Economia
«La Germania non può evitare la recessione»
La Germania sta rifinanziando l’intero sistema-Paese – e non è la prima volta in questi mesi. Tuttavia, ciò non basterà ad evitare il collasso economico e produttivo.
Un pacchetto di aiuti finanziari da 65 miliardi di euro è stato adottato da Berlino come ultimo tentativo di allentare la pressione inflazionistica da una crisi dell’approvvigionamento energetico inasprimento non aiuterà la più grande economia dell’UE a evitare una recessione incombente, ha riferito la testata economica americana Bloomberg lunedì, citando i commenti di alcuni analisti finanziari.
Le misure rifinanziata includono sussidi più elevati per le famiglie a basso reddito, pagamenti a studenti e pensionati e un tetto ai prezzi dell’elettricità.
«Sebbene il pacchetto annunciato apporterà effettivamente un po’ di sollievo per i più deboli finanziariamente, è dubbio che il pacchetto sarà sufficiente a compensare completamente l’impatto delle bollette energetiche più elevate», ha affermato l’economista del gruppo ING Carsten Brzeski, in un rapporto ai clienti visto dalla testata.
L’esperto ha anche espresso dubbi sul fatto che il pacchetto completo diventi operativo nel 2022, affermando che «il pacchetto probabilmente non sarà in grado di impedire che l’economia in generale cada in recessione».
Nel frattempo, l’economista di Commerzbank Joerg Kraemer ha avvertito che i passi annunciati creano solo «l’illusione che gran parte della popolazione possa essere protetta dalle ricadute dell’aumento dei prezzi dell’energia», aggiungendo che l’approccio di Berlino, combinato con capacità di produzione al massimo, potrebbe alimentare prezzi al consumo già elevati.
Secondo un «calcolo informale» di Greg Fuzesi, stratega di JPMorgan Chase citato da Bloomberg, il taglio della bolletta elettrica delle famiglie di 10 miliardi di euro dovrebbe ridurre l’inflazione complessiva dello 0,6% .
«Ci sono troppe domande a questo punto per valutare l’impatto esatto sull’inflazione, compresa la tempistica”, ha affermato, aggiungendo che “potrebbero materializzarsi nuovi rischi» a causa dell’interruzione delle forniture di gas russo tramite il gasdotto Nord Stream 1.
Come riportato da Renovatio 21, a fine aprile la Germania aveva preso in prestito altri 40 miliardi di euro per per attutire il contraccolpo della sua economia causato dalla guerra in Ucraina. La Germania, come l’Italia, è Paese dipendente per oltre il 40% dal gas russo. In settimana il principale gasdotto dalla Russia, il Nord Stream 1, è stato chiuso da Mosca.
Si tratta, ricordiamolo, del Paese egemone dell’Europa, ritenuto assai avverso al debito e pronto a bacchettare chiunque la pensi diversamente – nonostante nel XX secolo abbia fatto default tre volte.
Il collasso industriale del Paese è incontrovertibile, e denunciato dagli stessi industriali. Imprenditori e sindaci nelle ultime settimane hanno chiesto a gran voce l’apertura del gasdotto Nord Stream 2, che casualmente doveva essere inaugurato proprio allo scoppio delle tensioni in Ucraina.
Secondo un calcolo di due settimane fa del Deutsches Institut fuer Wirtschaftforschueng (Istituto Tedesco per l’Economia) l’economia tedesca perderà 200 miliardi di euro, mentre si prevedono almeno 330 mila posti di lavoro distrutti dalla crisi economico-energetica. È stato calcolato lo scorso mese che gli interessi del debito pubblico teutonico nel 2023 raddoppieranno.
Tre mesi fa, la notizia grottesca del voto per il cambio della Grundgesetz, la Costituzione tedesca, ma solo per dare più soldi alle forze armate, con evidenza la priorità del governo dei «pacifisti» verdi-socialisti-liberali.
Il governo detto «semaforico ha pure fatto sapere che, tra le famiglie (per cui si prevedono aumenti di bolletta fino a 3.000 euro) e le imprese, la precedenza della fornitura del gas andrà a queste ultime, lasciando vecchi e bambini in casa al gelo.
Del resto, Berlino sta approntando degli «hub di riscaldamento» dove gli «sfollati energetici» potranno cercare di non morire assiderati nello loro abitazioni rese dall’inverno spazi inutili, rese trappole letali.
Il governo di Berlino sta allargando la definizione di «estremisti», quindi di soggetti da reprimere, a chiunque dissenta sulla politica statale.
