Persecuzioni
I vescovi del Congo condannano la mancanza di risposta dopo che i terroristi islamici hanno ucciso oltre 40 cattolici

I vescovi della Repubblica Democratica del Congo lanciano un appello per chiedere aiuto e giustizia in seguito all’attacco terroristico islamico contro una chiesa cattolica, che ha causato più di 43 morti. Lo riporta LifeSiteNews.
La mattina del 27 luglio, terroristi delle Forze Democratiche Alleate (ADF), legate all’ISIS, hanno fatto irruzione nella parrocchia cattolica della Beata Anuarite nella cittadina di Komanda durante una veglia di preghiera domenicale, uccidendo decine di fedeli a colpi di machete, prima di bruciare parti della chiesa e i corpi delle vittime, rapire altri fedeli e saccheggiare e incendiare altre case e attività commerciali nelle vicinanze. Tra le vittime figurano anche nove bambini.
La Catholic News Agency riferisce che i vescovi congolesi hanno parlato con la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), la quale ha riferito di essere indignati per la mancanza di risposta da parte delle autorità locali, tra cui la mancanza di arresti finora.
«La polizia e l’esercito non erano lontani, ma non sono intervenuti in tempo. Avrebbero dovuto intervenire più rapidamente per proteggere la popolazione», ha affermato il vescovo di Bunia, Dieudonné Uringi.
Il vescovo ha aggiunto che sono necessari aiuti per assistere gli sfollati a causa della violenza. «Molti hanno dovuto lasciare le loro parrocchie e cercare rifugio a Bunia», ha detto. «Li accogliamo, ma non abbiamo i mezzi per sostenerli. Sarebbe un grande sollievo ricevere aiuto, come abbiamo già ricevuto dalla vostra fondazione, per accompagnarci in questo momento».
«Questo ennesimo massacro è avvenuto in una delle province sotto assedio da diversi anni… In queste province stiamo assistendo a omicidi e rapimenti», ha dichiarato la Conferenza episcopale nazionale del Congo (CENCO), aggiungendo che «non è stata offerta alcuna spiegazione credibile per rassicurare la popolazione» e ha chiesto «un’indagine approfondita e soddisfacente sulla tragedia».
«Qualcuno parla degli islamisti dell’ADF, degli [altri] terroristi?», ha chiesto la CENCO. «Questi serial killer hanno uno scopo? Chi trae vantaggio da questi crimini perpetrati per anni contro cittadini pacifici?»
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Da parte sua, il vescovo Uringi non lascia che il pericolo fermi il suo ministero. «Questo pomeriggio stesso, devo percorrere più di 60 chilometri per raggiungere una zona mineraria in mezzo alla giungla, come ho fatto a giugno e luglio», ha detto all’ADF. «Vado ogni mese per amministrare il sacramento della cresima».
Secondo il rapporto della Lista Rossa 2025 di Global Christian Relief, il Congo è il secondo «Paese più mortale per i cristiani», dopo la Nigeria. Il rapporto sottolinea che «sono stati registrati 390 cristiani uccisi» durante il periodo di riferimento, da novembre 2022 a novembre 2024, e individua specificamente «gruppi militanti islamici come le Forze Democratiche Alleate» come «principali assassini».
Le cosiddette «Forze Democratiche Alleate» sono state fondate nel Congo orientale nel 1995 da due gruppi opposti al presidente dell’Uganda Yoweri Museveni, uno dei quali è una setta islamista. Il gruppo ha anche ricevuto il sostegno regionale dei leader di altri paesi, tra cui il Sudan e il Congo, che hanno cercato di minare il governo di Museveni.
L’ADF ha anche promesso fedeltà allo Stato islamico, che nel 2019 ha quindi potuto rivendicare il suo primo attacco in Congo. Nel 2021, gli Stati Uniti hanno designato l’ADF un’organizzazione terroristica e hanno offerto una ricompensa fino a 5 milioni di dollari per informazioni sul nuovo leader del gruppo, Seka Musa Baluku.
In rete circolano diversi video, di cui alcuni raccapriccianti – come quello, ripreso di notte, di una stanza che sembra piena di cadaveri – che la piattaforma X non permette di condividere.
Come riportato da Renovatio 21, l’anno passato nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo ai cattolici è stato impedito di celebrare la Pasqua a causa dei raid mortali effettuati dall’ADF.
Nel giugno 2023 almeno 37 persone sono state uccise e altre otto ferite quando i militanti ADF hanno attaccato una scuola secondaria a Mpondwe, una città vicino al confine con la Repubblica Democratica del Congo.
