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La NASA si preoccupa: e se le astronaute rimangono incinte nello spazio?

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Esperti di salute spaziale stanno discutendo delle posizioni ufficiali della NASA sul sesso e il concepimento nello spazio. Lo riporta il Daily Beast.

 

«La politica ufficiale della NASA proibisce [il sesso e] il concepimento nello spazio», ha detto alla testata un esperto di medicina spaziale, «e per una buona ragione».

 

Secondo il sito di informazione statunitense, la NASA sarebbe preoccupata che qualcuno subisca una gravidanza involontaria nello spazio, aprendo le domande più complicate possibili sulla salute riproduttiva e il benessere di un feto non ancora nato in un ambiente fuori dal mondo terrestre.

 

Sebbene gli esperimenti abbiano visto «un successo limitato» con la progenie di invertebrati e insetti, i mammiferi devono ancora concepire bambini nello spazio che sarebbero in grado di sopravvivere sulla Terra. Per quanto ne sappiamo, però, la gravidanza è assolutamente possibile.

 

«Anatomicamente e biologicamente», ha detto al sito Jennifer Fogarty, esperta di medicina spaziale di Baylor, «non ci sono impedimenti noti al concepimento umano nello spazio». Ma ci sono «serie preoccupazioni» come la microgravità e le radiazioni che potrebbero rovinare o addirittura uccidere il feto.

 

In effetti non sappiamo nemmeno molto su come lo spazio influisca sulla crescita dei corpi umani. E quel poco che sappiamo suggerisce che, nel complesso, lo spazio pare essere piuttosto ostile alla salute umana.

 

Sebbene non ci sia alcuna registrazione ufficiale dell’attività sessuale nelle varie orbite spaziali, ci sono alcuni indicatori su come potrebbe andare.

 

«L’ex astronauta della NASA Mike Mullane ha dichiarato che, durante le missioni, si sarebbe svegliato con erezioni che avrebbero potuto “perforare la kryptonite”», ha detto al Beast il ricercatore del Kinsey Institute e sessuologo spaziale Simon Dubé.

 

Pur essendoci preoccupazioni sulla microgravità che riduce il flusso sanguigno, l’aneddoto dell’erezione mattutina a gravità zero di Mullane suggerisce che potrebbe svolgere un’attività sessuale abbastanza tranquillamente. 

 

Il rapporto rileva anche che Jonathan Miller – un ingegnere della NASA di lunga data che ha lavorato con l’agenzia per oltre 30 anni – una volta ha scherzato sulle peculiari difficoltà di fare sesso dove la gravità non è presente.

 

«Il sesso nello spazio è sopravvalutato», ha scherzato Miller in risposta a un thread di Quora. «Per prima cosa, il numero di posizioni è dimezzato… E poi devi aggiungere vincoli e vincoli… beh, ripensandoci, non importa».

 

Il sesso in situazioni di microgravità era stato teorizzato come attività ricreativa attraente per i coloni spaziali da Gerard K. O’Neill, l’uomo che introdusse il concetto delle colonie spaziali orbitanti.

 

Un vecchio racconto dello scrittore di fantascienza William Gibson, Stella rossa, orbita d’inverno, accennava all’accoppiamento nello spazio fatto con cinghie e lacciuoli usati per dormire, che nella storia cigolavano assai.

 

La storia più particolare riguarda tuttavia Andriyan Nikolayev e Valentina Tereshkova, due cosmonauti russi che si sposarono e dando vita al primo essere umano i cui genitori erano entrambi stati nello spazio. Anche se Nikolayev e la Tereshkova non condivisero mai una missione nello spazio, la popolazione sovietica cominciò a mormorare che la loro piccola aveva sviluppato un virus alieno, o era aliena lei stessa, etc. Insomma, era la figlia dello spazio.

 

Il dolce volto della bambina, tuttavia, finì sulla confezione dell’onnipresente barretta di cioccolato sovietico Aljonka.

 

Immagine di upyernoz via Flickr CC BY 2.0

 

Più tardi, Elena Nikolaevka-Tereshkova avrebbe lavorato come medico chirurgo per la compagnia aerea di bandiera russa, l’Aeroflot. Ha un figlio, Aleksej, che oramai ha 25 anni.

 

La madre cosmonauta, 85 anni, è invece parlamentare alla Duma per il partito di Putin Edinaja Rossja (Russia Unita).

