Internet
L’FBI spingeva la censura di account Twitter per conto dei servizi ucraini dello SBU

Per conto del servizio di sicurezza dell’Ucraina (SBU), nel marzo 2022 un agente dell’FBI ha inviato a Twitter un elenco di account che «sono sospettati dalla SBU di diffondere paura e disinformazione». Lo si apprende dai cosiddetti Twitter Files, la quantità di documenti interni del social media messi a disposizione di giornalisti investigativi da Elon Musk.
La richiesta lo SBU in pratica chiedeva la rimozione gli account e consegna le informazioni personali dei loro creatori, sostiene un articolo del 7 giugno apparso sul sito di sinistra americano Grayzone. Lo stesso autore Aaron Maté, sarebbe apparso nell’elenco trasmesso dall’FBI a Twitter il 27 marzo 2022.
L’agente speciale dell’FBI Aleksandr Kobzanets, in servizio presso l’ambasciata degli Stati Uniti a Kiev, ha inviato la richiesta a due dirigenti di Twitter e quattro colleghi dell’FBI. «Grazie mille per il tuo tempo per discutere dell’assistenza all’Ucraina», ha scritto. «Includo un elenco di account che ho ricevuto in un paio di settimane dal servizio di sicurezza dell’Ucraina. Questi account sono sospettati dalla SBU di diffondere paura e disinformazione. Per tua conoscenza e considerazione».
Lo SBU si lamentava del fatto che gli account fossero stati «utilizzati per diffondere disinformazione e notizie false per riflettere in modo impreciso gli eventi in Ucraina».
Di qui la richiesta: «vi chiediamo gentilmente di adottare misure urgenti per bloccare questi account Twitter e fornirci i dati utente specificati durante la registrazione».
Questi «dati utente» in genere includono indirizzi e-mail, date di nascita e numeri di telefono. A suo merito, Yoel Roth, allora capo dell’ufficio «Fiducia e Sicurezza» di Twitter, ha risposto che gli account non autentici o gestiti segretamente da un governo potrebbero essere presi di mira per la revisione delle regole, ma che è improbabile che quelli che semplicemente «coprono il conflitto con una posizione filo-russa vengano trovati in violazione delle nostre regole…»
Maté riporta che «dei 163 account nominati dalla SBU, 34 sono stati sospesi e 20 non esistono più. Gli altri rimangono attivi».
L’articolo fornisce l’elenco completo delle richieste, che comprende Gennadij Zhuganov, leader di lunga data del Partito Comunista Russo, l’ex vice primo ministro e ex direttore dell’agenzia spaziale Roskosmos Dmitrij Rogozin, il popolare conduttore televisivo Vladimir Solovev, il caporedattore di RT Margarita Simonyan e il popolare blogger ucraino dissidente Anatolij Sharij, accusato di alto tradimento e incredibilmente arrestato in Spagna un anno fa. Colpisce la presenza di RIA Novosti, un’agenzia di notizie russa – colpisce a dire il vero fino ad un certo punto, visto che testate russe come RT e Sputnik sono oggi irraggiungibili dall’Occidente che ha bannato sia i canali TV che i siti.
Il regime di censura non può che far pensare che, come ebbe a dire il compianto Silvio Berlusconi, siamo tecnicamente in guerra contro la Russia.
Come riportato da Renovatio 21, a inizio mese la polizia antiterrorismo britannica ha arrestato in un aeroporto di Londra un altro giornalista di Grayzone, Kit Klarenberg, rilasciato dopo un interrogatorio sui suoi possibili contatti con media statali russi e la confisca dei suoi dispositivi elettronici.
Immagine di osunpokeh via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)
Internet
Israele paga gli influencer 7000 dollari a post sui social media USA

Israele ha finanziato influencer per pubblicare contenuti sui social media al fine di migliorare la propria immagine negli Stati Uniti. Lo riporta la testata online Responsible Statecraft.
