’aborto nella Costituzione come esempio da seguire, sostenendo la «necessità di una risposta europea al declino dell’uguaglianza tra uomini e donne».
Minaccia ai gruppi pro-vita
I deputati sono preoccupati anche per «l’aumento dei finanziamenti ai gruppi contrari all’uguaglianza di genere e all’aborto» in tutto il mondo e nell’UE. Chiedono alla Commissione di garantire che le organizzazioni che «lavorano contro l’uguaglianza di genere e i diritti delle donne» non ricevano finanziamenti dall’UE.
Il testo insiste affinché gli Stati membri e le amministrazioni aumentino la spesa per programmi e servizi sanitari e di pianificazione familiare.
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Contro gli «agenti religiosi ultraconservatori»
La mozione adottata parla ancora di «forze regressive e attori religiosi ultraconservatori e di estrema destra» che «stanno cercando di annullare decenni di progressi nel campo dei diritti umani e di imporre una visione del mondo dannosa sui ruoli degli uomini e delle donne nelle famiglie e nella vita pubblica».
Il testo adottato dal Parlamento europeo critica alcuni Stati membri: Polonia, Malta, Slovacchia e Ungheria, le cui politiche sull’aborto sono più conservatrici della maggior parte degli altri. Esorta i governi europei a «rendere obbligatori i metodi e le procedure di aborto nel curriculum dei medici e degli studenti di medicina».
Nel 2022, il Parlamento Europeo aveva già adottato una risoluzione a favore dell’aborto, che condannava la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di abolire Roe vs Wade.
Una risoluzione che, si spera, non dovrebbe essere adottata
Questa risoluzione chiede solo una modifica alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, senza avere il potere di apportare tale modifica. La risoluzione adottata propone che l’articolo 3.2a sia modificato come segue:
«Tutte le persone hanno diritto all’autonomia corporea, all’accesso libero, informato, pieno e universale alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi e a tutti i servizi sanitari correlati senza discriminazioni, compreso l’accesso all’aborto sicuro e legale».
Per apportare una modifica alla Carta dei diritti fondamentali sarebbe necessaria l’approvazione unanime dei 27 Stati membri. Alcuni Paesi in cui la vita dei bambini non ancora nati è meglio tutelata – Malta, Ungheria e Polonia – non dovrebbero, al momento, dare il loro consenso.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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Bioetica
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