 

 

 

 

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Immigrato senegalese deportato dalla Polonia per aver defecato in pubblico in una zona di balneazione

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Un uomo senegalese è stato deportato dalla Polonia a seguito di un incidente scioccante nella Valle dei Tre Stagni a Katowice, dove è stato ripreso da una telecamera mentre entrava in acqua e andava di corpo dinanzi agli astanti sconvolti.

 

Un video apparso online diverse settimane fa mostrerebbe un uomo nudo che entrava in acqua, si accovacciava e – apparentemente – scaricava sotto gli occhi degli altri bagnanti interdetti se non disgustati.

 

«Probabilmente si è liberato di fronte a persone che si rilassavano in acqua», ha confermato il tenente sergente Szymon Mościcki, portavoce della sezione della guardia di frontiera della Slesia.

 

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L’incidente è avvenuto a fine luglio, ma da allora è emerso che l’uomo senegalese era già stato arrestato per residenza illegale in Polonia l’anno scorso. Inizialmente era stato arrestato a settembre 2023 per contrabbando illegale. Durante quell’arresto, ha opposto resistenza, portando gli ufficiali a usare la forza.

 

A novembre 2023, il capo della stazione della Guardia di frontiera di Sosnowiec ha ordinato all’uomo di lasciare la Polonia e gli ha vietato il rientro nella zona Schengen per tre anni.

 

Tuttavia, il migrante africano non ha lasciato volontariamente il Paese, per poi essere nuovamente arrestato dopo il recente incidente di Katowice.

 

Martedì 21 agosto, il migrante clandestino è stato scortato all’aeroporto Okęcie di Varsavia, da dove è stato rimpatriato in aereo in Senegal.

 

Il sito di informazione conservatore Drzeczy.pl ha sollevato dubbi sul motivo per cui l’uomo non sia stato deportato con la forza nel novembre 2023.

 

Pubbliche deiezioni migratorie a parte, Renovatio 21, di suo, da tempo tenta di informare i lettori di un altro fenomeno migratorio rilevante, quello degli uomini nudi in istrada. Si tratta di una tendenza terrificante che è opportuno non sottovalutare.

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L’Estonia vuole fare delle prigioni degli Airbnb

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L’Estonia sta valutando la possibilità di affittare posti letto nelle carceri ad altri paesi per ridurre i costi operativi, ha riferito martedì l’emittente pubblica ERR, citando una proposta del ministro della Giustizia Liisa-Ly Pakosta.   Il Dipartimento carcerario della nazione baltica potrebbe contribuire agli sforzi del governo per ridurre il bilancio, sia tagliando le spese che aumentando le entrate, ha detto il ministro all’emittente.   I suggerimenti della Pakosta spaziano dalla vendita o messa fuori servizio di una delle tre prigioni del Paese, all’affittarla o riempire le celle con detenuti stranieri e «fare Airbnb, in senso figurato», ha spiegato.   L’Estonia ha attualmente una capacità carceraria totale di 3.334 posti letto e una popolazione carceraria di 1.841, ha spiegato il rapporto. Il numero di prigionieri è diminuito di circa 1.250 dal 2014, ha affermato Pakosta, sostenendo che il cambiamento è dovuto al fatto che gli estoni sono diventati sempre più rispettosi della legge.

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Altri Paesi europei hanno già accolto detenuti stranieri, tra cui i Paesi Bassi, che hanno condiviso la loro eccessiva capienza con la sovraffollata Norvegia un decennio fa. L’anno scorso, il governo britannico avrebbe chiesto alle nazioni del continente, tra cui Norvegia e Belgio, di ospitare alcuni dei suoi prigionieri. Tali accordi storicamente coinvolgevano decine di detenuti e pagamenti annuali di affitto misurati in milioni di euro.   Se il governo estone opta invece per la riduzione delle dimensioni del Dipartimento delle prigioni, una delle sue strutture verrà probabilmente venduta a un investitore privato, ha detto il ministro della giustizia a ERR. Tutte le prigioni del Paese sono relativamente nuove. Le loro planimetrie sono simili a quelle che richiederebbe un’unità di edilizia popolare o un hotel, ha detto la Pakosta.   Ci chiediamo se qualcuno nel governo Meloni, prodigo di soluzioni sperimentali come la creazione di centri accoglienza per immigrati in Albania, abbia valutato l’idea di mandare qualcuno dei detenuti nelle nostre carceri, che per inciso traboccano di stranieri, a godersi il sole a righe sul Baltico.   Nel frattempo, corre la voce che il nuovo governo britannico del laburista Keir Starmer sta liberando criminali comuni per far posto in carcere alle vittime della psicopolizia, ossia a coloro che vengono incarcerati per ciò che hanno scritto su internet, magari riguardo ai moti anti-immigrazione scoppiati in questi giorni in varie città del Regno.

