Eutanasia
L’anno scorso in Canada un decesso su 25 è stato dovuto all’eutanasia

Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.
Nel 2022, 13.241 canadesi sono morti a causa dell’Assistenza medica ai morenti (MAiD), ovvero il 4,1% di tutti i decessi. Da quando l’eutanasia e il suicidio assistito sono stati legalizzati nel 2016, ci sono stati 44.958 decessi MAiD.
Il ministro della Salute, Mark Holland, ha affermato nelle sue osservazioni nelle statistiche del 2022 che «continuiamo a promuovere i principi fondamentali di sicurezza, accessibilità e protezione delle persone che potrebbero essere vulnerabili, in tutto il sistema MAiD».
Ecco alcuni dei punti salienti del quarto rapporto annuale del Ministero.
- Il numero di casi MAiD è cresciuto del 31,2% rispetto al 2021.
- Hanno ricevuto MAiD più maschi (51,4%) che femmine (48,6%).
- L’età media degli individui al momento in cui è stato fornito MAiD nel 2022 era di 77,0 anni. Solo una piccola percentuale era compresa tra 18-45 (1,3%) e 46-55 (3,2%).
- Il cancro (63,0%) è la condizione medica di base più citata per MAiD, seguita da condizioni cardiovascolari (18,8%), altre condizioni (14,9%), condizioni respiratorie (13,2%) e condizioni neurologiche (12,6%).
- MAiD per i pazienti la cui morte non è ragionevolmente prevedibile è stata legalizzata solo nel 2021. Nel 2022, il 3,5% del numero totale di decessi MAiD (463 individui) erano individui la cui morte naturale non era ragionevolmente prevedibile. Si tratta di un aumento rispetto al 2,2% del 2021. La condizione medica di base più citata per questa popolazione era neurologica (50,0%), seguita da altre condizioni (37,1%) e comorbilità multiple (23,5%).
- Nel 2022, le fonti di sofferenza più comunemente citate dalle persone che hanno richiesto il MAiD sono state la perdita della capacità di impegnarsi in attività significative (86,3%), seguita dalla perdita della capacità di svolgere attività della vita quotidiana (81,9%) e dal controllo inadeguato del dolore, o preoccupazione per il controllo del dolore (59,2%).
- Il numero di fornitori MAiD è in crescita. Nel 2022 ce ne sono stati 1.837, in aumento del 19,1% rispetto al 2021. Il 95,0% di tutti i professionisti MAID erano medici, mentre il 5,0% erano infermieri. Tuttavia, il numero di infermieri che forniscono MAiD è in crescita. Gli infermieri hanno eseguito il 9,4% di tutte le procedure MAiD, in aumento rispetto all’8,4% nel 2021 e al 7,0% nel 2019.
- Man mano che la MAiD diventa socialmente normalizzata, i medici le eseguono più frequentemente. Nel 2022, il numero medio di disposizioni MAiD per professionista è stato 7,2, rispetto a 6,5 (2021), 5,8 (2020) e 5,1 (2019).
Il commentatore di bioetica Wesley J. Smith ha osservato in un articolo sulla National Review che «se la stessa percentuale di persone venisse uccisa dai medici negli Stati Uniti come in Canada, ciò equivarrebbe a circa 140.000 omicidi all’anno. Si tratta di tante persone quante vivono in città come Waco, Texas, o Fullerton, California».
Michael Cook
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Eutanasia
Medici del Quebecco sostengono che l’eutanasia è un «trattamento appropriato» per i neonati gravemente malati

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Eutanasia
Ozzy eutanatizzato? Utilitarismo rock-boomer in azione

