Geopolitica
L’esercito russo distrugge un lanciarazzi ucraino che sparava dal quartiere civile di Kiev
Il portavoce del ministero della Difesa russo, il Magg. Gen. Igor Konashenkov, ha riferito che armi di precisione russe a lungo raggio hanno eliminato diversi lanciarazzi che le forze ucraine avevano piazzato nelle vicinanze di un centro commerciale a Kiev.
L’immagine del centro commerciale in fiamme aveva fatto il giro dei media e social media occidentali a significare la presunta crudeltà russa di tirare sui civili.
Tuttavia, la versione che ne danno i militari russi è differente:
«Nascondendosi dietro le abitazioni nel sobborgo di Vinogradar a Kiev, le unità nazionaliste ucraine hanno condotto il fuoco da più lanciamissili contro i militari russi per diversi giorni», ha detto il Konashenko, secondo l’agenzia di Stato russa TASS.
Per Konashenkov, il vicino centro commerciale è stato utilizzato come deposito di munizioni e missili.
Aftermath of a #russia missile strike on #Kviv tonight, apparently near a mall area#ukraine pic.twitter.com/ONbVlKatWK
— Viper (@viper202020) March 20, 2022
#Russia released the footage targeting a shopping mall in #Ukraine, where eight people lost their lives, and one person was injured. pic.twitter.com/18WKCMZI7p
— Clash Report (@clashreport) March 22, 2022
«La ricognizione russa ha confermato attraverso diversi canali le coordinate della posizione dei sistemi lanciamissili multipli ucraini e del deposito di munizioni. Nella notte del 21 marzo, una batteria di sistemi lanciamissili multipli ucraini e un deposito di munizioni nel centro commerciale sono stati distrutti da armi a lungo raggio di alta precisione», ha affermato il Konashenov.
Il portavoce militare ha affermato che i nazionalisti ucraini continuano a utilizzare le abitazioni nelle città e le strutture delle infrastrutture sociali come rifugio umano per schierare i loro sistemi di artiglieria e bombardare le truppe russe.
Canali Telegram russi abbondano di immagini e racconti di soldati e miliziani ucraini (sì, quelli con quelle mostrine e quei tatuaggini) rifugiati in asili o in ospedali o in complessi residenziali.
Tuttavia, il caso più eclatante è stato quello del Teatro di Mariupol’, sotto le cui macerie, avevano inizialmente detto gli ucraini, vi potevano essere centinaia di civili morti.
Come noto, risultò che l’attacco al teatro – che probabilmente era anche quello usato come deposito o centro logistico – aveva fatto in tutto un ferito – uno.
Anche su insistenza dei pur bugiardissimi giornali, le immagini dei morti che uscivano dalle macerie (immagine più che mai pregiate in un momento come questo, dove il regime acchiappalike di Zelen’skyj vuole ricattare moralmente l’Occidente alla Terza Guerra Mondiale, unica sua possibilità di rimanere al potere) non saltavano fuori. Furono quindi le stesse autorità ucraine a dire che si erano sbagliati: nessun morto al teatro di Mariupol’. Per fortuna, tuttavia, che il ministro della Cultura italiano Dario Franceschini, per un soffio non eletto al Quirinale, ha già preso impegni per ricostruirlo, mentre Amatrice può pure rimanere a pezzi.
La quantità di propaganda subita (il fantasma di Kiev, gli eroi martiri sfanculatori dell’Isola dei serpenti, il tank russo che investe l’automobile – era ucraino) non conosce pudore né vergogna. Pensate alla prima pagina de La Stampa che pubblica in modo equivoco le foto di una strage perpetrata dagli ucraini sui russi di Donetsk, e cancella dal suo sito un articolo del 2014 dove si parlava con chiarezza del neonazismo di formazioni come il battaglione Azov.
Possiamo solo sperare che ad un certo punto ci sia un limite oltre al quale anche il pennivendolo più venduto non riesca ad andare.
Geopolitica
Trump annuncia attacchi terrestri in Venezuela «presto»
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che gli USA potrebbero avviare «molto presto» operazioni terrestri contro presunte reti di narcotraffico collegate al Venezuela, dopo aver quasi completamente interrotto i flussi di stupefacenti via mare. Caracas ha respinto con forza ogni accusa di legami con i cartelli della droga.
Parlando venerdì con i giornalisti alla Casa Bianca, Trump ha annunciato che il traffico di droga marittimo legato al Venezuela è calato del 92%, sostenendo che le forze americane stanno «eliminando la droga a livelli mai visti prima». «Abbiamo bloccato il 96% degli stupefacenti che arrivavano via mare», ha precisato, per poi aggiungere: «Presto le operazioni inizieranno anche sulla terraferma».
Il presidente statunitense non ha tuttavia fornito indicazioni su eventuali obiettivi o sull’estensione di tali azioni.
Da settembre le forze USA hanno intensificato sensibilmente la presenza militare nei Caraibi e nel Pacifico orientale, conducendo oltre 20 interventi contro imbarcazioni sospette di traffico di droga e causando la morte di decine di persone. Trump ha affermato che queste operazioni hanno salvato decine di migliaia di vite americane, impedendo l’ingresso di narcotici nel Paese.
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha sempre rigettato le accuse di Trump su presunti rapporti tra Caracas e i narcocartelli, sostenendo che Washington utilizzi la campagna antidroga come pretesto per destabilizzare e rovesciare il suo governo.
Come riportato da Renovatio 21, Maduro, che avrebbe offerto ampie concessioni economiche agli USA per restare al potere, sarebbe stato oggetto di un tentativo di rapimento tramite il suo pilota personale.
