Economia
Don Mauro Tranquillo: l’oppressione dei poveri grida vendetta al cospetto di Dio

Renovatio 21 pubblica questo scritto di Don Mauro tranquillo, FSSPX, apparso nel recente numero de Il Cedro, bollettino del Priorato San Carlo Borromeo di Montalenghe.
Quando studiamo il catechismo, ci viene detto che esistono quattro peccati di particolare gravità, che “gridano vendetta al cospetto di Dio”, cioè che richiamano l’ira di Dio e la sua giustizia non solo nell’altra vita (come ogni peccato) ma già in questa.
«Quanti politicanti e quanti ricchi possidenti si rendono colpevoli di questo peccato, dicendo e facendo credere che procurano il bene del popolo, che tutelano gl’interessi delle classi umili e dei lavoratori, speculando sulla loro miseria e sul loro sangue!»
Due di questi peccati li abbiamo spesso ricordati, e hanno fatto l’oggetto di tante iniziative di riparazione, proprio per stornare i castighi che essi meriterebbero già quaggiù: si tratta dell’omicidio volontario e del peccato impuro contro natura.
L’omicidio degli innocenti è oggi diventato prassi comune nella forma dell’aborto, della sperimentazione sugli embrioni, nella moltiplicazione e sacrificio dei medesimi per la fecondazione artificiale e gli esperimenti «medici», il peccato contro natura è poi protetto e promosso dalle stesse “leggi” degli Stati.
Contro queste cose, molti fedeli sono insorti, pregano e combattono.
Il catechismo però contiene altri due peccati che paragona a questi per gravità, e che non dobbiamo dimenticare: si tratta dell’oppressione dei poveri e del defraudare la mercede agli operai.
«…Pecca in modo grave chi non paga sufficientemente il lavoratore, chi lo costringe a un lavoro superiore alle sue forze, o gli fa ingiustamente attendere il pagamento»
La particolare gravità si ritrova proprio quando si opprime o si tratta ingiustamente chi non ha altra difesa che di appellarsi al Cielo, che appunto farà vendetta dei torti subiti dai poveri e dagli oppressi anche in questa vita, come tante volte ricorda la Santa Scrittura.
Nella sua ben nota Spiegazione del Catechismo di San Pio X, il Padre Dragone così commenta, a proposito dell’oppressione dei poveri: «Quanti politicanti e quanti ricchi possidenti si rendono colpevoli di questo peccato, dicendo e facendo credere che procurano il bene del popolo, che tutelano gl’interessi delle classi umili e dei lavoratori, speculando sulla loro miseria e sul loro sangue!» (n. 154, III).
Oggi pochi privati si arricchiscono senza limiti, non degnandosi nemmeno di condividere la ricchezza con i loro stessi dipendenti, per poi passare per filantropi perché finanziano politiche mediche di sterminio, sotto pretesto di beneficenza e promozione umana
E sul defraudare la giusta mercede agli operai, scrive: «…pecca in modo grave chi non paga sufficientemente il lavoratore, chi lo costringe a un lavoro superiore alle sue forze, o gli fa ingiustamente attendere il pagamento» (n. 154, IV), e prosegue attribuendo i castighi delle due guerre mondiali (egli scrive nel 1956) proprio a questo peccato.
Lamenta ugualmente, nel seguito del commento, la condizione dei lavoratori dei Paesi che si dicono «liberi», dove i datori di lavoro privati si arricchiscono in modo smisurato trattando ingiustamente i loro dipendenti, e dei Paesi allora comunisti, «dove unico datore di lavoro è lo Stato, incontrollato e incontrollabile; […] dove il bene pubblico equivale al bene di pochi che sono al potere; dove non v’è più neppure la libertà di dirsi e pensarsi infelici, dove la vittima deve inneggiare al carnefice…».
Cosa direbbe il buon padre Dragone, oggi che la società occidentale riunisce in sé i lati peggiori del capitalismo e del comunismo?
