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Chi ha paura del vaiolo?

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Uno degli stereotipi comuni riguardo ai vaccini, sarebbe quello di affermare con indefettibile certezza che le più grandi epidemie della storia siano state sconfitte solo e con l’esclusiva invenzione di essi.

In realtà, senza nemmeno entrare troppo in un apparato prettamente scientifico, si può tentare di delineare un tracciato di tipo storico, per smentire o comunque alleggerire la portata delle affermazioni di cui sopra. Prima di tentare di addentrarci in quest’ampia impresa – l’argomento essendo osteggiato da un diktat sanitario che ha fatto delle vaccinazioni l’antidoto a qualsivoglia malattia infettiva, ma, guarda caso, solo quelle in grado di suscitare il più tremendo terrorismo – è doverosa una puntualizzazione di natura logica: il vaccino non è niente di più che un farmaco, con azione preventiva e non curativa. Orbene, oltre al fatto che risulta molto più complicato riconoscere l’efficacia del primo rispetto al secondo, per un determinante  fattore legato alle tempistiche (un farmaco preventivo deve essere sperimentato su vasta popolazione ed attraverso un lasso di tempo ampio), si può convenire che non sempre un vaccino possa coprire dalla malattia contro la quale dovrebbe fare scudo. Ed è proprio questo che cercheremo di risaltare, partendo dalla storia del vaiolo e ponendo alcuni esempi concreti e realmente accaduti.

La malattia del vaiolo, emersa, con ogni probabilità, nella sua endemicità, in India circa 2500-3000 anni fa, vede la sua prima evidenza clinica attendibile nella mummia del faraone egiziano Ramses V, morto oltre 3000 anni fa. Successivamente, si è ipotizzato che i commercianti egiziani abbiano “importato” la malattia in India nel I millennio a.C. dove si è sviluppata endemicamente per i successivi 2000 anni; dalla penisola indiana si è poi allargata a macchia d’olio in Cina e Giappone fino al VI sec. (in Giappone si stima che l’epidemia del 735-737 abbia ucciso un terzo della popolazione dell’arcipelago asiatico).

L’arrivo del vaiolo in Europa è, invece, meno individuabile; la malattia non è citata né nella Bibbia, né nella letteratura greca e romana.

Le prime epidemie periodiche si ebbero durante il Medioevo, ma il vero salto di qualità lo si ebbe col crescere della popolazione dovuto all’aumentare degli scambi commerciali che portarono il vaiolo ad essere presente in gran parte del territorio del vecchio continente, infettando soprattutto i fanciulli e causando la morte di oltre il 30% degli individui colpiti.

Le successive esplorazioni e colonizzazioni europee favorirono la diffusione della malattia in tutto il mondo conosciuto e il vaiolo divenne una delle più importanti cause di mortalità in tutto il globo.

La prima vaccinazione eseguita nella storia contro il vaiolo fu somministrata nel Maggio 1796 da Edward Jenner a James Pipps, un bambino di 8 anni; l’esperimento di Jenner consistette nel prelevare del materiale purulento dalle vescicole di un bovino che aveva contratto il vaiolo ed iniettarlo nei candidati alla vaccinazione: il bambino contrasse il vaiolo bovino e dopo qualche settimana gli venne somministrato il vaiolo umano ma non si ammalò.

Jenner, quindi, ne dedusse che la pratica garantiva l’immunità, pur non avendo tra le mani alcuna prova scientifica di tale asserzione.

Dopo pochi anni, diversi Stati cominciarono un programma di vaccinazione di massa con l’intento di combattere la malattia e le epidemie da essa causate. L’eradicazione di questa grave malattia, secondo la versione ufficiale, risalirebbe al Maggio del 1980, a seguito di una dichiarazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: l’ultimo caso registrato risale, infatti, al 26 Ottobre 1977 in Somalia.

Purtroppo, un diffuso luogo comune vuole che il debellamento del vaiolo sia avvenuto grazie all’uso del vaccino ma in realtà non è possibile trovare alcuno studio scientifico che sostenga tale ipotesi, anzi tutt’altro. Cerchiamo, quindi, di analizzare, attraverso fonti certe ed incontestabili, com’è veramente andata in diversi paesi:

 

Il caso Inglese – L’inghilterra introdusse il vaccino nel 1798, rendendolo obbligatorio nel 1853 con il “Compulsory Vaccination Act”. I dati in nostro possesso sono emblematici di quanto, nonostante le ferree costrizioni messe in atto dai governanti nei confronti della popolazione, non vi sia stata alcuna variazione di mortalità legata al vaiolo1:

  • ben tre epidemie di vaiolo si verificarono negli anni 1857-59, 1863-65 e 1871-72;
  • l’86% della popolazione nel 1872 aveva una copertura vaccinale, ma proprio in tale periodo i tassi di mortalità raggiunsero livelli altissimi;
  • negli anni successivi, con una copertura vaccinale progressivamente inferiore (arrivata fino al 61% nel 1898), si raggiunse il livello minimo di mortalità per vaiolo;
  • a partire dal 1902, con un nuovo aumento della copertura vicina al 72%, si ebbe un nuovo picco della curva di mortalità.

 

Non solo l’Inghilterra subì l’attacco più feroce del vaiolo in periodi di copertura maggiore ma, in quel periodo storico, i casi più frequenti si ebbero all’interno della popolazione vaccinata.