Come riportato da Renovatio 21, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha recentemente evidenziato l’importanza dei creatori di contenuti per mantenere il supporto allo Stato Ebraico, incontrando, a margine della sua problematica apparizione all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, gli influencer filosionisti.
Martedì, Responsible Statecraft ha riportato che documenti presentati in conformità al Foreign Agents Registration Act (FARA) degli Stati Uniti hanno svelato i dettagli di una «campagna di influencer» gestita da una società di consulenza con sede a Washington che collabora con il ministero degli Esteri israeliano.
Le fatture inviate ad un gruppo mediatico tedesco, che coordina la campagna, indicano un finanziamento di 900.000 dollari tra giugno e novembre 2025 per un gruppo di 14-18 influencer. I documenti stimano tra 75 e 90 post in quel periodo, con un costo per post tra 6.143 e 7.372 dollari, secondo Responsible Statecraft. Non è stato reso noto quali influencer siano coinvolti.
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La società statunitense avrebbe coinvolto un ex portavoce delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) e un ex rappresentante della società israeliana di spyware NSO Group, produttrice del celeberrimo software-spia per smartphone Pegasus.
La settimana scorsa, Netanyahu ha dichiarato in una conferenza stampa che è essenziale rafforzare la «base di sostegno di Israele negli Stati Uniti» attraverso gli influencer, soprattutto su piattaforme come TikTok – di cui si è beato per l’acquisto da parte del miliardario filo-israeliano Larry Ellison – e X, posseduto dall’«amico» Elone Musk.
La campagna d’immagine di Israele si colloca in un contesto di diminuzione del sostegno negli Stati Uniti, in particolare riguardo alla guerra di Gaza. Un recente sondaggio del New York Times ha rivelato che il 60% degli americani ritiene che Israele debba porre fine al conflitto, e più della metà si oppone a ulteriori aiuti economici e militari allo Stato degli ebrei .
Alcuni legislatori, come la deputata repubblicana Marjorie Taylor Greene, hanno definito la situazione a Gaza un «genocidio» e si sono opposti a ulteriori aiuti a Israele.
Come riportato da Renovatio 21, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, pur continuando a sostenere Israele, ha recentemente ammesso che l’influenza della lobby israeliana, che un tempo aveva un «controllo totale» sul Congresso, è diminuita.
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Internet
Netanyahu saluta l’acquisizione di TikTok come la nuova «arma» di Israele nella guerra dell’informazione

NEW – Netanyahu mission-briefed American influencers today, stating TikTok is the “most important” weapon in securing Israel’s right-wing support: “Weapons change over time… the most important ones are the social media,” he said. “The most important purchase that is going on… pic.twitter.com/EeszHlcZmN
— Disclose.tv (@disclosetv) September 27, 2025
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Come riportato da Renovatio 21, nel discorso all’Assemblea Generale ONU Netanyahu ha assicurato che non vi sarà uno Stato palestinese, riconosciuto però dallo stesso scranno dai rappresentanti di molti Paesi.These people all walked out of the UN general assembly because they didn’t want to hear Netanyahu speak. Their job isn’t to be protesters. They’re diplomats and their job is to deal with governments they don’t like, but they’re more interested in virtue signaling for TikTok. pic.twitter.com/5rNWOCpOon
— Ian Miles Cheong (@stillgray) September 26, 2025
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Intelligence
Il CEO di Telegram afferma che l’intelligence francese ha cercato di ricattarlo sulle elezioni moldave

Pavel Durov, fondatore di Telegram, ha dichiarato in un post su X di domenica che circa un anno fa, mentre era sotto sorveglianza giudiziaria in Francia dopo il suo arresto in un aeroporto di Parigi, è stato contattato dai servizi segreti francesi attraverso un intermediario. Questi avrebbero chiesto a Telegram di rimuovere diversi canali moldavi in vista delle elezioni presidenziali in Moldavia.
