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Sport e Marzialistica

Il Bajiquan, da Mao all’ASMR

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Il Bajiquan (八極拳) – letteralmente «pugilato degli otto estremi» – è un’arte marziale tradizionale cinese caratterizzata da una potenza esplosiva a corto raggio per il combattimento ravvicinato, nota per i suoi rapidi colpi di gomito e spalla. Il suo nome completo è kaimen bajiquan (開門八極拳), che significa letteralmente «boxe con otto estremità a cancello aperto».

 

Il Bajiquan è anche conosciuto come «lo stile della guardia del corpo», poiché era la disciplina praticata dalle guardie del corpo personali di Mao Zedong, Chiang Kai-shek e Puyi, l’ultimo imperatore della dinastia Qing raccontato nel kolossal di Bernardo Bertolucci.

 

Attualmente, il Bajiquan è popolare nel nord della Cina e a Taiwan. Successivamente, è stato introdotto in Giappone, Corea del Sud e altri paesi come Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Francia e Italia.

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Secondo l’etimologia più comune – ma non accettata da tutti – il Bajiquan era originariamente chiamato baziquan (耙子拳, cioè letteralmente «rastrello/pugilato») perché i pugni, tenuti sciolti e leggermente aperti, venivano usati per colpire verso il basso come un rastrello. Tuttavia, poiché il nome era considerato piuttosto rozzo, fu cambiato in bajiquan. Il termine baji deriva dal celeberrimo libro di divinazione I Ching e significa «estensione di tutte le direzioni». In questo contesto, significa quindi «comprendente tutto», cioè «l’universo».

 

Le origini della tecnica rimangono ancora piuttosto oscure. Le informazioni anteriori all’era repubblicana della Cina sono estremamente scarse, con documentazioni più chiare che iniziano solo intorno agli anni Venti e Trenta del XX secolo.

 

Il primo praticante chiaramente identificato nella storia scritta è stato un uomo di nome Wu Zhong (1712-1802), un membro della minoranza Hui – i cinesi musulmani – e del clan della famiglia Wu della regione di Mengcun, a Cangzhou, nella provincia di Hebei, dove la tecnica è tutt’oggi molto praticata.

 

Secondo i documenti genealogici della famiglia Wu, il bisnonno di Wu Zhong lasciò la roccaforte familiare per stabilirsi a circa 50 km di distanza, nel villaggio isolato di Houzhuangke, nella vicina provincia dello Shandong. Si dice che il Wu Zhong, nato a Houzhuangke, si stabilì quindi il ramo principale della sua famiglia nel villaggio di Mengcun, nella provincia di Hebei.

 

Del personaggio si sa poco, eccetto che raggiunse rapidamente un livello senza precedenti nella pratica delle arti marziali, tanto da ottenere il soprannome di «dio della lancia». L’uomo fu quindi reclutato come istruttore presso la corte imperiale sotto il principe Xun.

 

Intorno ai 60 anni, Wu Zhong ritornò a Mengcun, dove dedicò gli ultimi trent’anni della sua vita a trasmettere la sua arte di combattimento, facendo del villaggio la fonte dello sviluppo del Bajiquan.

 

Parimenti misteriose paiono essere le origini delle magistrali capacità acquisite dallo Wu Zhong, un tema che è attualmente oggetto di numerose controversie tra i diversi rami del Bajiquan.

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Secondo documenti storici, vi sarebbero due versioni principali possibili.

 

Secondo la «versione del monaco taoista Lai e il suo discepolo Pi», indicata dagli annali della contea di Cang, dal manuale baji della famiglia Wu e dall manoscritto Pobei, sarebbero stati un monaco taoista itinerante di nome Lai (癞, «il lebbroso») e il suo discepolo Pi (癖, «l’appassionato») ad insegnare il Bajiquan e l’uso della grande lancia a Wu Zhong a Mengcun. Tuttavia, la famiglia Wu di Mengcun ammette che questo riferimento è probabilmente da considerarsi come una pure leggenda.

