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Il Comitato Olimpico elimina il video della cerimonia di apertura delle Olimpiadi da YouTube. Poi si scusa
Il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha eliminato un video della cerimonia di apertura dei Giochi estivi del 2024 a Parigi dal suo canale YouTube. I funzionari del comitato hanno dovuto affrontare un’enorme reazione pubblica globale per le immagini di parti dell’evento, ampiamente considerate dai cristiani di tutto il mondo come blasfeme.
A partire da domenica, il video di 26 minuti sul canale YouTube delle Olimpiadi intitolato «LET THE GAMES BEGIN! | #Paris2024 Opening Ceremony Highlights» non è disponibile, con i commenti sotto il link chiusi. Lo stesso vale per un video simile sul canale YouTube di NBC Sports, l’emittente ufficiale dei Giochi negli Stati Uniti. Il CIO non ha spiegato il motivo di questa mossa.
L’apparente rimozione del video è avvenuta dopo che numerosi politici, utenti dei social media e influencer hanno espresso indignazione per una scena in cui un gruppo di drag queen, omosessuali e transessuali posano a un tavolo mentre Gesù Cristo e i suoi apostoli appaiono in una sorta di tableau vivant che ricorda L’Ultima Cena» di Leonardo da Vinci.
The Olympics just removed its opening ceremony highlights from YouTube amidst global backlash.
Moral of the story, speak up for what’s right and you will get the occasional W. pic.twitter.com/p3ZGYiFNce
— ✞ (@MattBrevner) July 27, 2024
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Di fronte alle critiche, la portavoce di Parigi 2024 Anne Descamps ha rilasciato delle scuse, spiegando che «chiaramente non c’è mai stata l’intenzione di mancare di rispetto a nessun gruppo religioso» e che la cerimonia «ha cercato di celebrare la tolleranza della comunità».
«Crediamo che questa ambizione sia stata raggiunta. Se qualcuno si è offeso in qualche modo, ci dispiace davvero» ha proseguito la Descamps.
Dopo che il video contenente la scena controversa è stato rimosso e chiuso ai commenti, gli appassionati delle Olimpiadi si sono riversati sui video delle cerimonie di apertura degli anni precedenti, tra cui Londra 2012 e Sochi 2014, sia per ricordare il successo ottenuto sia per esprimere la propria frustrazione per la cerimonia di Parigi.
Nel frattempo, la pagina ufficiale dei Giochi Olimpici ha pubblicato un post su X chiedendo agli utenti dei social media: «Quale momento [della cerimonia] è stato il vostro preferito?», solo per essere preso di mira da una nuova ondata di critiche, con descrizioni dell’evento che vanno da «assolutamente atroce», «vergognoso» e «disgustoso», a «blasfemo» e «spettacolo da baraccone».
Ieri le immagini erano sparite anche da X, dove i video postati dagli utenti sono stati cancellati per presunte violazioni di copyright – cosa rara su X, dove si riproducono solo brevi filmati che – certo ufficiosamente – vengono considerati dagli utenti come protetti dalla teoria del Fair Use, secondo la quale si può usare un pezzo di proprietà intellettuale allo scopo di discuterne.
FCK you Olympics pic.twitter.com/6ghSbrKUOI
— Clown World ™ ???? (@ClownWorld_) July 27, 2024
Alcuni utenti hanno perfino riportato, lamentandosene direttamente con Elon Musk, di essere stati tagliati fuori dal proprio account a causa della presunta violazione del copyright nel quale sono incappati postando immagini dalla tremenda cerimonia olimpica.
