Spirito
La «chiesa sinodale si spaccia per cattolica» con il suo «falso papa Bergoglio». Commento di mons. Viganò alle dimissioni dell’arcivescovo anglicano Welby

L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha affidato a Twitter un suo commento sulle dimissioni dell’arcivescovo anglicano di Canterbury Giustino Welby, che ha abbandonato l’incarico la settimana scorsa in seguito ad uno scandalo riguardante abusi sessuali pluriennali definiti «abominevoli» che si sarebbero consumati all’interno dell’istituzione religiosa.
«In una setta eretica e scismatica come la “chiesa d’Inghilterra” sono riusciti a costringere alle dimissioni il falso arcivescovo Welby per gli scandali che ha cercato di insabbiare, mentre la “chiesa sinodale” che si spaccia per cattolica si tiene ancora stretto il falso papa Bergoglio, che ha dimostrato di essere ben più colpevole del suo omologo anglicano» accusa l’arcivescovo lombardo.
In a heretical and schismatic sect like the “church of England” they have managed to force the false “archbishop” Welby to resign for the scandals he tried to cover up, while the “Synodal church” which passes itself off as Catholic still holds onto the false “pope” Bergoglio, who… pic.twitter.com/UnCv3jqAET
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) November 14, 2024
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Lo Welby, 68 anni, ricopriva la carica dal 2013 e avrebbe dovuto andare in pensione nel 2026. La scorsa settimana una revisione indipendente aveva concluso che l’arcivescovo non aveva preso sufficienti misure in seguito alle segnalazioni di abusi «abominevoli» da parte di John Smyth, un importante avvocato britannico, su oltre 100 ragazzi e giovani uomini negli anni Settanta e Ottanta. Lo Welby ha affermato nel 2017 di aver incontrato lo Smyth ma di «non essere un suo caro amico».
Il rapporto, compilato da Keith Makin, ex direttore dei servizi sociali, afferma che nel corso di quattro decenni, lo Smyth è diventato «probabilmente il più prolifico abusatore seriale associato alla Chiesa d’Inghilterra», operando in tre diversi paesi dove ha inflitto aggressioni fisiche, sessuali e psicologiche a ben 130 persone. È morto nel 2018 in Sudafrica.
Il rapporto criticava le azioni di un certo numero di persone all’interno della chiesa. «Nonostante gli sforzi di alcuni individui per portare l’abuso all’attenzione delle autorità, le risposte della Chiesa d’Inghilterra e di altri sono state del tutto inefficaci e hanno rappresentato una copertura», affermava.
Ripetendo le scuse, Welby ha riconosciuto di «non aver incontrato rapidamente le vittime dopo che l’intero orrore dell’abuso è stato rivelato» dalla TV britannica Channel 4 nel 2017. «Ho promesso di vederle e ho fallito fino al 2020. Questo è stato sbagliato», ha dichiarato.
Il servizio televisivo di Channel 4 forniva dettagli su come lo Smyth aveva addestrato ragazzi e giovani uomini nei campi estivi cristiani, nelle università e al Winchester College, una delle migliori scuole private britanniche, prima di sottoporli a brutali percosse.
Smyth convinse coloro che abusava «che la via per Cristo passava attraverso la sofferenza», afferma il rapporto Makin, aggiungendo che li sottoponeva ad «attacchi fisici, sessuali, psicologici e spirituali traumatici. L’impatto di quell’abuso è impossibile da sopravvalutare e ha segnato in modo permanente la vita delle sue vittime».
Il rapporto afferma di aver trovato «prove evidenti che gli abusi perpetrati da John Smyth nel Regno Unito» erano stati «”insabbiati”, minimizzati e tenuti come “segreti” almeno dal 1982 (e forse anche prima)».
Secondo quanto affermato, la Chiesa d’Inghilterra era a conoscenza, ai massimi livelli, degli abusi fin dal luglio 2013, mentre l’arcivescovo Welby venne a conoscenza delle accuse contro John Smyth intorno all’agosto 2013, nella sua veste di arcivescovo di Canterbury, scrive il New York Times.
Secondo il rapporto, lo Smyth avrebbe potuto e dovuto essere denunciato alla polizia nel 2013, un passo che probabilmente avrebbe portato a un’indagine completa, alla scoperta della natura seriale degli abusi in Gran Bretagna, che coinvolgevano più vittime, e alla possibilità che venisse emessa una condanna nei suoi confronti.
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L’immane scandalo di abusi e coperture, performati in serie negli stessi anni in cui accusavano la chiesa cattolica di fare lo stesso, avviene in un contesto di degrado totale della chiesa anglicana, con rave party tenuti dentro la cattedrale di Canterbury.
Come riportato in questi anni da Renovatio 21, la chiesa anglicana opera la sua stessa demolizione con continue rivoluzioni benedizione delle coppie omosessuali, al matrimonio omofilo e alla questione gender in generale (che non esclude i pronomi di Dio), che sta portando il ramo africano della chiesa nata con lo Scisma d’Occidente, verso un ulteriore scisma,.
Come noto, l’omosessualismo della Chiesa anglicana, che si è mostrato di recente anche con episodi blasfemi come il ricercatore di Cambridge che fa una conferenza sul «corpo trans di Gesù», tracima anche nella Chiesa cattolica, come parso evidente tre mesi fa nel viaggio africano congiunto di Bergoglio e Welby in Africa e nella devastante conferenza stampa aera di ritorno.
L’anno scorso è stata incredibilmente concessa la Chiesa di San Giovanni Laterano ad una celebrazione anglicana presidiata da un loro vescovo, Johnatan Baker della diocesi di Fulham, già noto per la sua carriera in massoneria. Quest’anno siamo passati direttamente alle celebrazioni anglicane nella Basilica papale di San Bartolomeo a Roma, che ora monsignor Viganò chiede di riconsacrare.
Da segnalare, en passant, le posizioni di un altro arcivescovo di Canterbury, George Carey, predecessore dello Welby, che in Australia si è trasformato in grande promotore dell’eutanasia.
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Immagine di Catholic Church England and Wales via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic
Geopolitica
Mons. Viganò: «le parole di Zelens’kyj sulla pace sono assurde»

