Geopolitica
La Russia prepara carri armati robotici
L’esercito russo sta allestendo la sua prima unità militare armata che include carri armati robotici killer, riferisce l’agenzia di stampa statale TASS.
Il carro armato a pilotaggio remoto, chiamato Uran-9, può essere equipaggiato con torrette automatiche da 30 mm, lanciafiamme e missili anticarro: un altro segno che ci stiamo dirigendo verso un futuro in cui i sistemi d’arma automatizzati si sfideranno sul campo di battaglia. L’esercito russo pare sita correndo avanti con il loro sviluppo.
«Come il capo di stato maggiore dell’esercito Vasily Tonkoshurov ha riferito al ministro della Difesa, la prima unità con robot d’attacco sarà allestita nelle forze armate russe per azionare cinque sistemi robotici Uran-9 o 20 veicoli da combattimento»
«Come il capo di stato maggiore dell’esercito Vasily Tonkoshurov ha riferito al ministro della Difesa, la prima unità con robot d’attacco sarà allestita nelle forze armate russe per azionare cinque sistemi robotici Uran-9 o 20 veicoli da combattimento», ha annunciato il ministero della Difesa russo. Ma non saranno in prima linea e al centro del prossimo scontro a fuoco, con il ministero che afferma che «un’unità sperimentale è stata istituita nei locali di uno dei centri di ricerca scientifica del ministero della Difesa».
I carri armati Uran-9 saranno affiancati in futuro da molti altri robot strettamente correlati che svolgeranno una serie di lavori diversi.
«Ci aspettiamo di continuare ad espandere la gamma di robot, che, ovviamente, sono già richiesti oggi nelle forze armate», ha detto la scorsa settimana il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu.
«Ci aspettiamo di continuare ad espandere la gamma di robot, che, ovviamente, sono già richiesti oggi nelle forze armate», ha detto la scorsa settimana il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu
«Questi saranno robot pesanti (per lo sminamento) e tutto ciò che riguarda l’ulteriore sviluppo di robot di esplorazione, in condizioni di contaminazione radioattiva e chimica».
Il dispiegamento all’inizio del 2018 dei robot Uran-9 in Siria è stato tutt’altro che agevole. I carri armati non hanno soddisfatto gli standard richiesti in varie operazioni di combattimento secondo i funzionari, con il blog della difesa che ha notato problemi con le sospensioni dei veicoli e persino il «funzionamento instabile» del cannone automatico da 30 mm.
Il produttore del robot, Kalashnikov Concern – la fabbrica che produce i leggendari AK-47 – afferma di essere stato in grado di appianare alcuni di questi problemi dal 2018. Vladimir Dmitriev, direttore generale dell’azienda, ha tuttavia ammesso che «durante i test in Siria sono state individuate carenze» durante l’annuncio della scorsa settimana.
L’emergere di veicoli da combattimento senza pilota solleva molte preoccupazioni etiche e la Russia non è la prima nazione a trarne vantaggio. L’esercito americano, ad esempio, fa da tempo uso di sistemi aerei senza pilota
«In particolare, i problemi del controllo, della mobilità ridotta e delle funzioni di sorveglianza e intelligence militare erano stati presi in considerazione dagli ingegneri e sono stati risolti», ha aggiunto.
L’emergere di veicoli da combattimento senza pilota solleva molte preoccupazioni etiche e la Russia non è la prima nazione a trarne vantaggio. L’esercito americano, ad esempio, fa da tempo uso di sistemi aerei senza pilota.
Immagine screenshot da YouTube
Geopolitica
Trump annuncia attacchi terrestri in Venezuela «presto»
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che gli USA potrebbero avviare «molto presto» operazioni terrestri contro presunte reti di narcotraffico collegate al Venezuela, dopo aver quasi completamente interrotto i flussi di stupefacenti via mare. Caracas ha respinto con forza ogni accusa di legami con i cartelli della droga.
Parlando venerdì con i giornalisti alla Casa Bianca, Trump ha annunciato che il traffico di droga marittimo legato al Venezuela è calato del 92%, sostenendo che le forze americane stanno «eliminando la droga a livelli mai visti prima». «Abbiamo bloccato il 96% degli stupefacenti che arrivavano via mare», ha precisato, per poi aggiungere: «Presto le operazioni inizieranno anche sulla terraferma».
Il presidente statunitense non ha tuttavia fornito indicazioni su eventuali obiettivi o sull’estensione di tali azioni.
Da settembre le forze USA hanno intensificato sensibilmente la presenza militare nei Caraibi e nel Pacifico orientale, conducendo oltre 20 interventi contro imbarcazioni sospette di traffico di droga e causando la morte di decine di persone. Trump ha affermato che queste operazioni hanno salvato decine di migliaia di vite americane, impedendo l’ingresso di narcotici nel Paese.
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha sempre rigettato le accuse di Trump su presunti rapporti tra Caracas e i narcocartelli, sostenendo che Washington utilizzi la campagna antidroga come pretesto per destabilizzare e rovesciare il suo governo.
Come riportato da Renovatio 21, Maduro, che avrebbe offerto ampie concessioni economiche agli USA per restare al potere, sarebbe stato oggetto di un tentativo di rapimento tramite il suo pilota personale.
