Spazio
La Russia sta usando armi spaziali in Ucraina: parla il generale USA della Space Force

La Russia starebbe usando armi spaziali nella guerra in Ucraina disturbando i segnali GPS dei satelliti americani utilizzati dalle forze armate ucraine, secondo un generale di spicco della US Space Force.
La Russia ha laser terrestri in grado di attaccare satelliti, apparecchiature elettroniche di disturbo e missili anti-satellite, secondo il generale B. Chance Saltzman, capo delle operazioni spaziali per la US Space Force, la branca delle forze armate creata da Trump per gestire l’astronautica militare.
«Non hanno mostrato scrupoli nel testare questi sistemi», ha detto Saltzman ai partecipanti a un forum del 5 aprile sulla difesa spaziale condotto dal Mitchell Institute for Aerospace Studies. «E hanno tutte le intenzioni di usare armi antispaziali nei conflitti, come vediamo nella guerra in Ucraina. Abbiamo assistito ad attacchi informatici contro fornitori di Internet via satellite, nonché a persistenti interferenze SATCOM e GPS».
«Lo spazio è… innegabilmente un dominio di combattimento conteso», ha concluso il generale Saltzman.
Come scrive Epoch Times, la Russia avrebbe preso di mira il sistema GPS Navstar, gestito dalla Space Force e messo a disposizione di numerosi altri Paesi. La Space Force tratta con il jamming, il disturbo delle comunicazioni, dall’aprile 2022.
Anche i segnali dal sistema SpaceX Starlink sono stati bloccati, secondo il CEO di SpaceX Elon Musk. «Alcuni terminali Starlink vicino alle aree di conflitto sono stati bloccati per diverse ore alla volta», ha scritto Musk su Twitter nel marzo 2022. «Il nostro ultimo aggiornamento software aggira il disturbo».
I russi hanno condotto un importante test delle sue armi anti-satellite (ASAT) nel novembre 2021, ma finora non si sono mossi per distruggere i satelliti. Il pragmatismo di Mosca eviterebbe così il rischio di una pericolosa escalation anche nello spazio.
L’impatto sulla guerra del sistema di internet a banda larga servito dai satelliti di StarLink, società di Elone Musk, è stato significativo. Dopo aver offerto gratuitamente StarLink a Kiev, Musk si è lamentato del fatto di non essere ricompensato dal governo USA, per poi tagliare i collegamenti quando ci si è resi conto che l’assistenza dei satelliti stava servendo per la pianificazione di attacchi all’interno della Russia.
Come riportato da Renovatio 21, la Cina ha studiato modi per disabilitare o distruggere i satelliti di Musk, considerati a questo punto un fattore geopolitico determinante.
A loro volta, i russi starebbero costruendo armi ASAT basate sul laser per distruggere i satelliti spia statunitensi.
A inizio 2022, a poche settimane dallo scoppio della guerra ucraina, la NATO aveva pubblicato un documento ufficiale – NATO’s overarching Space Policy («Politica spaziale globale NATO») che introduce la dottrina spaziale del Patto Atlantico: le minacce spaziali devono essere incluse nell’articolo 5, la celeberrima clausola di mutua difesa della NATO che impegna a dare una risposta collettiva nel caso un singolo Paese venga attaccato. In precedenza, la NATO aveva già avviato un centro spaziale, parte del comando aereo di Ramstein, in Germania.
La Russia aveva risposto duramente definendo il documento «unilaterale ed incendiario». «Possiamo vedere dove si sta effettivamente dirigendo il mondo spaziale occidentale. Si sta dirigendo verso la guerra», aveva detto al canale televisivo Rossiya 24 in un’intervista l’allora direttore dell’agenzia russa spaziale Roskosmos Dmitrij Rogozin la scorsa estate.
La NASA intanto teme le azioni della geopolitica spaziale – detta da alcuni anche «astropolitica» – di Pechino, tanto da dichiarare che il Dragone, dopo importanti missioni sul satelliti che hanno portato a casa minerali e conoscenze rilevanti, potrebbe reclamare parti della Luna.
La Cina sta investendo in armi ASAT progettate per bloccare o distruggere i satelliti statunitensi, ed è unico degli unici Paesi ad averle testate attivamente in episodi controversi.
