Spirito
Giubileo, ringraziamenti della Casa Generale FSSPX
La Casa Generale della Fraternità San Pio X, per mezzo del Segretario Generale, l’abate Foucauld le Roux, desidera ringraziare tutti coloro che hanno partecipato, da vicino o da lontano, al pellegrinaggio del Giubileo dell’anno santo.
+ Menzingen, 3 settembre 2025
Festa di San Pio X
Cari membri della Fraternità,
Cari fedeli,
Il pellegrinaggio che si è svolto a Roma il 20 agosto di questo anno santo è stato per la Fraternità Sacerdotale San Pio X un evento particolarmente significativo e solenne.
Abbiamo potuto riunirci nel cuore stesso della cristianità, circondati da un gran numero di nostri sacerdoti, dalla maggior parte dei nostri seminaristi, dai nostri fratelli, dalle nostre religiose e da migliaia di fedeli provenienti da ogni parte del mondo. È stata una manifestazione molto incoraggiante della forza della nostra Fraternità e della sua profonda unità, fondata sulla stessa dottrina, sulla stessa Messa, sullo stesso attaccamento a Roma.
Sebbene costretti a celebrare la Messa in un parco pubblico e limitati nell’uso dei luoghi sacri, abbiamo potuto comunque proclamare la nostra fede, la nostra speranza e il nostro amore per Nostro Signore nelle vie della Città Eterna e nella magnificenza delle basiliche romane.
Da veri figli della Chiesa, abbiamo unito la nostra testimonianza a quella dei santi martiri, la nostra lotta a quella dei papi, la nostra predicazione a quella degli Apostoli. Abbiamo così potuto rafforzare il nostro attaccamento alla Città di Pietro, cantare la nostra romanità, il nostro amore per la Chiesa e rafforzare la nostra incrollabile fiducia nelle promesse di Gesù Cristo.
Abbiamo potuto pregare pubblicamente per il papa Leone XIV e per la Chiesa. E abbiamo affidato la Fraternità San Pio X alla Vergine Maria, chiedendo al suo cuore materno numerose vocazioni sacerdotali e religiose, per la salvezza delle anime e l’estensione del regno del suo Cuore immacolato.
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Al termine di questo pellegrinaggio, ringraziamo la Divina Provvidenza, che ha reso possibile questo magnifico giubileo.
Ringraziamo la Vergine Maria per la sua benevola protezione e per aver voluto che tutto fosse così bello, fin nei minimi dettagli. Ringraziamo il nostro patrono, papa San Pio X, di cui oggi si celebra la festa, che dai soggiorni eterni vigila sulla nostra Fraternità e prega per la nostra fedeltà.
Ringraziamo le instancabili squadre organizzatevi e logistiche, soprattutto italiani e francesi, per la loro generosità nel corso di questi ultimi mesi; così come tutti coloro che hanno contribuito, in un modo o nell’altro, all’organizzazione di questo pellegrinaggio.
Infine, desideriamo ringraziare in modo particolare ciascuno di voi per aver fatto lo sforzo di venire, a volte da molto lontano. A cominciare dai superiori dei seminari, dei distretti e delle case autonome: in questo contesto, la vostra presenza è stata molto significativa ed è stata apprezzata per il suo giusto valore.
Nello stesso spirito, la nostra gratitudine si estende a tutti i sacerdoti e religiosi che hanno potuto partecipare, così come a coloro che si sono dedicati a rimanere nei priorati, ma che erano comunque presenti, a modo loro.
E si estende infine a tutte quelle famiglie e a tutti quei fedeli che sono venuti a sostenerci e a partecipare a questo bel pellegrinaggio, spesso a costo di grandi rinunce. Senza dimenticare coloro che, impossibilitati a venire a Roma, si sono uniti a noi con la preghiera e il sacrificio.
Speriamo che questo giubileo porti molti frutti di grazia e attiri sulla nostra Fraternità le benedizioni del Cielo. E vi incoraggiamo a riprendere, con rinnovato ardore, la crociata di preghiere e sacrifici che continua per tutto questo anno santo, per suscitare le vocazioni di cui la Chiesa e il mondo hanno tanto bisogno.
Che Dio ci mantenga fedeli e ci benedica.
Padre Foucauld le Roux
Segretario generale
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Il Vaticano rifiuta di formulare un «giudizio definitivo» sulle donne diacono
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Papa Leone XIV inaugura il suo magistero aereo
Come il suo predecessore, Leone XIV adottò la pratica di tenere conferenze stampa in aereo al ritorno dal viaggio apostolico. Il 2 dicembre 2025, il pontefice rispose a domande su vari argomenti: il sinodo tedesco, le guerre in Ucraina e in Medio Oriente e il dialogo con l’Islam. Su questi argomenti, le sue risposte, spesso convenzionali, erano in netto contrasto con le dichiarazioni a volte esplosive di Francesco.
Si guadagna quota a 10.000 metri ? La domanda è lecita. In ogni caso, questo era l’ obiettivo dichiarato della prima conferenza stampa aerea del nuovo pontificato. L’intervista è iniziata con una domanda sul fatto che Leone XIV fosse un «papa americano» nel contesto del processo di pace in Medio Oriente e sui suoi rapporti con i leader chiave della regione e con l’ amministrazione Trump.