 

Un’altra teoria sostiene che Zhang Yueshan, un monaco del tempio Yueshan nella provincia dell’Henan, avrebbe insegnato il metodo della grande lancia a Wu Zhong mentre tornava alla vita secolare e viaggiava».

 

Oltre a queste due teorie, si ipotizza anche che l’arte marziale abbia origine nel Tempio Shaolin nell’Henan, quindi non correlato a Zhang Yueshan.

 

In ogni caso, tutte le fonti concordano sul fatto che Wu Zhong viaggiò molto e che solo alla fine della sua vita si dedicò all’insegnamento del Bajiquan. La leggenda di Lai e Pi potrebbe simboleggiare la conoscenza marziale che Wu Zhong riuscì ad acquisire nel corso della sua vita, probabilmente dallo studio di altri stili della regione, e che cristallizzò sotto forma di Bajiquan.

 

Il primo riferimento storico al Bajiquan appare nel trattato militare chiamato Jixiao Xinshu, scritto dal generale Qi Jiguang (1528-1588). Ciò suggerisce che il Bajiquan potrebbe essere stata un’arte marziale ben consolidata durante il XVI secolo.

 

Wu Zhong ebbe una sola figlia, Wu Rong, la quale all’età di 30 anni sposò un esperto di Changquan e, dopo pochi anni, smise di praticare il Bajiquan. Per evitare di rimanere senza eredi e garantire la continuità della sua arte, Wu Zhong adottò Wu Ying, un lontano nipote della famiglia Wu di Mengcun. A lui Wu Zhong trasmise tutta la sua conoscenza, e lo stesso fece con Wu Zhongyu, un altro lontano nipote della famiglia Wu di Mengcun.

 

Nel 1790, su richiesta del suo maestro, Wu Ying introdusse ufficialmente il nome «Bajiquan» e scrisse il primo manuale marziale della famiglia Wu per garantire la trasmissione dell’arte tra le generazioni future. Pertanto, il Bajiquan fu trasmesso all’interno della famiglia Wu, che ne assicurò anche la diffusione ad altre famiglie a Mengcun e nei villaggi circostanti.

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Inizialmente, il Bajiquan fu trasmesso principalmente alla popolazione Hui del villaggio di Meng, ma venne anche insegnato a Luohan, un’area abitata prevalentemente da persone di etnia Han. Alla fine, si svilupparono due lignaggi distinti: il lignaggio Hui di Mengcun e il lignaggio Han di Luo.

 

Successivamente, Li Shuwen (1860-1934) fu considerato uno dei più importanti promotori del Bajiquan durante la dinastia Qing. Originario di Cangzhou, Hebei, acquisì il soprannome di «Li, dio della lancia». Wu Shen, un personaggio marziale maschile dell’opera di Pechino, era anche un esperto combattente. È conosciuto per la frase «non so cosa significhi colpire un uomo due volte».

 

Tra gli studenti di Li Shuwen figuravano Huo Dian Ge, guardia del corpo di Puyi, l’ultimo imperatore della Cina, Li Chenwu, guardia del corpo di Mao Zedong, e Liu Yunqiao, agente segreto della fazione nazionalista Kuomintang e istruttore delle guardie del corpo di Chiang Kai-shek. Grazie a tali connessioni, il Bajiquan acquisì la reputazione di «stile della guardia del corpo».

 

I maestri Ma Fengtu e Ma Yintu introdussero il Bajiquan nell’Istituto Centrale Guoshu – l’istituzione nazionale di arti marziali cinesi, con sede a Nanchino – dove divenne un requisito per tutti gli studenti.

