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Bioetica

Google e il piano per sterminare le zanzare sterilizzandole

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Renovatio 21 pubblica la traduzione di un articolo apparso sulla testata Blomberg. Il tema della modificazione genetica e della sterilizzazione degli insetti sarà trattato in profondità in altri articoli. I rischi di una tracimazione di questa tecnica anche nei confronti del genere umano – già piagata da una non ancora del tutto spiegata bassa fertilità – speriamo siano evidenti ai lettori. Riuscite ad immaginare uno scenario dove la voce della scienza, che al momento tuona per la vaccinazione universale, chiede ed ottiene dagli Stati la sterilizzazione di massa? Noi sì, quindi ne scriveremo ancora ed ancora. Preparatevi: perché per Big Pharma, per la Necrocultura e per lo Stato-Moloch noi siamo, letteralmente, poco più che insetti.

 

 

I ricercatori della Silicon Valley stanno attaccando le sanguisughe volanti nella contea di Fresno in California. È la prima salva di una improbabile guerra per la Alphabet Inc., la società di Google: debellare tutto il mondo dalle malattie causata dalle zanzare.

 

Un furgone bianco Mercedes con tetto alto girava attraverso la distesa di sobborghi e l’area commerciale, mentre uno sciame di zanzare maschio del tipo Aedes aegypti, usciva all’improvviso da un tubo di plastica nero, dal finestrino sul lato del passeggero. Questi parassiti sono minuscoli e invisibili, con un’apertura alare di pochi millimetri.

Zanzare mature all’interno di un contenitore protetto nella fabbrica di zanzare del laboratorio di Verily.

«Senti quel leggero suono picchiettante?» dice Kathleen Parkes. una portavoce della Verily Life Sciences, un’unità di Alphabet. Sta seguendo il furgone con la sua auto, con il finestrino aperto. «Come un du-du-du? Quello è il rilascio delle zanzare».

 

Jacob Crawford, uno scienziato senior della Verily che viaggia con Parkes, inizia a descrivere una tecnica di controllo delle zanzare che ha un potenziale impressionante. Questi esseri infestanti, spiega, sono stati fatti riprodurre negli ambienti ultra high tech del sistema automatizzato di allevamento di zanzare della Verily, 200 miglia a Sud di San Francisco. Sono stati infettati con la Wolbachia, un comune batterio. Quando queste 80.000 zanzare maschio allevate in laboratorio e infette da Wolbachia si accoppiano con le loro femmine allo stato brado, il risultato è uno sterminio silenzioso: la progenie non si schiude.

Le zanzare sono state fatte riprodurre negli ambienti ultra high tech del sistema automatizzato della Verily, 200 miglia a Sud di San Francisco. Sono stati infettati con la Wolbachia, un comune batterio. Quando queste 80.000 zanzare maschio allevate in laboratorio e infette da Wolbachia si accoppiano con le loro femmine allo stato brado, il risultato è uno sterminio silenzioso: la progenie non si schiude

 

Meglio dire 79.999. «Una ha appena urtato il parabrezza», dice Crawford.

 

L’eliminazione della malattia trasmessa dalle zanzare è una cosa seria per Alphabet, benchè sia solo una delle molte iniziative da parte della compagnia, sulla salute, la cura e le scienze biologiche. Attraverso Verily e altri branche della compagnia, Alphabet sta studiando le lenti a contatto smart, applicazioni intelligenti per la cura della salute, e i meccanismi molecolari dell’invecchiamento. Solo in questo mese, Google ha assunto David Feinberg, l’amministratore delegato della Geisinger Health, per sovrintendere le sue molte iniziative sanitarie.

 

Verily sorveglia attentamente la sua tecnologia. Ma è logico che se riuscisse a rendere il controllo delle zanzare facile e abbastanza economico, avrebbe tra le mani un’offerta lucrativa. Molti governi e aziende da tutto il globo potrebbero essere felici di pagare per una soluzione ai loro problemi con le zanzare.

