Geopolitica
Il rapporto tra Polonia e Ucraina è «titanicamente» danneggiato
In un nuovo capitolo delle disastrose relazioni tra Polonia e Ucraina, i funzionari polacchi hanno rifiutato l’invito a partecipare al forum internazionale sulla difesa tenutosi a Kiev, ha detto lunedì l’ambasciatore ucraino a Varsavia, Vasily Zvarych, durante un’intervista al canale di notizie TVN24.
L’ambasciatore ha dichiarato che «la Polonia è stata tra i primi a ricevere un invito» all’evento, ma alla fine ha deciso di rifiutare. Tuttavia Zvarych ha affermato che la parte ucraina «rispetta tali decisioni» di Varsavia e ha sottolineato che non c’è motivo di incolpare Kiev per l’assenza della Polonia.
Venerdì scorso si è svolto a Kiev il forum internazionale delle industrie della difesa, al quale hanno partecipato rappresentanti di aziende provenienti da Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Turchia, Svezia e Repubblica ceca. Il governo ucraino ha annunciato che l’evento ha portato alla firma di 20 accordi, che riguardano questioni quali la fabbricazione di droni, la riparazione e la produzione di veicoli blindati, nonché la produzione di munizioni.
Il presidente ucraino Zelens’kyj ha anche annunciato che durante l’evento è stata creata una «alleanza delle industrie della difesa», che ha descritto come una coalizione internazionale su larga scala per la produzione di armi e attrezzature militari. Zelens’kyj ha osservato che questa impresa sarà finanziata attraverso la vendita dei beni russi confiscati.
Varsavia ha rifiutato di partecipare all’evento a causa del continuo deterioramento delle relazioni polacco-ucraine. Questo dopo che la Polonia, insieme a Slovacchia e Ungheria, il mese scorso ha esteso unilateralmente un embargo sul grano ucraino per evitare che «inondasse» e destabilizzasse il mercato agricolo.
Nel frattempo, a Varsavia si parla di quanto sia oramai compromesso il rapporto con Kiev.
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Ci vorrebbe uno «sforzo titanico» per ricucire la frattura tra Polonia e Ucraina, ha detto lunedì il ministro degli Esteri polacco Zbigniew Rau, spiegando perché non si è unito ai suoi colleghi dell’UE a Kiev.
I rapporti tra i due vicini «stanno entrando in un periodo di crisi e la mia assenza ne è in parte l’espressione», ha detto Rau all’emittente Polsat, quando gli è stato chiesto perché il vice ministro Wojciech Gerwel si fosse recato invece alla riunione ministeriale dell’UE nella capitale ucraina.
Le relazioni con Kiev dipendono da «tre dimensioni», ha spiegato Rau: geopolitica, interessi nazionali e sostegno interno. Mentre la Polonia è allineata con l’Ucraina per quanto riguarda la geopolitica, per quanto riguarda il conflitto con la Russia, Varsavia e Kiev hanno interessi nazionali diversi quando si tratta dell’importazione e del transito dei prodotti agricoli ucraini.
Il fatto che l’Ucraina abbia scelto di inoltrare questa controversia commerciale all’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) e all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ha detto Rau a Polsat, «ha fatto vacillare la fiducia della nostra società nell’attuale politica del governo ucraino nei confronti della Polonia».
«Dopo quello che è successo, tornare al punto di partenza richiederà sforzi titanici», ha detto il ministro degli Esteri polacco.
La settimana scorsa, dopo il discorso alla plenaria ONU di Zelens’kyj che accusava la Polonia pur senza nominarla, il premier polacco Morawiecki aveva dichiarato che non Varsavia non avrebbe più tollerato insulti.
Il nervosismo dei politici polacchi è tale che un deputato ha presentato a Kiev il conto per gli aiuti ricevuti.
Come riportato da Renovatio 21, la tensione tra i due Paesi è salita negli ultimi mesi, con episodi da incidente diplomatico, come la convocazione da parte del regime Zelens’kyj dell’ambasciatore di Varsavia, a cui veniva chiesto di rispondere di alcune affermazioni proferita da un alto funzionario del governo di Morawiecki riguardo una presunta ingratitudine ucraina..
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La Polonia, stretta tra un rapporto sempre più teso con l’Ucraina e con la percezione di minaccia proveniente dalla Bielorussia, dove stazionano truppe della Wagner, ricorda bene che al termine di tutto il conflitto, potrebbe esserci l’annessione di terre ucraine occidentali che sono state in passato anche polacche. Il presidente russo Vladimir Putin ha parlato di queste mire polacche in recenti discorsi pubblici, facendo abbondanza di riferimenti storici.
L’idea di un’annessione di porzioni dell’Ucraina occidentale, che sono state storicamente polacche (Leopoli, Ternopoli, Rivne) aleggia sin dall’inizio nel conflitto nelle chiacchiere sui progetti di Varsavia.