Come riportato da Renovatio 21, Russia e Cina negli ultimi mesi hanno intensificato gli sforzi di integrazione dei loro sistemi di navigazione satellitare alternativi al GPS. Anche l’India cerca di uscire dal cono dei satelliti occidentali, arrivando a esplicitare la volontà di piazzare il suo sistema di navigazione, il NavIC, negli iPhone.
Spazio
Secondo gli scienziati l’oggetto misterioso che viene verso il sistema stellare è antichissimo

Secondo gli scienziati, il visitatore interstellare che si sta dirigendo verso il centro del nostro sistema stellare è incredibilmente antico. Gli astronomi hanno recentemente confermato che un oggetto misterioso, denominato 3I/ATLAS, proveniente dallo spazio interstellare, sta attraversando il sistema solare a forte velocità. Lo riporta il sito Futurism.
È solo il terzo oggetto interstellare confermato ad aver raggiunto il nostro sistema stellare, dopo Oumuamua, individuato nel 2018, e la cometa denominata 2I/Borisov, identificata nel 2019.
Gli scienziati stanno cercando di comprendere meglio 3I/ATLAS e di capire se può far luce sulla natura di oggetti interstellari simili.
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In un editoriale per Space.com, l’astrofisica dell’Università del Michigan, Aster Taylor, e il professore di fisica e astronomia della Michigan State University, Darryl Seligman, sostengono che 3I/Atlas sembra essere una cometa, molto simile a 3I/Borisov, suggerendo che «gli oggetti interstellari simili a comete sono molto più comuni di quelli esotici come Oumuamua».
Grazie alla sua incredibile velocità di circa 215.000 km/h rispetto al Sole, i due ricercatori affermano che «ATLAS è molto più vecchio sia di Oumuamua che di Borisov: ha circa 3-11 miliardi di anni». Questo perché «l’influenza della galassia tende ad accelerare gli oggetti nel tempo».
In altre parole, 3I/ATLAS potrebbe indicare che la Via Lattea ha prodotto oggetti interstellari fin da quando è nata, circa 13 miliardi di anni fa e di fatto potrebbe essere più vecchia del Sole, che ha circa 4,6 miliardi di anni. «Possiamo persino iniziare a determinare la distribuzione di questi oggetti e dedurre la popolazione dei pianeti ancora invisibili che devono averli espulsi nello spazio interstellare», si legge nell’editoriale.
Gli scienziati hanno ricostruito la sua traiettoria fino al centro della Via Lattea. Ma come sia arrivata fin qui rimane un mistero. Gli esperti hanno ipotizzato che potrebbe essersi formata come una cometa attorno a una stella, oppure che sia stata espulsa da una stella di passaggio dal suo sistema solare.
Non si ha contezza nemmeno di quanto sia grande. Secondo alcune stime, la coda della cometa 2I/Borisov misurava quasi 160.000 chilometri, mentre la stessa Oumuamua era lunga meno di un chilometro.
A differenza di Oumuamua, 3I/ATLAS ha ancora molta strada da fare mentre attraversa a gran velocità il nostro sistema solare.
Grazie ai telescopi spaziali James Webb e Hubble della NASA, presto potremmo osservarlo molto più da vicino, rivelando potenzialmente per la prima volta «le sue dimensioni, la sua composizione, la sua rotazione e il modo in cui reagisce al calore», hanno scritto Taylor e Seligman.
Anche l’Osservatorio Vera C. Rubin, le cui prime immagini luminose sono state pubblicate solo poche settimane fa, potrebbe essere utilizzato per studiare il curioso visitatore. L’osservatorio ha già catalogato più di 2.000 asteroidi precedentemente sconosciuti. «In 3I/ATLAS, vediamo sia la promessa dell’astronomia sia l’importanza di continuare a finanziarlo», hanno concluso gli scienziati.
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Come riportato da Renovatio 21, Oumuamua (in hawaiano «messaggero che arriva per primo da lontano» o «messaggero da un lontano passato») fu ritenuto dall’l’astronomo di Harvard Avi Loeb come una potenziale prova di una civiltà aliena che ci avrebbe inviato un pezzo della sua tecnologia con intenti di visita galattica.
Il Loeb, di fatto un «cacciatore di alieni» con cattedra ad Harvard e quindi bollino accademico di alto prestigio, ha inoltre dichiarato che ci potrebbero essere fino a 4 quintilioni di astronavi aliene nel sistema solare.