 

Nel clima arido della Central Valley in California, le A. aegypti (zanzara della febbre gialla, NdT) sono odiate per via della loro terribile puntura. Ma là, almeno, non trasmettono la malattia, come solitamente fanno. Altri luoghi non sono così fortunati. Questa specie di zanzare è tra le più mortali al mondo, che nei tropici e nei sub-tropici, diffonde malattie come la febbre dengue e la malattia chikungunya. Le malattie trasmesse dalla sua puntura uccidono decine di migliaia di persone ogni anno e ne infettano milioni altri. Rilasciare nella natura zanzare infettate dalla Wolbachia, alla fine eliminerà intere popolazioni di zanzare mortali e le malattie che esse trasmettono.  

 

Almeno questo è il progetto, se le prove sul campo in California danno risultati. Ogni mattina, nella stagione delle zanzare – che va da aprile a novembre – il furgone, con la scritta «Debug Fresno», gira tra i verdeggianti viali residenziali pieni di case a più piani. In luoghi predeterminati, un algoritmo, rilascia automaticamente un numero precisamente calcolato di zanzare, contando ogni singolo insetto con l’aiuto di un laser presente all’interno del furgone.

 

Dato che gli sforzi per eliminare le malattie portate dalle zanzare sono aumentati, emergono alcuni approcci diversi. Bill Gates, ha impegnato da sole più di 1 miliardo di dollari per le tecnologie che potrebbero essere d’aiuto nel debellare la malaria, inclusi degli sforzi controversi di modificare geneticamente le zanzare.

Bill Gates, ha impegnato da sole più di 1 miliardo di dollari per le tecnologie che potrebbero essere d’aiuto nel debellare la malaria, inclusi degli sforzi controversi di modificare geneticamente le zanzare

 

L’approccio della Verily fa affidamento su una strategia molto antica conosciuta come tecnica dell’insetto sterile, in cui una popolazione viene gradualmente sterminata ostacolando la loro capacità di riprodursi.

 

Non è chiaro cosa succederebbe a livello mondiale, se venissero eliminate le zanzare che causano la malattia. Il ruolo ecologico che svolgono le zanzare non è stato studiato a fondo, benché alcuni scienziati suggeriscono che potremmo semplicemente stare bene senza di loro. Ma è chiaro che le A. aegypti non ha alcun affare nella Contea di Fresno. Native di climi più caldi e umidi, nessuno sa da dove arrivarono quando nel 2013 fecero la loro prima apparizione. Quello che è certo è che si sono propagate molto rapidamente.

 

«Dopo che le abbiamo identificate, abbiamo fatto uno sforzo enorme ed esteso per prevenire il loro stabilizzarsi e le abbiamo eliminate», dice Jodi Holeman, il direttore dei servizi scientifici per la Fresno County’s Consolidated Mosquito Abatement District. «Non abbiamo avuto alcun tipo di successo, in nessuna forma».

Il ruolo ecologico che svolgono le zanzare non è stato studiato a fondo, benché alcuni scienziati suggeriscono che potremmo semplicemente stare bene senza di loro

 

La contea è passata dal non avere alcun minimo problema con le zanzare, a uno che ha fatto evitare ai residenti l’utilizzo dei propri cortili e verande. La  A. aegypti, a differenza di molte zanzare, vive e procrea in luoghi disabitati dalle persone, deponendo le uova, diciamo, in poche gocce d’acqua stagnante in un bicchiere di vino lasciato su un balcone, poi nascondendosi sotto i letti e negli armadi, pungendo gambe e caviglie. Questo le rende più difficili da combattere. Andare porta a porta a implorare i residenti di non lasciare ristagni d’acqua non aiutava a ridurle, quindi nel 2016 la contea di Fresno si è messa in contatto ad uno scienziato che si chiama Stephen Dobson e alla sua azienda MosquitoMate.

 

Fu il laboratorio di Dobson che capì come infettare le zanzare con una forma di Wolbachia che è diversa dal tipo di batterio che le zanzare sono solite portare. Quello è ciò che non permette alle uova di sopravvivere. MosquitoMate infetta con la Wolbachia due specie di zanzare, l’A. aegypti  e l’Aedes albopictus. Fresno diventa uno dei suoi luoghi test.

Un robot automatizzato per l’allevamento delle larve nella fabbrica di zanzare del laboratorio di Verily Life Sciences, a sud di San Francisco.