Un articolo apparso sul quotidiano turco Cumhuriyet di fine 2022 riportava che il presidente ucraino Zelens’kyj avrebbe negoziato con le autorità polacche la partecipazione delle forze armate polacche al conflitto in Ucraina.
La Polonia è stata tra i più accesi sostenitori dell’Ucraina durante il conflitto con Mosca, esortando ripetutamente gli altri membri dell’UE ad aumentare gli aiuti militari e approvando una lunga serie di spedizioni di armi, compresi caccia MiG-29.
Il presidente polacco Andrzej Duda ha recentemente esortato Kiev a «ricordare» lo status dell’Ucraina e come hub logistico per le consegne di armi e ha paragonato il Paese a un uomo che sta annegando, che potrebbe trascinare con sé i suoi soccorritori sott’acqua. In un’intervista al Washington Post, Duda aveva detto che combattere la Russia tramite gli ucraini «è più economico».
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Immagine di Gov.pl via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Poland
Geopolitica
Il presidente dell’Iran ucciso mentre viaggiava in elicottero
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ISRAELI NEWS SAYS THE IRANIAN PRESIDENT IS DEAD pic.twitter.com/qmcYR2wWCm
— The_Real_Fly (@The_Real_Fly) May 19, 2024
The President of Iran Ebrahim Raisi as well as Foreign Minister Hossein Amirabdollahian were involved in a “Significant Helicopter Crash” earlier today while Traveling back from a Diplomatic Meeting in Azerbaijan. The Crash is believed to have occurred in a Heavily Forested Area… pic.twitter.com/mrFfBMSVXl
— OSINTdefender (@sentdefender) May 19, 2024
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A Significant Deployment of Iranian Security and Military Personnel has been noted across the Capital of Tehran, with Members of the Islamic Revolutionary Guard Corps (IRGC) claimed to be taking up Positions near several Government Buildings. pic.twitter.com/xP0YNxWJkk
— OSINTdefender (@sentdefender) May 19, 2024
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Che si tratti di un ulteriore momento-Sarajevo 1914? L’ipotesi è quella che abbiamo fatto anche vedendo le immagini dell’attentato contro il premier slovacco Fico, e le numerose minacce di morte a vari leader di Paesi europei. Come riportato da Renovatio 21, l’idea è stata ripetuta da Orban poche ore fa: l’attentato di Fico è legato alla preparazione del prossimo conflitto. Che la guerra debba partire a tutti i costi? Che la guerra debba essere fatta subito, prima delle elezioni americane di novembre?This is reportedly the last video of the Iranian DICTATOR Ibrahim Raisi. pic.twitter.com/nlR6h3Ey6N
— Hananya Naftali (@HananyaNaftali) May 19, 2024
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Geopolitica
La Spagna si è rifiutata di attraccare una nave che trasportava armi verso Israele
Il 16 maggio la Spagna ha rifiutato la richiesta di una nave che trasportava armi destinate a Israele di attraccare nel porto di Cartagena, ha riferito la rete spagnola EFE, secondo la testata israeliana Ynet.
La nave Marianne Danica sarebbe partita dalla città di Chennai (un tempo conosciuta come Madras) in India con un carico di circa 27 tonnellate di esplosivo.
La notizia è stata confermata dal ministro degli Esteri spagnolo José Manuel Albares, il quale ha affermato che alla nave era stato rifiutato l’ingresso dopo che aveva chiesto il permesso di fare scalo a Cartagena il 21 maggio.
Secondo il sito di localizzazione navale Vessel Finder, la Marianne Danica è una piccola nave da carico secco che naviga sotto bandiera danese.
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Amnesty International riferisce che è gestito dalla H. Folmer & Co., che a quanto pare è specializzata nel trasporto di munizioni.
Lo scorso novembre il primo ministro Pedro Sanchez aveva dichiarato che la Spagna è disposta ad andare avanti da sola sulla questione del riconoscimento dello Stato palestinese, anche se preferirebbe agire insieme ad altri membri dell’UE.
Come riportato da Renovatio 21, lo scorso ottobre il ministro spagnuolo per i diritti sociali Ione Belarra ha esortato i leader europei a intraprendere azioni immediate contro Israele, paventando la possibilità che altrimenti la UE diventi «complice del genocidio».
A marzo parlamentari spagnuoli avevano firmato – assieme ad altri circa 200 colleghi di Australia, Belgio, Brasile, Canada, Francia, Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Portogallo, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti – un appello intitolato «Non saremo complici della grave violazione del diritto internazionale da parte di Israele» per esprimere opposizione ai «Paesi esportatori di armi verso Israele», chiedendo un embargo immediato sulle armi spedite da Paesi partner militari dello Stato Ebraico.
All’appello non pare abbia partecipato alcun parlamentare italiano.
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Immagine di Øyvind Holmstad via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Geopolitica
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