Geopolitica
L’ex capo dei servizi britannici torna a dire l’Europa occidentale è in guerra con la Russia

L’ex capo del servizio segreto estero britannico MI6 Richard Dearlove ha dichiarato che l’Europa occidentale si trova ora in uno stato di guerra aperta con la Russia, contraddicendo il punto di vista del primo ministro polacco Donald Tusk secondo cui il continente rimane in una situazione «prebellica».
Come riportato da Renovatio 21, non si tratta della prima volta: il Dearlove aveva espresso pubblicamente il medesimo concetto a inizio anno.
In un’intervista con Sky News mercoledì, Dearlove, che ha guidato il Secret Intelligence Service del Regno Unito dal 1999 al 2004, durante l’invasione dell’Iraq, ha affermato che Mosca ha già compiuto azioni aggressive sul suolo NATO, senza fornire prove.
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«Donald Tusk ha parlato di una situazione prebellica. Penso che si sbagli. Penso che sia una guerra vera e propria», ha detto l’ex capo delle spie del Regno britannico.
Dearlove ha sottolineato presunti atti di sabotaggio e guerra ibrida, affermando: «abbiamo già visto abbastanza chiaramente alcune mosse molto aggressive da parte dei russi in vari paesi europei», aggiungendo che le agenzie di intelligence, tra cui la CIA e l’MI6, avrebbero evidenziato presunte azioni ostili russe, tra cui sabotaggi.
«Dobbiamo affrontare il fatto che i russi pensano di essere in stato di guerra con noi», ha affermato, ancora una volta senza fornire prove a sostegno della sua affermazione.
I commenti giungono mentre il conflitto tra Russia e Ucraina si avvicina al suo terzo anno, continuando a destabilizzare l’Europa. Mercoledì, Mosca ha lanciato un altro attacco su larga scala contro l’infrastruttura energetica dell’Ucraina. Sono state segnalate esplosioni nelle principali città ucraine, tra cui Kiev e Kharkov.
Nonostante le tensioni accresciute, Dearlove ha sottolineato l’importanza di mantenere la comunicazione con la Russia. «Ho sempre creduto nel dialogo con i propri avversari o nemici», ha detto Tuttavia, l’ex vertice MI6 ritiene che un dialogo significativo con Mosca possa essere difficile, affermando che «le cose potrebbero andare molto male molto rapidamente» e suggerendo che un dialogo con il presidente russo Vladimir Putin potrebbe non essere fattibile in questo momento.
Le osservazioni di Dearlove evidenziano la crescente divisione all’interno dell’Europa occidentale per quanto riguarda la valutazione del conflitto. Mentre alcuni Paesi NATO vedono la situazione come una pericolosa escalation, altri, come il permier slovacco Robert Fico, hanno adottato un approccio più conciliante.
Fico ha annunciato i suoi piani di visitare Mosca il prossimo maggio per le celebrazioni del «Giorno della Vittoria» della Seconda Guerra Mondiale.
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Come riportato da Renovatio 21, nove mesi fa il Dearlove aveva già dichiarato che secondo lui il Regno era in guerra con Mosca.
«Se fermassi qualcuno per strada qui nel Regno Unito e gli chiedessi se pensa che la Gran Bretagna sia in guerra, ti guarderebbero come se fossi pazzo. Ma siamo in guerra – siamo impegnati in una guerra grigia con la Russia, e sto cercando di ricordarlo alla gente» aveva detto in un’intervista a Politico.
Le autorità britanniche devono «fare alcune scelte difficili, e temo che le scelte difficili siano di fronte a noi proprio adesso. Dovremmo spendere almeno il 2,5%» per la difesa, aveva insistito. «Abbiamo urgentemente bisogno di costruire più navi. Abbiamo bisogno di una marina molto più grande. E abbiamo bisogno di più uomini sul campo, per l’amor di Dio».
Come riportato da Renovatio 21, il Dearlove si era reso noto per aver ammesso quattro anni fa che il COVID è artificiale e scappato da un laboratorio.
