Animali
La Polonia dichiara guerra ai castori. E ha ragione: quando l’Italia si sveglierà riguardo le nutrie?

Il primo ministro polacco Donald Tusk ha chiesto un’azione decisa contro i castori, suggerendo che i laboriosi roditori siano in parte responsabili delle gravi inondazioni che hanno colpito il Paese.
Il primo ministro ha rilasciato queste dichiarazioni sabato durante un incontro con i membri del gabinetto e i funzionari locali presso un quartier generale di crisi che gestisce la risposta alle inondazioni nella città sud-occidentale di Glogow.
Il Tusk ha chiesto un’azione rapida per affrontare il disastro, esortando i comuni a segnalare rapidamente le proprie esigenze e a monitorare attentamente le condizioni delle dighe ancora in piedi.
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Tuttavia, una parte considerevole del suo discorso è stata dedicata alla minaccia castorina: Tusk ha affermato che le dentate creature erano in parte responsabili del disastro e che era necessario intervenire contro la loro presenza nelle opere di terra artificiali.
«A volte, dobbiamo scegliere tra il nostro amore per gli animali e la sicurezza delle città, dei villaggi e l’integrità delle dighe», ha affermato Tusk, evocando le catastrofiche inondazioni del 2010 e il presunto ruolo svolto dai bobry (parola polacca per «castori») in esse. All’epoca, il governo polacco aveva accusato gli animali di aver causato gravi danni agli argini. Non è noto, tuttavia, come abbia risposto la comunità roditrice acquatica.
«Entro le regole esistenti, fate tutto ciò che dovete fare, difenderò queste decisioni. Le dighe sono una priorità assoluta oggi», ha tuonato il filoeuropeo Tusk, esortando i funzionari ad agire contro le bestie devastatrici. Il primo ministro ha promesso di presentare qualsiasi legislazione necessaria «entro una settimana» qualora l’attuale quadro giuridico si rivelasse insufficiente per la prevenzione delle inondazioni.
«So che non aiuterà molto con questa inondazione, ma aiuterà sicuramente a riparare le dighe e a controllare la situazione in futuro», ha affermato.
La catastrofica alluvione ha colpito la Polonia e altre nazioni dell’Europa centrale a metà settembre, in mezzo alle forti piogge generate dalla tempesta Boris.
L’inondazione ha causato una distruzione diffusa nella regione, con numerose dighe che hanno traboccato o rotto. Finora, sono state segnalate oltre due dozzine di vittime nella regione, con un conteggio che dovrebbe aumentare ulteriormente, poiché l’inondazione è ancora in corso e i danni non sono stati ancora completamente analizzati.
I castori, così come i loro simili roditori scavatori più piccoli, sono stati ripetutamente accusati di causare inondazioni in tutto il mondo. Tali animali sono noti per ostruire i canali artificiali, scavare tunnel attraverso gli argini e indebolire le opere di terra dall’interno. Gli ambientalisti, tuttavia, ritengono che tali animali siano una parte importante dell’ecosistema e in realtà prevengono sia le inondazioni che la siccità piuttosto che causarle regolando i flussi a valle dei fiumi.
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In Italia, nelle polemiche seguite alle continue alluvioni, anche recenti (di cui Renovatio 21 purtroppo sta avendo contezza) non è stato fatto cenno del ruolo svolto dal castoro locale, la nutria, un orrendo roditore sconosciuto nelle nostre campagne fino a pochi anni fa, ma che ora sembra aver boriosamente colonizzato il territorio, creando – dicono gli agricoltori – danni alle coltivazioni con le loro manie di scavare intorno a fossi, torrenti, fiumi dove trascorrono il tempo.
Come riportato da Renovatio 21, i roditori acquatici altre volte sono stati associati a disastri, anche di tipo informatico: due anni fa emerse il caso del castoro che avrebbe provocato un blackout di Internet nella Columbia Britannica settentrionale, in Canada, dopo aver masticato la base di un pioppo. L’albero rosicato dal roditore acquatico cadendo avrebbe danneggiato le linee elettriche e in fibra ottica, facendo precipitare la popolazione in un blackout e isolando molti altri da Internet.