 

Le prove iniziali a Fresno vedevano le A. aegypti  maschio infettate per la prima volta col batterio, mai rilasciate prima negli Stati Uniti. L’anno successivo la Verily è intervenuta per aiutare ad aumentare gli sforzi, introducendo tecnologie più avanzate per l’allevamento e per la procedura di rilascio che avrebbe, speravano, reso enormemente scalabile la lotta contro le zanzare.

 

Sembra funzionare. Quest’anno la Verily ha sottoscritto un contratto per un’altra stagione di rilascio. Due camion della Verily hanno percorso quattro quartieri diversi, raggiungendo più di 3.000 case. Nel corso di sei mesi, la compagnia ha liberato più di 15 milioni di zanzare. I risultati del 2017 affermano che la popolazione di zanzare femmine pungitrici è calato di due terzi. Quest’anno, delle modifiche al programma hanno fatto scendere la popolazione delle zanzare di un enorme 95%. Un altro progetto della Verily a Innisfail, Australia, che è terminato a giugno, ha ridotto la popolazione dell’80%. Questo è di buon auspicio per portare, ad un certo momento, la tecnologia ad altre parti del mondo – regioni devastate non solo da caviglie pruriginanti ma da malattie mortali.

Nei quartieri generali della Verily, la «fabbrica» dove vengono allevate le zanzare, include persino altre automazioni. Una volta che vengono depositate le uova, dei robot si occupano della crescita delle zanzare fino all’età adulta, impacchettandole in containers riempiti di acqua ed aria, nutrendole e tenendole al caldo. Altri robot le smistano per genere sessuale, prima per misura (le femmine sono più grandi) e poi visivamente, utilizzando tecnologia brevettata 

 

All’inizio, gli executives della Verily erano preoccupati riguardo la resistenza della comunità verso l’uso di altri insetti per combattere gli insetti. Così la compagnia ha disposto una bancarella di sensibilizzazione con una gabbia piena di zanzare maschio dove la gente poteva metterci le mani per constatare che i maschi non pungono. (Solo le zanzare femmine pungono, motivo per il quale, questo ed altri progetti simili, fanno attenzione a rilasciare solo maschi).

 

«Apprezziamo molto la vostra presenza qui», ha detto alla compagnia un residente, Clifford Lopes. «Mi vanto con le persone per come mi posso sedere sotto la mia veranda senza essere punto».

 

Nei video delle sperimentazioni originali, si può vedere Holeman, lo scienziato della contea di Fresno, soffiare con con energia le zanzare  fuori da un tubo. Adesso il furgone è pieno di tecnologia brevettata, incluso un  software che determina esattamente in quale area di un quartiere dovrebbero essere rilasciate le zanzare, e un laser talmente sensibile da contare ogni singola zanzara appena esce, generando un sacco di informazioni che successivamente saranno usate per mettere a punto il procedimento.

 

Nei quartieri generali della Verily, la «fabbrica» dove vengono allevate le zanzare, include persino altre automazioni. Una volta che vengono depositate le uova, dei robot si occupano della crescita delle zanzare fino all’età adulta, impacchettandole in containers riempiti di acqua ed aria, nutrendole e tenendole al caldo. Altri robot le smistano per genere sessuale, prima per misura (le femmine sono più grandi) e poi visivamente, utilizzando tecnologia brevettata. A tutte le zanzare viene dato un identificatore digitale che rende possibile seguirle, a partire dallo stato di uova, fino alle coordinate specifiche del GPS su dove vengono liberate.

A tutte le zanzare viene dato un identificatore digitale che rende possibile seguirle, a partire dallo stato di uova, fino alle coordinate specifiche del GPS su dove vengono liberate.

 

Con questa stagione che si sta per concludere, la compagnia deve ancora decidere se estenderà il programma al prossimo anno. La Verily non vorrebbe dire quanto costa fabbricare e rilasciare decine di migliaia di zanzare ogni giorno, ma è una scommessa certa che è comunque un progetto costoso.

 

«La parte fondamentale è cercare di essere in grado di attuare un programma come questo in modo conveniente ed efficiente», dice Crawford, lo scienziato della Verily, cosicché possiamo andare in luoghi dove non ci sono molti soldi».

