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La lettera sulla guerra civile dei soldati francesi scritta sotto influenza della massoneria?

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Il blog Le courrier des stratèges fa notare che la lettera dei soldati attivi riportata da Valeurs actuelles contiene evidenti riferimenti massonici.

 

Scrive il blog:

 

«Stranamente, pochi lettori o commentatori hanno notato una dimensione alquanto inaspettata di questo testo scritto da soldati attivi»

«Viene versato molto inchiostro sulla piattaforma militare. Stranamente, pochi lettori o commentatori hanno notato una dimensione alquanto inaspettata di questo testo scritto da soldati attivi: i suoi riferimenti massonici. Discreti, ma molto presenti, segnalano che la fronda non proviene necessariamente dagli ufficiali più conservatori, ma che procede visibilmente, per una parte comunque sostanziale, da dirigenti con riferimenti filosofici diversi dall’estrema destra tradizionale. Il che non è necessariamente una buona notizia per il governo, perché la base della protesta è probabilmente più ampia di quanto l’esecutivo sia disposto a dire».

 

«Per il momento, gli scagnozzi del potere esecutivo denunciano un testo di “estrema destra” con la sconcertante facilità di chi gestisce ogni divergenza di opinione con l’esilio. Ma questa accusa è davvero fondata? Alcuni indizi inquietanti su questo testo sollevano seri interrogativi sulla “limitazione” della sua origine alla sola estrema destra».

 

Vi sarebbe, quindi una marca incontrovertibile a segnalare la matrice del documento – e ad avvertire i suoi destinatari iniziati:

««Gli osservatori avranno tutti notato questa strana apertura del testo pubblicato ieri, che si rivolge agli eletti “nei loro ranghi e qualità”. La formula non è neutra. È quella utilizzata nelle logge massoniche all’inizio del lavoro collettivo»

 

«Gli osservatori avranno tutti notato questa strana apertura del testo pubblicato ieri, che si rivolge agli eletti “nei loro ranghi e qualità”. La formula non è neutra. È quella utilizzata nelle logge massoniche all’inizio del lavoro collettivo».

 

Si va quindi a pescare direttamente nel grande continuum massonico alla base della storia della Francia repubblicana:

 

«Questa  particolarità è necessariamente interpretata da tutti gli iniziati come un segnale “simbolico” inviato sull’origine stessa del testo. Questa tentazione di interpretazione simbolica è rafforzata dall’allusione immediata al 7 ° verso della Marsigliese come argomento principale del testo. Dovremmo ricordare qui il carattere infinitamente massonico del nostro inno nazionale, e la vicinanza del suo compositore alle logge militari? Oggi è stato dimenticato, ma l’esercito rivoluzionario, allora imperiale, era un vivaio massonico, e lo stesso Rouget de l’Isle era un iniziato. I seguaci della massoneria sanno che il numero 7 ha un carattere simbolico speciale (quello della luce e della giustizia), che dà la sensazione che questa famosa piattaforma sia anche un testo chiave che invia un messaggio agli iniziati».

Insomma: la disputa all’interno dell’esercito non riguarda dunque l’«estrema destra», nuovo immancabile babau di media e governi. Si tratta, forse, di una manovra più complessa e occulta. Forse una manovra inframassonica?

 

«Inoltre, alcuni ex ufficiali che hanno firmato il primo appello hanno preso come loro avvocato lo stesso maestro sionista Goldnadel» aggiunge oscuramente un’altro sito francese che riposta la notizia francese.

 

Insomma: la disputa all’interno dell’esercito non riguarda dunque l’«estrema destra», nuovo immancabile babau di media e governi. Si tratta, forse, di una manovra più complessa e occulta. Forse una manovra inframassonica?

 

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Militaria

Gli USA vogliono 1.558 caccia

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Secondo quanto riportato dal notiziario Breaking Defense, citando un piano non classificato per la struttura delle forze armate, l’aeronautica militare statunitense (USAF) dovrà costruire centinaia di nuovi aerei da combattimento entro i prossimi dieci anni per soddisfare gli obiettivi di difesa del presidente Donald Trump.