Ozzy Osbourne è deceduto dopo una lunga battaglia contro il Parkinson: così l’annuncio della famiglia dell’ex frontman dei Black Sabbath, dato la scorsa settimana. Tuttavia, le circostanze della sua morte rimangono poco chiare, tanto da spingere qualcuno a ipotizzare un caso di eutanasia.
Due anni fa, in un’intervista a Rolling Stone, Osbourne aveva espresso il suo supporto per l’eutanasia in caso di malattia terminale, citando il desiderio di evitare sofferenze come quelle viste nel padre malato di cancro. Sebbene il suo Parkinson non fosse allo stadio terminale, il libro Ozzy. La storia di Ken Paisli, uscito proprio questo agosto, potrebbe far luce sugli ultimi momenti della rockstar.
Secondo i resoconti apparsi sulla stampa, poche ore prima della morte, lunedì, sui social di Osbourne è apparsa una foto enigmatica scattata il 5 luglio fuori dal suo camerino a Birmingham, durante quello che è stato definito «The final show», cioè letteralmente l’ultimo spettacolo. Paisli, nel suo libro, considera questa immagine «altamente simbolica».
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Da notare come il comunicato della famiglia non specifica né il luogo né le cause del decesso, limitandosi a dire che Ozzy è morto «circondato dall’amore».
Il biografo scrive anche che «ipocondriaco com’era, Ozzy temeva più la sofferenza che la morte, memore delle agonie di suo padre in ospedale. Credo che questo non sia accaduto». Lo Osbourne, come scritto da Renovatio 21, aveva incarnato involontariamente l’intero arco tragico della narrativa di Wuhano, dapprima divorando un pipistrello vivo durante un concerto, poi facendo sapere al mondo in pandemia che si era vaccinato.
Nel caso Ozzy fosse stato eutanatizzato, non si tratterebbe della prima storia di artisti del XX secolo che concludono la carriera con la dolce morte.
Speculazioni finite sui giornali su una «morte volontaria» furono fatte anche nei riguardi di David Bowie, morto il 10 gennaio 2016 dopo una lotta con il cancro al fegato. Era risaputo che il cantante avesse pianificato la sua morte, come ad esempio la dispersione delle sue ceneri a Bali in Indonesia, non in Puglia. Tali voci non hanno, ad ogni modo, non sembrano aver trovato riscontro certo.
Si avrebbe certezza invece della «morte assistita» scelta dal sulfureo cineasta della Nouvelle Vague Jean-Luc Godard. Il Godardo, ad una certa più noto per le sue sgarbate apparizioni alla TV francese che per i suoi film manieristi, proveniva da una famiglia protestante con ramificazioni nella grande finanza: il nonno Julien Monod fu il fondatore della banca Paribas, cosa che il metteur en scène goscista e persino maoista non teneva più di tanto di ricordare al pubblico dei suoi noiosi film sedicenti rivoluzionari.
Alla morte di Jean-Luc (che il documentario Godard à la télé storpiava scherzosamente in «gens-Cul», che suona tipo «Gianculo») nel settembre 2022, sulla stampa apparve una di una « persona vicina alla famiglia» che diceva che «il n’était pas malade, il était simplement épuisé» («Non era malato, era solo esausto»). «Così ha preso la decisione di porre fine a tutto» ha detto la fonte al giornale di sinistra Libération. «Era una sua decisione ed era importante per lui che fosse nota». Qualcuno poteva ipotizzare il titolo di un film d’essai: Gianculo decide di morire.
Restando in Francia, si ha il caso più recente della cantante e modella francese Françoise Hardy, deceduta l’11 giugno 2024 a 80 anni, che aveva pubblicamente richiesto l’eutanasia a causa di un cancro terminale alla faringe diagnosticato nel 2018. La Hardy espresso il suo desiderio in interviste alla rivista Femme Actuelle e in lettere al presidente francese Emmanuel Macron, descrivendo la sua vita come insostenibile a causa delle sofferenze causate da radioterapia e immunoterapia. Sebbene non ci sia una conferma definitiva che sia morta per eutanasia, le sue dichiarazioni pubbliche indicano una chiara intenzione.
La lista delle celebrità che scelgono la morte potrebbe continuare, ma in molti casi vi sono solo speculazioni, o suicidi veri e propri (suicidi «non assistiti»), che tuttavia vanno considerati in fondo come forme di eutanasia. Il fenomeno non è ancora slatentizzato, anche se la Finestra di Overton si muove sensibilmente: nel futuro prossimo vedremo con probabilità tante grandi glorie del passato fare campagne mediatiche per chiedere la loro morte di Stato. Il tutto sfruttando la celebrità acquisita, assieme al tanto denaro, grazie ad una popolazione istupidita che li ha visti per decenni come eroi.
Si tratta di una conseguenza automatica della filosofia utilitarista, che dai suoi inizi nell’Inghilterra coloniale di Jeremy Bentham è ora penetrata nei gangli della società occidentale tutta, divenendo di fatto parte integrante del sistema operativo dello Stato moderno: il fine delle strutture umane è massimizzare il piacere, minimizzare il dolore, e ciò a discapito di qualsiasi cosa, della vita delle minoranza, della vita degli innocenti, della propria stessa viva.
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L’utilitarismo produce la giustificazione dell’edonismo che fu diffuso alle masse con il rock (sesso, droga, rock and roll: non vi è motto utilitarista più chiaro) e con tutta la cultura delle celebrità che ne conseguì.
Esaurita la fase del piacere, i corpi vecchi di rockstar e attori divengono disfunzionali rispetto all’utilitarismo, filosofia atea e disperata, che ne ha generato la celebrità, il successo, il potere. Quindi, in un’amara, depressiva vendetta della realtà, voglio suicidarsi.
È la sterile, triste parabola di morte che finisce per divenire paradigma per l’intera generazione dei boomer, nati e cresciuti con il vento in poppa della super-crescita economica post-bellica, finiti per rifiutare la religione e la metafisica del sacrificio per abbracciare la rivoluzione sessuale e il consumismo nulliparo (a discapito dei più deboli: le generazioni future, le generazioni non nate), autori materiali e morali della catastrofe biologica e spirituale in cui ci troviamo.
Gli eroi dei boomer, i pupazzi di sistema a cui hanno i fortunati figli del dopoguerra abboccato, ora vogliono morire: non c’è immagine più chiara del fallimento di una generazione, e della filosofia infame dietro ad essa.
Roberto Dal Bosco
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Immagine di Morten Skovgaard via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Eutanasia
517 persone sono morte per eutanasia senza richiesta nel 2021

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