 

 

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Ambiente

Vogliono ridurre l’impronta di carbonio pure degli anestetici

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

Se c’è una professione che sembra lontana dallo Sturm und Drang del cambiamento climatico, sono sicuramente gli anestesisti. Dopotutto il loro compito è farti addormentare.

 

Non così. Dietro le porte chiuse delle sale operatorie è in corso un acceso dibattito sull’impatto dei gas anestetici inalati sul riscaldamento globale. In un forum per il Journal of Medical Ethics, quattro medici britannici scrivono che «quei gas anestetici apparentemente innocui sono in realtà potenti gas serra. Il più noto, il desflurano, è migliaia di volte migliore dell’anidride carbonica nell’intrappolare l’energia termica proveniente dal sole, provocando così il riscaldamento globale».

 

Cosa dovrebbe essere fatto?

 

Il problema è ben noto tra gli anestesisti. L’anno scorso l’American Society of Anesthesiologists ha pubblicato una dichiarazione guida che consiglia ai suoi membri: «i fornitori dovrebbero evitare anestetici inalatori con impatti climatici sproporzionatamente elevati, come il desflurano e il protossido di azoto». Ma sta succedendo poco, dicono gli autori di JME: «il cambiamento è stato frammentario e incoerente. La rivoluzione è in sospeso».

 

I gas come il desflurano dovrebbero essere abbandonati? Qui è coinvolta una delicata questione etica.

 

Tradizionalmente, le opzioni terapeutiche dovrebbero essere valutate in base al beneficio per i pazienti, non al beneficio per l’ambiente. Non vi è alcun suggerimento che gli anestetici debbano essere vietati per salvare il pianeta, anche se alcuni medici potrebbero credere che i gas anestetici siano migliori dei farmaci anestetici per via endovenosa.

 

Tuttavia, gli autori di JME insistono sul fatto che è necessaria una rivoluzione nella loro professione. Ci sono quattro strade per convincere i medici a fermare il riscaldamento globale: consenso (impossibile), istruzione (troppo lenta), abbandono completo del desflurano (improbabile) e sollecitazioni (possibili). Quindi suggeriscono semplici passaggi come posizionare le bombole di gas in una stanza diversa per rendere più difficile l’uso dei gas inalanti. «Il vantaggio cruciale delle sollecitazioni», dicono, è che possono essere efficaci nel determinare il cambiamento ma non obbligano gli anestesisti a prendere determinate decisioni e possono essere implementati senza consenso».

 

C’è sempre un’altra parte in ogni dibattito. In una lettera al Guardian nel 2021, Dame Julia Slingo, ex scienziata capo del Met Office e la dottoressa Mary Slingo, anestesista, hanno affermato che l’effetto dei gas anestetici è insignificante. «Anche per un gas abbondante, ben miscelato e di lunga durata come la CO2, non siamo ancora sicuri di quanto sarà sensibile il nostro clima globale e regionale. Per quanto riguarda i gas anestetici, qualsiasi impatto delle sue minuscole emissioni e della forzante radiativa sul nostro sistema climatico sarà, francamente, «perso nella traduzione”».

 

Il dottor Sligo ha anche scritto un articolo sul British Journal of Anesthesia. In esso descrive alcuni svantaggi dell’alternativa: «sebbene l’analisi del ciclo di vita degli agenti anestetici possa sembrare a favore dell’anestesia endovenosa [endovenosa], questi calcoli sono stati nuovamente effettuati utilizzando l’equivalenza di CO2 fuori luogo. Pertanto, il passaggio dall’anestesia inalatoria alla TIVA può effettivamente aumentare l’aggiunta di carbonio a vita lunga nell’atmosfera a causa della grande quantità di plastica richiesta».

 

Michael Cook

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

 

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Bioetica

Il Parlamento Europeo declassa l’embrione

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Il 12 settembre 2023, mentre la Chiesa celebrava il Santo Nome di Maria, fonte di speranza e di vita, il Parlamento di Strasburgo si è espresso ancora una volta a favore della cultura della morte e della morale dello scarto. Nel mirino è l’embrione, ridotto al rango di semplice «sostanza di origine umana», pari ad un pezzo di pelle o ad un globulo rosso.