 

Presentato al Congresso questo mese, il piano prevede che l’USAF disponga di 1.558 caccia con codice di combattimento per adempiere ai propri obblighi globali previsti dall’Interim National Defense Strategic Guidance (INDSG) di Trump. L’obiettivo è di quasi 300 unità in più rispetto ai 1.271 caccia stimati che dovrebbero essere in servizio nel 2026.

 

Il documento afferma che l’USAF punta a raggiungere un obiettivo intermedio di 1.369 caccia entro l’inizio del 2030, ma avverte che i finanziamenti limitati, la capacità industriale e le richieste di modernizzazione concorrenti potrebbero ritardare i progressi.

 

Il rapporto identifica l’F-15EX e l’F-35A come elementi chiave per raggiungere l’obiettivo dei jet. Afferma che Boeing potrebbe produrre fino a due dozzine di velivoli F-15EX all’anno entro il 2027, arrivando a 36 all’anno con «finanziamenti aggiuntivi per le strutture».

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Nel frattempo, Lockheed Martin potrebbe fornire fino a 100 F-35A all’anno entro il 2030, descritti come «la base della struttura della forza di caccia dell’USAF». Tuttavia, il documento sottolinea che questo ritmo di produzione richiederebbe l’ampliamento delle strutture, finanziamenti aggiuntivi e la risoluzione delle carenze di hardware e software che incidono sui nuovi aggiornamenti dell’F-35.

 

Il rapporto avverte che ritardi nella produzione, carenze di supporto e il ritiro di velivoli più vecchi, come gli A-10 e alcuni F-22, potrebbero vanificare considerevolmente i guadagni previsti. Rileva inoltre un deficit annuo di 400 milioni di dollari nei finanziamenti per il supporto e avverte che programmi di modernizzazione concorrenti, come il prossimo caccia F-47 di sesta generazione, potrebbero ulteriormente rallentare i progressi.

 

L’INDSG di Trump chiede all’esercito statunitense di colmare le lacune in termini di capacità per prepararsi a un potenziale conflitto con la Cina, che Washington ha designato come suo principale rivale strategico. Anche il Pentagono ha fatto pressioni per aumentare notevolmente la produzione di missili, a causa delle preoccupazioni sulla preparazione a un possibile scontro, in particolare intorno all’isola autonoma di Taiwan.

 

Pechino ha ripetutamente respinto le accuse di aggressione militare degli Stati Uniti e ha criticato Washington per aver alimentato le tensioni armando Taipei ed espandendo la sua presenza nella regione.

 

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Avvocato dell’esercito israeliano si dimette dopo il video trapelato con gli abusi sessuali su un detenuto

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Il capo dell’avvocatura militare delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), maggior generale Yifat Tomer-Yerushalmi, si è dimesso venerdì dopo aver ammesso di aver autorizzato la diffusione di un video di sorveglianza che mostrerebbe soldati israeliani abusare di un prigioniero palestinese nella base di Sde Teiman, vicino al confine con Gaza.   Il filmato, registrato all’inizio di luglio 2024 e trasmesso ad agosto da Canale 12, riprende i militari che isolano un detenuto sdraiato a terra prono, lo circondano con scudi antisommossa per nasconderlo alla vista e presumibilmente lo maltrattano. L’uomo è stato poi ricoverato per le gravi lesioni subite.   Nella lettera di dimissioni pubblicata dal Times of Israel, Tomer-Yerushalmi spiega di aver approvato la fuga di notizie «per contrastare la falsa propaganda contro le autorità militari preposte all’applicazione della legge». Precisa che, pur trattandosi di «terroristi e agenti della peggior specie», ciò non esime dal dovere di indagare in presenza di «ragionevole sospetto di violenza».   Il ministro della Difesa Israel Katz ha commentato: «Chi diffonde calunnie di sangue contro i soldati IDF non merita di indossarne l’uniforme».   Cinque riservisti sono stati incriminati per maltrattamenti aggravati e lesioni gravi al detenuto, accuse da loro respinte. Il caso ha scatenato proteste di politici di coalizione e attivisti di destra; decine di manifestanti hanno invaso la base per impedire gli arresti.

