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Il premio Oscar Susan Sarandon licenziata per i suoi commenti su Israele
L’attrice di Hollywood Susan Sarandon è stata licenziata dalla sua agenzia di talenti dopo aver criticato Israele durante una manifestazione pro-Palestina lo scorso fine settimana, ha confermato un portavoce dell’agenzia.
La star hollywoodiana, nota per classici come il Rocky Horror Picture Show e Thelma e Louise, è stata criticata anche per aver condiviso post sui social media da parte del co-fondatore dei Pink Floyd Roger Waters, un noto critico della guerra di Israele a Gaza.
In una dichiarazione di martedì, la United Talent Agency (UTA) ha detto al sito Deadline che non avrebbe più lavorato con l’attrice premio Oscar dopo che aveva parlato a una protesta pro-Palestina a Nuova York. In particolare, la Sarandon ha attirato critiche per aver affermato: «ci sono molte persone che hanno paura di essere ebree in questo momento, e stanno avendo un assaggio di cosa vuol dire essere musulmano in questo Paese».
American actress Susan Sarandon delivers a speech before hundreds of pro-Palestine protesters in New York. Queen! 👑💜 @SusanSarandon pic.twitter.com/nSadgGB88L
— Zaina 🇵🇸 (@ZainaArekat) November 14, 2023
«Le persone si pongono domande, le persone si alzano in piedi, le persone si istruiscono, le persone si stanno allontanando dal lavaggio del cervello iniziato quando erano bambini», ha detto ai partecipanti alla manifestazione, ringraziando «la comunità ebraica che è venuta fuori per sostenerci».
La Sarandon ha poi condiviso un messaggio pro-Palestina di Roger Waters, che ha spesso condannato le politiche israeliane nei confronti dei palestinesi nel corso degli anni. Sebbene i critici abbiano etichettato il musicista come antisemita, egli ha ripetutamente respinto l’accusa.
Despite attempts by the Israeli lobby to cancel the event, Roger Waters of Pink Floyd took the stage in Uruguay, donning a Kufiyyah and advocating for an end to the Israeli genocide in Gaza. pic.twitter.com/sLkPBomeRD
— PALESTINE ONLINE 🇵🇸 (@OnlinePalEng) November 20, 2023
La decisione della UTA di separarsi da Sarandon è l’ultima polemica legata alla guerra in corso tra Israele e Hamas nel mondo dello spettacolo. Il mese scorso, un alto funzionario dell’agenzia di talenti CAA, Maha Dakhil, si è dimesso dopo aver insinuato che Israele stesse commettendo un «genocidio» in un post sui social media. Successivamente, tuttavia, ha cancellato il messaggio dal suo account, dicendo che aveva «commesso un errore».
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Subito dopo l’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre, che ha ucciso circa 1.200 persone e preso più di 200 ostaggi, la CAA aveva rilasciato una dichiarazione in cui dichiarava di «stare dalla parte del popolo di Israele» e condannava «orribili atti di terrorismo».
Secondo le riviste di settore Variety e Hollywood Reporter, anche l’attrice Melissa Barrera, che era stata scelta per il ruolo principale nel film horror di prossima uscita Scream VI, è stata licenziata dalla produzione a causa dell’attività pro-Palestina sui social media. Secondo quanto riferito, l’attrice aveva postato: «anch’io vengo da un Paese colonizzato», condividendo l’emoji della bandiera messicana, aggiungendo «La Palestina sarà libera».
Come riportato da Renovatio 21, un destino simile è capitato negli scorsi giorni alle sorelle Hadid, modelle di fama internazionale che sono note sostenitrici della Palestina, terra di origine del padre. Secondo fonti turche e israeliane, il marchio del lusso Dior avrebbe sostituito Bella Hadid con una modella israeliana. Gigi Hadid invece è incappata sui social in una minacciosa risposta di un account ufficiale dello Stato di Israele che le ha detto «ti vediamo».