L’evento che diede impulso alla diffusione del Bajiquan in tutta la Cina fu proprio l’inclusione di questa arte marziale nell’Istituto Centrale Guoshu come corso regolare, comune ai corsi di formazione «Cancello Shaolin» e «Cancello Wudang». Al Guoshu quindi vi fu la creazione dei «materiali didattici del Bajiquan per l’allenamento di gruppo», e con l’espansione delle filiali dell’Istituto marzialista di Stato, il Bajiquan divenne sempre più popolare e diffuso in tutta la Cina.

 

Rami e lignaggi importanti del Bajiquan sono sopravvissuti fino ai tempi moderni, tra cui lo stile Han, lo stile Huo, lo stile Ji, lo stile Li, lo stile Ma, lo stile Qiang, lo stile Wu (da Wu Xiefeng), lo stile Wutan e il Bajiquan in stile yin yang. Ognuno di questi lignaggi ha elementi unici pur condividendo le pratiche fondamentali. Alcuni lignaggi sono più comuni o esistono solo in Cina, mentre altri si sono diffusi nei Paesi occidentali.

 

La tattica del Bajiquan prevede l’apertura con forza le braccia dell’avversario (qiang kai men) e lo sferrare attacchi ai livelli alto, medio e basso del corpo (san pan lian ji).

 

Il Bajiquan risulta particolarmente efficace nel combattimento ravvicinato, poiché si concentra sui colpi di gomito, ginocchio, spalla e fianco. Quando si blocca un attacco o ci si avvicina a un avversario, le tecniche del Bajiquan enfatizzano i principali punti di vulnerabilità, ossia il torace, le gambe e il collo.

 

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Nel Bajiquan, i «sei grandi modi di apertura» (liu da kai) – che non vanno considerate propriamente come tecniche, ma come «forze fondamentali» – sono:

 

  • Ding (頂): usare il pugno, il gomito o la spalla per spingere in avanti e verso l’alto.
  • Bao (抱): unire le braccia come se si stesse abbracciando qualcuno. Di solito è seguito dal pi (劈), che significa «scissione».
  • Ti (提): alzare il ginocchio per colpire la coscia dell’avversario, oppure alzare il piede per colpire lo stinco dell’avversario, ecc.
  • Dan (單): utilizzare una singola mossa.
  • Kua (胯): usare l’anca.
  • Chan (纏): intreccio con rotazione attorno al polso, gomito e spalla.

 

La tecnica prevede anche i cosiddetti «metodi del passo e del corpo».

 

  • Zhenjiao: uno specifico modo di posizionare e muovere i piedi.
  • Nianbu: movimenti dei passi con un particolare ritmo e cadenza.
  • Chuangbu: avanzamenti rapidi e incisivi.

 

Vi sono quindi le badazhao ossia le «otto grandi offese», cioè tecniche di attacco.

 

  • mani dei tre punti del re Yan (yan wang san dian shou).
  • la tigre feroce scala la montagna faticosamente (meng hu ying pa shan).
  • non prestare attenzione tre volte al saluto sulla porta (ying men san pu ku).
  • il tiranno rompe a fatica le briglie (pa wang ying tze chiang).
  • palmo del sorgere del sole e col vento (ying feng chao yang chang).
  • aprire la porta faticosamente a destra e a sinistra (zuo you ying kai men).
  • l’uccello giallo abbraccia con due artigli (huang niao shuang pao chao).
  • immediatamente tutta la forza del cannone (li di tong tian pao).

 

Tali tecniche sono legate alla medicina tradizionale cinese, che afferma che tutte le parti del corpo sono collegate, sia fisicamente che spiritualmente.

 

I taolu, cioè le «forme» (le kata giapponesi) del Baji sono suddivise in routine armate e disarmate. Ci sono venti forme di pugno, che includono dodici pugni Baji a piccola struttura, il pugno della Tigre Nera, Baji Danzhai, Baji Danda/Duida, Baji Luohan Gong e Baji Si Lang Kuan.

