Economia
BlackRock e Vanguard hanno distrutto la classe media: Robert F. Kennedy contro i grandi fondi finanziari
Robert F. Kennedy Jr. ha pronunciato il j’accuse contr tre grandi mega-fondi finanziari americani tacciandoli di aver messo sul lastrico le famiglie della classe media statunitense.
Durante un’intervista del 27 agosto con il conduttore del canale (assai trumpiano) Newsmax Eric Bolling, il candidato alla presidenza RFK Jr. ha attaccato i giganti – tutti favorevoli agli ESG – per aver reso più difficile e costoso per gli americani e le famiglie possedere una casa.
«Queste tre società giganti, BlackRock, State Street e Vanguard, possiedono l’88% dell’S&P 500 [le classifica delle 500 maggiori società secondo la società di rating Standard&Poor’s, ndr], c’è qualcosa di sbagliato in questo», ha dichiarato Kennedy.
«E ora hanno preso di mira le case unifamiliari, quindi questo è il motivo per cui vedi queste case andare fuori scala in termini di prezzo».
Dopo aver fatto i nomi di questi colossi predatori, RFK Jr. ha spiegato come ciò sta accadendo.
«Tante persone che voi e io conosciamo hanno avuto l’esperienza che stanno per fare un’offerta per la casa o ne hanno fatta una, quindi qualcuno che piomba con un’offerta in contanti e gliela porta via e se provano per capire chi è scoprono che è una LLC», cioè un tipo di società americana più o meno equivalente alla nostra SRL. «Bene, quelle LLC sono in definitiva di proprietà di queste tre grandi aziende, e sapete che ora sono sulla buona strada per possedere il 60% delle case unifamiliari in questo paese entro il 2030».
In risposta, RFK Jr. ha raccomandato al governo federale di agire contro queste tre società e di utilizzare il codice fiscale in modo che «non possano fare una strage, prendendo tutte le case e poi facendo aumentare l’affitto».
Il candidato presidenziale ha sostenuto «mutui del 3% agli americani con garanzie federali» per aiutare gli americani a comprare case.
Secondo Kennedy, le persone non prestano attenzione a quella che ha descritto come la «collusione corrotta» tra il governo e il potere delle grandi società private. RFK jr. sostiene che tale collusione sta «estraendo la ricchezza dalla classe media americana e distruggendo la vita dei lavoratori poveri in questo Paese».
«L’intero sistema è truccato contro di te», ha continuato RFK rivolgendosi al quivis de populo statunitense. «E quelle aziende, a causa della collusione del governo con questi ricchi uomini a nord di Richmond, hanno i loro stivali sul collo di ogni americano… la ricchezza viene rubata dalle aziende con la cooperazione di queste agenzie governative».
Sebbene queste tre società abbiano certamente reso più difficile per le giovani famiglie possedere una casa, sono anche famigerate per aver spinto gli investimenti ESG (ambientali, sociali e di governance) sugli americani e sulle società americane.
BlackRock, è la più grande società di investimento nel mondo con in gestione un patrimonio totale di circa 10 trilioni di dollari. Tuttavia di tale colosso il pubblico non sa moltissimo, ma la cui influenza arriva ad essere, per alcuni critici, piuttosto controversa.
In uno scritto di William F. Engdahl pubblicato da Renovatio 21 lo studioso spiega il ruolo di BlackRock nella crisi energetica globale attuale. Qualcuno la ritiene implicata anche nella crisi delle obbligazioni britanniche di sei mesi fa.
L’amministrazione Biden pare per alcuni episodi contigua al colosso finanziario, con un economista del gruppo, ora a capo del Consiglio Economico Nazionale di Biden a chiedere al popolo sacrifici per «l’ordine mondiale liberale». Biden avrebbe chiesto l’anno scorso consiglio a BlackRock riguardo alla Cina. Come riportato da Renovatio 21, il fondo e George Soros sarebbero protagonisti di una faida finanziaria su suolo cinese.
Allo scoccare dell’operazione militare russa in Ucraina, il CEO di BlackRock aveva affermato che il conflitto potrebbe portare a un maggiore utilizzo delle valute digitali – con conseguente abolizione del contante.
La sede parigina di Blackrock è stata assediata durante le proteste contro la riforma delle pensioni di Macron lo scorso aprile.
Immagine di Thomas Hawk via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial 2.0 Generic (CC BY-NC 2.0); immagine tagliata
Economia
L’ex proprietario di Pornhub vuole acquistare le attività del gigante petrolifero russo
Bernd Bergmair, l’ex proprietario di Pornhub, starebbe valutando l’acquisto delle attività internazionali del gigante petrolifero russo sanzionato Lukoil. Lo riporta l’agenzia Reuters, citando fonti riservate.
A ottobre, gli Stati Uniti hanno colpito Lukoil con sanzioni che hanno costretto la compagnia a dismettere le proprie partecipazioni estere, stimate in circa 22 miliardi di dollari. Lukoil aveva inizialmente accettato un’offerta del trader energetico Gunvor per l’intera controllata estera, ma l’operazione è saltata dopo che il Tesoro americano ha accusato Gunvor di legami con il Cremlino.
Secondo Reuters, Bergmair avrebbe già sondato il dipartimento del Tesoro statunitense per una possibile acquisizione. Interpellato tramite un legale, ha né confermato né smentito, limitandosi a dichiarare: «Lukoil International GmbH rappresenterebbe ovviamente un investimento eccellente; chiunque sarebbe fortunato a possedere asset del genere», senza precisare quali porzioni gli interessino o se abbia già contattato l’azienda. Un portavoce del Tesoro ha declinato ogni commento.
