Bizzarria
Il presidente del Sud Sudan si fa la pipì addosso: sei arresti
Il presidente del Sud Sudan Salva Kiir è stato ripreso durante una parata a dicembre mentre incontrovertibilmente si orinava addosso.
Nel video, divenuto inevitabilmente virale, è possibile vedere il presidente, 71 anni, in piedi per l’inno, mano sul cuore, assieme ad altri dignitari e militari. Vestito con un tradizionale abito chiaro, il presidente Kiir pare accorgersi del fatto che l’orina gli ha inzuppato completamente il pantalone sinistro, sino a creare un rivolo che si riversa sull’asfalto; tuttavia, dopo una fulminea valutazione, il capo dello Stato sud sudanese decide di non reagire, reggendosi sul suo bastone.
Non è possibile valutare altro del comportamento del presidente, in quanto è nascosto da una mascherina nera, occhiali da sole neri, e un cappello nero che ne fanno una sorta di personaggio Marvel, il cui superpotere però non è di certo la supervescica.
Sono drammatici i momenti in cui il torrente della pipì presidenziale, che gli passa in mezzo alle gambe come nel cosiddetto «tunnel» che taluni da giovani sperimentano fuori dai locali, corre giù irrefrenabile a lambire l’anfibio del militare appena dietro il Kiir. Il soldato se ne rende pienamente conto, tuttavia non ci è dato di sapere cosa abbia fatto, se abbia fatto un elegante, ma irrituale, passo di lato, oppure abbia subito stoicamente l’afflusso dell’escrezione del presidente sulle sue scarpe: infatti, qui la telecamera, nella realizzazione di quanto sta accadendo o in un impeto di letterale «carità di patria», stacca per andare a riprendere tizi a caso.
South Sudan has arrested 6 journalist for filming President Selva Kiir urinating on himself. South Sudan journalists have spine at least. pic.twitter.com/J4QJSRRUfm
— Ashok Swain (@ashoswai) January 8, 2023
Le immagini della copiosa incontinenza urinaria sono rimbalzate su media e i social media, cagionando sei arresti presso la South Sudan Broadcasting Corporation (SSBC), che sono stati fermati dai servizi segreti del neonato Paese africano.
Gli arresti sono stati denunciati dal Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ). Gli arresti corrisponderebbero a «un modello» che «ricorre alla detenzione arbitraria» ogni volta che i potenti «ritengono che la copertura (mediatica) sia sfavorevole», ha affermato Muthoki Mumo, rappresentante per l’Africa subsahariana del CPJ, riportato dall’agenzia ANSA.
Diverso il rapporto con il mingere di un grande leader come Silvio Berlusconi, il quale ha dichiarato di aver fatto gare con il fedele Fedele Confalonieri nella scuola salesiano dove erano tornati per una rimpatriati di ex compagni.
In un altro siparietto, divenuto cult, il Berlusconi durante una conferenza stampa simulava una minzione dietro una colonna, per poi tornare subito al posto tra le risate degli astanti.
Ricordiamo altresì un episodio di quasi una trentina di anni fa, di cui però non troviamo traccia in rete, in cui Berlusconi, finito all’opposizione del primo governo Prodi, all’indomani di un matrimonio di un politico (di Alleanza Nazionale, ci pare di rammentare, ma potremmo essere in errore) dove qualcosa nel catering doveva non essere del tutto OK (erano a casa con il mal di pancia serque di rappresentanti del centrodestra), si presentò inarrestabile ad un comizio, dove attaccò la sinistra e le operazioni giudiziarie con la consueta lucida veemenza, per poi bloccarsi nel climax oratorio, passarsi un fazzoletto sulla fronte, e dire: «beh ora devo proprio salutarvi».
Abbiamo solo una memoria personale, ma basata su immagini TV, di quest’ultima perla: se qualche lettore ha più dati e coordinate per verificarla, è pregato di contattarci.
Il risultato, ad ogni modo, non cambia. Giovanni Battista Tiepolo dipinse nel 1744 «la continenza di Alessandro», affresco che riprende Alessandro Magno vincitore sui persiani. Abbiamo qui invece prove pluridecennali della «continenza di Silvio», un uomo che, se gli avessero dato ancora la politica estera del Paese, avrebbe già risolto molti dei problemi economici che ci affliggono e ci affliggeranno. Qui non scherziamo. Incontinenti sono tutti quei politici che con il green pass e la guerra, le bollette e l’apartheid ci hanno messo nella merda.
Parliamo di un grande statista, profondamente continente, a differenza di chi a causa delle proprie enuresi arriva ad arrestare dei poveri giornalisti.
Bizzarria
Adolf Hitler vince ma cambia nome
Adolf Hitler Uunona, 59 anni, consigliere regionale namibiano da venti anni in carica, ha annunciato che rinuncerà ufficialmente al secondo nome «Hitler» dopo essere stato rieletto per il quinto mandato consecutivo nel distretto di Ompundja (regione di Oshana).
Membro del partito al potere Swapo, Uunona ha sempre goduto di un largo consenso locale nonostante il nome che, a livello internazionale, genera inevitabilmente sconcerto. Gli elettori della sua circoscrizione lo hanno costantemente premiato per il suo impegno nella lotta anti-apartheid e per i risultati concreti ottenuti sul territorio.