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Immagine da Twitter
Geopolitica
Elon Musk chiede l’abolizione dell’UE «Quarto Reich»
;The tyrannical, unelected bureaucracy oppressing the people of Europe are in the second picture https://t.co/j6CFFbajJa
— Elon Musk (@elonmusk) December 7, 2025
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In precedenza, Musk aveva bollato l’UE come un «mostro burocratico», accusandone la dirigenza di «soffocare lentamente l’Europa fino alla morte». Il miliardario, che ha spesso denunciato l’iper-regolamentazione bruxellese, ha invocato lo smantellamento completo dell’Unione. «L’UE dovrebbe essere abolita e la sovranità restituita ai singoli paesi, in modo che i governi possano rappresentare meglio i loro cittadini», ha scritto. Anche l’ambasciatore statunitense presso l’UE Andrew Puzder ha condannato l’iniziativa europea, precisando che Washington «si oppone alla censura e contesterà le gravose normative che prendono di mira le aziende statunitensi all’estero». Ciononostante, l’UE difende la decisione: la vicepresidente esecutiva della Commissione per la sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia, Henna Virkkunen, ha puntualizzato che la responsabilità ricade unicamente sulla piattaforma di Musk e che «ingannare gli utenti con segni di spunta blu, oscurare informazioni sulle pubblicità ed escludere i ricercatori non è consentito online nell’UE». Come riportato da Renovatio 21 il tema delle euromulte contro Musk è risalente. Brusselle aveva valutato l’ipotesi di multe contro X da quando l’ex commissario alla tecnologia UE, Thierry Breton, aveva accusato la piattaforma di non aver controllato adeguatamente i contenuti illegali e di aver violato il Digital Services Act (DSA) dell’UE del 2022. La decisione se penalizzare X spetta ora alla commissaria UE per la concorrenza, Margrethe Vestager. Come noto al lettore di Renovatio 21, Elone per qualche ragione è assai inviso all’oligarchia europea e a tanta politica continentale, come hanno dimostrato i discorsi del presidente italiano Sergio Mattarella, che pareva attaccare proprio Musk e le sue ambizioni sui social e nello spazio.Pretty much https://t.co/0hspV4roFj
— Elon Musk (@elonmusk) December 7, 2025
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Internet
L’UE attacca le piattaforme che si rifiutano di censurare la libertà di parola: il fondatore di Telegram
L’Unione Europea sta ingiustamente prendendo di mira le piattaforme social che tollerano discorsi dissidenti o critici, ha dichiarato Pavel Durov, fondatore di Telegram.
La sua affermazione è arrivata in risposta a un post del 2024 di Elon Musk, proprietario di X, che accusava la Commissione Europea di aver proposto alla piattaforma un patto segreto per eludere sanzioni in cambio della censura di certi contenuti. Il giorno precedente, l’UE aveva inflitto a X una multa da 120 milioni di euro (circa 140 milioni di dollari).
Durov ha spiegato che Bruxelles sta applicando alle società tech norme severe e impraticabili proprio per colpire quelle che rifiutano di praticare una moderazione occulta dei contenuti.
«L’UE impone regole impossibili per poter punire le aziende tecnologiche che si oppongono a una censura silenziosa della libertà di espressione», ha postato Durov sabato su X.
Il Pavel ha inoltre richiamato la sua detenzione in Francia dell’anno scorso, che ha descritto come motivata da ragioni politiche. Secondo lui, in quel frangente il capo dei servizi segreti francesi gli avrebbe chiesto di «bannare le voci conservatrici in Romania» in vista delle elezioni – un’ipotesi smentita dalle autorità transalpine. Durov ha aggiunto che gli agenti di Intelligence gli avrebbero offerto assistenza in cambio della rimozione discreta dei canali legati alle elezioni in Romania.
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Queste stesse accuse sono state ribadite nel suo intervento recente, in cui ha qualificato l’inchiesta come «un’indagine penale priva di fondamento», seguita da tentativi di pressione per limitare la libertà di parola in Romania e Moldavia.
Più tardi, sempre sabato, Durov ha aggiunto: «L’UE prende di mira esclusivamente le piattaforme che ospitano discorsi scomodi o dissenzienti (Telegram, X, TikTok…). Le piattaforme che, tramite algoritmi, mettono a tacere le persone rimangono sostanzialmente intatte, nonostante problemi ben più gravi di contenuti illegali».
L’anno scorso, Elon Musk aveva rivelato che la Commissione Europea aveva proposto a X «un accordo segreto illegale» per censurare i contenuti in modo discreto. «Se avessimo censurato silenziosamente i contenuti senza dirlo a nessuno, non ci avrebbero multato. Le altre piattaforme hanno accettato quell’accordo. X no», aveva scritto.
Venerdì, il portavoce della Commissione Europea Tom Rainier ha precisato che la sanzione a X ammontava a 120 milioni di euro per violazioni del Digital Services Act, sottolineando che non aveva legami con la censura e che si trattava della prima applicazione concreta della normativa. Il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha aspramente criticato la decisione, definendola «un attacco a tutte le piattaforme tech americane e al popolo statunitense da parte di governi stranieri».
Tanto Durov quanto Musk hanno subito pressioni da parte dei regolatori UE in base al DSA, in vigore dal 2023. Questa legge obbliga le piattaforme a eliminare celermente i contenuti illegali, sebbene i detrattori sostengano che possa essere impiegata per reprimere opinioni legittime.
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Immagine screenshot da YouTube
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L’UE multa X di Musk per 120 milioni di euro. Gli USA: «attacco al popolo americano»
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