I roditori, insomma, erodono ogni giorno di più la sovranità umana su territorio e tecnologia. Quanto dobbiamo aspettare prima che qualche decisore realizzi la questione e operi di conseguenza?
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Immagine di Hangsna via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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Animali
Capra assalta indegnamente il Giro d’Italia. Il fenomeno ha radici antiche

Una capra ha attaccato la più grande manifestazione ciclistica del Paese. Il fenomeno di tale malizia animale contro il ciclismo non è nuovo, ed è stato registrato in più di un secolo di competizioni.
Si sono vissuti attimi di tremenda tensione al Giro d’Italia 2025 nella terza tappa albanese, la Valona-Valona. A circa 120 km dall’arrivo, mentre il plotone affrontava la salita dei Monti Cerauni, una capra, separatasi dal suo gregge al pascolo vicino alla strada, ha invaso la carreggiata, attraversando improvvisamente il percorso e mettendo a rischio il gruppo che procedeva a oltre 60 km/h.
Il malvagio ungulato ha colpito il neozelandese Dion Smith dell’Intermarché-Wanty, che è riuscito a rallentare evitando la collisione con i corridori dietro di lui e a rimanere in sella nonostante l’impatto. Fortunatamente, né il ciclista né la capra hanno riportato ferite, e l’animale si è dato alla fuga.
LA CAPRA VOLANTE 🐐🚴
Attraversamento inaspettato e per fortuna senza conseguenze di una capra durante il passaggio del gruppo 🙏🙏🙏#EurosportCICLISMO #Cycling #GirodItalia #Giro #Goat pic.twitter.com/AvoiEFvrB4
— Eurosport IT (@Eurosport_IT) May 11, 2025
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I principali quotidiani sportivi e non hanno, al solito, presentato l’indegno assalto come un caso fortuito.
Renovatio 21 come sua abitudine può fornire invece dettagli riguardo l’incontrovertibile volontà degli animali di danneggiare gli eventi dei ciclisti umani.
Le cronache riportano, con malriposta ironia, di quando un sit-in di lama aveva interferito nello svolgimento del Tour de France già nel 1910, bloccando i corridori sul periglioso passo del Col d’Aubisque. Come riportato da Renovatio 21, più di un secolo dopo i lama sarebbero stati emulati dai loro colleghi ambientalisti.
Nel 2007 un cane di razza golden retriever si è scontrato con il ciclista tedesco Marcus Burghardt, ribaltando la sua bici durante una delle tappe più estenuanti del percorso di quell’anno. Il terrorista quadrupede rimase illeso e il Burghardt riportò invece lievi ferite.
Sempre nel 2007, vi fu un ulteriore dog crash che travolse un povero atleta.
Nel 2014, un piccolo cane bianco sfuggì alla presa del suo padrone e si lanciò sulla strada mentre il gruppo iniziava lo sprint finale verso il traguardo della seconda tappa. Fortunatamente, il cane riuscì a evitare 100 biciclette che viaggiavano a oltre 48 km/h.
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Un cane creò il panico, facendo cadere due ciclisti, anche al Tour 2022.
Tuttavia il caso più noto da parte delle bestie (anche in questo caso, ungulati) contro il mondo del ciclismo si ebbe al Tour de France 2010, quando presso il Col du Tourmalet nell’ultima tappa dei giro un gregge di pecore decise all’unanimità di attaccare i ciclisti.
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A questo punto la domanda bisogna porsela. Gli animali, oltre agli esseri umani, odiano anche e soprattutto il ciclismo?
Hanno per caso ragione?
E poi: perché il Giro d’Italia passa per l’Albania (un tempo, è vero, annessa dal Duce), e, storicamente, in Belgio, in Croazia, Danimarca, Grecia, Irlanda, Germania, Slovenia, Svizzera, Ungheria, Olanda, Gran Bretagna, Lussemburgo, Francia, e perfino Israele?
Questioni prettamente bestiali, per le quali Renovatio 21 non ha risposta alcuna.
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Immagine screenshot da Twitter
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