Il Venezuela ha stigmatizzato il rinforzo militare come violazione della sovranità e tentativo di golpe. Il governo venezuelano starebbe cercando appoggio da Russia, Cina e Iran. Mosca ha di recente riaffermato la sua alleanza con Caracas, esprimendo pieno sostegno alla leadership del Paese nella difesa della propria integrità. Mosca ha accusato il mese scorso Washington di preparare il golpe in Venezuela.
Questa settimana le autorità statunitensi hanno sequestrato anche la petroliera Skipper al largo delle coste venezuelane, una nave cargo che secondo gli USA trasportava petrolio dal Venezuela e dall’Iran. Le autorità di Caracas hanno condannato l’operazione definendola «furto manifesto» e «pirateria navale criminale».
Come riportato da Renovatio 21, nel frattempo, la Russia – da tempo alleata stretta del Venezuela – ha rinnovato pubblicamente il suo sostegno a Maduro. Secondo il Cremlino, il presidente Vladimir Putin «ha espresso solidarietà al popolo venezuelano e ha ribadito il proprio appoggio alla ferma determinazione del governo Maduro nel difendere la sovranità nazionale e gli interessi del Paese dalle ingerenze esterne». I due leader hanno inoltre confermato l’impegno a dare piena attuazione al trattato di partenariato strategico siglato a maggio.
Trump nelle scorse settimane ha ammesso di aver autorizzato le operazioni CIA in Venezuela. Di piani CIA per uccidere il presidente venezuelano il ministro degli Interni del Paese aveva parlato lo scorso anno.
Come riportato da Renovatio 21, Maduro aveva denunciato l’anno scorso la presenza di mercenari americani e ucraini in Venezuela. «Gli UA finanziano Sodoma e Gomorra» aveva detto.
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Geopolitica
La Slovacchia «non sosterrà nulla» che contribuisca a prolungare il conflitto in Ucraina
Today I held an almost hour-long phone conversation with the President of the European Council, A. Costa. I fully respect him, but while he spoke about money for the war in Ukraine, I kept repeating the senseless daily killing of hundreds to thousands of Russians and Ukrainians.… pic.twitter.com/0f9JiitWjG
— Robert Fico 🇸🇰 (@RobertFicoSVK) December 12, 2025
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Geopolitica
Orban come John Snow
Il principale negoziatore russo Kirill Dmitriev ha paragonato il primo ministro ungherese Vittorio Orban al personaggio di Jon Snow della serie Il Trono di Spade, raffigurandolo come l’unico baluardo a difesa del diritto europeo mentre l’UE procede al congelamento a tempo indeterminato degli asset sovrani russi.
In un post su X pubblicato venerdì, Dmitriev ha lodato lo Orban per aver «difeso il sistema legale e finanziario dell’UE dai folli burocrati guerrafondai dell’Unione», sostenendo che il leader ungherese stia lottando per «ridurre la migrazione, accrescere la competitività e ripristinare buonsenso, valori e pace».
Dmitriev ha allegato una sequenza tratta dalla celeberrima «Battaglia dei Bastardi», una delle scene più memorabili della fortunata serie. Il frammento mostra Jon Snow, isolato sul campo di battaglia, che estrae la spada mentre la cavalleria della Casa Bolton gli si avventa contro. Nella saga, i Boltoni sono noti per la loro crudeltà e spietatezza, mentre Snow è dipinto come un condottiero riluttante che antepone il dovere all’ambizione personale, spesso a caro prezzo.
Hungary PM Orbán as Jon Snow from Game of Thrones in defending the EU’s legal&financial system from crazy EU bureaucratic warmongers—fighting them to reduce migration, increase competitiveness, and restore sanity, values and peace. 🕊️
Help is coming as Russian CB sues Euroclear pic.twitter.com/jHyav6mk0f
— Kirill Dmitriev (@kadmitriev) December 12, 2025
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Venerdì, Orban – che in numerose occasioni ha criticato duramente le politiche conflittuali dell’UE nei confronti della Russia – ha accusato Bruxelles di «violentare il diritto europeo», riferendosi alla decisione che ha permesso all’Unione di bypassare il requisito dell’unanimità per prorogare le sanzioni sugli asset sovrani russi, valutati in circa 210 miliardi di euro. Mosca ha bollato il congelamento come «furto», minacciando azioni legali in caso di confisca da parte dell’UE.
In un altro post, Dmitriev ha attaccato il segretario generale della NATO Mark Rutte, paragonandolo al Re della Notte, il principale antagonista di Game of Thrones, che guida un esercito di non-morti ed è completamente privo di empatia.
Unmasked NATO’s Mark Rutte.
He does not have family or children. He wants war.
But peace will prevail. 🕊️ https://t.co/lDPBucIAkA pic.twitter.com/JjqVogOSWM
— Kirill Dmitriev (@kadmitriev) December 12, 2025
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Il paragone è arrivato in risposta alle dichiarazioni di Rutte, che ha accusato la Russia di «riportare la guerra in Europa» e ha invitato i membri della NATO a prepararsi a un conflitto su scala paragonabile a quelli affrontati dalle generazioni passate. Il Dmitriev ha quindi affermato che Rutte «non ha famiglia né figli» e «desidera la guerra», aggiungendo però che «alla fine prevarrà la pace».
Dmitriev, figura chiave negli sforzi per risolvere il conflitto in Ucraina, ha fatto eco alle critiche del ministro degli Esteri ungherese Pietro Szijjarto, che aveva accusato Rutte di «alimentare le tensioni belliche».
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