 

 

Ci sono anche otto forme di armi, tra cui la liuheda qiang (lancia), la chun yang jian (spada), la san yin dao (sciabola), la xing zhe bang (bastone), il pudao e la chun qiu dadao (una lunga lama pesante a due mani, usata dai generali seduti sui loro cavalli).

 

 

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La maggior parte delle scuole si concentra su un curriculum più ridotto. Standard in quasi tutti i gruppi sono lo Xiaobaji e il Dabaji, due forme di pugno, la sciabola e la lancia. Ina routine di allenamento per due persone chiamata Baji Duijie o Baji Duida e una serie di 8 brevi metodi di attacco chiamati «bashi» (otto posizioni), che derivano dall’arte Shaolin detta Jingang Bashi.

 

Le caratteristiche principali del Bajiquan includono colpi di gomito, pugni con il braccio/pugno, controlli dell’anca e colpi con la spalla. Tutte le tecniche vengono eseguite con una potenza breve, sviluppata attraverso l’allenamento; tra gli artisti marziali cinesi, il Bajiquan è noto per i suoi movimenti veloci. Si concentra sulle lotte ravvicinate, entrando da una distanza più lunga con un caratteristico passo di carica (zhenjiao).

 

 

L’essenza del Bajiquan risiede nei jin, o metodi di emissione di potere, in particolare nel fa jin (potere esplosivo). Lo stile contiene sei tipi di jin, otto modi diversi di colpire e diversi principi di utilizzo della potenza. La maggior parte delle mosse del Bajiquan utilizzano un metodo di spinta a colpo singolo da una distanza molto ravvicinata. La quantità più significativa del danno viene inflitto attraverso l’accelerazione momentanea che viaggia dalla vita all’arto e ulteriormente amplificato dalla fase di carica nota come zhenjiao.

 

 

La meccanica del jin è stata sviluppata attraverso molti anni di pratica e il Bajiquan è noto per il suo intenso allenamento della parte inferiore del corpo e per la sua enfasi sulla posizione del cavallo. La sua posizione del cavallo è più alta di quella dei tipici stili Changquan. Come altri stili, ci sono anche «la posizione dell’arco-freccia», «la posizione con una gamba sola», «la posizione vuota» (xubu), «la posizione di caduta» (pubu), e via dicendo.

Secondo quanto scrivono nel sito della famiglia Wu, la «forza esplosiva» (bao fa li) sarebbe ottenuta attraverso la respirazione, con l’emissione di suoni Heng (哼) ed Ha (哈).

 

Ci sono otto diverse pose delle mani, oltre a diversi tipi di respirazione e zhenjiao.

 

Il Bajiquan si concentra sull’essere diretto, culminando in colpi potenti e veloci che renderanno l’avversario incapace di continuare. Tuttavia, ci sono alcuni stili che derivano dai principi o concetti principali del Bajiquan su come colpire l’avversario:

 

  • Otto Posizioni (Bashi)
  • Metodo degli Otto Movimenti (Bashi Gong)
  • Metodo degli Otto Movimenti (Bashi Chui)
  • Doppie Otto Posture (Shuang Bashi)
  • Otto Posizioni dello Stile del Drago (Longxing Bashi)

 

Molte di queste forme sono anche basate o mescolate con il Luohanquan, uno stile Shaolin. Il termine «bashi» può anche riferirsi al Bajiquan e viene utilizzato anche nello Xingyiquan.

 

Secondo un famoso detto cinese «i colti hanno il Taiji [cioè il Taijiquan, ndr] per essere in pace sotto il cielo, i militari hanno il Baji per decidere il destino».

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Il Bajiquan ha incontrato imprevedibilmente anche l’interesse degli appassionati di ASMR, ossia di coloro che cercano video rilassanti su YouTube, magari per riuscire ad addormentarsi.