 

Il 12 settembre gli eurodeputati hanno adottato con 483 voti favorevoli, 52 contrari e 89 astensioni la relazione sulle nuove norme che regolano l’uso delle «sostanze di origine umana» (SoHO) nell’Unione Europea (UE).

 

A prima vista l’intenzione è lodevole, poiché ufficialmente si tratta di facilitare la condivisione delle risorse su scala europea, per garantire l’accesso alle cure mediche a tutti i cittadini dell’UE. Ma come spesso accade, il diavolo è nei dettagli.

 

E in particolare nella vaghezza della definizione: il progetto votato cita, per metterle sullo stesso piano, le «sostanze umane come il sangue e i suoi componenti – globuli rossi/bianchi, plasma, tessuti e cellule – utilizzati per le trasfusioni, terapie, trapianti o riproduzione medicalmente assistita». Una vaghezza che mette un embrione e un globulo rosso nello stesso calderone…

 

Un’ambiguità che non ha mancato di rilevare la Commissione degli Episcopati dell’Unione Europea (COMECE) che ha reagito attraverso il suo segretario generale, padre Manuel Barrios-Prieto: «il pericolo sta nella possibilità che una tale definizione sminuisca la dignità e il valore della vita umana, creando un’equivalenza inaccettabile tra embrioni e feti e semplici cellule della pelle o plasma sanguigno».

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Una lacuna preoccupante se si considera che la normativa adottata sulle SoHo è un testo fondativo destinato a svolgere un ruolo di riferimento nello sviluppo del diritto farmaceutico e riproduttivo.

 

L’articolo 58 del testo approvato dal Parlamento di Strasburgo pone anche seri problemi etici, sottolineati dagli episcopati europei, perché ora «si autorizzano e addirittura si rendono obbligatori test genetici preliminari su embrioni e feti, che aprono potenzialmente la strada alla selezione della vita, sollevando preoccupazioni circa la compatibilità con il diritto all’autodeterminazione sia dei donatori che dei riceventi».

 

Dal voto del 12 settembre, la legge SoHo funge da posizione ufficiale del Parlamento in vista dei prossimi negoziati con la Commissione Europea e il Consiglio dell’Unione Europea.

 

In questa prospettiva desolante, i presuli della COMECE insistono affinché sia ​​garantito il diritto dei vari Stati membri dell’Ue di «regolamentare da soli questa questione altamente etica» e di «rifiutarsi di attuare la nuova legge».

 

Si vede che l’utopia di una «comunità europea sovranazionale» difesa da Robert Schuman – il «padre fondatore dell’Europa» che Papa Francesco ha dichiarato «venerabile» nel 2021 – si sta trasformando ancora una volta in una distopia: quella di una società in cui l’essere umano, creato a immagine e somiglianza di Dio, ha solo un valore materiale e quantitativo, pari a qualsiasi altra merce, utilizzabile e smaltibile a piacimento.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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Bioetica

Analisi critica della proposta di legge «Un cuore che batte»