Per quanto riguarda i suoi detrattori, l’astronomo di Harvard ha detto a Fox che soffrono solo di «gelosia accademica». Che non si curi molto di quel che dicono di lui lo si capisce anche da altre dichiarazioni degli ultimi mesi, come quella per cui potrebbe essere possibile che ci siano quattro quintilioni di astronavi aliene in agguato nel nostro sistema solare.
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Spazio
L’amministrazione Trump accelera la costruzione del reattore nucleare lunare

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Spazio
Le agenzie spaziali russa e statunitense concordano di estendere la cooperazione

La Russia e gli Stati Uniti hanno concordato di proseguire la cooperazione spaziale, estendendo le operazioni congiunte a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Lo dichiara l’agenzia spaziale russa Roscosmos.
Giovedì, il direttore generale di Roscosmos, Dmitry Bakanov, ha incontrato l’amministratore delegato facente funzioni della NASA, Sean Duffy, a Houston, in Texas. L’incontro ha segnato il primo colloquio di persona tra i vertici delle due agenzie spaziali in otto anni.
I due hanno parlato delle operazioni in corso sulla ISS, delle future missioni lunari e dei progetti congiunti di esplorazione dello spazio profondo.
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«Il dialogo è andato bene», ha detto Bakanov ai giornalisti dopo l’incontro. «Abbiamo concordato di continuare a gestire la ISS fino al 2028», ha detto, aggiungendo che le discussioni hanno riguardato anche la deorbitazione della stazione entro il 2030.
La ISS, la più grande stazione spaziale mai costruita, orbita attorno alla Terra dal 1998, fungendo da piattaforma unica per la ricerca scientifica internazionale. Nonostante le tensioni politiche legate al conflitto in Ucraina, la ISS rimane uno dei pochi ambiti di cooperazione continua tra Mosca e Washington.
L’ex amministratore NASA Charles Bolden ha recentemente dichiarato che il futuro dell’esplorazione spaziale richiede una triplice collaborazione Russia-Cina-Stati Uniti.
Bakanov ha dichiarato di aver invitato Duffy a partecipare a un lancio di novembre dal cosmodromo di Baikonur, che trasporterà un astronauta americano. Il direttore della NASA ha accettato di partecipare.
Il giorno prima, il capo di Roscosmos aveva incontrato i membri del team Crew-11 della NASA, che si prepara a volare verso la ISS. L’equipaggio comprende il cosmonauta russo Oleg Platonov, gli astronauti statunitensi Zena Cardman e Michael Fincke e la giapponese Kimiya Yui. Il loro lancio a bordo della navicella spaziale Dragon di SpaceX dal Kennedy Space Center era previsto per giovedì, ma è stato posticipato a venerdì poco più di un minuto prima del decollo a causa delle condizioni meteorologiche.
In precedenza la Russia aveva indicato che avrebbe potuto ritirarsi dal programma dopo il 2024, ma in seguito ha manifestato la volontà di continuare.
Durante l’amministrazione Biden la situazione si era fatta tesa, con il Pentagono ad accusare Mosca di aver lanciato in orbita un’arma per la guerra spaziale.
Come riportato da Renovatio 21, in passato il generale B. Chance Saltzman, capo delle operazioni spaziali per la US Space Force ha dichiarato che la Russia starebbe usando armi spaziali nel conflitto in Ucraina.
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A inizio 2022, a poche settimane dallo scoppio della guerra ucraina, la NATO aveva pubblicato un documento ufficiale – NATO’s overarching Space Policy («Politica spaziale globale NATO») che introduce la dottrina spaziale del Patto Atlantico: le minacce spaziali devono essere incluse nell’articolo 5, la celeberrima clausola di mutua difesa della NATO che impegna a dare una risposta collettiva nel caso un singolo Paese venga attaccato. In precedenza, la NATO aveva già avviato un centro spaziale, parte del comando aereo di Ramstein, in Germania.
La Russia aveva risposto duramente definendo il documento «unilaterale ed incendiario». «Possiamo vedere dove si sta effettivamente dirigendo il mondo spaziale occidentale. Si sta dirigendo verso la guerra», aveva detto al canale televisivo Rossiya 24 in un’intervista l’allora direttore dell’agenzia russa spaziale Roskosmos Dmitrij Rogozin la scorsa estate.
Una guerra spaziale, va ricordato, potrebbe impedire all’umanità l’accesso allo spazio per secoli o millenni, a causa dei detriti e della conseguente sindrome di Kessler. Tuttavia, pare che gli eserciti si stiano davvero preparando alla guerra orbitale.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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