 

In un video esploso in rete qualche anno fa come esempio altissimo di cosiddetto ASMR volontario, si vede il maestro di Bajiquan Wu Lianzhi in un momento di un suo seminario in una palestra di Aix en Provence tenuto nel lontano 2010. Il maestro, prendendo di mira un praticante provenzale dai capelli rasati, procede a quella a quello che sembra un trattamento basato sulla medicina tradizionale cinese, con tanto di meridiani e punti di pressione cinese.

 

In moltissimi, per qualche ragione, trovano questo filmato incredibilmente calmante, distensivo, ipnotico. Nonostante i momenti di sofferenza del ragazzo, che tuttavia cerca di sdrammatizzare con il riso.

 

 

Come si può udire, uno dei partecipanti del seminario, vedendo la potente opera di digitopressione subita dall’amico nei suoi punti di pressione, si lascia scappare la frase «tu ne le sais pas mais tu es déjà mort» («tu non lo sai, ma sei già morto»), citazione diretta da Ken le survivant, che è come chiamano oltralpe la notissima serie giapponese Hokuto no Ken, conosciuta alle nostre latitudini come Ken il guerriero o meglio con il semplice nome, universalmente noto in Italia, di «Kenshiro».

 

Secondo quanto scritto in didascalia al video, «la vittima del massaggio è sopravvissuta, finora…»

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Immagine di MrHeiHu via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported; immagine modificata.

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Scoppia lo scandalo del gioco d’azzardo nella NBA: mafia implicata, grandi giocatori arrestati

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Uno scandalo senza precedenti sta scuotendo il mondo della NBA, il campionato di basket americano che rappresenta l’apice del cestismo mondiale.   Un’indagine dell’FBI ha portato all’incriminazione di oltre 30 persone, tra cui figure di spicco come l’allenatore dei Portland Trail Blazers Chauncey Billups, la guardia dei Miami Heat Terry Rozier e l’ex giocatore NBA Damon Jones, accusati di coinvolgimento in un’operazione di gioco d’azzardo illegale con legami alla criminalità organizzata. Lo riporta il Wall Street Journal.   L’inchiesta ha rivelato un sofisticato schema di frode che utilizzava tecnologie avanzate, come tavoli a raggi X, lenti a contatto speciali e mescolatori di carte truccati, per manipolare partite di poker clandestine, truffando vittime per «decine di milioni di dollari». Secondo il procuratore statunitense Joseph Nocella jr., l’organizzazione aveva radici profonde nella mafia, coinvolgendo membri delle famiglie della mafia neoeboracena Bonanno, Gambino e Genovese, che intascavano una parte dei profitti e gestivano i debiti di gioco.

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L’FBI ha descritto un sistema altamente organizzato: le partite di poker, tenutesi in località prestigiose come gli Hamptons, Miami, Las Vegas e Manhattan, attiravano vittime, soprannominate «fish», con la promessa di giocare accanto a celebrità NBA, chiamate «figure cards». In realtà, tutti i partecipanti – dal mazziere, dai giocatori al croupier – erano complici della truffa.   «Ciò che le vittime non sapevano è che tutti gli altri al tavolo, comprese le figure, erano coinvolti nella truffa», ha dichiarato Nocella. Tecnologie come mescolatori di carte modificati, che leggevano segretamente le carte e trasmettevano i dati a un operatore esterno, e tavoli a raggi X, che rivelavano le carte coperte, garantivano vincite sicure ai truffatori.   Chauncey Billups, arrestato giovedì mattina in Oregon, è accusato di aver gestito un’operazione di poker illegale legata alla mafia sin dal 2019. Terry Rozier, fermato a Orlando dopo la partita d’apertura degli Heat, è implicato per aver manipolato le sue prestazioni durante una partita contro i Pelicans il 23 marzo 2023, influenzando le scommesse accessorie sulle sue statistiche.   Secondo il canale sportivo ESPN, un’insolita quantità di scommesse sull’«Under» di Rozier aveva sollevato sospetti, spingendo alcuni bookmaker a bloccare le puntate sulle sue quote. Nonostante un’indagine della NBA non abbia portato a punizioni immediate, la lega NBA ha sospeso Rozier e Billups con effetto immediato, dichiarando: «prendiamo queste accuse con la massima serietà, l’integrità del nostro gioco è la priorità assoluta».   Il direttore dell’FBI Kash Patel ha definito lo scandalo «sconcertante», sottolineando che l’indagine pluriennale ha smascherato «decine di milioni di dollari di frodi, furti e rapine». Nocella ha descritto il caso di Rozier come «uno dei più sfacciati schemi di corruzione sportiva» dall’avvento delle scommesse sportive online legalizzate negli Stati Uniti. Nel frattempo, il New York Post riporta che l’ex guardia dei Pistons Malik Beasley è sotto indagine per accuse simili legate alle scommesse.   Lo scandalo, con i suoi legami con la criminalità organizzata e l’uso di tecnologie all’avanguardia per imbrogliare, rappresenta una macchia senza precedenti per la NBA, sollevando interrogativi sull’integrità del mondo di uno sport professionistico tanto amato in tutto il mondo.