Oggi che pochi privati si arricchiscono senza limiti, non degnandosi nemmeno di condividere la ricchezza con i loro stessi dipendenti, per poi passare per filantropi perché finanziano politiche mediche di sterminio, sotto pretesto di beneficenza e promozione umana?
Oggi lo Stato, che da anni paga i suoi debiti verso i privati con il contagocce, li porta al fallimento, per poi permettere alle banche di esercitare l’usura a danno delle stesse persone che ha rovinato
Oggi che lo Stato, che da anni paga i suoi debiti verso i privati con il contagocce, li porta al fallimento, per poi permettere alle banche di esercitare l’usura a danno delle stesse persone che ha rovinato?
E che poi, con pretesti pseudo-sanitari, obbliga imprenditori e commercianti a chiudere le proprie attività, privando tutti del frutto del proprio lavoro? Anzi, promette aperture e fa investire risorse, per poi continuare a chiudere, richiedendo comunque tasse esorbitanti a tutte le categorie? Non è questa oppressione dei poveri, non è questo defraudare le persone del frutto del proprio lavoro e dei propri investimenti, per farli vivere di elemosine statali, come nel peggior sistema comunista?
Oppressione che conduce l’indifeso, solo davanti alla macchina dello Stato (o peggio delle organizzazioni mondialiste che lo pilotano), alla disperazione e al suicidio? Non grida forse tutto questo vendetta davanti a Dio, che ha a cuore la causa dell’oppresso?
Non è questa oppressione dei poveri, non è questo defraudare le persone del frutto del proprio lavoro e dei propri investimenti, per farli vivere di elemosine statali, come nel peggior sistema comunista?
Anche per questa perversione della funzione pubblica, la società attuale si apparenta a quella che verrà ai tempi dell’anticristo, non solo per la promozione dell’omicidio e del peccato contro natura.
Anche per questi peccati siamo chiamati a riparare e pregare, perché Dio allontani i castighi che l’oppressione dei poveri e l’ingiustizia chiamano a gran
voce.
Don Mauro Tranquillo
Economia
Il debito francese è un pericolo per tutta l’Eurozona

Il crescente debito sovrano della Francia, unito alle lotte politiche interne, potrebbe minacciare la stabilità fiscale dell’Eurozona. Lo riporta l’emittente pubblica tedesca Deutsche Welle, citando un esperto.
La Francia ha uno dei debiti nazionali più elevati dell’UE, attualmente pari a 3,35 trilioni di euro (3,9 trilioni di dollari), pari a circa il 113% del PIL. Si prevede che il rapporto salirà al 125% entro il 2030. Il deficit di bilancio è previsto al 5,4-5,8% quest’anno, ben al di sopra del limite del 3% previsto dall’Unione.
Friedrich Heinemann del Centro Leibniz per la Ricerca Economica Europea ZEW di Mannheim, in Germania, ha dichiarato alla testata in un articolo pubblicato sabato: «dovremmo essere preoccupati. L’eurozona non è stabile in questo momento».
Un drastico piano di austerità proposto dal primo ministro francese François Bayrou, membro del governo di minoranza, ha innescato un voto di sfiducia, che ha perso lunedì sera, portando al collasso il governo francese.
Il piano del Bayrou prevedeva tagli ai posti di lavoro nel settore pubblico, una riduzione della spesa sociale e la soppressione di due festività. Il Rassemblement National di Marina Le Pen, i Socialisti e il partito di sinistra La France Insoumise si sono opposti con veemenza alla proposta.
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Anche un sondaggio Elabe condotto prima del voto ha mostrato che la maggior parte degli intervistati era contraria alle misure.
Lo Heinemann ha dichiarato a DW di dubitare che la Francia troverà presto una via d’uscita, visti gli aspri scontri politici.
A luglio, Bloomberg, citando gli esperti di ING Groep NV, ha affermato in modo analogo che il crescente debito della Francia potrebbe rappresentare una «bomba a orologeria» per la stabilità finanziaria dell’UE.
Nonostante il considerevole deficit di bilancio, la Francia prevede di aumentare la spesa militare a 64 miliardi di euro nel 2027, il doppio di quanto speso nel 2017.