Durov, originario di San Pietroburgo, ha confermato che Telegram ha eliminato alcuni canali segnalati che violavano palesemente le sue politiche. Tuttavia, ha rivelato che l’intermediario ha poi trasmesso una proposta inquietante: l’Intelligence francese si sarebbe offerta di parlare favorevolmente al giudice del suo caso in cambio di una collaborazione più ampia.
🇲🇩 About a year ago, while I was stuck in Paris, the French intelligence services reached out to me through an intermediary, asking me to help the Moldovan government censor certain Telegram channels ahead of the presidential elections in Moldova.
After reviewing the channels…
— Pavel Durov (@durov) September 28, 2025
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«Questo era inaccettabile per diversi motivi», ha scritto Durov, sottolineando che un eventuale contatto tra l’agenzia e il giudice avrebbe rappresentato un’interferenza nel processo giudiziario, mentre in caso contrario sarebbe stato un tentativo di sfruttare la sua situazione legale per influenzare gli sviluppi politici in Moldavia.
Durov ha aggiunto che, successivamente, Telegram ha ricevuto una seconda lista di canali moldavi «problematici», ma, a differenza del primo gruppo, questi erano quasi tutti account legittimi e conformi alle regole della piattaforma. L’unico tratto comune, ha osservato, era il loro contenuto politico sgradito ai governi moldavo e francese. «Ci siamo rifiutati di ottemperare a questa richiesta», ha dichiarato.
Le accuse arrivano mentre la Moldavia si prepara alle elezioni parlamentari, con il Partito d’Azione e Solidarietà (PAS) filo-europeo della presidente Maia Sandu opposto al Blocco Elettorale Patriottico (BEP), che promuove la neutralità costituzionale e accusa il governo di reprimere il dissenso. Recentemente, le autorità elettorali moldave hanno escluso due partiti di opposizione per presunti finanziamenti esteri, aggiungendoli a una lista che include il disciolto Blocco della Vittoria e il partito SOR.
I gruppi di opposizione accusano la Sandu di manipolare il processo elettorale, limitando i seggi in Russia, dove risiedono centinaia di migliaia di moldavi, e aumentando quelli nell’UE, spesso in piccole città, mentre chiudono numerosi media critici del governo.
La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha commentato che le rivelazioni di Durov confermano le accuse di lunga data di Mosca: «L’Occidente agisce senza scrupoli su tutti i fronti», ha detto.
Durov, che possiede sia la cittadinanza russa che quella francese, è stato arrestato nell’agosto 2024 con accuse di complicità in crimini legati agli utenti di Telegram, tra cui estremismo e abusi su minori. Rilasciato su cauzione di 5 milioni di euro, è rimasto sotto sorveglianza giudiziaria. Ha definito il tentativo francese di collegare il suo caso alla politica moldava come «uno schema già osservato altrove, come in Romania».
Durov ha ribadito che Telegram non accetterà censure politiche: «Siamo impegnati per la libertà di parola e non rimuoveremo contenuti per motivi politici. Continuerò a denunciare ogni tentativo di pressione per censurare la nostra piattaforma».
Elon Musk ha attirato l’attenzione sulle accuse di Durov, condividendo il suo post su X e commentando «Wow». Durov ha reso pubbliche queste dichiarazioni mentre i moldavi votavano alle elezioni parlamentari. La presidente Maia Sandu, filo-europea, è stata rieletta nel 2024 nonostante accuse di irregolarità, con l’opposizione che sostiene che i voti decisivi siano arrivati dalla diaspora in Europa.
— Elon Musk (@elonmusk) September 28, 2025
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Come riportato da Renovatio 21, in precedenza, Durov aveva accusato il capo dell’Intelligence francese Nicolas Lerner di avergli chiesto di censurare contenuti conservatori in Romania prima delle elezioni presidenziali di maggio, richiesta che ha respinto. Parigi ha negato con forza tali accuse.
Musk aveva già espresso sostegno a Durov in quell’occasione, commentando con un «Ecco, ecco!»
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Immagine da Telegram
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