Ad alcuni, le statistiche potrebbero risultare fredde ed indigeste ma, per queste tematiche, sono molto eloquenti2:

 

  • nell’ospedale antivaioloso di Highgate, nel 1871, il 91% dei casi riguardava persone vaccinate e, nel 1881, su un totale di 491 casi, 470 malati, cioè circa il 96%, erano stati vaccinati;
  • “The Lancet” del 23 febbraio 1884, a proposito dell’epidemia di Sunderland, cita 100 casi di cui 96 tra i vaccinati; e durante quella di Browley evidenzia come su 43 casi di vaiolo tutti e 43 i soggetti fossero vaccinati;
  • la città di Sheffield, nel 1887-1888, su 7066 casi, 5891 furono classificati nella categoria dei vaccinati;
  • a Warrington nel 1892-1893, su 647 casi, 601, ben l’89,2%, riguardavano persone vaccinate;
  • a Birmingham nel 1892-1893 furono registrati 2616 casi su 2945 (88,8%) di vaccinati;
  • a Willenhall, nel 1894, 739 casi su 828 (89,3%);
  • per finire, a Londra, nel 1901-1902, su quasi 10.000 casi, 7.000 riguardarono persone vaccinate.

 

Sempre a Londra, la città più vaccinata del Regno Unito, è utile sottolineare come, negli anni 1819-1823 (in cui la vaccinazione non era resa ancora obbligatoria e il numero dei vaccinati non superava il 10% della popolazione) la media di decessi causati dal vaiolo era di 292 all’anno, mentre nel quinquennio 1869-1873, dopo vent’anni di rigorosa politica vaccinale, la media annuale dei decessi era di 679, mostrando in modo chiaro una stabilità della mortalità, tenendo conto dell’incremento demografico3 4 5.

 

Il caso tedesco – I dati più completi sulla situazione tedesca sono stati raccolti negli studi del Dott. Gerhard Buchwald, medico e fisico tedesco, che annovera più di 3000 pubblicazioni sul tema delle vaccinazioni6.

I suoi studi dimostrano come a diffondere la malattia e ad aumentarne la mortalità sia stata proprio la vaccinazione antivaiolosa: negli anni tra 1947 e il 1974, la popolazione tedesca registrò un aumento di casi letali anche in coloro che erano stati vaccinati (in particolare a coloro che avevano avuto più richiami). Nonostante questi studi, in cui Buchwald raccolse migliaia di casi di persone danneggiate da vaccinazioni, l’opinione pubblica, esattamente come avviene oggi, fu plasmata dalle campagne pubblicitarie che inneggiavano alla sicurezza e all’efficacia di tali pratiche, la cui pericolosità era già stata evidenziata dal dott. Kittel, che evidenziò come fino al 1967, in Germania Occidentale, dopo l’antivaiolosa, 3297 bambini riportarono gravi danni all’udito; fanciulli che fecero più richiami presentarono delle aberrazioni cromosomiche nei loro globuli bianchi.

E’ incredibile come, sempre in base agli studi del dott. Buchwald, nella città di Meschede, tra i 277.000 abitanti non vaccinati non ci fu nemmeno un caso di malattia.

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Il caso indiano – In base ad un rapporto dell’Agosto 1967, fino a quel momento, furono iniettate 537 milioni dosi di vaccinazioni contro il vaiolo su una popolazione di 511 milioni di abitanti7.

Nonostante l’enormità di tali numeri, nel 1967 ci fu l’epidemia più grave di vaiolo con 60.000 casi accertati. Interessante è evidenziare come in questo caso l’OMS si smarcò palesemente dal ritenere i vaccini come la miglior strategia per arginare l’epidemia di vaiolo; anzi, si rese conto che ai periodi d’incremento vaccinale corrispondevano altrettante fasi di aumento considerevole delle infezioni (campagne vaccinali del 1952, 1957, 1958, 1963, 1967, 1973 e 1974).

In seguito, quindi, l’OMS propose di avviare il cosiddetto “programma modificato” in cui “si rinunciava ad una vaccinazione di massa incontrollata e si dava più importanza ad una precisa vigilanza, un corretto isolamento dei malati, la quarantena delle persone infette, la disinfezione di tutti gli oggetti entrati in contatto con i malati di vaiolo”.


Il caso italiano
 – I primi dati consultabili fanno riferimento al 1892, anno in cui è stata imposta la vaccinazione obbligatoria per legge ai bambini di 2 anni. Quello che sappiamo è che fin dalla fine di quel secolo, il vaiolo colpiva indifferentemente popolazione vaccinata e non; inoltre, la vaccinazione di massa, in seguito all’obbligatorietà, non evitò le epidemie negli anni 1901-1905, 1910-1912 e 1918-19217.

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Prima di passare alle conclusioni, è interessante notare come, proprio nella rivista ufficiale dell’OMS “Weekly Epidemiological Recor” fu pubblicata la seguente affermazione:

L’esperienza insegna che una malattia infettiva così grave come il vaiolo è stata fatta scomparire attraverso misure quali la quarantena e l’isolamento“.

Nella relazione della Direzione Generale del Comitato Esecutivo dell’OMS relativa al programma di lotta al vaiolo, nel 1977, si legge:

Durante la lotta decennale per l’eliminazione del vaiolo è emerso che il vaiolo può diffondersi anche in una popolazione completamente vaccinata. Pertanto, si è adottata un’altra strategia: le vaccinazioni di massa sono state sostituite da un monitoraggio e da un trattamento mirato della malattia”.8

Inoltre, nell’opuscolo “Viaggi e Salute” edito dall’OMS, pubblicato successivamente, si legge:

Da più di dieci anni l’OMS considera il vaiolo estinto. La vaccinazione antivaiolosa non ha pertanto alcuna giustificazione, anzi può avere effetti negativi sulla persona che la riceve e su coloro che sono a stretto contatto con lei“.