Le dichiarazioni di Zelensky suonano assurde, quando si considera che è ancora in vigore la legge – firmata dallo stesso Zelensky – che vieta ogni negoziato di pace con la Russia.
Suonano ancora più assurde, quando pensiamo che è sempre Zelensky ad aver promulgato una legge che… — Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) March 14, 2025
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Spirito
Roma emette il verdetto su Maria Valtorta

Il Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF) ha appena reso pubblica la posizione del Vaticano sugli scritti di Maria Valtorta, ponendo fine a mezzo secolo di dibattito sulla natura delle sue visioni e rivelazioni. Tuttavia, non è detto che questa precisazione ponga fine all’aura di cui ancora godono gli scritti della mistica italiano.
Per una volta nell’attuale pontificato, l’organismo romano preposto a garantire l’ortodossia della fede, presieduto dal cardinale Victor Manuel Fernandez, ha appena pubblicato un comunicato per chiarire la posizione della Chiesa su una questione spinosa: quella delle presunte visioni e rivelazioni che Maria Valtorta (1897-1961) avrebbe ricevuto tra il 1943 e il 1951.
Bisogna dire che il materiale è copioso: 122 quaderni composti da 15.000 pagine manoscritte in cui sono descritti con dovizia di particolari interi tratti della vita di Cristo, in parte pubblicati in un’opera intitolata Il Vangelo come mi è stato rivelato.
Nel 1959, il Sant’Uffizio, un lontano predecessore della DDF, pose Il Poema dell’Uomo-Dio nell’Indice dei libri proibiti, provvedimento accompagnato da un commento tagliente su L’ Osservatore Romano che descriveva l’opera come una «vita di Gesù gravemente romanzata». Questa iscrizione, benché revocata nel 1966 con la soppressione dell’Indice stesso da parte di Paolo VI, lasciò un’ombra persistente sulla legittimità degli scritti.
Nel corso dei decenni, personaggi come Gabriel Allegra, Padre Gabriel Roschini e René Laurentin hanno difeso l’opera, vedendola come una ricchezza spirituale e un aiuto alla fede. Più lucido è il cardinale Joseph Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, che ritiene che le visioni di Valtorta non debbano essere considerate di origine soprannaturale, ma un’opera letteraria personale.
Il comunicato stampa del DDF, firmato il 22 febbraio 2025, è stato reso pubblico il 4 marzo, in risposta alle numerose richieste di chiarimenti da parte del clero e della società civile.
Nel testo si legge: «Le presunte “visioni”, “rivelazioni” e “comunicazioni” contenute negli scritti di Maria Valtorta, o comunque a lei attribuite, non possono ritenersi di origine soprannaturale, ma devono essere considerate come semplici forme letterarie utilizzate dall’autore per raccontare, a modo suo, la vita di Gesù Cristo».
L’ex Sant’Uffizio ricorda che la Chiesa aderisce ai vangeli canonici ispirati e non riconosce questo valore normativo a testi apocrifi o simili.
Diversi fattori spiegano questa posizione, che a prima vista può sembrare tardiva. In primo luogo, la continua popolarità dell’opera, alimentata da gruppi di lettura, associazioni come la Fondazione Maria Valtorta e una crescente presenza su Internet, ha indotto alcuni fedeli a supporre erroneamente un’approvazione ufficiale da parte della Chiesa.
Inoltre, analisi teologiche – come quella di padre Guillaume Chevallier – hanno messo in luce alcuni elementi non ortodossi negli scritti del presunto veggente, come una visione di Gesù spesso affettiva o ambigua, rafforzando la necessità di una chiarificazione ufficiale. Più in generale, la DDF è da tempo impegnata in un processo di chiarificazione dei fenomeni mistici.
Resta da vedere se la dichiarazione del 22 febbraio porrà fine alla lunga saga degli scritti di Maria Valtorta, che resta una figura affascinante per molti fedeli, anche se ormai sembra chiaro che i suoi scritti sono più frutto di fantasia letteraria che di rivelazione divina.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News.
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Immagine screenshot da YouTube
Spirito
Mons. Strickland chiede alla Santa Sede di «riconsiderare» la nomina del controverso cardinale a Washington

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