L’attacco seguiva di poco il varo delle leggi anti-gay instaurate in Uganda.
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Immagine da YouTube
Persecuzioni
Cristianofobia e odio anticristiano in Europa

Definizione e riconoscimento della cristianofobia
Cos’è la cristianofobia?
La cristianofobia si riferisce all’odio, alla discriminazione o alla violenza contro persone, luoghi o simboli a causa della loro appartenenza cristiana. Include insulti, vandalismo, minacce, discriminazioni o attacchi motivati dalla fede cristiana delle vittime, nonché attacchi alla libertà religiosa. Tra gli atti più gravi di cristianofobia c’è stato l’attacco del 25 gennaio 2023 ad Algeciras, in Spagna: un uomo armato di machete ha ucciso un sacrestano e ferito un prete, gridando «morte ai cristiani». Altre manifestazioni più frequenti, come gli incendi di chiese e la profanazione di statue religiose, vengono segnalate settimanalmente in diversi paesi europei.Dibattiti sul termine «cristianofobia»
Diverse espressioni vengono utilizzate per descrivere l’ostilità rivolta al cristianesimo, ai suoi valori e ai suoi seguaci. Tra queste, il termine «cristianofobia» è sempre più comune nel dibattito pubblico e sta iniziando a essere adottato da alcune istituzioni, tra cui le Nazioni Unite. Tuttavia, questo termine suggerisce una paura irrazionale (fobia). Tuttavia, l’odio anticristiano non è necessariamente una questione di paura, ma può derivare da un’ostilità ideologica palese, da un rifiuto culturale o persino da conflitti politici o storici. Per questo motivo alcuni preferiscono usare altre espressioni come «anticristianesimo», «odio contro i cristiani» o «intolleranza anticristiana», considerate più precise. Nonostante i suoi limiti, l’uso del termine «cristianofobia» rimane strategico. Ci permette di identificare una realtà ancora troppo spesso ignorata: quella della crescente ostilità verso i cristiani nelle società cristiane secolarizzate. Questo rifiuto si manifesta non solo negli spazi pubblici e istituzionali, ma anche nelle relazioni sociali, professionali e persino familiari. Non si tratta di un fenomeno marginale: secondo l’OSCE, gli atti motivati dalla fede cristiana della vittima rientrano nella categoria dei crimini d’odio. Pertanto, il termine «cristianofobia» si distingue comunque come strumento utile per far sentire la voce dei cristiani discriminati e avviare una risposta istituzionale. Il suo utilizzo, sebbene imperfetto, è oggi legittimo.Cristianofobia e diritto internazionale ed europeo
La cristianofobia è riconosciuta, esplicitamente o implicitamente, da diverse organizzazioni internazionali responsabili della tutela dei diritti fondamentali. Queste istituzioni a volte utilizzano altre formulazioni, come «discriminazione basata sulla religione», ma alcune menzionano chiaramente l’odio contro i cristiani. Le Nazioni Unite (ONU) menzionano esplicitamente la cristianofobia in diverse delle loro risoluzioni ufficiali. La Risoluzione 72/177 invita in particolare gli Stati a prevenire gli atti motivati dalla cristianofobia, allo stesso modo dell’antisemitismo o dell’islamofobia. Secondo l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) un atto è classificato come crimine d’odio anticristiano quando combina un reato penale con un movente che prende di mira una persona o una proprietà in base alla sua identità cristiana, reale o percepita. Il 28 luglio 2025, l’OSCE ha pubblicato una guida pratica: «Comprendere i crimini d’odio anticristiani e affrontare le esigenze di sicurezza delle comunità cristiane». L’Unione Europea non riconosce la cristianofobia come una categoria distinta di incitamento all’odio o crimine d’odio. Gli atti ostili ai cristiani sono raggruppati nella categoria discorsi d’odio o crimine d’odio basato sulla religione, senza distinzioni specifiche. La Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) vieta ogni discriminazione basata sulla religione (articolo 14 della Convenzione), ma non utilizza il termine «cristianofobia» nella sua giurisprudenza. Questa mancanza di riconoscimento esplicito mette in discussione il principio di parità di trattamento tra le confessioni religiose, poiché ha riconosciuto «antisemitismo» e «islamofobia» nella sua giurisprudenza. L’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE) ha utilizzato per la prima volta il termine «cristianofobia» nel 2011.Cifre chiave e tipologia dei crimini d’odio anticristiani in Europa
Crimini d’odio contro i cristiani – Statistiche e tendenze in Europa nel 2023