Come diverse altre patologie infettive, anche il vaiolo è stato realmente combattuto e vinto dal miglioramento delle condizioni di vita igienico-sanitarie delle persone e dall’efficientamento di pratiche quali la quarantena e l’isolamento.

Questo risulta evidente dai dati esposti, considerando come la regressione della malattia abbia avuto il suo inizio ben prima dell’introduzione dei vaccini ad essa correlati.

Le suddette ammissioni dell’OMS hanno come unica interpretazione la cessata bolla d’interessi economici attorno alla vaccinazione antivaiolosa, che consentì ai lorsignori di spostare il focus dei loro beceri interessi su altri lidi più redditizi; quando un vaccino è pubblicizzato e utilizzato su larga scala, il mainstream spinge perché tutto sia descritto come pulito, efficace e sicuro; appena i riflettori del mondo si spostano altrove e la malattia risulta essere in gran parte debellata, già da lunghi processi antecedenti l’introduzione del vaccino, allora, in quel caso, viene svelato il vero volto di ciò che è insito in quella pratica rischiosa e potenzialmente dannosa.

Come ultima prova, vorremmo ricordare il caso di Janet Parker9, medico del dipartimento di anatomia della University of Birmingham Medical School, la quale, nell’Agosto 1978, per sbaglio, venne a contatto con il virus del vaiolo utilizzato per scopi di ricerca in un laboratorio; ebbene, la dottoressa morì di tale malattia nonostante fosse vaccinata dal 1966.

Un altro breve accenno, vista l’importanza storica avuta da un canto, ma pur considerato l’arretramento avuto dall’altro, può essere fatto a chiosa della peste quale malattia infettiva che ha visto nel corso dei secoli addietro un fattore epidemiologico oscillante, tipico appunto di questo genere di malattie, che hanno terrorizzato diverse epoche storiche: si pensi solo alla cosiddetta peste nera ( o grande morte ), pandemia che imperversò maggiormente in Europa nell’alto-Medioevo, raggiungendo il suo picco tra il 1347 e il 1353 dove morì un terzo della popolazione del continente.

I suoi primordi, come nel caso del vaiolo, sono da riscontrarsi già nel secondo millennio a.C. e narrati da alcuni testi egizi ed indoeuropei, in particolare attraverso gli Ittiti della Mesopotamia, oggi Iraq.

Il contagio della peste avviene attraverso Yersinia Pestis, un cocco-bacillo Gram negativo. È essenzialmente una malattia zoonotica, dei roditori, che si diffonde attraverso le loro pulci ed è ancor oggi presente in alcune parti del mondo, come Stati Uniti [Nuovo Messico, Arizona, California, Colorado] arrivando ad un massimo di 15 casi all’anno, secondo quanto riportato dal Centers for Disease Control and Prevention.

Fra il 1990 e il 1994 i casi di peste nel mondo furono 18739, in 20 paesi diversi; negli USA fra il 1947 e il 2001 si sono avuti 421 casi di peste, un numero pressoché minimo confutato con la vastità territoriale sul quale è redatto.

Va detto che la peste è stata ed è per eccellenza una malattia tipica di condizioni igieniche pubbliche scadenti, facendo entrare in gioco fattori apparentemente non riconducibili al contagio, ma che invece si scoprono essere letali. Così accadde, per esempio, durante il famigerato incendio di Londra del 1666, dove si fu costretti a sostituire le case in legno con abitazioni di pietra, costringendo i topi ad uscire fuori dai loro nascondigli in modo tale da diffondere molto rapidamente la malattia. In modo analogo successe a Messina circa un secolo dopo, precisamente nel 1743.

Possiamo nuovamente affermare che la peste è stata l’epidemia più terrificante della storia, paragonata – specie in epoche in cui si credeva ancora nelle punizioni divine – ad un grande flagello che sembrò sancire la fine del mondo. Una notazione anonima, probabilmente iscritta da un cronista svedese, raccontava così l’atmosfera che si respirava durante l’apice dell’epidemia in Europa:

Le campane non suonavano più e nessuno piangeva. L’unica cosa che si faceva era aspettare la morte, chi, ormai pazzo, guardando fisso nel vuoto, chi sgranando il rosario, altri abbandonandosi ai vizi peggiori. Molti dicevano: “È la fine del mondo!“.

Tuttavia, nonostante il terribile gemito di morte che incombeva sulle popolazioni, il tutto veniva letto in chiave di Fede o perlomeno attraverso una sana escatologia: questo comportava abbandono alla Provvidenza e sopratutto grande impegno nella preghiera e nel sacrificio.

La peste lasciò un tremendo segno nella storia, eppure possiamo confermare che, anche in questo caso, non venne vinta attraverso una vaccino-profilassi, ma tramite il miglioramento inopinabile delle condizioni igieniche pubbliche.

Un altro fattore rilevante per l’estinzione di questa grande epidemia fu il prevalere del ratto detto anche “ratto delle chiaviche” (Rattus norvegicus) sul ratto nero (Rattus niger) che ospita la pulce infetta, portatrice della peste.

Un vaccino è stato poi con il tempo brevettato, ed è in uso particolarmente in quei luoghi sopracitati colpiti da condizioni igieniche scadenti ma, ciò nonostante, non è stato nemmeno determinato se la vaccinazione protegga anche dalle gocce di saliva infette. In America due persone che erano state vaccinate si ammalarono di peste dopo essere state a contatto con due casi di peste polmonare.

