Alimentazione
Confessioni di un mangiatore di orche assassine

Il 24 gennaio di quest’anno sul sito giapponese Note è apparso un post piuttosto incredibile, ma che Renovatio 21 si sente di segnalare visto che ci siamo trovati spesse volte a discutere della questione, sempre più scottante, delle orche assassine.
Va detto che non sappiamo se si tratti di testo scritto per ischerzo, di un estemporaneo scritto di satira saltato fuori nella variegata e talvolta imprevedibile rete nipponofona. Verificare i fatti è difficile. L’autore (o autrice) usa il nom de plune di Aoiro Charo, ha 24 anni e vive a Tokyo. Altre informazioni sulla misteriosa figura non sono disponibili.
L’Aoiro procede con una confessione scioccante.
«Alle volte si usa l’espressione: “è così bello che me lo mangerei”. Ho deciso di metterla in pratica» attacca l’autore del post.
«Adoro le orche assassine. Mi piace loro pelle nera e lucente, la forma pesante e imponente del loro corpo e il motivo minimalista, nero e bianco della loro livrea. Avete mai visto uno spettacolo di orche assassine? Le dimensioni dello spruzzo d’acqua dopo un salto sono incredibili, è qualcosa che merita davvero di essere visto!» prosegue con estatica prosa il giapponese. «Quando quel grande corpo si abbatte sull’acqua non si nemmeno più parlare di uno spruzzo d’acqua, piuttosto di una massa d’acqua che si solleva nell’aria. Un necessario caveat per chi sceglie di guardare dalle prime file: vi bagnerete parecchio».
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L’autore descrive finemente il suo amore per il cetaceo bianconero: «è bello anche guardare lo spettacolo attraverso i vetri dell’acquario invece che dagli spalti. La vista di un’orca assassina che si rituffa in acqua e delle bolle d’aria danzanti nella vasca è tanto bella da conquistare sia gli occhi che il cuore».
La passione, dinanzi al controverso mammifero acquatico, sembra incontenibile: «tonnellate di carne affondano all’improvviso nell’acqua e sembrano mandarla in ebollizione, è meraviglioso». L’Aoiro consiglia quindi di visitare l’acquario del porto di Nagoya, città manifatturiera al centro dell’Honshu, la principale isola dell’arcipelago nipponico.
A questo punto, viene calata la drammatica domanda, con risvolti sociopolitici e geopolitici immani: «a proposito, le orche si possono mangiare? Dal momento che la balena è una prelibatezza…»
Come noto, la kujira, la balena, è una pietanza dalla quale il Giappone non vuole separarsi, attivandosi forsennatamente anche presso le sedi degli enti transnazionali come l’ONU per evitare che la caccia ai grandi cetacei venga messa al bando, facendo tradizionalmente asse con l’Islanda e ricevendo talvolta l’aiuto, che qualcuno potrebbe dire molto interessato, di sparuti Paesi africani.
La confessione a questo punto si inoltra in territori del tutto inesplorati.
«A Yokohama c’è un ristorante con lo strano nome “Chinjuuya” [珍獣屋, traducibile come ristorante di animali inconsueti, ndr]. Come suggerisce il nome, questo è un divertente ristorante dove si può mangiare una sorprendente varietà di animali. La specialità è il “budino con elementi estranei”. Lascio alla vostra immaginazione cosa possa contenere, la responsabilità se fate una ricerca su Google è solo vostra» avverte l’autore, che in seguito affermerà di avervi consumato anche carne di passero e di cammello, comunicando che «era tutto molto buono e in generale il ristorante mi ha soddisfatto pienamente».
Sul profilo Twitter il Chinjuuya – le cui immagini sono tutte coperte dalla piattaforma come «sensibili» – ci fa sapere che il menù di per il mese di giugno 2024 prevede carne di tasso e orso bruno frollata e stufata, e su richiesta è disponibile una tartare di scoiattolo come guarnitura.
Il locale gode anche di una serie di video-recensioni su YouTube.
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«Impegni personali mi portavano a Yokohama, quindi ho colto l’occasione per dare un’occhiata al menù e alle ultime notizie del locale sui social media: il seguente post ha attirato la mia attenzione: “Mi è arrivato il sashimi di orca!”» racconta l’autore del post, che viene preso dalla voglia di consumare un simile alimento. «Non ho altra scelta che andare. Voglio assaggiarlo».