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Renovatio 21 pubblica questo testo di Alfredo De Matteo, attivista già tra gli organizzatori della Marcia per la Vita, riguardo della recente proposta di legge «Un cuore che batte», portata avanti da diverse realtà pro-life italiane. Renovatio 21 aveva espresso un giudizio in merito in un articolo del mese scorso: l’iniziativa è in partenza inaccettabile in quanto non chiede l’abolizione dell’iniqua legge genocida, ma una sua micro-modifica con la quale, ingenuamente, si pensa che dottori e donne in procinto di uccidere i bambini si fermeranno per magia. Tutto questo sforzo pro-life, ricordiamo, mentre al governo ci sono spezzoni di network democristiano che hanno giurato di non voler toccare la legge (così come hanno fatto, anche piuttosto esplicitamente, esponenti del sedicente mondo pro-vita italiano) e il primo ministro dichiara solennemente, più volte, di essere a favore del feticidio. Il contesto del Paese, abbiamo scritto, forse è molto più grave, e più oscuro, di quanto immaginino gli attivisti pro-life: mentre si perde tempo intorno a raccolte firme per limitare l’aborto, qualcuno sta nascondendo in giro per l’Italia aborti in barattolo, mentre emergono misteriosi barili che contengono quantità di feti abortiti. Solo questo dovrebbe farci temere che il tema è più grande di quanto pensassimo, e che forse il nemico è molto diverso da quello che si credeva di avere – e questo nemico gioca pure su un altro piano, e con rara e malefica intelligenza.   RDB     Il 16 maggio scorso è stata depositata presso la Corte Suprema di Cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare volta all’introduzione all’interno della legge 194, nello specifico all’articolo 14, del seguente comma 1-bis: «il medico che effettua la visita che precede l’interruzione volontaria di gravidanza ai sensi della presente legge, è obbligato a far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso».   Ora, fatte salve le intenzioni dei promotori, riteniamo tale proposta di legge discutibile per una serie di ragioni di opportunità e di principio.    Innanzitutto, lo strumento scelto è particolarmente inefficace perché molto raramente, o quasi mai, tali proposte di legge giungono in Parlamento. Infatti, il suo tortuoso iter prevede il giudizio della conferenza dei capogruppo e successivamente dell’aula parlamentare, prima dell’eventuale calendarizzazione della discussione,   C’è da tenere in considerazione poi che la stessa attuale maggioranza di governo ha dichiarato intoccabile la legge 194. Pertanto, trattandosi di un’iniziativa che richiede un certo impegno e una certa mobilitazione generale (è necessario raccogliere in un ristretto lasso di tempo 50.000 firme di elettori che devono essere vidimate da un funzionario pubblico) sussiste il concreto rischio che l’iniziativa finisca per rappresentare l’ennesimo doloroso flop per il mondo prolife italiano.   Tra l’altro, la formulazione di tale proposta di legge rischia di comprometterne l’efficacia giuridica: infatti, l’obbligo di far ascoltare il battito cardiaco del nascituro è in capo al medico e non alla donna, la quale può evidentemente sottrarvisi. Ne consegue che il medico sia obbligato unicamente a proporre l’ascolto del battito fetale ed è piuttosto facile immaginare come tale norma possa essere aggirata o semplicemente ignorata.   Inoltre, gli eventuali effetti positivi della legge potrebbero essere molto limitati, dal momento che le abominevoli pratiche abortive vanno sempre più spostandosi verso l’utilizzo dei «pesticidi umani» (aborto chimico). Infatti, la sensibile diminuzione degli aborti chirurgici in questi ultimi anni è in gran parte dovuta proprio all’immissione in commercio di farmaci abortivi e cripto abortivi che tende a relegare l’aborto nel privato.   C’è chi obietta che anche se le probabilità di riuscita dell’iniziativa sono pressoché inesistenti sia comunque necessario «fare qualcosa» per contrastare l’aborto di Stato. Secondo il nostro giudizio, quando si affrontano temi particolarmente delicati e importanti come la difesa della vita innocente è conveniente fare solo ciò che ha ragionevoli speranze di successo; c’è il rischio, altrimenti, di disperdere forze ed energie che potrebbero invece essere canalizzate su altre iniziative, più efficaci, sempre a favore della vita nascente.   Veniamo ora alle ragioni di principio.    