Per questo, anche in questo specifico caso, la vaccinazione non può essere considerata come il metodo giusto per controllare epidemie di peste, perché sono necessari molti mesi per completare la vaccinazione primaria e per poter sviluppare un’ipotetica concentrazione anticorpale.

È stato poi anche testato che le reazioni collaterali alla prima dose di vaccino sono lievi, ma possono aumentare d’intensità alle dosi successive.

 

Per concludere questa parentesi sulla peste è infine necessario, per riassumere, eliminare ogni dubbio circa il danno effettivo causato da queste epidemie terribili ma, a questo proposito, va anche ricordato che la regressione di esse non è dovuta certamente all’invenzione dei vaccini. I motivi li abbiamo già detti, e se qualcuno volesse ritenerli futili e banali incapperebbe però contro dati storici prima ancora che scientifici, poiché la storia, se letta nella maniera giusta e non modernamente falsata, è sempre e prima di tutti maestra di vita.

Questo genere di epidemie oggi sono state sconfitte, così come il rischio di contagio rispetto a quelle malattie per le quali sempre oggi è obbligatorio vaccinarsi (ma di questo parleremo in altra sede); coloro i quali – dall’alto delle cattedre scientifiche a servizio del farmaco – dicono che il rischio è dietro l’angolo e che bisogna ricorrere a tutte le vaccinazioni previste dal Piano nazionale, non sono altro che seminatori di panico e modelli perfetti di quella che oggi è l’epidemia per eccellenza: epidemia infettiva di un uomo che ha abbandonato Dio in tutto e per tutto per rincorrere la scienza, il mito del progresso, vero e proprio pugno di mosche e di vermi che, tuttalpiù, lo accompagneranno a marcire nella tomba:”Operimentum tuum erunt vermes” ( Is. 14.11 ).

Diciamo ciò principalmente per ricordare che la Fede e la fiducia nel Signore deve stare alla base di tutto, precedendo ciò che per noi scelgono dei senza Dio dediti a lucrare sulla salute altrui, specie quella dei bambini.

Forse sarà troppa cosa ricordare ciò che a nostra volta ci venne ricordato da un caro amico vicentino, il quale ci fece porre l’attenzione sull’apparizione della Vergine Santissima a Berico, ove ora sorge uno splendido Santuario a Lei dedicato.

Verso questo Monte, nel Marzo del 1426, si recava certa Vincenza Pasini per raggiungere il marito che lavorava nella piccola vigna di proprietà.

Fu proprio durante il tragitto che le apparve una donna tutta splendente, rivoltasi a lei con queste parole:

Non temere, Vicenza. Io sono Maria, la Madre di Cristo morto in Croce per la Salvezza del genere umano. Va’ e di’ ai Vicentini che innalzino in questo luogo una Chiesa consacrata al mio nome, se vogliono essere liberati dal flagello della peste che li colpisce“.

Nessuno credette alla signora, tanto meno il Vescovo. Due anni dopo però, precisamente il 1º Agosto 1428, ella ebbe una seconda apparizione che la spinse a recarsi in città per gridare quanto aveva udito dalla Santa Vergine, che richiedeva ancora a tutti di ergere questo Santuario in Suo onore. La peste nel mentre stava continuando a sterminare centinaia di famiglie, e fu proprio questo a far si che la gente iniziò a crederle, compreso il Vescovo che ordinò di iniziare le costruzioni di quello che ancora oggi è il più bello ed importante Santuario del Veneto. La popolazione si affidò alla Madonna la quale mantenne immancabilmente la promessa, liberando Vicenza dal terribile flagello della peste.

La fiducia in Dio e non nell’uomo, animava prima di tutto l’uomo antico nella quotidianità e nelle tribolazioni. Al contrario oggi pare che tutto sia concepito in modo diametralmente opposto.

Troppo facilmente quella scienza su cui, ahinoi, tanti cattolici costruiscono il loro vitello d’oro, riponendovi speranze e attese, è entrata in aperto conflitto con se stessa, venendo a patti con poteri economici dispensatori di mammona in cambio di servilismo intellettuale. Tutto questo ha come risultato la manipolazione mediatica dell’opinione pubblica attraverso quegli stessi media spesso collusi al loro interno con industrie farmaceutiche e potentati economici.

Cercare dunque, cercare senza sosta e senza paura la verità senza accontentarsi di ciò che ci viene imboccato dal mondo “per bene”, in modo tale da poter discernere nel modo più consapevole e coscienzioso il proprio agire, sempre alla luce del nostro essere cristiani, “nel mondo ma non del mondo”.

 

 

Cristiano Lugli e Alessandro Corsini

 

 

Bennati C., Ambrosi F., Rosa C. – “Vaccinazioni tra scienza e propaganda. Elementi critici di riflessione“. Edizioni il leone verde, Torino, 2006, pag. 47.

Fernand Delarue, “L’intossicazione da vaccino“, edizioni Feltrinelli, pag. 38.

“Revue de pathologie générale et de chimique”, n°694, gennaio 1958. L. Cl. Vincent, Journées de pathologie comparée de langue francaise.

Fernand Delarue, “L’intossicazione da vaccino“, edizioni Feltrinelli, pag. 41.

http://en.wikipedia.org/wiki/Demography_of_London#Population_change

Buchwald G. “Vaccinazioni, il business della paura. Quello che ogni genitore dovrebbe sapere“. Ed. Civis, Massagnago (Lugano).

a. b. Roberto Gava, “Le vaccinazioni pediatriche“, edizioni Salus 2008, pag. 185.