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Immagine di Sillerkiil via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International   
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La Corea del Nord riprende i lanci di palloni di spazzatura

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Secondo quanto riportato dai media sudcoreani, che citano i capi di stato maggiore congiunto del Paese, sabato la Corea del Nord ha lanciato circa 240 palloni carichi di rifiuti verso la Corea del Sud, circa dieci dei quali sono atterrati nel Paese vicino.

 

La Corea del Nord ha iniziato a inviare palloncini pieni di spazzatura verso il suo vicino a fine maggio e da allora ne ha inviati circa 3.600 velivoli di rumenta.

 

Pyongyang afferma di aver fatto ricorso a queste tattiche non convenzionali per rappresaglia contro i palloncini inviati al Nord contenenti volantini di propaganda. Seul, a sua volta, ha risposto riprendendo le trasmissioni di propaganda quotidiane su vasta scala attraverso gli altoparlanti di confine a metà luglio.

 


 

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Secondo la Yonhap News Agency, alcuni dei palloncini sono arrivati ​​nella provincia di Gyeonggi, che circonda la capitale di Seoul. La polizia locale ha confermato di aver ricevuto due segnalazioni di gonfiabili carichi di spazzatura nel fine settimana.

 

Il capo di stato maggiore congiunto sudcoreano ha affermato che i palloni contenevano frammenti di carta e bottiglie di plastica e che nel loro carico non sono state rilevate sostanze pericolose.

 

Il lancio di sabato, avvenuto dopo una pausa di oltre due settimane, ha segnato l’undicesima volta che la Corea del Nord invia palloni di questo tipo al suo vicino meridionale.

 

Il mese scorso, diversi palloni carichi di rifiuti sono atterrati nel complesso degli uffici presidenziali a Seul, ha osservato Yonhap.

All’inizio di giugno, il vice ministro della Difesa della Corea del Nord, Kim Kang Il, aveva annunciato che il suo Paese avrebbe «temporaneamente sospeso lo sbarco di rifiuti oltre confine», sostenendo che la campagna aveva raggiunto i suoi obiettivi. Il funzionario ha tuttavia avvertito che Pyongyang potrebbe riprendere i lanci se Seul intraprendesse ulteriori azioni ostili.

 

Secondo le autorità sudcoreane, i palloni lanciati negli ultimi mesi contenevano mozziconi di sigaretta, plastica ed escrementi umani; alcuni di essi erano dotati di timer, il che indica che erano stati progettati per scoppiare a mezz’aria.

 

Commentando le azioni del Nord all’inizio di giugno, il ministro della Difesa sudcoreano Shin Won-sik le ha descritte come «inimmaginabilmente vergognose e meschine per un Paese normale».

 

Kim Yo Jong, membro dell’organismo politico supremo della Corea del Nord, la Commissione per gli Affari di Stato, a sua volta ha dichiarato che «quando si sperimenta quanto sia spiacevole e stancante ricevere roba appiccicosa, ci si rende conto che non si può parlare di libertà di espressione così facilmente quando si tratta di volantini nelle zone di confine», ha riportato l’agenzia di stampa nordcoreana KCNA.

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Negli ultimi mesi le tensioni tra i due paesi vicini sono aumentate a causa dei test missilistici di Pyongyang e delle esercitazioni congiunte di Seul con gli Stati Uniti sulla penisola.

 

Pyongyang un mese fa aveva denunciato che l’Occidente sta preparando la «versione asiatica della NATO». Poche setitmane prima, il presidente russo Vladimiro Putin, in visita in Estremo Oriente, aveva dichiarato che la Russia è pronta ad armare la Corea del Nord.

 

Come riportato da Renovatio 21, varie agenzie di Intelligence occidentali hanno avvertito di attività hacker nordcoreana in corso.

 

La scorsa primavera i nordcoreani, in un contrattacco nucleare simulato, hanno testato la tecnologia di innesco nucleare.

 

Dopo lo stralcio dell’accordo militare con Seul, nel corso di questi mesi varie voci da Pyongyang hanno ripetuto che la guerra è solo «questione di tempo».

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