«Alcune persone potrebbero pensare che sia crudele mangiare i loro esseri animali preferiti. Se parli agli amanti dei cani di mangiare cani, probabilmente verrai cacciato in malo modo. Difficilmente diventerai amico di un cinofilo facendo discorsi simili» spiega. Di nostro possiamo dire al lettore italiano che lo stesso avviene anche col cavallo: mai parlare ad un appassionato di equitazione di sfilacci, che sappiamo essere finiti, in anni recenti, perfino sulla pizza.
Come riportato da Renovatio 21, il consumo della carne di cane è stato recentemente proibito in Corea, Paese che per secoli i giapponesi hanno definito come abitato da «mangiacani». La protesta degli allevatori e dei cinofagi impenitenti, è stata veemente davvero, con tanto di minaccia di liberare milioni di gustosi migliori amici dell’uomo per le strade della capitale Seoul. Tuttavia, la legge è passata comunque, anche se entrerà in vigore nel 2027, e quindi immaginiamo a quali gozzoviglie trimalcionesche a base di Fido si stiano dando certi coreani durante il crudele countdown che farà sparire un cibo tradizionale.
Ad ogni modo, torniamo a Yokohama, e al signore (o signora…) che confessa a questo punto di essere andato a mangiarla, l’orca assassina.
«Non ho avuto scrupoli nel mangiare l’orca» ammette in maniera diretta. «Se mi chiedessi di farne ucciderne una perché io la mangi, direi di no, ma questa carne ormai è già arrivata al ristorante. È la legge della natura che gli esseri viventi (in questo caso io) mangino esseri viventi (in questo caso l’orca)», teorizza in maniera così debole da farci pensare che, alla fine, si tratti solo di uno scherzo.
«Mi piacciono la natura e gli esseri viventi, anche quelli crudeli. Le orche assassine a volte uccidono animali che non mangiano, solo per divertimento. Ma mi piacciono comunque» continua, alla ricerca di una giustificazione. «Ecco perché sono venuto in questo ristorante e ho fatto la mia ordinazione».
«Mi sono trovato di fronte a un piatto su cui era disposta carne di cuore d’orca, tagliata e cucinata. Questa è…un’orca assassina» dice Aoiro in preda ad una vertigine metafisico-culinaria.
Tuttavia, al termine dell’esperienza di gastronomia estrema e financo proibita, il tizio rivela di sentirsi addosso l’amarezza di una delusione.
«Sorprendentemente, non sono rimasto poi così colpito. Tutto qui: quello che ti trovi nel piatto non può essere assimilato a quello che hai visto all’acquario, la forma è troppo diversa. La carne era più tenera di quanto mi aspettassi. Pensavo che il cuore fosse più duro e fibroso, ma non è così», dice, per aggiungere un dettaglio disturbante. «A proposito: mi piacerebbe vedere un cuore d’orca intero, se ci fosse l’occasione».
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Pur amareggiato dalla consistenza fisica e metafisica del piatto, il recensore, tuttavia, non lesina giudizi positivi riguardo al gusto.
«Il sapore è delizioso. Non ho un grande vocabolario per quanto riguarda il cibo, posso solo dire che era davvero buono. Odore e consistenza non avevano nulla di troppo aggressivo. Se dovessi paragonarlo a qualcosa, il sashimi di tonno potrebbe essere la cosa più simile. Un buon sapore di carne rossa e una consistenza gradevole: delizioso, semplicemente delizioso».
Ma non è finita, perché la confessione procede ancora con altre affermazioni significative: «quando, dopo quella cena, sono tornato a vedere un’esibizione di orche all’acquario non ho provato nessun senso di colpa. Una volta di più mi sono detto: “certo che le orche sono proprio belle”» conclude il mangiatore di orche assassine.
Mangiare un’orca, quantomeno in Europa, è impossibile e perfino illegale. L’Orca è specie di interesse comunitario che richiede una protezione rigorosa (Direttiva Habitat 92/43/CEE, all. IV), nei confronti della quale sono richiesti accordi internazionali per la sua conservazione e gestione (Convenzione di Bonn, all. II).
La specie Orcinus Orca risulta quindi rigorosamente protetta (Convenzione di Berna, all. II) nonché in pericolo o minacciata (Convenzione di Barcellona, all. 2 – Legge 27 maggio 1999, n. 175), quindi «particolarmente protetta» (Legge nazionale 11 febbraio 1992, n. 157, art. 2).
«Non esistono stime numeriche delle popolazioni di Orca» scrive il sito Uomo e Natura, che scrive che le orche «vengono catturate per scopi alimentari in varie zone del mondo, ma sembra che tali prelievi non siano fonte di minaccia per la specie».