8 Buchwald G. “Vaccinazioni, il business della paura. Quello che ogni genitore dovrebbe sapere“. CIVIS, Massagno (Lugano), 2000, pag. 159.

Janet Parker: http://en.wikipedia.org/wiki/Janet_Parker

 

 

 

 

 

 

 

Articolo apparso in precedenza qui.

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Lanciati i vaccini RNA monodose contro COVID e influenza per i bambini. I critici: «livelli di follia senza precedenti»

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

I ricercatori dell’Università della California, Riverside, hanno proposto un nuovo vaccino a base di RNA che, secondo loro, potrebbe fornire una protezione duratura ai bambini contro il COVID-19 e l’influenza con una sola dose. Gli esperti avvertono che la tecnologia non testata potrebbe portare a infezioni, tassi di mortalità più elevati e potenziale tossicità cerebrale nei bambini.

 

I ricercatori stanno lanciando un nuovo vaccino che, secondo Forbes, potrebbe fornire ai bambini una protezione duratura dal COVID-19 e dall’influenza con un unico vaccino «una tantum», forse portando anche a un «vaccino universale».

 

L’articolo di ricerca, pubblicato il 17 aprile nei Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) da scienziati dell’Università della California, Riverside (UCR), descriveva come una singola dose di un vaccino utilizzando il «piccolo RNA interferente» (small interfering RNA o siRNA) Le molecole hanno dimostrato una «immunità protettiva rapida e duratura» contro un virus letale nei topi immunodeficienti.

 

I ricercatori hanno proposto che un vaccino antinfluenzale basato su siRNA potrebbe proteggere i bambini senza fare affidamento sugli anticorpi materni, secondo un comunicato stampa dell’UCR .

 

Stanno prendendo in considerazione un metodo di somministrazione tramite spray nasale invece della tipica iniezione intramuscolare, poiché “le infezioni respiratorie si muovono attraverso il naso, quindi uno spray potrebbe essere un sistema di somministrazione più semplice”.

 

Gli esperti che hanno parlato con The Defender hanno espresso preoccupazione per la mancanza di sperimentazioni umane e per la sicurezza e gli effetti a lungo termine della nuova tecnologia sulle popolazioni vulnerabili.

 

«Il livello di follia qui non ha precedenti», ha affermato Brian Hooker, Ph.D., direttore scientifico presso Children’s Health Defense. «Il sistema immunitario dei bambini semplicemente non può tollerare questo tipo di agente infettivo», ha detto. «Porterà a infezioni comunque e livelli più elevati di mortalità».

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Cos’è il siRNA?

La scienza del siRNA, che è in fase di sviluppo dalla fine degli anni ’90, differisce in modo significativo dai metodi vaccinali tradizionali, che tipicamente utilizzano frammenti di virus inattivati ​​per stimolare il sistema immunitario e conferire l’immunità.

Si differenzia anche dalla tecnologia del vaccino a RNA modificato o mRNA utilizzata nei vaccini Pfizer e Moderna, che dirottano il macchinario cellulare del corpo e lo inducono a creare la proteina spike, presumibilmente per indurre una risposta immunitaria. Invece, il siRNA funziona interferendo con l’RNA messaggero naturale dei virus che si replicano, disabilitandoli di fatto.

Il piccolo RNA interferente o siRNA è un tipo di molecola di RNA che svolge un ruolo chiave in un processo cellulare chiamato interferenza dell’RNA (RNAi).

L’RNAi è un meccanismo naturale utilizzato dalle cellule per regolare l’espressione genica e difendersi dalle infezioni virali. Le molecole di siRNA corte a doppio filamento possono legarsi a sequenze complementari sull’RNA messaggero (mRNA) e indirizzarle alla degradazione.

Distruggendo selettivamente specifici RNA messaggeri naturali (mRNA), i siRNA possono efficacemente “silenziare” l’espressione dei geni corrispondenti. Questa capacità di abbattere i geni che causano malattie rende il siRNA uno strumento promettente per lo sviluppo di terapie mirate per condizioni come il cancro, le infezioni virali e le malattie genetiche.

 

 

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«Le molecole di siRNA, trasportate e rilasciate da nanovettori, sono state esplorate nel trattamento del cancro», ha spiegato la dottoressa Michelle Perro, pediatra di medicina integrativa e autrice di What’s Making Our Children Sick? «Anche nel campo del cancro, ci sono ancora molti ostacoli nel loro impiego», ha detto.

Il farmaco siRNA patisiran, un trattamento per la polineuropatia, utilizza nanoparticelle lipidiche (LNP) come nanotrasportatori. Gli LNP si sono già rivelati tossici nei vaccini mRNA COVID-19accumulandosi nelle ovaie, nel fegato, nella milza, nelle ghiandole surrenali, nel midollo osseo e in altri organi.

 

Tuttavia, gli autori dell’articolo PNAS non hanno indicato se il loro vaccino di ricerca contenesse LNP. Il Defender non ha ricevuto risposta alle nostre richieste di ulteriori informazioni al momento della pubblicazione di questo articolo.

 

Il dottor Michael Palmer, membro di Doctors for COVID Ethics, ha affermato di essere incuriosito dall’effetto protettivo del siRNA sugli animali da esperimento privi di un adeguato sistema immunitario. Tuttavia, ha osservato che negli animali immunologicamente competenti, «la risposta immunitaria adattativa spegne il virus vaccinale paralizzato prima che possa generare una risposta siRNA adeguata».

