Economia
Il gigante petrolifero USA Exxon torna in Libia

ExxonMobil ha firmato un memorandum d’intesa (MoU) con la National Oil Corporation (NOC) della Libia per riavviare le operazioni sospese da un decennio nel Paese nordafricano devastato dal conflitto.
In una dichiarazione rilasciata lunedì, la NOC ha affermato che l’accordo consentirà a ExxonMobil di condurre studi tecnici dettagliati su quattro blocchi offshore nei pressi della costa nord-occidentale della Libia e del bacino della Sirte.
«Questo protocollo d’intesa prevede uno studio geologico e geofisico per identificare le risorse di idrocarburi in questi blocchi», ha affermato la società, aggiungendo che «apre la strada alla cooperazione e alla ripresa della partnership tra NOC ed ExxonMobil, che mira a riavviare le sue attività in Libia dopo una pausa durata un decennio».
La società statunitense aveva precedentemente firmato un accordo di condivisione di esplorazione e produzione con la Libia nel 2007 per esplorare quattro blocchi offshore nel bacino della Sirte, che si estendevano per circa 2,5 milioni di acri. Tuttavia, nel 2013, ha ridotto le operazioni, citando rischi per la sicurezza e rendimenti inaffidabili in un contesto di crescente instabilità. Il Paese, ricco di petrolio, è rimasto frammentato e instabile dopo la rivolta del 2011, sostenuta dalla NATO, che ha deposto e ucciso il rais di Tripoli Muammar Gheddafi.
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Secondo l’Energy Information Administration degli Stati Uniti, la Libia detiene le più grandi riserve petrolifere accertate dell’Africa, con una stima di 48 miliardi di barili, pari al 41% del totale del continente nel 2024.
Il mese scorso, la NOC ha lanciato una gara d’appalto per l’esplorazione energetica, il suo primo importante round di licenze in quasi 18 anni, nel tentativo di rilanciare il suo settore petrolifero, che ha dovuto affrontare ripetute interruzioni dovute alla violenza delle milizie e alle rivalità politiche.
Un funzionario ha dichiarato a Bloomberg che 37 grandi compagnie petrolifere internazionali, tra cui la multinazionale statunitense Chevron, il colosso energetico francese TotalEnergies e l’italiana ENI, stavano partecipando alla gara pubblica di autorizzazione. Lunedì, la NOC ha confermato che ExxonMobil era tra coloro che avevano espresso interesse per l’offerta, che includeva 22 blocchi esplorativi offshore e onshore.
Come riportato da Renovatio 21, il NOC l’anno passato aveva riferito che dopo dieci anni di pausa l’ENI e la britannica BP avevano iniziato di nuovo l’esplorazione petrolifera nel Paese. A novembre 2024 il ritorno del petrolio libico fece aumentare la produzione dell’OPEC di 470.000 barili al giorno.
Masoud Suleman, presidente del consiglio di amministrazione della NOC, ha affermato che i termini dell’ultimo accordo con la più grande società energetica quotata in borsa al mondo sono ora «più favorevoli» rispetto al passato.
L’ENI è sempre stata considerata come l’azienda petrolifera egemone nell’aerea, e qualcuno ha insinuato che il rovesciamento della Jamahiryia di Gheddafi nel 2011 sia stato, tra le altre cose, un modo di scalzare l’influenza radicata del colosso energetico fondato da Enrico Mattei nell’ex colonia italiana.
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Immagine di Mike Mozart via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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Economia
Gli Stati Uniti «pronti a sostituire» tutto il gas e il petrolio russo nell’UE

Gli Stati Uniti sono pronti a rimpiazzare tutto il gas e il petrolio russi destinati all’UE, ha dichiarato il Segretario all’Energia Chris Wright, sostenendo che il dominio americano sul mercato potrebbe contribuire a porre fine al conflitto in Ucraina.