Parimenti di un altro cetaceo controverso e problematico, il delfino, in Italia è assolutamente proibita la caccia e il consumo come pietanza. In passato, tuttavia, in varie regioni tirreniche in passato il delfino era mangiato, come attestano le ricette sul mosciame – o «musciamme» –ancora presenti in alcuni testi di cucina regionale (in particolare riguardo la cucina viareggina e ligure, dove la bestia talvolta veniva chiamato «pesce-porco») stampati fino a pochi decenni fa.
Video recenti hanno dimostrerebbero che tra delfini e orche non c’è buon sangue. Tuttavia, perdere tempo nelle animosità delle divisioni in famiglia ha poco senso quando si può finire, tragicamente, in un sashimi.
Taro Negishi
Corrispondente di Renovatio 21 da Tokyo
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Immagine di H. Zell via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Alimentazione
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Alimentazione
Un terzo dei Paesi è afflitto da prezzi alimentari «anormalmente alti»: rischio di disordini sociali

L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) lancia l’allarme: i prezzi dei prodotti alimentari restano eccezionalmente elevati in tutto il mondo, e in molti Paesi sono aumentati fino a cinque volte rispetto ai livelli medi del decennio scorso. Un’escalation che, secondo l’agenzia delle Nazioni Unite, rischia di alimentare nuovi disordini sociali, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo o politicamente instabili.
«Le condizioni attuali ricordano i periodi che hanno preceduto la Primavera Araba e la crisi alimentare del 2007-2008», si legge nel rapporto diffuso in questi giorni. E il messaggio è chiaro: le turbolenze globali, legate alla sicurezza alimentare, «sono tutt’altro che finite».
Un’analisi di BloombergNEF, basata sui dati FAO, evidenzia come il quadro sia il risultato di una combinazione di fattori: eventi meteorologici estremi, tensioni geopolitiche e politiche monetarie espansive. L’aumento dei prezzi di gasolio e benzina – spinti anche dai conflitti in corso e dalle restrizioni commerciali – ha fatto lievitare i costi di produzione e di trasporto dei beni agricoli.
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A questo si aggiunge il fattore monetario: l’eccessiva stampa di denaro da parte di molte economie avanzate ed emergenti durante e dopo la pandemia ha rappresentato, secondo gli analisti, il principale motore dell’inflazione globale.
Secondo la FAO, nel 2023 il 50% dei Paesi del Nord America e dell’Europa ha registrato prezzi alimentari «anormalmente elevati» rispetto alla media del periodo 2015-2019. L’organizzazione definisce «anormale» un livello di prezzo superiore di almeno una deviazione standard rispetto alla media storica per ciascuna merce e regione, spiega Bloomberg.
La tendenza, tuttavia, non riguarda solo l’Occidente: anche in Asia, Africa e America Latina l’impennata dei prezzi sta riducendo l’accesso ai beni di prima necessità, colpendo le fasce più vulnerabili della popolazione.
La FAO richiama nel suo rapporto due momenti emblematici della storia recente che mostrano il legame diretto tra caro-viveri e instabilità politica.
Un esempio è la cosiddetta «Primavera araba» (2010-2011): il forte aumento dei prezzi del grano e del pane, dovuto alla siccità e ai divieti di esportazione imposti dalla Russia, contribuì a scatenare proteste in Tunisia, Egitto, Libia e Siria. L’inflazione alimentare fu un fattore chiave, che si sommò al malcontento politico e sociale.
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Un ulteriore caso è quello della crisi alimentare del 2007-2008: in quel periodo, i picchi dei prezzi globali dei cereali provocarono rivolte in oltre 30 Paesi, tra cui Haiti, Bangladesh, Egitto e Mozambico, dove i beni di prima necessità divennero inaccessibili per ampie fasce della popolazione.
Gli analisti concordano sul fatto che quando «l’inflazione alimentare supera la crescita del reddito», si innesca una spirale pericolosa che può condurre a crisi sociali e politiche.
Con l’aumento dei costi dei beni di base e la perdita di potere d’acquisto, cresce la pressione sui governi, già provati da crisi energetiche, conflitti regionali e tensioni valutarie.
In breve, il mondo potrebbe trovarsi di fronte a «una nuova stagione di rivolte per il pane».
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Alimentazione
Carestia dichiarata a Gaza da un gruppo per la sicurezza alimentare legato alle Nazioni Unite

Famine declared by IPC in #Gaza Governorate is a direct result of actions by #Israel‘s Government that has unlawfully restricted entry & distribution of humanitarian aid.
It is a war crime to use starvation as a method of warfare, and the resulting deaths may also amount to a… pic.twitter.com/knqnRpe2yH — UN Human Rights (@UNHumanRights) August 22, 2025
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