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È morto il maestro Kurihara, colonna del judo in Italia

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Domenica 28 settembre è venuta a mancare una delle storiche colonne del judo italiano, il maestro Takero Kurihara. Si tratta di una figura di riferimento imprescindibile per la storia del judo. Il Judo Club Kurihara, fondato a Milano nel 1970, ha preparato qualcosa come 10mila atleti almeno.

 

Sul sito del Judo Club leggiamo che la sua lunga e gloriosa storia. Il maestro nasce a Kumamoto, in Giappone, il 25 ottobre 1941. A sette anni inizia a praticare judo e, a soli quattordici anni, nel 1955, ottiene la cintura nera 1° Dan, seguita dal 2° Dan due anni dopo. Nel 1960 si iscrive alla facoltà di Economia dell’Università Chuo di Tokyo, una delle più prestigiose del Giappone. L’anno successivo conquista il 3° Dan e, nel 1963, vince il Campionato Universitario del Giappone, ottenendo il 4° Dan. In questo periodo diventa assistente del maestro Kikuchi (8° Dan) presso l’Università Chuo.

 

Nel 1964 viene selezionato per il ritiro della Nazionale Giapponese in preparazione alle Olimpiadi di Tokyo, si laurea in Economia con il massimo dei voti e viene nominato 1° Assistente del maestro Kotani (10° Dan, allievo diretto del fondatore del judo Jigoro Kano) al Kodokan di Tokyo, dove affianca il maestro nell’insegnamento agli ufficiali della U.S. Air Force.

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Nel settembre 1964, il Kodokan lo invia ufficialmente in Europa per promuovere il judo nel mondo occidentale. Il 17 settembre, alle 23:00, parte dall’Aeroporto Internazionale di Haneda, salutato da oltre cento persone, tra cui il futuro campione olimpico e mondiale Isao Okano, i campioni giapponesi del 1962 Yoshigaki e Hasegawa, il campione olimpico del 1972 Sekine, il futuro direttore tecnico della Nazionale Canadese Hiroshi Nakamura e il maestro Kimura, futuro direttore tecnico della squadra della Polizia di Tokyo. Tra la folla, il silenzio si fa palpabile quando arriva il maestro Kotani, ormai anziano e appoggiato a un bastone, per un ultimo saluto.

 

Il 18 settembre 1964 arriva in Italia, accolto all’aeroporto di Linate da un centinaio di persone. L’entusiasmo è tale che gli atleti lo accompagnano direttamente in palestra per osservare il suo metodo di allenamento e la sua tecnica, nonostante il viaggio di oltre 23 ore da Tokyo a Milano. Qui, il maestro affronta un incontro Ju-Nin-Gake (1 contro 10), sconfiggendo per Ippon tutti e dieci i migliori judoka europei selezionati, con l’incontro più lungo durato meno di due minuti. Nel 1965 si tessera presso la F.I.A.P. (Federazione Italiana Atletica Pesante) come insegnante tecnico e, l’anno successivo, conduce uno stage nazionale per gli insegnanti di judo della federazione italiana.