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Immagine di Laurie Nevay via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
Geopolitica
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Geopolitica
Israele attacca di nuovo Damasco

Ieri Israele ha attaccato il quartier generale dell’esercito siriano e alcune località vicine al palazzo presidenziale a Damasco. L’attacco, trasmesso in diretta dal canale televisivo iraniano ISNA, è stato effettuato dopo che lo Stato Giudaico aveva lanciato l’allarme in risposta alle operazioni militari siriane contro la minoranza etnica drusa.
Violenti scontri sono in corso da diversi giorni nella città di Sweida, tra le forze di sicurezza siriane, supportate da gruppi beduini, e i militanti drusi. Nel tentativo di proteggere questi ultimi, l’esercito israeliano ha condotto attacchi aerei sulla Siria meridionale. Gli attacchi di mercoledì hanno colpito anche la città di Sweida, a maggioranza drusa, dove il cessate il fuoco annunciato la sera precedente si è rapidamente trasformato in un quarto giorno di combattimenti.
Le Forze di difesa israeliane (IDF) hanno dichiarato lunedì di aver «colpito l’ingresso del quartier generale militare del regime siriano».
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«Il quartier generale militare di Damasco è il luogo da cui i comandanti del regime siriano dirigono le operazioni di combattimento e schierano le forze del regime nell’area di As-Suwayda», ha aggiunto in un post su Telegram.
Fonti di sicurezza all’interno del ministero della Difesa siriano hanno riferito a Reuters che almeno due attacchi di droni hanno colpito l’edificio, costringendo gli alti ufficiali a rifugiarsi in un rifugio sotterraneo. Secondo l’emittente televisiva statale Elekhbariya, due civili sono rimasti feriti nell’attacco, sebbene le autorità siriane non abbiano confermato alcuna vittima.
Diversi gruppi militanti guidati da Hayat Tahrir al-Sham (HTS) hanno preso il potere a Damasco alla fine dello scorso anno. In seguito ai disordini, Israele ha invaso la zona cuscinetto nella Siria sudoccidentale, adiacente alle alture del Golan occupate da Israele, e ha condotto una campagna aerea.
Da dicembre, gli islamisti hanno perpetrato diversi massacri ai danni delle minoranze siriane, tra cui alawiti, cristiani e drusi.
Israele ha condotto numerosi attacchi in Siria, citando la necessità di proteggere la comunità drusa. Gli attacchi più recenti hanno fatto seguito a una dichiarazione dell’eminente sceicco druso Hikmat al-Hajri, che ha accusato le truppe governative di aver violato il cessate il fuoco e ha invitato i combattenti a contrastare quello che ha definito un attacco barbaro.
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Come riportato da Renovatio 21, Israele tre mesi fa ha ammesso di aver attaccato nei pressi del palazzo residenziale siriano. Il ministro della Difesa Israel Katz e l’ufficio del premier Netanyahu aveva parlato di un attacco con droni come «operazione di avvertimento» contro un non troppo definito «gruppo estremista», che si è tentati di pensare sia nientemeno che il governo damasceno.
Lo Stato Ebraico aveva parlato di attacchi aerei per «smilitarizzare» la Siria. Tuttavia un ex capo della Direzione dell’Intelligence israeliana aveva ammesso che «il caos in Siria è benefico per Israele».
Netanyahu a inizio anno aveva visitato il territorio israeliano occupato dalle forze dello Stato Ebraico. Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz aveva annunciato che le Forze di Difesa Israeliane (IDF) dovevano istituire una «zona di difesa sterile» temporanea nella Siria meridionale per prevenire qualsiasi «minaccia terroristica» dopo la caduta del governo Assad.
Come riportato da Renovatio 21, mesi fa Israele aveva annunciato una presenza militare indefinita in Siria.
I rapporti diplomatici tra i due Paesi, tuttavia, sembravano distesi, con Israele a definire gli islamisti al potere a Damasco come «jihadisti educati». Solo due settimane fa si era ventilata l’ipotesi che la Siria di al-Jolani (che significa in arabo «l’uomo del Golan») poteva ritirare la richiesta di restituzione da parte di Israele delle alture del Golan.
Anche sotto il governo Assad, Israele colpiva ciclicamente la Siria e la sua capitale, persino con attacchi diurni. Un anno nel centro damasceno fu centrato da un attacco il generale di brigata Mohammad Reza Zahedi del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica iraniana (i cosiddetti pasdaran).
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
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