«Ho già provveduto a cancellare “Hitler” dai miei documenti ufficiali», ha dichiarato ai media namibiani. «D’ora in poi voglio essere chiamato semplicemente Adolf Uunona».
Il lettore di Renovatio 21 sa che la faccenda dell’Hitler negro è risalente.
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L’ex Hitler ha spiegato che ilpadre gli impose quel nome decenni fa senza conoscerne il peso storico né i crimini associati al dittatore nazista; per lui, all’epoca, era semplicemente un nome tedesco abbastanza diffuso nell’ex colonia dell’Africa sud-occidentale tedesca (1884-1915). Solo crescendo il consigliere prese coscienza del macabro retaggio e cominciò a dissociarsene pubblicamente.
«Ho sempre chiarito di non condividere in alcun modo l’ideologia nazista», ha ribadito il già Hitler. «Il mio impegno politico è radicato nella liberazione della Namibia e nello sviluppo delle nostre comunità rurali». In privato, familiari e collaboratori lo chiamano da tempo soltanto «Adolf», un’abitudine che ora desidera estendere a ogni contesto ufficiale.
Il caso richiama la complessa eredità coloniale tedesca in Namibia, dove nomi di origine teutonica restano relativamente comuni. Proprio in quel periodo (1904-1908) le truppe tedesche perpetrarono il genocidio degli Herero e dei Nama, un capitolo storico ancora poco noto a livello globale. Tuttavia, il fatto che esistano nel Paese africani bambini chiamati come il famigerato dittatore nazionalsocialista prova che forse la storia degli orrori coloniali non è esattamente conosciuta, o sentita, dalle popolazioni indigine.
Nonostante l’attenzione mediatica internazionale, lo Hitler namibiano continua a dominare le urne: nelle recenti elezioni locali ha nuovamente stravinto a Ompundja con un margine schiacciante. Per i suoi elettori, il curriculum di vent’anni di servizio concreto – strade, acqua, scuole e sostegno alle famiglie – pesa infinitamente più di un nome che il consigliere ha deciso di lasciarsi definitivamente alle spalle.
Renovatio 21 ritiene che si tratti di un caso in cui qualcuno potrebbe gridare alla frode elettorale: uno vota Hitler, e poi si trova uno qualsiasi, anzi un Uunona. È giusto?
Il cittadino sincero-democratico deve porsi a questo punto la domanda: se la democrazia vuole Hitler, perché toglierlo? Cioè, non è che lo si toglie, semplicemente, gli si cambia nome…
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Immagine dell’Oshana Regional Country
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Corrispondente di Renovatio 21 da Tokyo
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Arte
Bibita col DNA di Ozzy Osbourne disponibile con pagamento a rate
Una nuova partnership kitsch tra John «Ozzy» Osbourne e Liquid Death, il marchio di acqua in lattina, ha lanciato sul mercato una serie limitata di lattine di tè freddo infuso con il DNA del «reverendo rock».
Ovviamente il prodotto è andato subito a ruba ed è esaurito. Le lattine sono state tutte tracannate e schiacciate da Osbourne in persona, lasciando «tracce di DNA della sua saliva che ora potete possedere», secondo il sito web di Liquid Death.
Ma diciamoci la verità, non si compra lo scarto salivare di una rockstar per dissetarsi: lo si compra per fare necro-collezionismo probabilmente. Le leggende attorno al personaggio sono molteplici: si diceva che Ozzy fosse un mutante genetico, capace di resistere a secchiate di droga, alla rabbia per aver morso un pipistrello vivo e a un incidente quasi mortale in quad.
«Ozzy Osbourne è 1 su 1», recita il testo pubblicitario del sito, «ma stiamo vendendo il suo vero DNA così potrete riciclarlo per sempre».
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Ogni lattina viene consegnata in un «barattolo per campioni sigillato in laboratorio», etichettato con il nome del donatore, il numero del campione (su dieci) e la data del prelievo. Ozzy ha persino firmato il contenitore, apparentemente dando un assegno in bianco per qualsiasi futura clonazione.
«Ora, quando la tecnologia e la legge federale lo consentiranno, potrete replicare Ozzy Osbourne e godervi la sua musica per centinaia di anni nel futuro», si legge sul sito web. I pezzi disponibili sono solo 10 e sono stati venduti a 450 dollari ciascuno, anche in comode rate.
Vista la rarità del prodotto, il «bagarinaggio online» non poteva mancare: su eBay ce ne sono state due in vendita, ciascuna a migliaia di dollari.
Sui social media, i fan erano entusiasti della partnership di Ozzy con il suo brand, anche se il prezzo ha fatto storcere il naso a qualcuno. «Accidenti, avrei dovuto salvare il tuo DNA quando mi hai sputato addosso nell’84 durante un concerto alla LB Arena», ha scritto un fan su X.
Ozzy Osbourne, che da giovane sul palco aveva pure mangiato un pipistrello, è perito quattro mesi fa. Il fatto che fosse stato iniettato col vaccino COVID, che ci dicono venire da un chirottero di Wuhano, lo rende in qualche modo un personaggio simbolico della pandemica, e non solo di quella: alcuni hanno ipotizzato che la morte, avvenuta dopo una «lunga battaglia» (in genere dicono per qualche ragione così) contro il morbo di Parkinson, potrebbe costituire un caso di eutanasia.
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Carlos Varela via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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