 

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A partire dal 1966, insegna judo agli studenti dell’Istituto Leone XIII dei padri gesuiti di Milano e supervisiona gli allenamenti per i gruppi sportivi delle forze armate italiane (Fiamme Oro, Fiamme Gialle, Carabinieri ed Esercito). In quello stesso anno, il Kodokan gli conferisce il 5° Dan.

 

Nel 1970 fonda il Judo Club Kurihara a Milano, affiliato alla F.I.A.P.J. e riconosciuto come Centro C.O.N.I. di Avviamento allo Sport. La palestra si distingue per il tatami rialzato su pannelli elastici, progettato per garantire sicurezza e assorbimento degli impatti durante le cadute.

 

Nel 1978, in riconoscimento del suo contributo alla diffusione del judo in Italia e in Europa, il Kodokan gli attribuisce il 6° Dan, la cintura bianco-rossa. Nel 1997, su richiesta del generale degli Alpini Marco Grasso (cintura nera 1° Dan), primo comandante della rinata Scuola Militare “Teulié” di Milano, il maestro Kurihara inizia a insegnare judo agli allievi della scuola, valorizzando il judo come strumento educativo.

 

Il 17 settembre 2002, il Kodokan gli conferisce l’8° Dan, rendendolo il maestro con il grado più alto in Europa ufficialmente riconosciuto dall’istituzione.

 

Nel corso della sua carriera, il maestro Kurihara ha approfondito lo studio del judo sotto il profilo storico, tecnico e culturale, mantenendo contatti con i maggiori esperti e atleti della disciplina, tra cui i maestri Daigo, Mikami di Losanna e Nakamura.

 

Con il maestro Kurihara se ne va un pezzo storico della marzialistica italiana, un esempio dei tempi in cui erano giapponesi i maestri da generazioni di italiani imparavano.

 

La tradizione, comunque, continua. Yujiro Kurihara, nipote del Maestro, è attivo nel ju-jitsu e pratica anche il kurash, antica forma di lotta che è sport nazionale in Uzbekistan.

 

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Monaci shaolini, dall’incontro con papa Francesco e la caduta in disgrazia del bonzo manager

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   I social network cinesi discutono sull’inchiesta per corruzione e scandali sessuali aperta contro l’abate Shi, l’uomo che ha trasformato in un impero economico il tempio famoso per il Kung Fu. Queste accuse erano emerse già in passato senza però scalfirne il potere. Per questo alcuni commentatori hanno osservato che i suoi guai sono cominciati una volta tornato in Cina dopo la visita in Vaticano, di cui Pechino non ha mai dato notizia. L’ipotesi che si sia spinto troppo oltre, con un’iniziativa non concordata con il Partito.   Shi Yongxin, l’abate del Tempio Shaolin famoso per il Kung Fu, è sotto indagine da parte delle autorità cinesi. Secondo un comunicato del tempio, è accusato di appropriazione indebita, relazioni improprie con donne e di aver avuto figli illegittimi. L’Associazione Buddista Cinese ufficiale ha dichiarato che l’ordinazione monastica di Shi Yongxin è stata revocata.   Secondo il sito cinese Caixin, Shi è stato prelevato a mezzanotte il 25 luglio. Lo stesso giornale ha riferito che, dopo una visita all’estero durante la Festa di Primavera (il capodanno lunare cinese, caduto quest’anno in febbraio, ndr), gli è stato proibito di lasciare la Cina. Dopo tale visita, è stato convocato dalle autorità, ma poteva ancora viaggiare all’interno del Paese.