Alcuni portano a sostegno della liceità morale della proposta di legge «Un cuore che batte» il n. 73 dell’enciclica Evangelium vitae di Giovanni Paolo II:   «Un particolare problema di coscienza potrebbe porsi in quei casi in cui un voto parlamentare risultasse determinante per favorire una legge più restrittiva, volta cioè a restringere il numero degli aborti autorizzati, in alternativa ad una legge più permissiva già in vigore o messa al voto. Simili casi non sono rari. Si registra infatti il dato che mentre in alcune parti del mondo continuano le campagne per l’introduzione di leggi a favore dell’aborto, sostenute non poche volte da potenti organismi internazionali, in altre Nazioni invece — in particolare in quelle che hanno già fatto l’amara esperienza di simili legislazioni permissive — si vanno manifestando segni di ripensamento».   «Nel caso ipotizzato, quando non fosse possibile scongiurare o abrogare completamente una legge abortista, un parlamentare, la cui personale assoluta opposizione all’aborto fosse chiara e a tutti nota, potrebbe lecitamente offrire il proprio sostegno a proposte mirate a limitare i danni di una tale legge e a diminuirne gli effetti negativi sul piano della cultura e della moralità pubblica. Così facendo, infatti, non si attua una collaborazione illecita a una legge ingiusta; piuttosto si compie un legittimo e doveroso tentativo di limitarne gli aspetti iniqui»   La questione morale sottesa al n. 73 di Evangelium Vitae è molto complessa e meriterebbe ben altro approfondimento.     In estrema sintesi, la morale cattolica indica chiaramente quali azioni non si possono mai compiere, in nessuna circostanza, e nel caso in esame limitare i danni di una legge ingiusta non può costituire a sua volta un’azione ingiusta. Infatti, anche se il fine di ridurre il danno è lecito, è necessario che l’atto con cui si ottiene tale fine sia esso stesso moralmente lecito.   Secondo quanto ritenuto da vari osservatori che hanno analizzato la questione, la ragione per cui tale voto è considerato illecito risiede nel fatto che votare a favore conduce all’effetto di «legittimare il male», e questo effetto costituisce l’oggetto dell’azione di votare, anche se il votante potrebbe non riconoscerlo come tale. Questo perché l’oggetto del voto rimane intrinsecamente sbagliato, e l’atto materiale del voto non è guidato dall’intento di «limitare i danni» associato alla tolleranza dell’effetto negativo, ovvero la «legittimazione della condotta ingiusta».   In realtà, la mitigazione dei danni rappresenta l’effetto risultante dall’approvazione di una legge ingiusta, che coincide con la legittimazione della condotta scorretta.   D’altro canto, il vero scopo dell’atto di votare è proprio la legittimazione della condotta illecita, mentre l’obiettivo a lungo termine è limitare i danni.   Solo attraverso l’approvazione dell’ingiustizia grazie ai voti a favore sarà possibile limitare i danni. Pertanto, quando l’effetto negativo è la causa dell’effetto positivo, desiderare quest’ultimo significa volere direttamente il primo.   L’allora Cardinale Joseph Ratzinger, in qualità di Prefetto per la Congregazione della Dottrina della Fede, in occasione della presentazione dell’Evangelium Vitae in Vaticano ebbe a commentare: «Ma si possono fare compromessi, laddove si tratta della scelta tra il bene e il male? Il Papa (Giovanni Paolo II, ndr) dice in proposito: fondamentale è che il deputato non lasci alcun dubbio circa la sua personale opposizione all’aborto, e che questo atteggiamento anche pubblicamente sia messo in chiaro in modo inequivocabile. A queste condizioni il parlamentare può approvare proposte, il cui fine dichiarato sia finalizzato a limitare i danni e a diminuirne gli effetti negativi. Mai certamente egli può dare il suo voto perché l’ingiustizia venga dichiarata giustizia».   Partendo dalla corretta esegesi del n. 73 di Evangelium Vitae il parlamentare in questione, poste determinate condizioni, potrebbe appoggiare una proposta mirata a limitare i danni di una legge ingiusta, ma se essa venisse approvata e giungesse al voto finale egli, dal punto di vista morale, non potrebbe far altro che votare contro o astenersi dal voto; questo, anche qualora l’intenzione di voto sia diretta solo alle parti accidentali della legge ingiusta, in quanto esse non potrebbero sussistere se la norma stessa non rendesse legittimo l’aborto volontario.    Pertanto, il voto ad una legge che emenda la 194 e inserisce, come nel caso che stiamo esaminando, l’obbligo da parte del medico di far ascoltare alla madre il battito cardiaco del nascituro, sarebbe comunque un voto dato ad una legge che legittima l’aborto, visto che «Tutto ciò che è per accidens ha il suo principio in ciò che è per sé» (Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, I-II, q. 19, a. 2 c.).     In ogni caso, la stessa Evangelium Vitae pone delle condizioni ben precise affinché il nostro parlamentare possa legittimamente offrire il proprio sostegno a tali proposte: è necessario, come abbiamo visto, che esse siano (dichiaratamente) mirate a limitare i danni di una legge ingiusta e a diminuirne gli effetti negativi sul piano della cultura e della moralità pubblica.   