Persecuzioni
I villaggi cristiani del Kurdistan: «sempre più civili bombardati dai turchi»
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
La denuncia del parroco di Enishke padre Samir Youssef: «proprio ieri mattina colpita la casa di una famiglia della nostra comunità, la paura è grande. Stanno arrivando a colpire sempre più vicino a noi». Da qualche settimana in corso una nuova offensiva che coinvolge anche il nord-est della Siria.
«Ogni giorno l’aviazione turca bombarda le nostre montagne e prende di mira i nostri villaggi». Lo racconta ad AsiaNews dalle montagne del Kurdistan iracheno p. Samir Youssef, parroco del villaggio di Enishke, nella diocesi di Amadiya. Padre Samir conferma l’intensità della nuova attacchi che – dallo scorso 23 dicembre, in risposta a un attentato del PKK e approfittando dell’attenzione internazionale concentrata su Gaza – l’esercito turco sta portando avanti contro le regioni controllate dai curdi nelle zone più vicine ai propri confini in Iraq e in Sira.
«Ieri mattina i turchi hanno colpito vicino alla casa di una famiglia cristiana – racconta p. Samir – un attacco che ha causato grande paura fra tutti gli abitanti dei nostri villaggi. Hanno bombardato tante volte in questi ultimi giorni, anche in altri villaggi in cui io sono parroco. Hanno colpito molto vicino a me, vicino alla mia chiesa, è stato un bombardamento molto forte, due o tre missili, uno di questi è caduto vicino a una casa di una famiglia cristiana. Ho parlato anche con il nunzio apostolico a Baghdad di questo bombardamento chiedendogli di inviare un messaggio all’ambasciatore turco. È importante raccontare e denunciare, perché stanno arrivando a colpire sempre più vicino a noi, nel mirino ci sono sempre di più i civili».
«Erano seduti qui in una stanza – racconta ancora il parroco di Enishke – il padre e la madre: i vetri della casa sono andati distrutti, causando un profondo shock fra le famiglie della zona. Pezzi di missile sono entrati in casa: dalle finestre distrutte anche i bambini della famiglia sono stati investiti di striscio dai frammenti. In queste settimane hanno colpito più volte nell’area in cui vivono queste famiglie, che ormai vivono nella paura per il ripetersi di questi bombardamenti».
Nei giorni scorsi dal vicino Nord-Est della Siria era stato l’arcivescovo siro-ortodosso di Jazira ed Eufrate mar Maurice Amsih a denunciare i bombardamenti turchi che colpiscono pesantemente i civili. Dalla sua Chiesa che comprende province di Hassaké e Deir-El-Zor, le aveva definite operazioni «prive di umanità e che violano le carte e i trattati internazionali».
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Immagine da AsiaNews
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Persecuzioni
Pakistan, conversioni forzate: tentato avvelenamento di un cristiano di 13 anni
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Saim era uscito di casa per andare a tagliarsi i capelli, quando una guardia di sicurezza, che aveva notato addosso al ragazzo una collana con la croce, ha iniziato a chiedergli di recitare preghiere islamiche. Il giovane, dopo essersi rifiutato, è stato costretto a ingerire una sostanza nociva.
In Pakistan si è verificato l’ennesimo tentativo di conversione forzata nei confronti di un ragazzo cristiano di 13 anni, costretto a ingerire una sostanza tossica dopo essersi rifiutato di abbracciare l’Islam.
L’episodio è avvenuto nella città di Lahore il 13 aprile: Saim era uscito di casa per andare a tagliarsi i capelli, ma è stato fermato da una guardia di sicurezza musulmana che aveva notato che il ragazzo aveva al collo una croce.
La guardia, di nome Qadar Khan, ha strappato la collana e costretto Saim a recitare una preghiera islamica, ma il ragazzo si è rifiutato, dicendo di essere cristiano. L’uomo ha quindi costretto Saim a ingerire una sostanza tossica nel tentativo di avvelenarlo.
Sono stati i genitori del giovane a trovare il corpo del figlio senza conoscenza dopo diverse ore che Saim mancava da casa. Il padre, Liyaqat Randhava, si è rivolto alla polizia ma ha raccontato di aver ricevuto un trattamento iniquo.
Gli agenti hanno registrato la denuncia solo dopo diverse insistenze e una copia del documento non è stata rilasciata alla famiglia di Saim, che ha detto inoltre che diverse parti del racconto non sono state incluse nella denuncia (chiamata anche primo rapporto informativo o FIR).
Joseph Johnson, presidente di Voice for Justice, ha espresso profonda preoccupazione per i crescenti episodi di conversioni religiose forzate in Pakistan e ha condannato quanto successo a Saim, aggiungendo che la polizia sta mostrando estrema negligenza nel caso. «Evitando di includere i dettagli cruciali nel FIR, la polizia ha sottoposto Saim e la sua famiglia a ulteriori abusi», ha affermato Johnson, chiedendo l’intervento del governo per un’indagine.
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Immagine di Guilhem Vellut via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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