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Il rapporto di Caixin non specifica né la destinazione né il contenuto della visita all’estero. Ma è noto che a febbraio, Shi ha guidato una delegazione del Tempio Shaolin in Vaticano che incontrò il 1 febbraio papa Francesco. Quella visita non venne menzionata dalle autorità cinesi e i media statali non ne diedero alcuna notizia.   La stessa Santa Sede mantenne un profilo basso sulla visita, data la natura non ufficiale dell’incontro. Ma sui social network cinesi alcuni analisti ipotizzano che questa sia la vera causa dei problemi per Shi.   Commenti online ricordano che non esistono relazioni diplomatiche formali tra la Cina e il Vaticano; per questo suggeriscono che Shi potrebbe aver aggirato l’autorizzazione delle autorità, giocando d’azzardo per accrescere il proprio prestigio come leader religioso, cosa non tollerata da Pechino. Altri commentatori ritengono che la visita sia stata un errore politico, dovuto a un errato calcolo del clima: in un contesto in cui le autorità cinesi spingono per la sinicizzazione e il controllo ideologico, ogni passo oltre i limiti è visto come una sfida al Partito Comunista, anche se non verrà mai menzionato ufficialmente.   Non stupisce comunque che la motivazione ufficiale di cui si parla sia l’appropriazione dei profitti generati dal Tempio Shaolin. Shi è diventato monaco qui nel 1981, all’età di 16 anni, ed è abate dal 1999. Sotto la sua guida, il tempio con 1500 anni di storia si è trasformato in un marchio globale che ogni anno attira migliaia di seguaci buddhisti e appassionati di Kung Fu da tutto il mondo. Shi ha costruito un impero economico, guadagnandosi il soprannome di «monaco CEO».   Ma oltre al successo commerciale, Shi ha alle spalle anche una carriera politica. È stato vicepresidente dell’Associazione Buddhista Cinese e membro della Conferenza Politica Consultiva del Popolo Cinese. Per oltre un decennio, è stato anche rappresentante al Congresso Nazionale del Popolo. Ha sostenuto le direttive delle autorità sulla sinicizzazione del buddhismo.   Nel 2018, il Tempio Shaolin è stato il primo ad issare la bandiera nazionale cinese, gesto che ha generato ampi dibattiti sul web cinese.

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In Cina, le organizzazioni religiose ufficiali sono sotto la guida del Dipartimento del Fronte Unito del Partito Comunista Cinese. Gli analisti affermano che Shi non è solo un leader religioso, ma anche un funzionario statale per via del suo coinvolgimento politico. Non è ancora chiaro, dunque, se la visita in Vaticano sia stata approvata dalle autorità: le foto mostrano un colloquio privato tra Shi e papa Francesco, senza la presenza di funzionari cinesi.   Il Tempio Shaolin ha guadagnato popolarità nella cultura pop grazie a un film interpretato da Jet Li. Tuttavia, la sua commercializzazione è stata fortemente criticata. I media cinesi hanno stimato che, in passato, le entrate turistiche del tempio rappresentassero quasi un terzo del bilancio annuale della città di Dengfeng, dove si trova il tempio. Il tempio è stato criticato per l’alto prezzo dei biglietti, la vendita di incenso e prodotti buddhisti. Si vociferava persino un piano per quotarlo in borsa. Nel 2015, i progetti di costruzione di un hotel, una scuola di Kung Fu e un campo da golf suscitarono forti polemiche.   L’impero del Tempio Shaolin si è espanso anche all’estero. Attualmente, truppe di monaci viaggiano per il mondo per esibirsi in spettacoli di arti marziali. Il tempio ha anche fondato filiali in vari Paesi. Con questa espansione le voci su Shi circolavano da tempo. Già nel 2015, un suo discepolo lo aveva accusato di corruzione e di avere due figli illegittimi. Ma allora – a differenza di oggi – un’indagine delle autorità concluse che mancavano prove.   Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne. Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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