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Spirito

Il patriarca Cirillo I: «La Russia è un’isola di libertà nel mare in tempesta di una moralità cancellata»

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Renovatio 21 ripubblica questo articolo comparso sul sito della Parrocchia ortodossa San Massimo di Torino (Patriarcato di Mosca).

 

San Pietro di Kiev e Mosca è stato al timone della Chiesa ortodossa russa nel momento storico più doloroso, all’inizio del XIV secolo, quando la nostra terra era calpestata e saccheggiata dai nomadi mongoli. La capitale Kiev era in cenere e il suo metropolita trasferì la sua sede nella piccola e modesta città di Mosca. Da quel momento in poi, il Principato di Mosca iniziò a prendere il potere e alla fine condusse l’intero paese alla libertà e all’indipendenza, da un insieme di tribù rurali sparse a una nazione.

 

Il 6 settembre, quando la Chiesa osserva la memoria del santo metropolita san Pietro di Kiev e di Mosca, il patriarca Kirill ha celebrato la Divina Liturgia al Cremlino di Mosca, dove san Pietro fu sepolto quasi sette secoli fa. Nel suo sermone il patriarca ha detto:

 

 

Questo atto di San Pietro è stato provvidenziale: la città di Mosca, nonostante sia stata due volte conquistata dai nemici, non si è mai piegata al nemico e non ha mai rinunciato al suo posto di capitale della Russia.

 

Mosca è stata un luogo di coraggio, determinazione, amore per Cristo, amore per la Patria e amore per la Chiesa. Ancora oggi, questa maestosa cattedrale dedicata alla beata Vergine Maria, la principale cattedrale della Santa Rus’, costruita secondo il progetto del santo, testimonia le grandi gesta e la straordinaria intuizione del metropolita Pietro, che qui stabilì la sua sede.

 

Oggi, come ai tempi di san Pietro, siamo minacciati da molti pericoli. Allora erano i nomadi che attaccavano la terra della Russia, la derubavano, uccidevano persone e distruggevano le opportunità economiche del Paese; ma anche oggi, come tutti sappiamo, non c’è pace sul pianeta Terra. E un ministero molto speciale, senza dubbio per volontà di Dio, è ora affidato a questa città e al nostro Paese.

 

In effetti, la Russia è in grado di resistere alle forze aliene, atee e anticristiane. Quelle forze che puntano il loro pungiglione contro i cuori umani, per farci perdere la nostra capacità di distinguere il bene dal male.

 

Il concetto di peccato è ormai fuori dal vocabolario politico: impongono un nuovo modello di comportamento, sostenendo che il bene è ciò che vogliono loro. Ma quando il cosiddetto mondo civile, nel complesso, riprende questa idea, la Russia, proprio come in passato, ha il coraggio di disobbedire.

 

Dobbiamo attenerci alle nozioni di bene e di male, non per interessi politici o per ambizione di qualcuno, ma per quella legge morale che Dio ha posto nelle nostre anime, nella natura umana.

 

Che Dio conceda che la città madre di Mosca possa rimanere un’isola di libertà in questo mondo turbolento, per guidare il mondo nella resistenza a qualsiasi tentativo di confondere il bene con il male e per assicurarsi che virtù e peccato siano chiamati con i loro giusti nomi.

 

Possa Dio concedere che la fede cristiana ortodossa, il nostro amore per la Patria, la nostra resistenza ai nemici, sia visibili che invisibili, guadagnino sempre forza.

 

Allora rimarremo vivi come cristiani e la nostra Patria resterà libera e indipendente.

 

E se sarà così, rimarrà allo stesso modo la speranza della salvezza

 

 

Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)

 

 

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Gender

Ministro contro sacerdote spagnuolo che ha negato la comunione a un politico omosessuale: rischia il processo. Sotto tiro anche le terapie di conversione

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Un prete cattolico in Spagna potrebbe dover affrontare accuse penali per aver negato l’Eucaristia ad un politico apertamente omosessuale. Lo riporta il sito cattolico The Pillar.

 

Negare la Comunione «è contrario alla Costituzione spagnola», ha affermato la ministra socialista per l’Uguaglianza Ana Redondo in un’intervista a gennaio, sostenendo che la Chiesa cattolica «non può, anche in assenza di una legge specifica, essere sottratta alle regole costituzionali, al principio di uguaglianza e di non discriminazione dell’articolo 14».

 

«Non puoi discriminare un cittadino LGTBI e chiedergli di scegliere la sua fede o la sua condizione sessuale», ha aggiunto. «Questo è chiaramente discriminatorio e spero che ci sarà una sfida», nel senso di un’azione legale..

 

La Redondo ha risposto a una dichiarazione del sindaco socialista della cittadina di Torrecaballeros nella provincia di Segovia. L’11 gennaio, Ruben Garcia de Andres ha scritto su X che il suo parroco gli aveva negato la Santa Comunione a causa della sua relazione omosessuale pubblica.

