Cina
I cattolici cinesi piangono padre Giacomo Huang, sacerdote sopravvissuto a decenni di persecuzioni

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Già amministratore apostolico di Kunming e di altre due diocesi è morto a più di novant’anni. Era seminarista nel 1949 quando arrivarono i comunisti: ha dovuto attendere il 1995 per poter essere ordinato prete dopo il carcere e il lavoro in un’officina. «Molto rispettato da tutti, viveva una vita semplice e dura».
Aveva atteso più di quarant’anni per poter diventare sacerdote. Decenni trascorsi in carcere o in fabbrica, senza mai smettere di coltivare la sua vocazione. Che ha vissuto poi fino alla fine, al servizio del suo gregge nello Yunnan. C’è tutta la storia recente del cattolicesimo in Cina – tra le tante ferite e la sua straordinaria capacità di rinascita – nella vicenda umana di padre Giacomo Huang Guirong, già amministratore apostolico dell’arcidiocesi di Kunming, morto la sera del 16 giugno nella contea di Leping a più di novant’anni.
Era nato il 25 luglio 1933 (o 1932) nella contea di Huaping, a Lijiang: era il figlio più giovane di una famiglia cattolica accanto a due sorelle. Da bambino aveva studiato nella scuola parrocchiale locale, per poi entrare nel seminario di Kunming. Nel 1949, però, l’arrivo dei comunisti portò alla chiusura di questo seminario, ma il seme della vocazione che l’adolescente Huang Guirong portava nel cuore si sarebbe rivelato più forte di ogni prova.
Nel 1953 – con il consenso di mons. Luigi He Dezong, amministratore apostolico della Chiesa di Kunming dopo la forzata partenza dell’arcivescovo Alexandre Derouineau, missionario francese dei MEP – il giovane Giacomo studiò temporaneamente teologia e filosofia presso la cattedrale. Ma due anni più tardi fu costretto ad andare a lavorare come operaio in un’officina per la riparazione delle automobili.
Questo non gli impedì, comunque, di continuare a impegnarsi attivamente nella comunità cattolica locale. E proprio per questo nel 1966 – quando arrivò la nuova tempesta della Rivoluzione culturale – venne arrestato e trascorse più di dieci anni in carcere.
Uscito di prigione nel 1978, tornò a lavorare presso una stazione di macchine agricole della contea di Mile. E quando nel 1986 anche quella venne sciolta ha continuato a vivere nel villaggio di Xiaomabu facendo il falegname e si racconta che in quegli anni di prime timide apertura in Cina predicasse il Vangelo mentre svolgeva il suo lavoro.
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Nel 1994, dopo circa un anno di formazione da parte di mons. He Dezong – che dopo essere passato anche lui per l’esperienza dei campi di lavoro durante la Rivoluzione culturale, stava ricostruendo con pazienza la Chiesa locale – fu valutato idoneo a diventare sacerdote. L’ordinazione tanto attesa di padre Huang avvenne il 4 giugno 1995 nella cattedrale di Zhaotong, per mano del vescovo mons. Matteo Chen Muchen, allora 92enne, che sarebbe morto appena due anni dopo.
L’amministratore apostolico He Dezong, lo destinò al villaggio di Lefeng, nel distretto di Qujing, come sacerdote di questa chiesa. Nel febbraio 2012 poi, in seguito alla morte di padre Zhang Wenchang – che aveva raccolto il testimone da mons. He Dezong alla guida della comunità di Kunming e delle altre due diocesi dello Yunnan – fu proprio padre Huang a divenire l’amministratore apostolico. In una situazione, però, divenuta complessa dopo che con uno strappo nel 2006 gli organismi ufficiali controllati dal partito avevano imposto l’ordinazione episcopale dell’allora giovane sacerdote padre Ma Yinglin, senza il mandato della Santa Sede.
Una spaccatura sanata da papa Francesco solo nel 2018, quando – contestualmente alla prima firma dell’Accordo provvisorio tra Roma e Pechino sulla nomina dei vescovi – mons. Ma fu riammesso nella piena comunione ecclesiale, insieme ad altri sei presuli cinesi come lui ordinati illecitamente.
In tutte queste vicende l’ex amministratore apostolico è rimasto sempre una figura esemplare per tutti.
«Padre Giacomo era un sacerdote molto rispettato nella Chiesa dello Yunnan – si legge nella nota biografica giunta ad AsiaNews insieme alla notizia della sua morte – che viveva una vita semplice e dura, ed era meticoloso, coscienzioso e responsabile nel suo lavoro pastorale. Nella società materialista di oggi, essere in grado di mantenere un tale stato di purezza e di rimanere incontaminati è un miracolo donato da Dio ai nostri tempi».