Nel 2023, l’Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa (OIDAC) ha registrato 2.444 crimini d’odio anticristiani in 35 paesi europei. Questa cifra, in aumento rispetto al 2022, riflette un’intensificazione della violenza contro chiese, simboli religiosi e individui a causa della loro fede cristiana. 232 attacchi hanno preso di mira direttamente individui. Vandalismo (62%): graffiti, croci rovesciate, statue decapitate. Incendio doloso (10%): chiese incendiate, spesso senza alcuna rivendicazione. In Francia, si prevede che gli attacchi incendiari alle chiese aumenteranno del 30% nel 2024 rispetto al 2023. Minacce o molestie (8%): lettere anonime, intimidazioni verbali. Violenza fisica (7%): aggressioni a sacerdoti, leader religiosi o fedeli. Omicidi (o tentati omicidi) (2%): assassinii o aggressioni mortali a sacerdoti, leader religiosi o fedeli.Paesi più colpiti nel 2023
Francia: 950 incidenti registrati, il 90% dei quali sono stati attacchi a chiese e cimiteri. In occasione della festa dell’Assunta, il Ministro dell’Interno ha invitato i prefetti a essere vigili, spiegando che gli atti anticristiani sono aumentati del 13% in Francia e che i terroristi islamisti incitano ad attaccare i cristiani in Europa. Regno Unito: 702 casi registrati in Inghilterra e Galles. Nel giugno 2025, una grande croce di legno è stata incendiata e circa 40 lapidi sono state distrutte in un grave atto vandalico presso il cimitero di St. Conval a Barrhead, nell’East Renfrewshire, in Scozia. Germania: 277 atti registrati, che rappresentano un raddoppio degli attacchi anticristiani tra il 2022 e il 2023. Le statistiche ufficiali del governo includono solo i crimini d’odio motivati politicamente. L’articolo affronta poi la questione della «discriminazione e dell’emarginazione dei cristiani in Europa», seguita da «restrizioni alla libertà religiosa dei cristiani, leggi e abusi amministrativi in Europa», prima di tentare di comprendere le cause dell’odio anticristiano, che individua nella secolarizzazione, nel secolarismo e nella cultura della blasfemia, nonché nel declino del cristianesimo in Europa. L’ECLJ si chiede poi: «Chi sono gli autori di atti anticristiani?». Provengono da contesti ideologici diversi. Il loro filo conduttore è un’ostilità esplicita verso il cristianesimo come fede, eredità o struttura culturale. Diversi profili di gruppo o individuali ricorrono nei casi in cui sono state accertate le motivazioni o i profili degli autori. Il primo gruppo identificato è quello dei musulmani radicali, spesso coinvolti in casi di violenza fisica. Nel 2023, 21 attacchi documentati in Europa erano motivati da motivazioni islamiste. I musulmani convertiti al cristianesimo sono particolarmente presi di mira. Un secondo tipo di attori è costituito dalle organizzazioni di attivisti laicisti. Questi gruppi si battono attivamente per la totale esclusione di ogni espressione religiosa, in particolare quella cristiana, dagli spazi pubblici. In Francia, la Federazione Nazionale del Libero Pensiero sta intraprendendo azioni legali per ottenere la rimozione di croci, statue e presepi dai luoghi pubblici. Questo approccio contribuisce alla cancellazione dei riferimenti cristiani dall’ambiente simbolico comune. Infine, gli attivisti di estrema sinistra esprimono ostilità ideologica nei confronti del cristianesimo, percepito come veicolo di valori conservatori, in particolare quelli legati alla difesa della vita. Questi diversi profili condividono il desiderio di emarginare o screditare il cristianesimo nella società contemporanea. Le loro azioni, sebbene motivate da motivazioni diverse, alimentano un clima di odio verso i credenti e le loro espressioni culturali o simboliche. Il resto dell’articolo fa il punto sulla tutela legale dei cristiani. Definisce quella delle Nazioni Unite come «protezione a distanza». Critica poi l’Unione Europea per non aver adeguatamente tutelato i cristiani. In pratica, solo due religioni beneficiano di un quadro istituzionale dedicato: l’Islam e l’Ebraismo. Quanto alla CEDU, sebbene in teoria affermi i principi di tutela del cristianesimo, la sua giurisprudenzarivela un approccio differenziato alla protezione delle religioni. Da un lato, gli attacchi al cristianesimo sono generalmente tollerati in nome della libertà di espressione, mentre la critica all’Islam è spesso limitata per motivi di lotta all’odio. La penultima sezione spiega le ragioni per cui è opportuno segnalare un atto anticristiano e le misure da adottare. Offre poi alcune proposte concrete per combattere la cristianofobia in Europa. Articolo previamente apparso su FSSPX.NewsIscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Cina
Cina, Bambini presi di mira da politiche antireligiose

L’estate del 2025 ha visto una nuova escalation nella sinizzazione delle religioni in Cina. I bambini sono diventati i bersagli preferiti del regime comunista, che organizza attività di propaganda mirate a scoraggiarli dall’aderire a qualsiasi religione che si discosti dai principi decretati dal Partito Comunista sotto l’onnipotente Xi Jinping.