Ha suscitato scalpore la recente dichiarazione del ministro degli Esteri Annalena Baerbock, che ha dichiarato che la politica filoucraina verrà portata avanti anche qualora i suoi elettori fossero contrari.
Cina
La Cina supera il trilione di dollari di surplus commerciale
Per la prima volta, il surplus commerciale della Cina ha superato i mille miliardi di dollari nei primi 11 mesi del 2025. Mentre le esportazioni verso gli Stati Uniti sono diminuite di circa un terzo a causa dei dazi, le esportazioni verso Europa, Australia e Sud-est asiatico sono aumentate.
Gran parte di questa impennata è stata trainata dalla forte crescita dei beni high-tech, che ha superato del 5,4% l’aumento delle esportazioni complessive. Le esportazioni di automobili hanno registrato un boom, sostituendo Giappone e Germania in termini di quota di mercato. Le esportazioni di semiconduttori sono aumentate del 24,7% nello stesso periodo e le esportazioni di cantieristica navale sono aumentate del 26,8%.
Il canale all-news cinese CGTN ha pubblicato un articolo che attacca le narrative occidentali di «sovracapacità» o «dumping» come spiegazioni del boom delle esportazioni cinesi.
«Per i politici e i leader dell’industria occidentali, la questione non è come presentare la Cina come un rivale, ma come riconoscere le realtà strutturali che rappresenta. Comprendendo il surplus come parte del panorama economico globale, si apre l’opportunità di adattare le strategie, esplorare le complementarietà, promuovere la collaborazione e ricercare miglioramenti dell’efficienza che vadano a vantaggio di entrambe le parti».
Vari allarmi sulla tenuta dell’economia cinese erano stati lanciati negli ultimi anni.
Come riportato da Renovatio 21, la Cina, dopo la guerra dei dazi di Trump, è ancora impegnata in un conflitto con gli USA e i satelliti occidentali per i chip.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Economia
Hollywood al capolinea: Netflix vuole comprare Warner Bros
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Economia
L’ex proprietario di Pornhub vuole acquistare le attività del gigante petrolifero russo
Bernd Bergmair, l’ex proprietario di Pornhub, starebbe valutando l’acquisto delle attività internazionali del gigante petrolifero russo sanzionato Lukoil. Lo riporta l’agenzia Reuters, citando fonti riservate.
A ottobre, gli Stati Uniti hanno colpito Lukoil con sanzioni che hanno costretto la compagnia a dismettere le proprie partecipazioni estere, stimate in circa 22 miliardi di dollari. Lukoil aveva inizialmente accettato un’offerta del trader energetico Gunvor per l’intera controllata estera, ma l’operazione è saltata dopo che il Tesoro americano ha accusato Gunvor di legami con il Cremlino.
Secondo Reuters, Bergmair avrebbe già sondato il dipartimento del Tesoro statunitense per una possibile acquisizione. Interpellato tramite un legale, ha né confermato né smentito, limitandosi a dichiarare: «Lukoil International GmbH rappresenterebbe ovviamente un investimento eccellente; chiunque sarebbe fortunato a possedere asset del genere», senza precisare quali porzioni gli interessino o se abbia già contattato l’azienda. Un portavoce del Tesoro ha declinato ogni commento.
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Il finanziere austriaco è l’ex azionista di maggioranza di MindGeek, la casa madre di Pornhub, la cui identità è emersa solo nel 2021 dopo anni di strutture offshore. Il Bergmair ha ceduto la propria partecipazione nel 2023, quando la società è stata rilevata da un fondo canadese di private equity chiamato «Ethic Capital», nella cui compagine spicca un rabbino. Il patrimonio dell’uomo è stimato intorno a 1,4 miliardi di euro, investiti principalmente in immobili, terreni agricoli e altre operazioni private.
Il mese scorso, il Tesoro statunitense ha autorizzato le parti interessate a intavolare negoziati per gli asset esteri di Lukoil; l’approvazione è indispensabile poiché, senza licenza, ogni transazione resterebbe congelata. La finestra concessa scade il 13 dicembre.
Fonti giornalistiche indicano che diversi player, tra cui Exxon Mobil e Chevron, avrebbero manifestato interesse, ma Lukoil preferirebbe cedere il pacchetto in blocco, complicando le trattative per chi punta su singoli asset. L’azienda ha reso noto di essere in contatto con più potenziali acquirenti.
Mosca continua a condannare le sanzioni occidentali come «politiche e illegittime», avvertendo che finiranno per danneggiare chi le ha imposte». Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha definito il caso Lukoil la prova che le «restrizioni commerciali illegali» americane sono «inaccettabili e ledono il commercio globale».
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Immagine di Marco Verch via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
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