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Il finanziere austriaco è l’ex azionista di maggioranza di MindGeek, la casa madre di Pornhub, la cui identità è emersa solo nel 2021 dopo anni di strutture offshore. Il Bergmair ha ceduto la propria partecipazione nel 2023, quando la società è stata rilevata da un fondo canadese di private equity chiamato «Ethic Capital», nella cui compagine spicca un rabbino. Il patrimonio dell’uomo è stimato intorno a 1,4 miliardi di euro, investiti principalmente in immobili, terreni agricoli e altre operazioni private.
Il mese scorso, il Tesoro statunitense ha autorizzato le parti interessate a intavolare negoziati per gli asset esteri di Lukoil; l’approvazione è indispensabile poiché, senza licenza, ogni transazione resterebbe congelata. La finestra concessa scade il 13 dicembre.
Fonti giornalistiche indicano che diversi player, tra cui Exxon Mobil e Chevron, avrebbero manifestato interesse, ma Lukoil preferirebbe cedere il pacchetto in blocco, complicando le trattative per chi punta su singoli asset. L’azienda ha reso noto di essere in contatto con più potenziali acquirenti.
Mosca continua a condannare le sanzioni occidentali come «politiche e illegittime», avvertendo che finiranno per danneggiare chi le ha imposte». Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha definito il caso Lukoil la prova che le «restrizioni commerciali illegali» americane sono «inaccettabili e ledono il commercio globale».
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Immagine di Marco Verch via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
Economia
La BCE respinge il ladrocinio dei fondi russi congelati proposto dalla Von der Leyen
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Economia
Apple citata in giudizio per affermazioni «ingannevoli» sui minerali del Congo
Un’organizzazione statunitense per i diritti umani ha intentato una causa contro Apple a Washington, imputando al gigante tecnologico di aver illuso i consumatori con l’assicurazione che i minerali impiegati nei suoi prodotti siano estratti in modo etico dalla Repubblica Democratica del Congo (RDC) e privi di sfruttamento del lavoro minorile.
Martedì, International Rights Advocates (IRAdvocates) ha presentato il ricorso alla Corte Superiore del Distretto di Columbia, invocando la legge locale sulla tutela del consumatore.
In un comunicato stampa diramato mercoledì, IRAdvocates ha sostenuto che le filiere di approvvigionamento di cobalto e tantalio della Mela morsicata continuano a dipendere da lavoro coatto e infantile, da danni ecologici, corruzione e instabilità nella RDC e nel confinante Ruanda, malgrado le dichiarazioni societarie sul «cobalto riciclato al 100%» e su controlli tracciabili rigorosi.
«Stiamo promuovendo questa azione legale… per chiamare Apple a rispondere dell’inganno perpetrato verso il pubblico e dei guadagni illeciti derivanti dalle infrazioni ai diritti umani nella sua supply chain», ha dichiarato il direttore esecutivo di IRAdvocates, Terrence Collingsworth.
Tra i fornitori di cobalto indicati dall’associazione vi sono la multinazionale anglo-svizzera Glencore, che ha patteggiato accuse di corruzione negli USA e versato una multa fiscale di circa 900 milioni di dollari in RDC, nonché la società cinese Huayou Cobalt, i cui «rami gestiscono cave artigianali dove si fa ricorso al lavoro forzato».
La nazione centroafricana è il leader globale nella produzione di cobalto, elemento cruciale per le batterie di gran parte dei gadget elettronici di consumo, dai cellulari alle auto elettriche. Non è la prima occasione in cui Apple finisce sotto processo per i minerali congolesi: la regione orientale del paese è teatro da decenni di atrocità collegate a decine di milizie armate in lotta contro il governo per il controllo delle risorse.
All’inizio del 2025, il Belgio ha avviato un’inchiesta sulle denunce di produzione di device con «minerali insanguinati», dopo che legali internazionali a nome del governo di Kinshasa hanno sporto querela in Francia e Belgio nel dicembre 2024.
Apple ha replicato di «contestare con vigore» le imputazioni e ha ordinato ai fornitori nel 2024 di cessare l’acquisto di taluni minerali da RDC e Ruanda. In Francia, i procuratori hanno prosciolto il caso per carenza di indizi.
In passato, IRAdvocates aveva trascinato in giudizio Tesla, Apple e altre imprese tech per l’approvvigionamento di cobalto, ma i giudici federali USA avevano rigettato l’istanza l’anno scorso. Con questa nuova mossa, l’associazione mira a vietare ad Apple di condurre «campagne promozionali e pubblicitarie fuorvianti».
Come riportato da Renovatio 21, a dicembre 2024 la Repubblica Democratica del Congo aveva presentato denunce penali in Francia e Belgio contro le filiali Apple, per aver presumibilmente utilizzato nella sua catena di approvvigionamento minerali «saccheggiati» dalle regioni in conflitto del Paese.
Come riportato da Renovatio 21, a marzo Apple era stata colpita da una multa antitrust di 1,8 miliardi di euro per aver abusato della sua posizione dominante nel mercato dello streaming musicale.
Come riportato da Renovatio 21, tre mesi fa Corte Suprema dell’UE ha ordinato ad Apple di pagare all’Irlanda 13 miliardi di euro. A fine 2023 la UE ha anche riaperto per Apple un caso di «elusione fiscale» con in ballo 13 miliardi di euro. In Francia il produttore degli iPhone e dei Mac è indagato per «obsolescenza programmata». L’anno scorso l’azienda è stata accusata dalla Russia di spionaggio.
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Immagine di Enough Project via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
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