La Sarandon, che ha avuto una figlia – anche lei ora attrice – dal regista italiano Franco Amurri, è stata per decenni la compagna di Tim Robbins, altro attore premio Oscar «impegnato» che è stato praticamente tra gli unici a cambiare idea su pandemia e obblighi vaccinali, vedendo il popolo manifestare contro il lockdown a Londra.
Come riportato da Renovatio 21, Robbins aveva raccontato la sua presa di coscienza durante il podcast di Russel Brand, un’altra figura ora sotto attacco dopo che testate giornalistiche hanno fatto emergere accuse di carattere sessuali risalenti a lustri fa.
«Demonizzare i non vaccinati è incredibilmente pericoloso» disse a inizio anno Robbins. «Ci siamo trasformati in persone tribalizzate, arrabbiate e vendicative. Non penso che sia qualcosa di sostenibile per la Terra… iniziare a demonizzare qualcuno che non è d’accordo con le nostre particolari politiche sanitarie e trasformarli in mostri. Trasformali in paria. Dire che non meritano un letto d’ospedale».
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Immagine di Derrick Rossignol via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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La Russia di Alessandro I e la disfatta di Napoleone, una lezione attuale
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Microsoft vuole bandire le donne formose dai videogiuochi?
Il colosso tecnologico statunitense Microsoft scoraggia l’utilizzo di figure femminili eccessivamente formose nei videogiochi, secondo le linee guida aggiornate pubblicate martedì dalla società.
Nell’ambito della sua iniziativa di inclusività, Microsoft ha offerto agli sviluppatori un elenco di domande da considerare mentre lavorano sui loro prodotti per verificare se stanno rafforzando eventuali stereotipi di genere negativi.
La guida, denominata «Azione per l’inclusione del prodotto: aiutare i clienti a sentirsi visti», include vari stereotipi che il gigante dei giochi ritiene sia meglio tralasciare.
Secondo la guida, i progettisti di giochi dovrebbero verificare se non stanno introducendo inutilmente barriere di genere e dovrebbero assicurarsi di creare personaggi femminili giocabili che siano uguali in abilità e capacità ai loro coetanei maschi, e dotarli di abiti e armature adatti ai compiti.
«Hanno proporzioni corporee esagerate?» chiede la linea guida.
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I personaggi femminili svolgono un ruolo significativo nell’industria dei giochi e sono diventati i preferiti dai fan nel corso degli anni. Il capostipite della genìa è sicuramente Lara Croft, protagonista della fortunata serie Tomb Raider, che iniziò a spopolare negli anni Novanta sulla piattaforma della Playstation 1.
Il personaggio aveva come caratteristica fisica incontrovertibile seni straripanti, che la grafica dell’epoca rendeva grottescamente attraverso poligoni piramidali. Secondo un meme che circola su internet, tale grafica potrebbe essere alla base dell’enigmatico, estremista design della nuova automobile di Tesla, il Cybertruckko.
tesla cybertruck is just ps1 lara croft boobs pic.twitter.com/W6BXuGzMRq
— scene celebrity (@whackkat) May 12, 2021
Di recente è emerso che esistono società di consulenza che portano le case produttrici di videogiochi a inserire elementi politicamente corretti nelle loro storie: più personaggi non-bianchi, gay, trans, più lotta agli stereotipi maschili – un vasto programma nel mondo dell’intrattenimento giovanile.
In un recente videogioco sono arrivati a dipingere una criminale parafemminista uccidere Batman.
L’incredibile sviluppo, lesivo non solo delle passioni dei fan ma propriamente del valore dell’IP (la proprietà intellettuale; i personaggi di film, fumetti e videogiochi questo sono, in termini legali ed economici) è stato letto come una dichiarazione di guerra del sentire comune, con l’esecuzione del Batmanno come chiaro emblema del patriarcato e della concezione del crimine come qualcosa da punire.
Sorveglia e punire: non l’agenda portata avanti negli USA dai procuratori distrettuali eletti con finanziamenti di George Soros, nelle cui città, oramai zombificate, ora governa il caos sanguinario e il disordine più tossico.
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No al Jazz. Sì al Dark Jazz
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