In una preoccupante dimostrazione di propaganda orchestrata dallo Stato, il governo cinese sta ancora una volta rivolgendo il suo apparato ideologico verso i membri più vulnerabili della società: i bambini.
A Shanghai, più precisamente nel distretto di Baoshan, sono state organizzate attività estive per trasformare i giovani in «piccoli guardiani» della comunità, come rivelato dal sito web di notizie Bitter Winter, che si impegna a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla persecuzione della religione, cristiana o di altro tipo, in Cina.
Scoraggiati dall’essere motivati dalla curiosità o dalla compassione, questi bambini indottrinati sono armati di slogan e narrazioni volte a denigrare i cosiddetti gruppi religiosi «illegali», chiamati xie jiao, spesso tradotti come “sette malvagie”, ma che in realtà si riferiscono a organizzazioni religiose non riconosciute dallo Stato e non affiliate al Partito Comunista Cinese (PCC). A partire dall’inizio dell’estate del 2025, i bambini del distretto di Baoshab sono stati mobilitati per distribuire volantini contro gli xie jiao.
Sotto la maschera di concetti come «servizio alla comunità» o «alfabetizzazione scientifica», queste attività sono puro e semplice condizionamento ideologico. I bambini sono incoraggiati a recitare discorsi ostili agli xie jiao, distribuire opuscoli e mettere in scena sketch che demonizzano le minoranze religiose. L’obiettivo è chiaro: instillare fin dalla tenera età una lealtà incrollabile alla dottrina ufficiale di Xi Jinping e normalizzare la repressione di ogni espressione religiosa.
Ciò che colpisce è il tono celebrativo con cui viene presentata questa manipolazione. I contenuti digitali resi pubblici dall’Associazione Cinese Anti-Xie Jiao esaltano la «purezza» della forza dei bambini nel difendere la loro «patria armoniosa». Uno dei momenti più inquietanti della campagna di propaganda è stata l’organizzazione di un processo simulato in una reale aula di tribunale.
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Sotto la supervisione dei giudici, i bambini hanno assunto i ruoli di «giudici», «pubblici ministeri», «imputati» e «avvocati difensori», rievocando con agghiacciante realismo un caso penale in cui i membri degli xie jiao sono stati condannati a lunghe pene detentive.
Presentata come una lezione di alfabetizzazione giuridica, questa performance aveva uno scopo ben più sinistro: radicare nella mente dei bambini una visione di «moralità» definita dallo Stato ed equiparare il comportamento «illegale» all’espressione religiosa.
Gli xie jiao sono da tempo uno strumento utilizzato dalla Cina per delegittimare e criminalizzare i gruppi religiosi che si discostano dalla dottrina ufficiale del PCC. Dal Falun Gong al culto di Dio Onnipotente, fino alle chiese cristiane clandestine, questa etichetta ha giustificato programmi di sorveglianza, detenzione e rieducazione. Coinvolgendo i bambini in questa crociata, lo Stato non solo perpetua la sua repressione, ma ne garantisce anche la longevità.
Per inciso, è comico vedere uno Stato totalitario comunista ufficialmente ateo conferire un attestato di merito alle buone religioni che accettano di sottomettersi ai suoi criteri. Da quando ha stretto la morsa sull’apparato statale cinese, Xi Jinping ha intrapreso una feroce campagna di «sinizzazione» delle religioni che, con il pretesto di acculturare ogni forma di religiosità allo spirito cinese, in realtà si sforza di rendere le religioni sempre più subordinate al PCC e alla sua dottrina.
È in questo contesto di tensione che si pone il dilemma dell’accordo provvisorio firmato nel 2018 tra la Santa Sede e la Cina: uno sforzo per porre fine allo scisma delle consacrazioni episcopali avvenute senza mandato papale per alcuni, e una capitolazione di fronte alle richieste comuniste per altri.
Una questione scottante che, come molte altre, è ora sulla scrivania di Papa Leone XIV.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Persecuzioni
Nuove leggi di repressione religiosa in India

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