 

Palmer ha sottolineato che i vaccini siRNA potrebbero omettere gli adiuvanti comunemente usati nei vaccini, che sono responsabili di «alcuni dei peggiori effetti collaterali dei vaccini».

 

Ha detto che, poiché l’obiettivo principale del siRNA non include l’attivazione di una risposta immunitaria, «forse questa tecnologia potrebbe effettivamente portare a vaccini più sicuri in futuro, almeno contro alcuni virus».

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«Il vaccino universale che stavamo cercando»

I ricercatori dell’UCR hanno utilizzato un virus murino trasmesso dalle zanzare chiamato Nodamura come modello per testare il vaccino su topi mutanti privi di cellule immunitarie dei linfociti T e B. Queste cellule immunitarie svolgono un ruolo cruciale nella risposta immunitaria adattativa del corpo, che è responsabile della creazione di anticorpi specifici contro gli agenti patogeni invasori.

 

Utilizzando topi senza queste cellule, i ricercatori miravano a dimostrare l’efficacia del vaccino siRNA contro un virus in assenza delle tradizionali risposte immunitarie adattative, risposte che non sono ancora sviluppate nei neonati umani.

 

«La ragione per cui i virus causano con successo la malattia è perché producono proteine ​​che bloccano la risposta RNAi di un ospite», ha spiegato l’autore principale Shou-Wei Ding, Ph.D., illustre professore di microbiologia presso l’UCR. Creando un virus mutante che non può produrre questa proteina, i ricercatori sono stati in grado di indebolire il virus e usarlo come vaccino per rafforzare il sistema immunitario RNAi.

 

Un potenziale vantaggio di questo approccio è che potrebbe eliminare la necessità di vaccini ceppo-specifici, hanno affermato i ricercatori.

 

«Ciò che voglio sottolineare di questa strategia vaccinale è che è ampia», ha affermato il virologo dell’UCR e coautore dello studio Rong Hai, Ph.D. «È ampiamente applicabile a qualsiasi numero di virus, ampiamente efficace contro qualsiasi variante di virus e sicuro per un ampio spettro di persone».

 

«Questo potrebbe essere il vaccino universale che stavamo cercando», ha aggiunto Hai.

 

Questa tecnologia sarebbe efficace indipendentemente dalle mutazioni virali, secondo Hai. «I virus possono mutare in regioni non prese di mira dai vaccini tradizionali», ha affermato. «Tuttavia, stiamo prendendo di mira l’intero genoma con migliaia di piccoli RNA. Non possono sfuggire a questo».

 

I ricercatori propongono che la tecnologia siRNA potrebbe in futuro essere applicata ad altre malattie.

 

«Esistono diversi agenti patogeni umani ben noti; dengue, SARS, COVID. Hanno tutti funzioni virali simili», ha detto Ding. «Questo dovrebbe essere applicabile a questi virus in un facile trasferimento di conoscenze».

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«L’influenza semplicemente non uccide i bambini»

Alcuni esperti hanno sollevato preoccupazioni sulla sicurezza e sulle implicazioni a lungo termine della tecnologia del vaccino siRNA, in particolare per i neonati e gli individui immunocompromessi.

 

«C’è una ragione per cui ci vogliono decenni per pubblicare gli studi sulla sicurezza dei vaccini: in modo che gli effetti/risultati avversi possano essere monitorati e valutati», ha affermato Perro. «Questa proposta non solo è affrettata, ma non è nemmeno sperimentata sugli esseri umani».

 

Perro ha citato la necessità di uno «studio gold standard in doppio cieco controllato con placebo» per garantire la sicurezza delle terapie sperimentali per i bambini vulnerabili.

 

Perro ha espresso preoccupazione sulla potenziale tossicità del farmaco, in particolare se somministrato tramite spray nasale. «La placca cribriforme separa la fossa nasale dal cranio ed è di natura spugnosa», ha detto. «In teoria, le nanoparticelle avrebbero accesso diretto al cervello».

 

Perro ha anche sottolineato che la convinzione dei ricercatori secondo cui la tecnologia è adatta ai bambini perché il loro sistema immunitario è ancora in via di sviluppo è «esattamente la stessa argomentazione che dovrebbe essere presentata sul motivo per cui non dovrebbero essere ammessi nei nostri bambini: perché il loro sistema immunitario è ancora in via di sviluppo e le reazioni avverse potrebbero essere fatali».

 

Palmer è d’accordo, definendo le affermazioni dei ricercatori secondo cui i bambini «non dovranno più dipendere dagli anticorpi delle loro madri» come un «semaforo rosso».

 

«Questa è solo la solita visione del mondo distorta: non dovremmo fare affidamento sulla nostra innata e naturale capacità di difenderci dalle malattie, ma abbracciare invece la tecnologia», ha detto Palmer. «L’influenza semplicemente non uccide i bambini, quindi stanno proponendo una risposta a una domanda che nessuno ha posto».

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Problemi noti della tecnologia siRNA

Gli effetti a lungo termine dei vaccini a base di siRNA sullo sviluppo del sistema immunitario dei neonati e degli individui immunocompromessi rimangono sconosciuti. Tuttavia, la ricerca sulla tecnologia siRNA ha già rivelato effetti collaterali negativi.

 

Un problema è l’attivazione del sistema immunitario innato, che può portare alla produzione di citochine infiammatorie e all’attivazione delle cellule immunitarie. Questa attivazione può provocare infiammazioni e risposte immunitarie contro le molecole di RNA sintetico.

 

Nei casi più gravi, questa reazione eccessiva del sistema immunitario, nota come tempesta di citochine, può essere pericolosa per la vita.