Il pontefice ha ribadito con forza la sua convinzione che una pace duratura sia possibile e ha confermato di aver parlato con diversi capi di Stato e con Washington. Ha promesso di proseguire questi sforzi, personalmente o tramite la Santa Sede, per realizzare questa aspirazione alla pace.
Fu poi affrontato il caso del Libano, gravemente colpito dal conflitto tra Israele e Hezbollah. Leone XIV ha confidato che la diplomazia vaticana non si limitava a dichiarazioni pubbliche: agiva attivamente «dietro le quinte». Rivelò che durante il suo viaggio aveva incontrato rappresentanti di vari gruppi coinvolti in conflitti interni e internazionali.
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Interrogato su possibili contatti con Hezbollah – attore chiave nella regione – il Santo Padre ha confermato che gli scambi sono avvenuti. Senza entrare nei dettagli, ha ribadito la posizione coerente della Chiesa: è imperativo deporre le armi e sedersi al tavolo dei negoziati, unico modo efficace per porre fine alla violenza.
Il papa ha poi risposto a domande più personali sui suoi inizi come Pastore Supremo e sui sentimenti provati al momento della sua elezione. Con umorismo, ha raccontato di aver pensato di più al suo futuro ritiro quando il Sacro Collegio lo ha scelto. Riguardo al conclave, il successore di Francesco ha sottolineato la segretezza che lo circonda e si è rammaricato per le fughe di notizie avvenute dopo la sua elezione.
Al momento di accettare il pontificato sovrano, colui che pochi secondi prima era immobile, il cardinale Robert Prevost, ha affermato di aver praticato il «lasciar andare» di fronte alla volontà divina, frutto in particolare della lettura di La Pratica della Presenza di Dio, di frate Lorenzo della Resurrezione, un carmelitano scalzo francese del XVII secolo.
Affrontando le tensioni tra NATO e Russia, il Papa ha sottolineato la complessità dei conflitti moderni. Ha espresso una visione sfumata delle iniziative di pace in Ucraina: mentre gli Stati Uniti possono proporre piani, il pieno coinvolgimento dell’Europa nei negoziati rimane, a suo avviso, una questione cruciale. Ha sottolineato in particolare il ruolo dell’Italia, che, in virtù della sua storia e cultura, possiede, a suo avviso, una «capacità unica di mediazione» che la Santa Sede è pronta a incoraggiare per raggiungere una «pace giusta».
Il pontefice ha poi delineato i suoi programmi di viaggio: l’Africa ha avuto un ruolo di primo piano, con una preferenza personale per l’Algeria; l’America Latina (Argentina, Uruguay, Perù) è rimasta una possibilità in una fase successiva.
Riferendosi alla situazione esplosiva in Venezuela, ha sottolineato che la Chiesa locale e il nunzio apostolico stavano lavorando instancabilmente per allentare le tensioni per il bene della popolazione, principale vittima del conflitto. Interrogato su possibili minacce di intervento militare o di operazioni volte a «eliminare» l’attuale governo, Leone XIV si è mostrato molto cauto e ha chiaramente favorito la ricerca del dialogo.
Interrogato sull’Islam, che molti cattolici percepiscono come una minaccia all’identità cristiana dell’Occidente, il Papa ha ripetuto alcuni luoghi comuni: le paure sono spesso «strumentalizzate» da «chi si oppone all’immigrazione», e ha presentato il Libano come una «lezione» di convivenza tra musulmani e cristiani, a rischio di apparire estraneo alla realtà vissuta da molti.
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Interrogato sul Cammino sinodale tedesco e sulla sua influenza sulla Chiesa, Leone XIV si mosse con cautela, riconoscendo che la sinodalità può essere vissuta in modo diverso a seconda del contesto, ma espresse una preoccupazione: alcuni aspetti del Cammino sinodale in Germania potrebbero non riflettere fedelmente le aspirazioni dei cattolici tedeschi. Ribadì l’ importanza del dialogo continuo tra i vescovi tedeschi e la Curia romana per garantire che il «Cammino sinodale tedesco» non si allontani dal cammino della Chiesa universale.
Infine, il Papa ha concluso spiegando il significato del suo motto, In Illo Uno Unum («In Colui che è Uno, noi siamo uno»), in risposta a una domanda sul contributo dei cristiani orientali all’Occidente. In un mondo segnato dall’individualismo , ha portato come esempio quei cristiani capaci di offrire un «bacio» o un «abbraccio» nonostante le ferite della guerra.
A suo avviso, quanto più l’umanità promuoverà l’amicizia, il dialogo e la comprensione, tanto più si allontanerà dalla guerra e dall’odio. Un appello nobile nelle sue intenzioni, ma che non può essere realizzato senza una conversione soprannaturale e genuina alla fede nell’unico Signore Gesù Cristo.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Mons. Viganò: «chi non riconosce Maria Santissima come Regina e Signora, non riconosce Gesù Cristo come Re»
Salve, Regina. Con queste parole inizia una delle preghiere più dense di dottrina e di spiritualità, e allo stesso tempo più care al popolo cristiano. È il saluto semplice, composto, reverente, di una schiera infinita di anime che da ogni parte del mondo – e dalle pene… pic.twitter.com/2fH1Ro36Oq
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) December 1, 2025
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