Geopolitica
Il professor Mearsheimer: il futuro prossimo della Siria è il caos

La Siria è destinata ad attraversare un lungo periodo di caos ora che il governo di Bashar Assad è caduto, ha previsto John Mearsheimer, professore di scienze politiche all’Università di Chicago.
Nell’ultimo episodio di Going Underground, pubblicato sabato, Mearsheimer ha suggerito che è difficile immaginare che a Damasco si possa formare presto un «governo coerente» in grado di controllare l’intero Paese.
«Come tutto questo si evolverà in futuro è quasi impossibile dirlo, a parte il fatto che sembra che ci sarà un caos considerevole in Siria nel prossimo futuro», ha detto il professore, notando che il repentino cambio di regime è solo un “successo a breve termine” per coloro che avevano sostenuto le forze di opposizione, principalmente gli Stati Uniti.
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«Noi [cioè gli Stati Uniti, ndr] ci siamo fondamentalmente schierati con un certo numero di agenti di Al Qaeda e ISIS e hanno vinto», ha detto Mearsheimer, aggiungendo che la Casa Bianca e i media americani ora stanno facendo tutto il possibile per «ripulire» il leader di HTS Mohammed al-Jolani, che è ancora un terrorista ricercato a livello internazionale e ha una taglia di 10 milioni di dollari sulla sua testa emessa dagli Stati Uniti.
«Questi giornalisti capiscono benissimo, la maggior parte degli americani capisce… che gli Stati Uniti stanno sostenendo i terroristi» nonostante i media cerchino di dipingere la vittoria dell’HTS come uno sviluppo positivo, ha detto il professore.
Quanto al modo in cui l’HTS era riuscita a rovesciare il governo siriano, che per anni era stato assistito da Russia e Iran, Mearsheimer ha suggerito che l’esercito del Paese aveva da tempo problemi critici che Assad non era riuscito ad affrontare ed era «svuotato» e semplicemente «non riusciva a resistere ai ribelli».
Il professore ha affermato che, sebbene la caduta del governo di Assad non sia stata una perdita critica per la Russia, potrebbe rivelarsi uno sviluppo «esistenziale» per il vicino Iran e spingere Teheran ad accelerare lo sviluppo delle armi nucleari, ammettendo tuttavia, che la leadership del paese deve ancora dare indicazioni in merito a tale mossa e che ci vorranno ancora diversi anni per sviluppare questo tipo di capacità.
Professore di scienze politiche all’Università di Chicago, Mearsheimer ha attirato intense critiche in Occidente per aver sostenuto che l’espansione della NATO post-Guerra Fredda è stata la causa principale del conflitto in Ucraina. Mearsheimer sostiene dal 2014 che «incoraggiare gli ucraini a giocare duro con i russi» avrebbe finito per «distruggere» il loro Paese.
Come riportato da Renovatio 21, il Mearsheimer aveva preconizzato ancora nel 2015 lo sfascio dell’Ucraina, accusando, già all’ora, l’Occidente di portare Kiev verso la sua distruzione invece che verso un’era florida che sarebbe seguita alla neutralità dichiarata dagli ucraini.
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Il politologo appartiene alla schiera delle grandi figure politiche americane che hanno rifiutato la NATO, talvolta prima ancora che nascesse. Uno è George Frost Kennan (1904-2005), ex ambasciatore USA in URSS, lucido, geniale mente capofila della scuola «realista» delle Relazioni Estere (quella oggi portata avanti accademicamente proprio da Mearsheimer) e funzionario di governo considerato «il padre della guerra fredda».
Mearsheimer è noto altresì per il controverso libro La Israel lobby e la politica estera americana, tradotto in Italia da Mondadori. Il libro contiene una disamina dell’influenza di Tel Aviv sulla politica americana, e identifica vari gruppi di pressione tra cui i Cristiani sionisti e soprattutto i neocon.
Il cattedratico statunitense ha anche recentemente toccato la questione israeliana dichiarando che le intenzioni dello Stato Ebraico sarebbero quelle di allargare il più possibile il conflitto nell’area di modo da poter svuotare i territori dai palestinesi: «più grande è la guerra, maggiore è la possibilità di pulizia etnica».
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Immagine screenshot da YouTube
Geopolitica
La Colombia accusa gli Stati Uniti di aver iniziato una «guerra»

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Geopolitica
Svelato il profilo dell’accordo tra Israele e Hamas

Il piano di cessate il fuoco per Gaza proposto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump prevede il ritiro delle forze israeliane da vaste aree dell’enclave palestinese e la liberazione degli ostaggi rimanenti da parte di Hamas entro pochi giorni. Lo riportano varie testate giornalistiche internazionali.
Una fonte egiziana coinvolta nei negoziati ha dichiarato a Sky News Arabia che i mediatori hanno raggiunto un accordo per un «cessate il fuoco completo» e un «ritiro graduale dell’esercito israeliano dal 70% di Gaza».
Nel frattempo, la testata israeliana Ynet ha riportato che le forze israeliane dovrebbero ritirarsi entro 24 ore lungo una linea prestabilita, lasciando a Israele il controllo di circa il 53% dell’enclave. Questo includerebbe il ritiro delle IDF da Gaza City e da diverse altre aree centrali, secondo l’articolo.
L’agenzia Reuters scrive che Hamas rilascerebbe tutti gli ostaggi vivi entro 72 ore dall’approvazione del governo israeliano. In cambio, Israele libererebbe 250 palestinesi condannati all’ergastolo e 1.700 abitanti di Gaza detenuti dal 2023, incluse tutte le donne e i minori. Hamas detiene ancora circa 48 ostaggi, di cui Israele ritiene che circa 20 siano ancora in vita.
Dopo aver annunciato un progresso significativo nei negoziati, Trump ha dichiarato a Fox News che gli ostaggi saranno probabilmente rilasciati lunedì, promettendo che Gaza «sarà ricostruita».
«Gaza… diventerà un posto molto più sicuro… altri Paesi della zona aiuteranno la ricostruzione perché hanno enormi quantità di ricchezza e vogliono che ciò accada», ha affermato Trump, senza specificare quali nazioni siano coinvolte.
Nonostante l’apparente passo avanti, rimangono diverse questioni irrisolte, come la governance di Gaza nel dopoguerra e il destino di Hamas, che Israele ha giurato di eliminare completamente. Il piano di pace originale di Trump prevedeva un ruolo amministrativo limitato per l’Autorità Nazionale Palestinese, che governa parti della Cisgiordania, ma solo dopo significative riforme.
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Immagine di Jaber Jehad Badwan via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Geopolitica
Il Cremlino: i colloqui Russia-USA sull’Ucraina sono in «seria pausa». Nessun incontro Trump-Putin in agenda

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