In un’intervista rilasciata mercoledì a Fox News, Wright ha lodato il blocco europeo per i suoi sforzi nel ridurre gradualmente l’uso dell’energia russa, ma ha osservato che «non è così veloce come vorremmo».
«L’America è pronta oggi a sostituire tutto il gas russo destinato all’Europa e tutti i prodotti raffinati russi derivati dal petrolio», ha affermato Wright. Ha aggiunto di aver condotto numerosi colloqui con i leader dell’UE per rassicurarli sulla realizzabilità di questa proposta.
«Siamo pronti a soddisfare le loro esigenze. E l’agenda del presidente Trump è la pace. Per ottenere la pace, dobbiamo affamare [il presidente russo Vladimir] Putin», ha dichiarato Wright, riferendosi ai profitti derivanti dalle esportazioni energetiche.
L’UE ha annunciato l’intenzione di affrancarsi dall’energia russa a seguito dell’escalation del conflitto in Ucraina nel 2022, con l’obiettivo di interrompere le importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) russo entro la fine del 2027. Wright, tuttavia, ha sottolineato che gli Stati Uniti potrebbero agire «molto più rapidamente» per sostituirlo.
Tuttavia, Ungheria e Slovacchia, membri del blocco, si sono opposte ai piani di taglio dei legami energetici con la Russia, citando la loro forte dipendenza dalle forniture russe e l’adattamento delle loro infrastrutture all’energia proveniente da quel paese.
L’iniziativa di Wright si inserisce nel contesto delle pressioni di Trump su UE, India e Cina affinché cessino gli acquisti di petrolio russo, presentando la mossa come un tentativo di favorire un possibile accordo di pace in Ucraina. Mosca ha criticato questa iniziativa, sostenendo che le nazioni sovrane hanno il diritto di scegliere i propri partner commerciali.
La Russia ha inoltre affermato che la preferenza dell’UE per un GNL più costoso sta danneggiando i consumatori. «Ciò ha comportato un ulteriore onere per i bilanci [europei] e, di conseguenza, per le tasche dei contribuenti», ha dichiarato il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov.
Come riportato da Renovatio 21, in settimana è emerso che l’’UE ha speso 8,7 miliardi di euro in importazioni dalla Russia in tre mesi.
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Come riportato da Renovatio 21, sette mesi fa era emerso che, ancora una volta, le importazioni UE di gas russo aumentano grandemente.
Il Cremlino ha lamentato a fine 2024 che gli USA avrebbero tentato di bloccare le esportazioni di gas russo verso la UE, che non ha mai in verità fermato gli acquisti. Diverse nazioni dell’UE, tra cui Austria, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca e Italia, continuano a fare affidamento sul gas russo per soddisfare il loro fabbisogno energetico e non hanno smesso di acquistare la materia prima nonostante le pressioni dei pari all’interno del blocco – vi sarebbe anche vari casi in cui la quantità di gas russo importato è, invece che diminuita, aumentata, con panico di personaggi come certi deputati neerlandesi.
Il Regno di Spagna rimane uno dei principali importatori di gas russo. Secondo il vice ministro russo Aleksandr Novak, la Russia triplicherà le esportazioni di gas entro il 2030.
Come riportato da Renovatio 21, il Regno del Belgio ha chiesto che la UE vieti del tutto l’idrocarburo di Mosca. L’Austria ha invece richiesto una revisione del divieto europeo del gas russo; alcuni politici tedeschi pure.
La settimana scorsa è giunto l’ultimatum del presidente americano Donald Trump che ha intimato agli alleati NATO di non più comprare petrolio dalla Federazione russa.
Come riportato da Renovatio 21, due anni fa è emerso che gli USA acquistavano petrolio russo nonostante il divieto di importazione.
Due settimane fa il presidente ucraino Zelens’kyj ha dichiarato che non consentirà il transito verso la Slovacchia di petrolio e gas nella tratta ucraina degli oleodotti qualora essi fossero di origine russa.
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Immagine di dominio pubblico CC0 via Wikimedia
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