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Il papa della Disney

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Fin dove può spingersi un papa nell’esplorare le «periferie»? Il programma in onda il 5 aprile 2023 – in piena Settimana Santa – sul canale a pagamento Disney+, difficilmente riesce a trovare una spiegazione razionale, e ha indubbiamente fatto rabbrividire ancora una volta i servizi di comunicazione.

 

Disney+ è noto soprattutto per i suoi contenuti offensivi: nel 2021 il canale ha dovuto pagare in Italia una multa di 62.500 euro per aver trasmesso una parodia della Natività. Che dire dell’ipersessualizzazione della prima infanzia e della diffusione dell’ideologia woke? Bambi e Cenerentola sono solo un lontano ricordo.

 

Tuttavia, è stato attraverso questo canale che il successore di Pietro è apparso in un documentario intitolato The Pope Answers – Conversazioni con il Papa, durante il quale i look casual – scollature, pantaloncini, tatuaggi, piercing e capelli colorati – dei giovani ispanici, contrastano con il luccichio tonaca bianca di un pontefice ottuagenario.

 

Il film si apre con scene banali della vita quotidiana del capo della Chiesa: telefonate effettuate dal suo modesto ufficio ingombro di schedari a Santa Marta, lontano dalla biblioteca privata del palazzo apostolico dove è solito ricevere i capi dello Stato.

 

I dieci interlocutori del Papa sono stati selezionati tra 150 giovani adulti di tutto il mondo per le domande che volevano porre: aborto, omosessualità, femminismo, identità di genere, ect. Nulla sarà risparmiato allo spettatore.

 

Quando gli viene accennato un dubbio sito di incontri per giovani, il pontefice argentino risponde: «È molto bello che le persone si incontrino, è normale». Possiamo supporre che il papa non capisse davvero di cosa si trattasse.

 

 

Un papa travolto

La stampa cattolica francese non si è sbagliata: il settimanale Famille chrétienne denuncia «una vasta trappola, molto ideologicamente orientata. Tra il montaggio delle domande, le transizioni tra di esse e i percorsi molto sovversivi dei giovani, il documentario mostra un Papa Francesco totalmente travolto dagli eventi pur volendo passare per qualcuno di benevolo».

 

Sopraffatto, questa è la parola: pur difendendo che l’embrione è un essere umano e non solo un «mucchio di cellule» per giustificare il suo rifiuto dell’aborto, l’ospite di Santa Marta si sacrifica ai cliché della lotta contro la discriminazione LGBT, ed evoca una morale sessuale cattolica che non sarebbe «arrivata a buon fine».

 

La cosa più sorprendente è che il documentario non è stato oggetto di alcuna censura da parte della Santa Sede, con grande stupore del regista: «Ero pronto, rivela Jordi Evole, per il rapporto che avevamo e per la fiducia che ha riposto in noi, per eliminare qualcosa se ce lo avesse chiesto».

 

«Potrebbe essere mal visto che un giornalista dica questo, ma stavo valutando l’idea di modificarlo se ce lo chiedeva. Ovviamente niente di grave, ma ci sono momenti in cui sembra a disagio. Non ci ha detto di ritoccare quello sguardo o quel gesto. Non ha chiesto niente. Questo è senza precedenti nel mondo della comunicazione di oggi».

 

Una confessione che la dice lunga sulla comunicazione confusa e sul «cortocircuito» dei servizi stampa vaticani, che rimarrà uno dei marchi di fabbrica dell’attuale pontificato, e che riassume bene la conclusione data dal papa -anche alla fine del documentario.

 

«Tutto questo è il cammino fatto dalla Chiesa: tutti fratelli e sorelle, ognuno con il suo punto di vista, le sue opinioni, alcune persone sono vicine, altre più lontane, ma insomma tutti formano una fraternità». Le periferie sono decisamente molto scivolose…

 

Nota: non abbiamo voluto affrontare alcuni contenuti di questo documentario, che sono troppo crudi. Ma va notato che tra gli interlocutori c’era una giovane pornoattrice, e ne era orgogliosa. Questo semplice fatto avrebbe dovuto impedire un simile scambio, almeno davanti a una telecamera.

 

 

 

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

 

 

 

 

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I funerali di mons. Huonder

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Secondo il suo desiderio, espresso più volte, mons. Vitus Huonder è stato sepolto nel seminario di Ecône, «vicino al vescovo che ha tanto sofferto per la Chiesa», ha detto. La messa funebre pontificia è stata celebrata nella chiesa del seminario da mons. Bernard Fellay. Successivamente nella cripta del seminario furono deposte le spoglie del vescovo emerito di Coira.

 

Un lungo corteo ha accompagnato il feretro del vescovo Huonder dalla cripta alla chiesa dove è stato celebrato il pontificale, dove è stata vegliata tutta la notte dopo il canto dell’Ufficio dei Morti. Il corteo lo accompagnerà poi alla tomba dove furono resi gli ultimi onori al vescovo Huonder e dove troverà la sua ultima dimora.

 

Erano presenti, infatti, 150 sacerdoti e seminaristi, una trentina di suore e circa 900 fedeli tra cui i 150 studenti della scuola Wangs, dove mons. Huonder ha concluso santamente e felicemente i suoi giorni.