Ora, nel comunicato diffuso dai firmatari dell’iniziativa si legge: «La proposta di legge che abbiamo presentato, obbligando il medico che effettua la visita che precede l’aborto, a far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso, intende dare piena applicazione alla legge sul consenso informato. La donna ha il diritto di essere resa consapevole della vita che porta nel grembo, una vita con un cuore che pulsa. Solo in tal modo può essere realmente libera e responsabile delle sue azioni».    Inoltre, il portavoce nazionale di una delle associazioni promotrici ha rilasciato il 20 maggio scorso all’Huffington Post la seguente dichiarazione:   «Abbiamo depositato l’altro ieri una proposta di legge di iniziativa popolare per modificare un articolo della 194 semplicemente per far sì che il medico della ecografia pre-aborto sia obbligato a mostrare l’ecografia alla donna e a far sentire il battito cardiaco, non è nessuna volontà di abrogare la legge, lo scopo è di inserire una tutela in più anche perché la legge 194 si chiama tutela della maternità non legge sull’aborto».   Sembrerebbe che la proposta di legge «Un cuore che batte» non sia direttamente, né tantomeno dichiaratamente, finalizzata a ridurre gli aborti (o comunque a frapporre un ostacolo oggettivo alla fruizione della pratica abortiva), bensì a cercare di rendere la donna intenzionata ad abortire pienamente consapevole delle proprie azioni.   Di fatto, il comma 1-bis della proposta di iniziativa popolare viene posto all’interno dell’articolo 14 della 194 che ne disciplina unicamente l’aspetto informativo. In effetti, la riduzione del danno è tutt’altro che certa in quanto, come abbiamo visto, l’obbligo contenuto nella norma non è formulato come divieto (solamente in quel caso, tra l’altro, la proposta sarebbe eticamente lecita, dal momento che i proponenti si limiterebbero ad inserire un impedimento alla pratica abortiva).    In altri termini, non solo l’emendamento è giuridicamente inefficace e discutibile da un punto di vista etico, ma la sua ratio non si discosta per nulla da quella della norma abortista che si fonda sul falso principio dell’autodeterminazione femminile. Affinché la donna sia realmente libera è infatti necessario che ella scelga il bene, ossia custodire la vita, non che sia «correttamente informata», qualunque cosa questo voglia dire.   Cosicché, la proposta che stiamo analizzando anziché limitare gli effetti negativi sul piano della cultura e della moralità pubblica, come prescrive sempre il n. 73 di Evangelium Vitae, potrebbe addirittura accrescerli.   Sussiste anche il concreto rischio che qualora la proposta stessa venga approvata la legge 194 ne esca sostanzialmente rafforzata, soprattutto da un punto di vista ideologico; anche perché il comma inserito nell’articolato della legge sarebbe voluto proprio dal mondo cattolico e pro-life: a quel punto le probabilità di giungere all’abrogazione della norma abortista (che deve rimanere il fine ultimo verso cui orientare tutte le nostre azioni) diventerebbero ancora più remote.   I pro-life italiani devono chiarirsi le idee: o ritengono che la strategia migliore da adottare sia quella di cercare di limitare i danni dell’aborto bypassando la morale oppure decidono di intraprendere azioni di contrasto all’aborto cercando di mantenere «la barra dritta».   Qualora scelgano la prima opzione non pretendano però di agire secondo la dottrina perché «l‘attività civile e politica mirante a ridurre gli effetti negativi di una legge gravemente ingiusta deve rispettare i principi generali della morale» (A. Rodriguez Luno, «Il parlamentare cattolico di fronte ad una legge gravemente ingiusta. Una riflessione sul n. 73 dell’Enciclica Evangelium vitae»).   D’altra parte, ci teniamo a sottolineare che la proposta di far ascoltare il battito cardiaco del nascituro alla madre che intende abortirlo è di per se stessa lodevole. Il problema nasce nel momento in cui si pretende di inserire la norma correttiva all’interno della 194, legge integralmente iniqua, finendo inevitabilmente col colludere con essa.    In conclusione, i frutti avvelenati dell’aborto di Stato possono essere eliminati solo eradicando la mala pianta della legge 194 e, come la storia insegna, i tentativi di mettere mano a norme la cui ratio è malvagia finiscono inevitabilmente per fare il gioco del nemico.   Alfredo De Matteo  

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Immagine di Wolfgang Moroder via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0); immagine modificata    
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