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Immagine da AsiaNews; modificata
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Cina
La Cina espelle 9 generali di alto rango, tra cui due dirigenti del Partito Comunista, in una purga radicale

In una delle più significative operazioni di epurazione degli ultimi decenni, il presidente cinese Xi Jinping ha avviato una nuova ondata di licenziamenti ai vertici delle forze armate. Il Partito Comunista Cinese (PCC) ha infatti espulso nove generali di alto rango, in quella che gli analisti definiscono una mossa dettata non solo da motivazioni disciplinari, ma anche da logiche di lealtà politica.
Secondo una dichiarazione del ministero della Difesa pechinese, i nove ufficiali sarebbero sotto inchiesta per «grave illecito finanziario». A rendere il caso ancora più insolito è il fatto che la maggior parte di loro erano generali a tre stelle e membri del potente Comitato Centrale del Partito.
Non si è trattato di semplici retrocessioni: la maggior parte dei militari è stata completamente espulsa dalle forze armate. Nella nota ufficiale, il ministero ha accusato i generali di aver «gravemente violato la disciplina di partito» e di essere «sospettati di gravi reati connessi al servizio, che coinvolgevano una quantità di denaro estremamente elevata, di natura estremamente grave e con conseguenze estremamente dannose».
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Le autorità cinesi hanno sottolineato che gli ufficiali «saranno puniti legalmente e militarmente» a seguito dell’indagine, definita «un risultato significativo nella campagna anticorruzione del partito e dell’esercito».
La figura più illustre tra gli epurati è il generale He Weidong, fino a poco tempo fa vicepresidente della Commissione Militare Centrale (CMC) e membro del Politburo, l’élite di 24 dirigenti che guidano il Paese. He era considerato il secondo uomo più potente dell’apparato militare dopo Xi Jinping stesso, che presiede la CMC.
Negli ultimi mesi si erano diffuse voci secondo cui il generale He si fosse scontrato con Xi e con la leadership del Partito. Da marzo, infatti, non era più apparso in pubblico, circostanza che aveva alimentato le speculazioni su una possibile inchiesta interna.
Secondo il Wall Street Journal «il generale He è l’ufficiale militare in servizio attivo più anziano che Xi abbia mai epurato, e il primo vicepresidente in carica della Commissione Militare Centrale a essere estromesso in quasi quarant’anni». Il quotidiano statunitense ricorda inoltre che il 68enne He è «il primo membro in carica del Politburo a essere indagato dal 2017».
L’ultima volta che la Cina aveva assistito a un’epurazione di vertici militari di simile livello risale a circa un decennio fa, quando furono espulsi due vicepresidenti in pensione della CMC per corruzione, durante il primo mandato di Xi Jinping.
Segnali di una possibile purga erano già emersi a luglio, quando la Commissione Militare Centrale aveva emanato nuove linee guida che invitavano a eliminare «l’influenza tossica» nelle forze armate e a seguire «regole ferree» per gli ufficiali di alto grado.
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I nove ufficiali epurati sono He Weidong (vicepresidente della Commissione Militare Centrale, CMC); Miao Hua (direttore del dipartimento di Lavoro Politico del CMCM), He Hongjun (vicedirettore esecutivo del Dipartimento di Lavoro Politico del CMC); Wang Xiubin (vicedirettore esecutivo del Centro di Comando delle Operazioni Congiunte del CMC; Lin Xiangyang (comandante del Teatro Orientale); Qin Shutong (commissario politico dell’Esercito); Yuan Huazhi (commissario politico della Marina); Wang Houbin (Comandante delle Forze Missilistiche); Wang Chunning (comandante della Forza di Polizia Armata).
Secondo osservatori interni, potrebbero esserci ulteriori epurazioni nelle prossime settimane. I licenziamenti, infatti, sono stati annunciati alla vigilia del conclave annuale a porte chiuse del Comitato Centrale del Partito Comunista, in programma dal 20 al 23 ottobre a Pechino, durante il quale si discuterà il prossimo piano quinquennale.
Wen-Ti Sung, analista del Global China Hub dell’Atlantic Council, ha commentato la notizia ai media statunitensi affermando: «Xi sta sicuramente facendo pulizia. La rimozione formale di He e Miao significa che potrà nominare nuovi membri della Commissione Militare Centrale, che è rimasta praticamente mezza vuota da marzo, durante il Plenum».
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Immagine di China News Service via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported
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