 

 

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

 

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Malesia, condanna a punizioni corporali per una donna applicando la sharia

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Una mamma single è stata ritenuta recidiva nel peccato di «khalwat» (vicinanza) in uno Stato governato dal partito islamista. La sentenza – che rappresenta una prima volta – dovrebbe essere eseguita nella prigione di Marang il 6 maggio. Una vicenda destinata a offrire un termometro dei rapporti di forza con i fondamentalisti nella Malaysia di Anwar Ibrahim

 

In Malaysia nello Stato nord-orientale di Terengganu, governato dagli islamisti del Partito Islamico della Malesia (PAS), una donna è stata condannata alle percosse per rapporti inappropriati con un uomo, applicando la sharia, la legge islamica. Se eseguita si tratterebbe del primo caso di questo tipo nello Stato.

 

N. A. N., che ha 37 anni ed è madre di un figlio, è stata accusata ai sensi della sezione 31 (b) del Syariah Criminal Offences (Takbir) (Terengganu) (Amendment) Enactment 2022, per essere stata da sola con un uomo di 40 anni che non era suo marito in una casa nel distretto di Kemaman, il 31 gennaio scorso.

 

N. A. si è dichiarata colpevole del reato. Il giudice Rosli Harun l’ha quindi condannata a sei colpi di bastone e a una multa di 4.000 ringgit (785 euro), oltre a otto mesi di carcere.

 

L’imputata era già stata condannata per un reato simile nel 2018 ed era stata multata. Il giudice ha anche consigliato a N. A. di sposarsi immediatamente per evitare di commettere nuovamente un reato simile. «In precedenza hai detto che ti saresti sposata, ma non è successo. Non c’è rimorso in te», ha detto il giudice alla donna raccomandandole anche di non sposarsi nella città di confine di Golok, in Thailandia, dove le coppie musulmane contraggono matrimoni clandestini.

 

Il PAS governa gli Stati nord-orientali di Terengganu e Kelantan dal 2018. Ideologicamente incentrato sul fondamentalismo islamico, la sua base elettorale è in gran parte concentrata sulle quattro coste rurali e orientali della Malesia peninsulare, compreso il nord conservatore, in particolare nel Kelantan, Terengganu, Perlis e Kedah.

 

Con queste vittorie, il PAS ha spinto per inasprire le punizioni ai sensi della legge islamica attraverso il codice penale della Sharia di ogni Stato. Il partito deve però fare i conti con nuovi attori ora dopo il governo di Najib Razak, che sosteneva l’agenda del PAS, ha perso il suo mandato elettorale.

 

In passato, l’ex primo ministro Mahathir Mohamed aveva bloccato i tentativi del PAS di approvare le leggi islamiche nel Kelantan e nel Terengganu.

 

Il National Trust Party (Amanah), un partito scissionista del PAS che ora fa parte della coalizione di governo sotto il «governo di unità» del primo ministro Anwar Ibrahim, dovrebbe bloccare i tentativi del PAS di spingere per l’attuazione della sharia. Tuttavia, il PAS e la coalizione di cui fa parte oggi – Perikatan Nasional – hanno ottenuto buoni risultati nelle ultime elezioni.

 

Il partito islamista ha ottenuto il maggior numero di seggi e il patto Perikatan Nasional ha riaffermato il suo controllo su quattro governi statali dall’agosto 2023. Questo ha portato molti osservatori a suggerire che un’ondata «verde» o «islamista» sta trasformando il panorama politico della Malaysia.

 

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Il cardinale Fernandez vittima di se stesso

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La dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede, Fiducia supplicans (18 dicembre 2023) che autorizza la benedizione delle coppie irregolari o omosessuali, è molto più di una semplice dichiarazione. Col tempo, ci rendiamo conto che la sua ambizione è quella di introdurre un nuovo modo di pensare e agire in tutti gli ambiti, ben oltre le coppie irregolari o dello stesso sesso.   Inventando una benedizione non liturgica, ma «pastorale, spontanea e breve», il cardinale Victor Manuel Fernández ha stabilito una prassi che intende applicare a molte situazioni. Potremo così presto vedere un’ordinazione delle donne che non sia liturgica, ma «pastorale, spontanea e breve». Un riconoscimento dei liberi muratori che non è dottrinale, ma «pastorale, spontaneo e breve». E così via.   Comprendiamo facilmente come questa spontaneità e brevità pastorale siano mezzi appositamente inventati per liberarsi dalla dottrina e dalla morale cattolica, pur affermando – puramente per forma – che non sono in alcun modo messe in discussione.

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Di fronte a simili inganni è inutile discutere all’infinito. In modo più semplice ed efficace, dobbiamo applicare al cardinale Fernández il suo stesso metodo. Chiaramente il prefetto deve essere fiducializzato. Ciò significa concretamente che ogni documento emanato dal suo dicastero, che non sia conforme alla tradizione, deve essere considerato come:   – una dichiarazione «pastorale», quindi non dottrinale e perfino antidottrinale;   – una decisione «spontanea», quindi sconsiderata e perfino irrazionale;   – un’indicazione «breve», quindi non durevole, caduca, biodegradabile.   Questo è il valore dell’insegnamento dell’attuale prefetto del Dicastero per la dottrina della fede. Né più né meno.   In sostanza, applicare il metodo Fiducia supplicans al cardinale Fernández equivale a sfruttare quello che gli anglofoni chiamano self-refuting system, un metodo che confuta se stesso.   Parafrasando il filosofo britannico Roger Scruton, potremmo dire: «un prelato che afferma che non esistono verità, o che ogni verità è “semplicemente relativa” perché conta solo la pastorale, ti chiede di non crederci. Quindi non farlo».   Don Alain Lorans

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