 

Garcia ha affermato che gli è stata negata l’Eucaristia «a causa della mia condizione sessuale e della convivenza con il mio partner».

 

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L’uomo omosessuale ha quindi accusato parti della Chiesa cattolica segoviana di «omofobia» e ha lamentato che «per la Chiesa di Segovia, la primavera di Francesco non è arrivata».

 

Il Garcia ha lasciato intendere che Papa Francesco avrebbe disapprovato la negazione della Santa Eucaristia in questo caso, dato il suo passato sostegno all’agenda omotransessualista, incluso il permesso di «benedizione» per le coppie dello stesso sesso .

 

The Pillar riporta che un’altra coppia omosessuale ha denunciato che lo stesso sacerdote, padre Felicien Malanza Munganga, originario del Congo, le ha negato la Santa Comunione.

 

In una dichiarazione pubblicata il 12 gennaio, il Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE) ha chiesto al nuovo vescovo di Segovia di «porre fine alla discriminazione basata sull’orientamento sessuale nella Chiesa di Segovia». Il PSOE ha accennato a possibili azioni legali, affermando che «la legislazione del nostro Paese ha caratterizzato i crimini d’odio basati sull’orientamento sessuale e siamo convinti che questa situazione finirà alla radice, poiché nessuno vuole percorrere quella strada».

 

La diocesi di Segovia ha pubblicato una dichiarazione in risposta al PSOE, affermando che il sacerdote non ha agito in modo «omofobo e discriminatorio».

 

«In ottemperanza al suo ministero e seguendo le regole della Chiesa universale sulla ricezione della Santa Comunione», dice la nota, il sacerdote è stato costretto a negare la Comunione alle persone dello stesso sesso che vivono in forma matrimoniale, cosa che può accadere anche tra persone eterosessuali senza vincolo matrimoniale».

 

«Non si tratta di omofobia o discriminazione, poiché la Comunione non viene negata a causa della condizione omosessuale, ma per difendere il carattere sacro dell’Eucaristia», prosegue la dichiarazione.

 

La diocesi ha affermato che la richiesta del PSOE di Segovia è un «giudizio diffamatorio» e una «ingerenza inammissibile negli affari interni della Chiesa, nonché un attacco alla libertà religiosa garantita dalla Costituzione».

 

«I cattolici sanno che per ricevere l’Eucaristia, siano essi omosessuali o eterosessuali, sono richieste alcune condizioni oggettive di moralità, e la Chiesa ha l’autorità di negare la Comunione quando queste non vengono rispettate, soprattutto se ciò provoca scandalo tra i fedeli, come è accaduto nei casi di Segovia».

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La Chiesa cattolica ha sempre proibito agli individui impenitenti di ricevere la Comunione, secondo le parole di San Paolo, che scrive nella prima lettera ai Corinzi: «Cosicchè chi mangi il pane o beva il calice del Signore indegnamente, sarà reo del corpo e del sangue del Signore» (1Cor 11, 27).

 

Il paragrafo 915 del Codice di Diritto Canonico stabilisce che «devono essere allontanati dal ricevere la Divina Eucaristia coloro che sono pubblicamente indegni».

 

La Chiesa in Spagna potrebbe essere perseguitata legalmente anche per altri motivi a causa del suo insegnamento e della sua pratica apostolica sul matrimonio e sulla famiglia, scrive LifeSite.

 

Il ministro spagnolo per l’uguaglianza Redondo ha anche detto nell’intervista che avrebbe incontrato il vescovo spagnolo per discutere la questione di sette diocesi spagnole accusate di sostenere la «terapia di conversione» per gli omosessuali, che è illegale e punibile con una multa in Spagna. Molte diocesi hanno negato tale accusa e hanno affermato di aver semplicemente tenuto colloqui con persone precedentemente coinvolte in attività omosessuali.

 

Il ministro Redondo ha affermato che si aspetta che la Corte costituzionale spagnola «chiarisca in una sentenza in che misura ciò incide sul principio di uguaglianza e non discriminazione». «Non esiste alcuna legge che proibisca le regole ecclesiastiche, ma queste regole ecclesiastiche devono essere interpretate secondo la Costituzione e secondo il principio di uguaglianza», ha affermato.

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Immagine di Wamba Wambez via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported

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FSSPX, vestizioni al seminario di Flavigny