Il presidente Emmanuel Macron ha ripetutamente citato una presunta minaccia russa. Il Cremlino ha costantemente liquidato le accuse come «assurdità», accusando l’UE di una rapida militarizzazione.
A maggio, gli Stati membri hanno approvato un programma di debito da 150 miliardi di euro per l’approvvigionamento di armi.
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Immagine di Philippe Druesne via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
Economia
Trump porge il ramoscello d’ulivo a Musk. Cui Tesla prepara un possibile pagamento da un trilione

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Economia
La Turchia interrompe totalmente gli scambi commerciali con Israele

La Turchia ha interrotto tutti i legami commerciali ed economici con Israele, chiudendo il suo spazio aereo ad alcuni voli israeliani, ha annunciato il Ministro degli Esteri Hakan Fidan. I due Paesi sono in conflitto da mesi a causa della campagna militare israeliana a Gaza, con la Turchia che accusa il Paese di aver commesso un genocidio.
In un discorso al parlamento nazionale di venerdì, il Fidan ha affermato che la Turchia ha «completamente interrotto i nostri scambi commerciali con Israele» e «chiuso i nostri porti alle navi israeliane».
«Non permettiamo alle navi portacontainers che trasportano armi e munizioni verso Israele di entrare nei nostri porti e agli aerei di entrare nel nostro spazio aereo», ha aggiunto il ministro di Ankara, affermando che alle navi battenti bandiera turca è vietato fare scalo nei porti israeliani e che alle imbarcazioni israeliane è vietato entrare nei porti turchi.
Come riportato da Renovatio 21, la guerra commerciale con Israele era partita un anno fa con la sospensione degli scambi.
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Una fonte diplomatica turca ha dichiarato all’agenzia Reuters che le restrizioni ai voli riguardano solo i voli ufficiali israeliani e gli aerei con armi o munizioni, non il transito di routine dei vettori commerciali.
L’agenzia ha inoltre riferito che le autorità portuali turche stanno ora richiedendo informalmente agli agenti marittimi di attestare che le navi non sono collegate a Israele e non trasportano carichi militari o pericolosi diretti nel Paese.
Tuttavia, un funzionario israeliano ha dichiarato al Jerusalem Post che la Turchia aveva «già annunciato in passato la rottura delle relazioni economiche con Israele, e che tali relazioni sono continuate», riferendosi apparentemente alla sospensione delle importazioni ed esportazioni da parte di Ankara a maggio.
I commenti del ministro sono l’ultimo segnale del deterioramento delle relazioni tra Turchia e Israele, rese ancora più tese dalla guerra a Gaza. La Turchia, unendosi agli altri Paesi che hanno portato il caso al tribunale dell’Aia, ha accusato Israele di aver commesso un genocidio a Gaza. Il presidente Recep Tayyip Erdogan in precedenza aveva definito il primo ministro Benjamin Netanyahu «il macellaio di Gaza», suggerendo a un certo punto – in una reductio ad Hitlerum che è andata in crescendo, con contagio internazionale – che la portata dei suoi crimini di guerra superasse quelli commessi dal cancelliere della Germania nazionalsocialista Adolfo Hitlerro.
Nel 2023 la Turchia ha richiamato il suo ambasciatore da Israele e nel 2024 ha interrotto tutti i rapporti diplomatici. Mesi fa Ankara aveva dichiarato che Israele costituisce una «minaccia per la pace in Siria». Erdogan ha più volte chiesto un’alleanza dei Paesi islamici contro Israele.
Come riportato da Renovatio 21, in settimana i turchi hanno guidato gli sforzi per far sospendere Israele all’Assemblea generale ONU. L’anno scorso il presidente turco aveva dichiarato che le Nazioni Unite dovrebbero consentire l’uso della forza contro lo Stato degli ebrei.
Un anno fa Erdogan aveva ventilato l’ipotesi che la Turchia potesse invadere Israele.
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Immagine di Rob Schleiffert via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 4.0
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