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Sde Teiman, in parte convertita in centro di detenzione per palestinesi sospettati di militanza, è al centro di denunce per torture e abusi sistematici. Oltre 1.000 detenuti da Gaza vi sarebbero transitati, inclusi presunti partecipanti all’attacco di Hamas del 7 ottobre (circa 1.200 morti e 251 ostaggi). Le autorità sanitarie di Gaza controllate da Hamas riferiscono oltre 68.000 palestinesi uccisi dall’offensiva israeliana.   Le dimissioni si inseriscono nell’intensificarsi dello scrutinio sulla condotta di Israele a Gaza, mentre entrambe le parti dichiarano di rispettare la tregua mediata dagli USA.   Come riportato da Renovatio 21, mesi fa lo stesso esercito israeliano ha iniziato delle indagini riguardante il video che ritrae soldati dello Stato Ebraico che gettano cadaveri di palestinesi dai tetti.   Militari israeliani sono stati in questi mesi accusati pubblicamente di altri atti aberranti come la sodomizzazione con bastioni di prigionieri palestinesi, un atto che alcuni politici israeliani si sono sentiti di difendere, con conseguente scandalo generale anche presso la stessa opinione pubblica dello Stato Ebraico.   Come riportato da Renovatio 21abusi da parte dei militari israeliani sono diffusi sui social, come ad esempio il canale Telegram «72 vergini – senza censura», dove vengono caricati dagli stessi militari video ed immagini di quella che si può definire «pornografia bellica». Vantando «contenuti esclusivi dalla Striscia di Gaza», il canale 72 Virgins – Uncensored ha più di 5.000 follower e pubblica video e foto che mostrano le uccisioni e le catture di militanti di Hamas, nonché immagini dei morti.  

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Gli Stati Uniti radunano 16.000 soldati al largo delle coste venezuelane

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Gli Stati Uniti stanno ammassando una forza imponente vicino al Venezuela: 10.000 soldati e 6.000 marinai. La manovra potrebbe preludere a un’espansione delle operazioni nell’area. Lo riporta il Washington Post.

 

Washington accusa Caracas di favorire i «narcoterroristi» e ha inflitto sanzioni severe. Da settembre, le forze USA hanno colpito una dozzina di imbarcazioni sospette di traffico di droga.

 

Nicolás Maduro respinge le imputazioni e denuncia una «guerra inventata» da parte di un dispositivo militare in costante crescita.

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Otto navi da guerra, una unità per operazioni speciali e un sottomarino nucleare d’attacco sono già nei Caraibi, scrive il Post. La portaerei USS Gerald R. Ford, attesa la prossima settimana con altre tre unità, porterà a bordo oltre 4.000 militari.

 

Immagini satellitari citate dal giornale mostrano caccia F-35 schierati in una base USA a Porto Rico.

 

L’arrivo del gruppo portaerei lascia intendere che gli obiettivi superino la lotta al narcotraffico, ha commentato Ryan Berg del Center for Strategic & International Studies. Trump ha circa un mese per una «decisione cruciale» prima del ridispiegamento.

 

Vari media riferiscono che la Casa Bianca valuta azioni militari in Venezuela. Il senatore Rick Scott ha detto alla CBS che per Maduro «i giorni sono contati». Giovedì il WaPo ha rivelato obiettivi già individuati, tra cui installazioni militari legate al traffico di droga.

 

Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso, gli Stati Uniti hanno inviato almeno otto navi della Marina, un sottomarino d’attacco e circa 4.000 soldati vicino alla costa venezuelana, dichiarando che la missione mirava a contrastare i cartelli della droga. Washington ha sostenuto che l’armata ha affondato tre imbarcazioni venezuelane, senza però fornire prove che le persone a bordo fossero criminali.

 

Interpellato venerdì, Trump ha smentito: «No. Non è vero». Il mese scorso aveva ammesso di aver autorizzato alla CIA operazioni letali segrete nella regione. Mesi fa si parlò di un piano di assassinio CIA di Maduro sventato.

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Come riportato da Renovatio 21, nel frattempo il Venezuela ha sollecitato l’aiuto di Russia, Cina e Iran per potenziare le proprie difese militari nell’ambito dell’attuale tensione con gli Stati Uniti.

 

Nelle scorse settimane perfino l’account YouTube di Maduro è stato rimosso da YouTube.

 

Secondo notizie emerse negli ultimi giorni Trump punterebbe ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela.

 

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