Economia
Il pericolo di guerra nucleare è dovuto al crollo finanziario sistemico: ex parlamentare messicano
In un documento preparato per il 28° Seminario Internazionale «Partiti e Nuova Società», tenutosi dal 26 al 28 settembre a Città del Messico, Benjamin Robles, un importante ex senatore ed ex membro del Congresso messicano, attualmente membro della Commissione Politica Nazionale del Partito dei lavoratori (PT), ha denunciato il pericolo di una guerra nucleare che minaccia l’umanità e ha sostenuto che ciò è dovuto «all’inevitabile disintegrazione finanziaria» del sistema speculativo occidentale. Lo riporta EIRN.
Per affrontare questi pericoli gemelli, Robles ha proposto «l’implementazione di una nuova architettura finanziaria mondiale … [e] un nuovo ordine di sicurezza su scala globale». Robles all’inizio di quest’anno aveva pubblicato una lettera aperta su carta intestata della Camera dei Deputati intitolata «più urgente che mai: fermare il pericolo di una guerra nucleare!».
Nel suo discorso preparato per la conferenza a cui hanno partecipato rappresentanti di 134 partiti da 55 paesi, Robles ha iniziato affermando che «ciò che è in atto è il processo di disintegrazione del sistema finanziario del dollaro, che minaccia la pace nel mondo». L’ex membro del senato messicano ha osservato che le discussioni sulla «possibilità di attaccare la Russia con missili a lungo raggio … fanno parte di uno scenario molto pericoloso che indica uno scontro nucleare».
«Perché l’oligarchia dei rentier vuole usare la carta della guerra in questo momento?» ha chiesto. «Beh, oltre a voler restare al potere per altri mille anni, la ragione sta nell’inevitabile disintegrazione finanziaria e, d’altra parte, nell’audace e creativa emergenza della “multipolarità” composta dal Sud del mondo, dalle nazioni BRICS e da quei paesi che fanno parte della Belt and Road Initiative e di tutti i nuovi meccanismi di collaborazione».
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Dopo aver approfondito le cause della crisi finanziaria Robles si è concentrato sulle soluzioni.
«Vorrei sottolineare la mia proposta a questo proposito, che è la creazione di una Nuova Architettura Finanziaria Mondiale. Non è una de-dollarizzazione fine a se stessa, senza proporre un’alternativa. Bisogna fare molta attenzione», ha sottolineato. L’ex senatore ha poi lanciato un appello per un «Programma di Azione Minimo» che comprendesse:
«1. Una mobilitazione di massa mondiale a favore della pace e del progresso di tutte le nazioni».
«2. Implementazione di una nuova architettura finanziaria mondiale».
«3. Attuazione di un nuovo ordine di sicurezza su scala mondiale».
«4. Una riorganizzazione delle Nazioni Unite per la costruzione della pace».
«A tal fine, dovrebbe essere creato un gruppo di lavoro per raggiungere accordi globali con i paesi del Sud del mondo, i BRICS e la regione latinoamericana in quanto tale».
Come riportato da Renovatio 21, l’anno passato il Messico, sotto il presidente Andres Manuel Lopez Obrador (AMLO) ha rinunciato all’adesione ai BRICS. Quattro mesi fa è stata eletta presidente Claudia Sheinbaum, una scienziata del clima ebrea pro-LGBT nota, tra le altre cose, per aver demolito una chiesa.
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Economia
Hollywood al capolinea: Netflix vuole comprare Warner Bros
Netflix avrebbe raggiunto un accordo per acquisire Warner Bros., inclusi i suoi studi cinematografici e televisivi, HBO e HBO Max, attraverso una transazione mista in contanti e azioni che valuta Warner Bros. Discovery a un valore aziendale di 82,7 miliardi di dollari (valore azionario di 72 miliardi di dollari), pari a 27,75 dollari per azione.
L’intesa dovrebbe essere finalizzata nel terzo trimestre del 2026, dopo lo scorporo programmato da parte di WBD della sua divisione Global Networks in una società quotata autonoma («Discovery Global»). Questa operazione giunge a pochi mesi dalla proposta avanzata da Paramount-Skydance per rilevare WBD.
L’accordo tra Netflix e WBD fonderà la piattaforma di streaming con un catalogo secolare e con franchise iconici come i supereroi della DC Comics, Harry Potter, Game of Thrones, I Soprano e The Big Bang Theory.
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In una nota ufficiale, Netflix ha dichiarato che l’operazione espanderà la sua library di contenuti, potenzierà le capacità produttive e favorirà una crescita sostenibile nel lungo periodo: «fornendo agli utenti una gamma più vasta di serie e film di alto livello, Netflix si attende di conquistare e trattenere un maggior numero di abbonati, incrementare l’engagement e generare entrate e profitti operativi aggiuntivi. L’azienda prevede inoltre di conseguire risparmi sui costi per almeno 2-3 miliardi di dollari annui entro il terzo anno e che la fusione avrà un effetto positivo sull’utile per azione GAAP già a partire dal secondo anno».
Secondo i termini dell’accordo, ogni azione WBD sarà convertita in 23,25 dollari in contanti più 4,50 dollari in azioni Netflix. I board di entrambe le società hanno approvato l’operazione all’unanimità.
La chiusura è attesa tra 12 e 18 mesi, subordinata all’esame regolatorio e all’ok degli azionisti di WBD. All’inizio dell’anno, Netflix ha superato le controfferte, tra cui quelle di Paramount-Skydance e Comcast.
Bloomberg ha rilevato che Hollywood non accoglie con entusiasmo questo nuovo connubio tra Netflix e WBD.
Warner Bros. Discovery ha avviato negoziati esclusivi per cedere i suoi studi cinematografici e televisivi insieme a HBO Max a Netflix, stando a fonti interne alla major – un’indicazione che il colosso dello streaming ha avuto la meglio su Paramount-Skydance e Comcast. Un’intesa del genere ridisegnerebbe il settore dell’intrattenimento e rappresenterebbe un turning point strategico per Netflix, già leader per capitalizzazione a Hollywood. Paramount ha bollato il processo di cessione come «contaminato», mentre l’attrice Jane Fonda, due volte premio Oscar, ha descritto il suo potenziale effetto sull’industria con un aggettivo più severo: «catastrofico».
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Nata come servizio di noleggio DVD via posta, Netflix ha prima annientato la catena Blockbuster e ora sta replicando il colpo con Hollywood, snobbando in larga misura le uscite cinematografiche in sala. L’accordo catapulterebbe Netflix al rango di superpotenza negli studi hollywoodiani. Tuttavia, il tutto resta appeso all’approvazione dei regolatori, con il repubblicano californiano Darrell Issa che ha già espresso opposizione a qualsivoglia acquisizione di Warner Bros. da parte di Netflix.
L’industria cinematografica è minacciata dall’avvento dell’IA, che potrebbe presto consentire a chiunque di produrre contenuti di livello cinematografico in un click, disintegrando un’intera filiera di lavoratori che vanno dagli attori ai cineoperatori, agli addetti al casting, agli elettricisti, registi, etc.
Si spiega così la corsa di Netflix verso le IP, cioè le proprietà intellettuali: avere un personaggio conosciuto e diffuso come, ad esempio Harry Potter, anche nell’era del cinema generato dall’AI potrebbe avere un valore strategico ed economico.
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Immagine di Fourbyfourblazer via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0
Economia
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