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Nella festa della Purificazione della Santissima Vergine e della Presentazione del Bambino Gesù al Tempio, data tradizionale per la vestizione dei seminaristi, il Superiore generale della Fraternità, in visita al seminario Saint-Curéé d’Ars di Flavigny-sur-Ozerain, ha benedetto e consegnato personalmente le talari ai seminaristi del primo anno.   La platea contava circa quaranta sacerdoti, meno del solito, ma quest’anno il 2 febbraio cadeva di domenica. Erano presenti molti fedeli e la chiesa del seminario, di modeste dimensioni, non era sufficiente. Tre grandi schermi posizionati all’interno del seminario hanno permesso a tutti di seguire l’intera cerimonia.   Tutto è iniziato con la processione della Candelora, per poi proseguire con la Messa della festa della Presentazione al Tempio, durante la quale il Superiore generale, don Davide Pagliarani, ha benedetto l’abito talare dei nuovi seminaristi, prima che lo indossassero per la prima volta.   Una cerimonia che ha un significato particolare non solo per i giovani leviti che ricevono la veste, la quale gli apparterrà per tutta la vita, se persevereranno nella loro vocazione, ma anche per le famiglie che assistono al cambiamento dei propri figli, cosa che spesso porta con sé lacrime, soprattutto alle mamme.   L’annata 2024 del Seminario Saint-Curéé d’Ars è ben fornita: sono 24 i seminaristi che quest’anno hanno vestito l’abito clericale. Tra loro c’erano un inglese, uno spagnolo, venti francesi, un libanese e uno svizzero.

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Nell’omelia, il Superiore generale ha ricordato che indossare oggi l’abito talare richiede un certo coraggio. Questo abito ha un significato per il mondo, per chi lo indossa e in relazione a Nostro Signore Gesù Cristo.   In relazione al mondo, questa veste nera è la predicazione di un ideale. Predicare un mistero che il mondo non comprende. E affinché questa predicazione sia efficace, non dobbiamo guardarci indietro: dobbiamo seguire Nostro Signore per sempre. Fin dal giorno della Presentazione, che oggi celebriamo, Cristo si offre al Padre, lasciandoci un modello da seguire.   Per noi, questo colore nero simboleggia la morte del mondo, che è una vittoria su questo mondo. Una vittoria che passa attraverso il distacco dalle cose di questo mondo, ma anche dal distacco da se stessi. Ma questa morte a noi stessi non deve spaventarci. Deve essere animata dall’amore di Gesù Cristo.   In relazione a Nostro Signore, la talare è un impegno a imitarLo. Ci nasconde agli occhi del mondo, per realizzare il nostro ideale di riprodurre la vita di Cristo: conoscerlo e farlo conoscere, amarlo e farlo amare. La talare è un segno esterno, sociale, della presenza di Cristo Re, che deve manifestarsi, che deve regnare.   Don Pagliarani ha ricordato che questa festa è anche quella delle famiglie e che dietro ogni vocazione c’è un padre, una madre, che ha pregato, che ci ha dato un esempio. Molto spesso è attraverso l’esempio di una madre che Dio depone nel cuore di un figlio i semi della vocazione. E questa vocazione è senza dubbio la ricompensa più bella data agli sposi per la loro reciproca fedeltà.   Articolo previamente pubblicato su FSSPX.News

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Monastero tedesco si riconcilia con la Fraternità San Pio X

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Situato nei pressi di Monschau, in Germania, il monastero benedettino di Reichenstein fu fondato nel XII secolo come monastero premostratense, sul sito di un antico castello fortificato dell’XI secolo. Dopo la secolarizzazione del 1802, i locali furono venduti a privati. Per due secoli gli edifici sono stati adibiti a fabbrica di piastrelle e azienda agricola, sfruttando 125 ettari.

 

Nel 2008, il monastero benedettino di Notre-Dame de Bellaigue, in Alvernia, legato alla Tradizione della Chiesa e alla liturgia tradizionale in latino, allora comunità amica della Fraternità San Pio X, ne ha ricevuto il patrimonio: furono iniziati lunghi lavori di restauro per restituire al luogo la sua vocazione monastica e nel 2017 è stata realizzata la fondazione.

 

Tuttavia, nel 2019, a seguito di difficoltà interne al monastero di Bellaigue, la Fraternità San Pio X ha dovuto interrompere i legami di amicizia con il superiore delle due case religiose.

 

Il 2 febbraio 2025, il monastero di Reichenstein ha troncato a sua volta i rapporti con il priore di Bellaigue, riallacciando così i legami con la Fraternità San Pio X.

 

Pubblichiamo qui il comunicato stampa con il quale è stata resa pubblica questa decisione.

 

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Comunicato del Kloster vom Unbefleckten Herzen Mariens, Reichenstein (Germania)

Dopo attenta riflessione e preghiera, a causa dei gravi problemi interni al Monastero di Notre-Dame de Bellaigue, e del ricorso alla «Resistenza» per le ordinazioni, prendiamo le distanze dall’autorità del Rev. P. Placide (Priore del Monastero Notre-Dame de Bellaigue, nostra casa madre). In coscienza non possiamo più dipendere da lui.

 

Vogliamo continuare la nostra vita monastica nella fedeltà alla tradizione benedettina e alla Tradizione della Chiesa cattolica, nella vicinanza e nell’amicizia con la Fraternità Sacerdotale San Pio X.

 

Monastero di Reichenstein, 2 febbraio 2025,
nella festa della Purificazione della Madonna,

P. Bernard O.S.B., Priore

Rettore: P. Benoît O.S.B.

 

 

Articolo previamente pubblicato da FSSPX.News

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Immagine da FSSPX.News

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