 

Un’altra possibile preoccupazione con la tecnologia siRNA è il rischio di effetti fuori bersaglio, in cui il siRNA si lega e degrada mRNA non desiderati con sequenze simili, portando a effetti collaterali indesiderati.

 

Questi possono includere la disregolazione dell’espressione genica, alterazioni nei processi cellulari e potenziale tossicità.

 

Commentando gli effetti fuori bersaglio, Hooker ha affermato che i siRNA «per definizione sono ‘piccoli’ e potrebbero avere un’omologia sufficiente per interrompere la funzione dei geni nel genoma umano».

 

Ha espresso preoccupazione per il fatto che il nuovo paradigma medico avviato dalla mentalità dell’«Operazione Warp Speed» possa «portare questo tipo di incubo tecnologico sul mercato e sacrificare molti bambini».

 

Secondo la Perro, l’immissione sul mercato dei vaccini mRNA contro il COVID-19 non è andata bene. «È stato ora rivelato che la progettazione dei vaccini a mRNA tramite l’aggiunta di pseudouridina è cancerogena», ha osservato Perro, il quale ha affermato che gli scienziati conoscono la sua tossicità da decenni.

 

«Quindi abbiamo già utilizzato terapie sperimentali oncogene [cancerogene] nei nostri bambini attraverso il vaccino mRNA e loro vogliono spingersi oltre?» ha chiesto.

 

La Perro ha affermato che Big Pharma sta cercando di abbandonare la produzione standard di vaccini a causa dei costi di produzione.

 

«Ingegnerizzando e manipolando l’RNA e il DNA attraverso la manipolazione genetica utilizzando i microbi, il processo viene accelerato», ha affermato. «Hanno fatto il loro ingresso con l’EUA [autorizzazione all’uso di emergenza] per i vaccini anti-COVID mRNA».

 

Il panorama normativo per le terapie con siRNA è ancora in evoluzione. Nel 2018 la Food and Drug Administration statunitense ha approvato patisiran, il primo farmaco a base di siRNA.

 

John-Michael Dumais

 

© 18 aprile 2024, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

 

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Sanità

Fauci è un «animale politico disonesto ed egoista»: parla il responsabile della Sanità della Florida

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Il chirurgo generale della Florida, il dottor Joseph Ladapo, ha recentemente espresso un infuocato sfogo sugli orribili consigli medici forniti dal dottor Anthony Fauci durante la pandemia di COVID.   Durante un’intervista con l’attore Russell Brand, il dottor Ladapo ha affermato che Fauci è «un animale politico disonesto ed egoista che ha una formazione scientifica», aggiungendo che «è ovviamente una persona disonesta e inaffidabile».   Il dottor Joseph Ladapo non ha usato mezzi termini. Quando Russell Brand ha chiesto quali «lezioni possiamo imparare dalla figura di Anthony Fauci?», il medico harvardiano ha risposto che «forse la lezione numero uno è esaminare veramente chi fornisce le tue informazioni. Penso che molte persone, all’inizio, siano state completamente incantate dal dottor Fauci».

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Tuttavia, continua il chirurgo generale della Florida, «c’erano alcune voci che potevano vederlo per quello che è (…) E lui è un animale politico disonesto ed egoista che sembra avere una formazione scientifica».   «Lo abbiamo visto… ingannava le persone in tanti modi. L’intera faccenda della mascherina era semplicemente epica. Durante l’intervista con 60 Minutes [nota trasmissione di giornalismo della TV americana, ndr] diceva che “nessuno ha davvero bisogno di indossarne una”. Il che in realtà era coerente con la scienza, perché la scienza non era di supporto» all’uso dei filtri facciali, dice il Ladapo.   Poi, continua il medico floridiano, Fauci «ha ribaltato la sceneggiatura, e quando la pandemia stava effettivamente iniziando a calmarsi eravamo arrivati ​​a forse due o tre mascherine». Il lettore di Renovatio 21, può ricordare e confermare.   «Quindi devi guardare le fonti di informazione e sentire davvero se risuonano con te in termini di connessione con ciò che sembra vero» chiosa il dottore. «E lui chiaramente… non ho nulla contro di lui, in realtà… ma puoi guardarlo, ed è ovviamente una persona disonesta e inaffidabile».   Come riportato da Renovatio 21, il dottor Ladapo, appuntato come surgeon general (ossia come responsabile della sanità pubblica dello Stato) dal governatore della Florida Ron De Santis, quattro mesi fa ha avanzato pubblicamente la richiesta di sospendere l’uso dei vaccini mRNA.   La sanità floridiana, in questi anni, non si era mai tirata indietro dal segnalare come i sieri mRNA avessero causato un «aumento sostanziale» degli eventi avversi. Lo stesso governatore DeSantis ha annunciato che lo Stato della Florida riterrà responsabili i produttori per le affermazioni fatte sull’mRNA.   Fauci è oggetto di molteplici accuse, tra cui quelle del senatore del Kentucky Rand Paul, medico figlio di Ron Paul, che ha chiesto contro Fauci un’investigazione quantomeno per spergiuro. Numerose altre accuse sono piovute sul deus ex machina pandemico americano, come quella di aver negato ed ingannato sulle origini del COVID.   L’ex direttore dell’ente di controllo epidemico americano CDC Robert Redfield ancora l’anno scorso ha ripetuto di non avere «nessun dubbio» sul fatto che Fauci ha finanziato la ricerca Gain of Function che può aver portato alla pandemia COVID.