Il Venezuela ha stigmatizzato il rinforzo militare come violazione della sovranità e tentativo di golpe. Il governo venezuelano starebbe cercando appoggio da Russia, Cina e Iran. Mosca ha di recente riaffermato la sua alleanza con Caracas, esprimendo pieno sostegno alla leadership del Paese nella difesa della propria integrità. Mosca ha accusato il mese scorso Washington di preparare il golpe in Venezuela.
Questa settimana le autorità statunitensi hanno sequestrato anche la petroliera Skipper al largo delle coste venezuelane, una nave cargo che secondo gli USA trasportava petrolio dal Venezuela e dall’Iran. Le autorità di Caracas hanno condannato l’operazione definendola «furto manifesto» e «pirateria navale criminale».
Come riportato da Renovatio 21, nel frattempo, la Russia – da tempo alleata stretta del Venezuela – ha rinnovato pubblicamente il suo sostegno a Maduro. Secondo il Cremlino, il presidente Vladimir Putin «ha espresso solidarietà al popolo venezuelano e ha ribadito il proprio appoggio alla ferma determinazione del governo Maduro nel difendere la sovranità nazionale e gli interessi del Paese dalle ingerenze esterne». I due leader hanno inoltre confermato l’impegno a dare piena attuazione al trattato di partenariato strategico siglato a maggio.
Trump nelle scorse settimane ha ammesso di aver autorizzato le operazioni CIA in Venezuela. Di piani CIA per uccidere il presidente venezuelano il ministro degli Interni del Paese aveva parlato lo scorso anno.
Come riportato da Renovatio 21, Maduro aveva denunciato l’anno scorso la presenza di mercenari americani e ucraini in Venezuela. «Gli UA finanziano Sodoma e Gomorra» aveva detto.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
La Slovacchia «non sosterrà nulla» che contribuisca a prolungare il conflitto in Ucraina
Today I held an almost hour-long phone conversation with the President of the European Council, A. Costa. I fully respect him, but while he spoke about money for the war in Ukraine, I kept repeating the senseless daily killing of hundreds to thousands of Russians and Ukrainians.… pic.twitter.com/0f9JiitWjG
— Robert Fico 🇸🇰 (@RobertFicoSVK) December 12, 2025
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Geopolitica
Orban come John Snow
Il principale negoziatore russo Kirill Dmitriev ha paragonato il primo ministro ungherese Vittorio Orban al personaggio di Jon Snow della serie Il Trono di Spade, raffigurandolo come l’unico baluardo a difesa del diritto europeo mentre l’UE procede al congelamento a tempo indeterminato degli asset sovrani russi.
In un post su X pubblicato venerdì, Dmitriev ha lodato lo Orban per aver «difeso il sistema legale e finanziario dell’UE dai folli burocrati guerrafondai dell’Unione», sostenendo che il leader ungherese stia lottando per «ridurre la migrazione, accrescere la competitività e ripristinare buonsenso, valori e pace».
Dmitriev ha allegato una sequenza tratta dalla celeberrima «Battaglia dei Bastardi», una delle scene più memorabili della fortunata serie. Il frammento mostra Jon Snow, isolato sul campo di battaglia, che estrae la spada mentre la cavalleria della Casa Bolton gli si avventa contro. Nella saga, i Boltoni sono noti per la loro crudeltà e spietatezza, mentre Snow è dipinto come un condottiero riluttante che antepone il dovere all’ambizione personale, spesso a caro prezzo.
Hungary PM Orbán as Jon Snow from Game of Thrones in defending the EU’s legal&financial system from crazy EU bureaucratic warmongers—fighting them to reduce migration, increase competitiveness, and restore sanity, values and peace. 🕊️
Help is coming as Russian CB sues Euroclear pic.twitter.com/jHyav6mk0f
— Kirill Dmitriev (@kadmitriev) December 12, 2025
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Venerdì, Orban – che in numerose occasioni ha criticato duramente le politiche conflittuali dell’UE nei confronti della Russia – ha accusato Bruxelles di «violentare il diritto europeo», riferendosi alla decisione che ha permesso all’Unione di bypassare il requisito dell’unanimità per prorogare le sanzioni sugli asset sovrani russi, valutati in circa 210 miliardi di euro. Mosca ha bollato il congelamento come «furto», minacciando azioni legali in caso di confisca da parte dell’UE.
In un altro post, Dmitriev ha attaccato il segretario generale della NATO Mark Rutte, paragonandolo al Re della Notte, il principale antagonista di Game of Thrones, che guida un esercito di non-morti ed è completamente privo di empatia.
Unmasked NATO’s Mark Rutte.
He does not have family or children. He wants war.
But peace will prevail. 🕊️ https://t.co/lDPBucIAkA pic.twitter.com/JjqVogOSWM
— Kirill Dmitriev (@kadmitriev) December 12, 2025
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Il paragone è arrivato in risposta alle dichiarazioni di Rutte, che ha accusato la Russia di «riportare la guerra in Europa» e ha invitato i membri della NATO a prepararsi a un conflitto su scala paragonabile a quelli affrontati dalle generazioni passate. Il Dmitriev ha quindi affermato che Rutte «non ha famiglia né figli» e «desidera la guerra», aggiungendo però che «alla fine prevarrà la pace».
Dmitriev, figura chiave negli sforzi per risolvere il conflitto in Ucraina, ha fatto eco alle critiche del ministro degli Esteri ungherese Pietro Szijjarto, che aveva accusato Rutte di «alimentare le tensioni belliche».
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Immagine screenshot da YouTube
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