Economia
Il ministro dell’Energia del Qatar spiega all’UE: zero gas russo significa un «problema enorme per lungo tempo»
In un’intervista al Financial Times del 18 ottobre, il ministro dell’Energia del Qatar Saad al-Kaabi ha cercato di spiegare alcune questioni economiche di base all’UE.
Se c’è «zero gas russo» che fluisce nell’UE, come intende Bruxelles, «penso che il problema sarà enorme e per molto tempo».
Non esistono alternative praticabili al gas nell’ambito delle politiche attuali. «Semplicemente non c’è abbastanza volume da portare dentro per sostituire quel gas a lungo termine, a meno che tu non stia dicendo “costruirò un nucleare enorme, permetterò il carbone, bruceremo oli combustibili”», ha spiegato il ministro.
Il ministro qatarino ha dichiarato che le cose andranno «molto peggio l’anno prossimo», a meno che non venga importato gas russo.
«Il prossimo inverno, dato che la capacità di stoccaggio è piena, andrà bene. Sta davvero reintegrando le riserve, o lo stoccaggio. Per il prossimo anno sarà questo il problema».
Al-Kaabi ha esortato gli europei a «abbandonare la discussione sul fatto che il gas non è necessario per molto tempo, perché tutti coloro che investiranno nel settore del gas, guardano a orizzonti di 25, 30, 40 anni per investire e ottenere ragionevole ritorno sugli investimenti».
Il lettore di Renovatio 21 ha già sentito il nome del ministro del microregno islamo-gasiero negli scorsi mesi, quando dichiarò al Forum di Doha che il Qatar non è in grado di aiutare l’Europa con le consegne di gas naturale liquefatto.
«Non credo che al momento possiamo aiutare l’urgenza. Nessuno può prendere il posto della Russia nell’approvvigionamento energetico» ha dichiarato al Kaabi. Il ministro qatariota ha inoltre affermato che poiché la Russia fornisce il 30-40% delle consegne di gas, l’Emirato non potrebbe fornire tali quantità.
Il ministro degli Esteri italiano Di Maio con l’amministratore delegato di ENI Descalzi erano a Doha per il Forum, ma tornaron a mani vuote.
L’Italia ha poi tentato di aumentare anche il gas importato dall’Algeria, che si è dimostrata, a differenza della Russia, un partner non affidabile, quando ha aumentato dell’8% il prezzo dei gas per la Spagna quando Madrid si schierò con il Marocco durante le frizioni violente tra Casablanca e Algeri.
Immagine di Lisa Leonardelli via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)
Cina
La Cina supera il trilione di dollari di surplus commerciale
Per la prima volta, il surplus commerciale della Cina ha superato i mille miliardi di dollari nei primi 11 mesi del 2025. Mentre le esportazioni verso gli Stati Uniti sono diminuite di circa un terzo a causa dei dazi, le esportazioni verso Europa, Australia e Sud-est asiatico sono aumentate.
Gran parte di questa impennata è stata trainata dalla forte crescita dei beni high-tech, che ha superato del 5,4% l’aumento delle esportazioni complessive. Le esportazioni di automobili hanno registrato un boom, sostituendo Giappone e Germania in termini di quota di mercato. Le esportazioni di semiconduttori sono aumentate del 24,7% nello stesso periodo e le esportazioni di cantieristica navale sono aumentate del 26,8%.
Il canale all-news cinese CGTN ha pubblicato un articolo che attacca le narrative occidentali di «sovracapacità» o «dumping» come spiegazioni del boom delle esportazioni cinesi.
«Per i politici e i leader dell’industria occidentali, la questione non è come presentare la Cina come un rivale, ma come riconoscere le realtà strutturali che rappresenta. Comprendendo il surplus come parte del panorama economico globale, si apre l’opportunità di adattare le strategie, esplorare le complementarietà, promuovere la collaborazione e ricercare miglioramenti dell’efficienza che vadano a vantaggio di entrambe le parti».
Vari allarmi sulla tenuta dell’economia cinese erano stati lanciati negli ultimi anni.
Come riportato da Renovatio 21, la Cina, dopo la guerra dei dazi di Trump, è ancora impegnata in un conflitto con gli USA e i satelliti occidentali per i chip.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Economia
Hollywood al capolinea: Netflix vuole comprare Warner Bros
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Economia
L’ex proprietario di Pornhub vuole acquistare le attività del gigante petrolifero russo
Bernd Bergmair, l’ex proprietario di Pornhub, starebbe valutando l’acquisto delle attività internazionali del gigante petrolifero russo sanzionato Lukoil. Lo riporta l’agenzia Reuters, citando fonti riservate.
A ottobre, gli Stati Uniti hanno colpito Lukoil con sanzioni che hanno costretto la compagnia a dismettere le proprie partecipazioni estere, stimate in circa 22 miliardi di dollari. Lukoil aveva inizialmente accettato un’offerta del trader energetico Gunvor per l’intera controllata estera, ma l’operazione è saltata dopo che il Tesoro americano ha accusato Gunvor di legami con il Cremlino.
Secondo Reuters, Bergmair avrebbe già sondato il dipartimento del Tesoro statunitense per una possibile acquisizione. Interpellato tramite un legale, ha né confermato né smentito, limitandosi a dichiarare: «Lukoil International GmbH rappresenterebbe ovviamente un investimento eccellente; chiunque sarebbe fortunato a possedere asset del genere», senza precisare quali porzioni gli interessino o se abbia già contattato l’azienda. Un portavoce del Tesoro ha declinato ogni commento.
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Il finanziere austriaco è l’ex azionista di maggioranza di MindGeek, la casa madre di Pornhub, la cui identità è emersa solo nel 2021 dopo anni di strutture offshore. Il Bergmair ha ceduto la propria partecipazione nel 2023, quando la società è stata rilevata da un fondo canadese di private equity chiamato «Ethic Capital», nella cui compagine spicca un rabbino. Il patrimonio dell’uomo è stimato intorno a 1,4 miliardi di euro, investiti principalmente in immobili, terreni agricoli e altre operazioni private.
Il mese scorso, il Tesoro statunitense ha autorizzato le parti interessate a intavolare negoziati per gli asset esteri di Lukoil; l’approvazione è indispensabile poiché, senza licenza, ogni transazione resterebbe congelata. La finestra concessa scade il 13 dicembre.
Fonti giornalistiche indicano che diversi player, tra cui Exxon Mobil e Chevron, avrebbero manifestato interesse, ma Lukoil preferirebbe cedere il pacchetto in blocco, complicando le trattative per chi punta su singoli asset. L’azienda ha reso noto di essere in contatto con più potenziali acquirenti.
Mosca continua a condannare le sanzioni occidentali come «politiche e illegittime», avvertendo che finiranno per danneggiare chi le ha imposte». Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha definito il caso Lukoil la prova che le «restrizioni commerciali illegali» americane sono «inaccettabili e ledono il commercio globale».
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Immagine di Marco Verch via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
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