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Contro Fauci si espresse apertamente anche il miliardario Elone Musk, dicendo che i suoi pronomi erano «perseguite / Fauci» e che il Gain of Function «dovrebbe essere chiamato ricerca sulle armi biologiche poiché la sua funzione è la morte». Non una grinza, in effetti.   Renovatio 21 aveva riportato nel maggio 2020, a pandemia appena iniziata, l’implicazione del governo USA nel laboratorio di Wuhano. Robert F. Kennedy jr. aveva già dato l’allarme sul fatto che «il National Institute of Allergy and Disease Disease (NIAID) presieduto dal Dr. Anthony Fauci ha devoluto 3,7 milioni di dollari agli scienziati del laboratorio di Wuhan». Come avrebbe scritto anni dopo lo stesso Kennedy, il Fauci ha una «storia oscura» che deve essere portata alla luce.   La realtà è che i legami tra la sanità statunitense diretta da Fauci e Wuhano sono molto più profondi – e non solo della sanità USA.   Come ha detto il senatore Paul, «Fauci potrebbe essere il responsabile dell’intera pandemia».   L’Italia, tra diplomazia e indotti industrial-sanitari-universitari-statali vari, lo ha ovviamente ricoperto di premi.

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Cancro

Vaccino mRNA, «aumenti significativi» delle morti per cancro dopo la terza dose: studio giapponese

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Un nuovo studio ha rilevato «aumenti statisticamente significativi» dei decessi per cancro dopo l’assunzione di una terza dose di vaccini COVID-19 a base di mRNA, secondo uno studio giapponese pubblicato l’8 aprile sulla rivista Cureus .

 

Lo studio ha esaminato i tassi di mortalità aggiustati per età per diversi tipi di cancro dal 2020 al 2022 nei dati del governo giapponese, riporta LifeSite.

 

«Durante il primo anno della pandemia (2020) non è stato osservato alcun eccesso significativo di mortalità», si legge nel paper. «Tuttavia, nel 2021 sono stati osservati alcuni eccessi di mortalità per cancro dopo la vaccinazione di massa con la prima e la seconda dose di vaccino, e un significativo eccesso di mortalità è stato osservato per tutti i tumori e per alcuni tipi specifici di cancro (incluso cancro ovarico, leucemia, cancro alla prostata, cancro del labbro/orale) /cancro faringeo, cancro al pancreas e cancro al seno) dopo la vaccinazione di massa con la terza dose nel 2022».

 

In particolare, il lancio dei vaccini anti-COVID ha coinciso con l’interruzione e il rallentamento del calo dei tassi di mortalità per cancro osservato in tutte le fasce d’età nell’arco del decennio precedente. Le terze dosi di mRNA erano correlate con un «significativo eccesso di mortalità» di tutti i tumori, compreso il cancro al seno, alla prostata e alle ovaie, nonché la leucemia. Quasi tutti i vaccini COVID in questione erano basati su mRNA, di cui il 78% di Pfizer e il 22% di Moderna.

 

«Per tutti i tumori, abbiamo stimato che l’eccesso di mortalità fosse rispettivamente del -0,4% (-0,9, 0,1), 1,1% (0,5, 1,8) e 2,1% (1,4, 2,8), indicando nessun eccesso nel 2020 e aumenti statisticamente significativi nel 2021 e soprattutto nel 2022», scrivono gli autori.

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I cambiamenti nel 2020 possono essere attribuiti all’intensità dei blocchi che costringono a ritardi e cancellazioni di interventi chirurgici e altri trattamenti contro il cancro, ma i ricercatori notano diversi potenziali collegamenti causali tra i vaccini e le morti per cancro nel 2021 e oltre.

 

«Alcuni studi hanno dimostrato che le risposte all’interferone di tipo I (INF), che svolgono un ruolo essenziale nell’immunosorveglianza del cancro, vengono soppresse dopo la vaccinazione con mRNA-LNP SARS-CoV-2», scrivono gli scienziati nipponici.

 

«È stato dimostrato che il vaccino SARS-CoV-2 causa immunosoppressione e porta alla riattivazione di virus latenti come il virus varicella-zoster (VZV, herpesvirus umano 3; HHV3) o l’herpesvirus umano 8 (HHV8) in alcuni casi (…) Questi fenomeni potrebbero anche aiutare a spiegare l’eccesso di morti per cancro del labbro/orale/faringeo nel 2022, quando era in corso la vaccinazione di massa con la terza e successive dosi».

 

I ricercatori concludono che «negli aumenti particolarmente marcati dei tassi di mortalità di questi tumori sensibili all’ERα possono essere attribuibili a diversi meccanismi della vaccinazione mRNA-LNP piuttosto che all’infezione da COVID-19 stessa o alla riduzione delle cure contro il cancro a causa del blocco. L’importanza di questa possibilità merita ulteriori studi».

 

«Ho sospettato a lungo un legame tra cancro e vaccini basandosi solo sulla scienza dell’immunologia», ha detto alla testata americana Epoch Times la ricercatrice del politecnico bostoniano MIT Stephanie Seneff in risposta allo studio. «Ciò che penso stia accadendo, in generale, è che il vaccino sta causando un deterioramento della risposta immunitaria innata, che porta ad una maggiore suscettibilità a qualsiasi infezione, ad un aumento delle malattie autoimmuni e ad un’accelerazione della progressione del cancro».

 

Come riportato da Renovatio 21, il fenomeno dei cosiddetti «turbocancri» sta creando vaste domande nei medici che osano ancora porsene, mentre è ignorato completamente dai rapporto istituzionali come quelli dell’OMS sull’aumento dell’incidenza dei tumori anche nei giovani.

 

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