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Biden demenza show. Gli sfottò di Trump, della sorella di Ciccio Kim e di bambine a caso

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Il presidente Biden è in uno di quei periodi in cui ne inanella una dopo l’altra. Del resto, basta che il clan di badanti e padroni che lo hanno in gestione lo lascino uscire un po’ e questi ne combina a nastro.

 

Ad un certo punto, ha invitato una bambina alla Casa Bianca, ma la piccola ha rifiutato l’invito.

 

«Com’è alla Casa Bianca?» aveva chiesto la bimba al presidente.

 

«Vieni qui. Rimani qui con me per un minuto e io… non vuoi andare alla Casa Bianca? Oh ok. Va bene», aveva risposto Biden, vedendosi declinata l’offerta.

 

 

La ragazzina non ha tutti i torti. Le immagini dello sniffing, l’«annusamento» a cui il presidente sottoporrebbe le ragazzine, hanno fatto il giro del mondo in campagna elettorale e oltre. Le battute si eran sprecate anche quando il quadridosato presidente aveva preso il COVID, con possibile spegnimento temporaneo, dunque, del senso dell’olfatto.

 

 

Sono tristemente note anche, e più serie, le confessioni della figlia di Biden Ashley, che nel suo diario avrebbe scritto di aver avuto la vita turbata dall’aver fatto le docce insieme a suo padre.

 

«Sono sempre stata pazza per i ragazzi…. Ipersessualizzata @ in giovane età… Ricordo di essere stata in qualche modo sessualizzata con […]; Ricordo di aver fatto sesso con gli amici @ in giovane età; docce con mio padre (probabilmente non appropriate)», scriveva la figlia del presidente in una pagina del diario del gennaio 2019 citata dai media. Per recuperare il diario, dimenticato da Ashley Biden in una casa in affitto dopo essere stata in un centro di riabilitazione, l’FBI fece irruzione all’alba in tenuta SWAT a casa dell’allora direttore di Project Veritas, il giornalista James O’Keefe.

 

Al di là delle cose drammatiche, la ragazzina può aver saputo che affidarsi al presidente significa perdersi alla Casa Bianca: cosa che è apparsa chiara anche pochi giorni fa durante un incontro con il presidente della Corea del Sud Yoon Suk-yeol (quello che aveva insultato i senatori americani pochi mesi fa in un fuorionda all’ONU), dove la guida del Mondo Libero si è mostrato incapace di capire dove stesse andando.

 

 

 

Durante l’evento bilaterale, i fotografi sono riusciti a zoommare sul foglietto che Biden reggeva in mano, che indicava esattamente (con tanto di fotina) quale giornalista gli avrebbe fatto domande e cosa gli avrebbe chiesto. In pratica, tutto era preordinato. Quando si dice la stampa addomesticata, non si pensa che si possa arrivare a tale livello di trionfo della demenza.

 

 

Sempre in tema coreano, ricordiamo, en passant, la recente grandissima uscita della vicepresidente Kamala Harris, notissima per le sue insalate di parole completamente vuote, che ha dichiarato che Sud Corea e USA sono uniti in un rapporto come ad esempio in Squid Game, l’atroce serie di Netflix dove i padroni trucidano i servi coreani.

 

Tornando a Biden, ieri, ad un comizio, il presidente, che correrà per il bis, ha dichiarato che l’unica possibilità è rieleggere Trump, ad oggi il suo principale avversario.

 

 

Il quale Trump, ha preso a percularlo, come si dice oggi, senza pietà, fingendo di perdersi sul podio dei comizi, quando il vegliardo del Delaware prende solitamente a stringere le mani a persone immaginarie. Gli astanti ridon molto.

 

Qualcuno si è incaricato di fare un video che mostra in parallelo la parodia e la realtà. La differenza non è moltissima.

 

 

Ad una certa è arrivato anche l’insulto della sorella di Ciccio Kim, cioè la donna più potente del Nord Corea Kim Yo-yong, che in un comunicato ufficiale gli ha detto ufficialmente del «rimbambito», e aggiungendo che egli non è «per nulla in grado di assumersi la responsabilità della sicurezza e del futuro degli Stati Uniti».

 

Biden, per i Kim, è «un vecchio senza futuro».

 

 

Va così. La verità agli americani la deve spiegare una leader Nord Coreana: questa è la situazione della democrazia oggi.

 

Dei numeri offerti da Biden Renovatio 21, come sa il lettore, ha tenuto negli anni debito computo. Si va dagli israeliani che devono «tenere alto l’onore dell’Olocausto», alla  compilation del presidente che, stringe la mano a persone immaginarievaga senza una meta per la Casa Bianca, promette solennemente di difendere gli abitanti di Urano, accusa Putin di aver invaso la Russia.

 

Possiamo dire quindi con certezza che, in molti casi, il problema era che non vi fosse in loco il coniglio pasquale a dargli ordini su dove andare.

 

 

È così: il condottiero della superpotenza termonucleare guidato dal coniglio pasquale. Questa è la vostra vita ora. Fatevene una ragione.

 

 

Immagine screenshot da YouTube

 

 

 

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Adolf Hitler vince ma cambia nome

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Adolf Hitler Uunona, 59 anni, consigliere regionale namibiano da venti anni in carica, ha annunciato che rinuncerà ufficialmente al secondo nome «Hitler» dopo essere stato rieletto per il quinto mandato consecutivo nel distretto di Ompundja (regione di Oshana).

 

Membro del partito al potere Swapo, Uunona ha sempre goduto di un largo consenso locale nonostante il nome che, a livello internazionale, genera inevitabilmente sconcerto. Gli elettori della sua circoscrizione lo hanno costantemente premiato per il suo impegno nella lotta anti-apartheid e per i risultati concreti ottenuti sul territorio.

 

«Ho già provveduto a cancellare “Hitler” dai miei documenti ufficiali», ha dichiarato ai media namibiani. «D’ora in poi voglio essere chiamato semplicemente Adolf Uunona».

 

Il lettore di Renovatio 21 sa che la faccenda dell’Hitler negro è risalente.

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L’ex Hitler ha spiegato che ilpadre gli impose quel nome decenni fa senza conoscerne il peso storico né i crimini associati al dittatore nazista; per lui, all’epoca, era semplicemente un nome tedesco abbastanza diffuso nell’ex colonia dell’Africa sud-occidentale tedesca (1884-1915). Solo crescendo il consigliere prese coscienza del macabro retaggio e cominciò a dissociarsene pubblicamente.

 

«Ho sempre chiarito di non condividere in alcun modo l’ideologia nazista», ha ribadito il già Hitler. «Il mio impegno politico è radicato nella liberazione della Namibia e nello sviluppo delle nostre comunità rurali». In privato, familiari e collaboratori lo chiamano da tempo soltanto «Adolf», un’abitudine che ora desidera estendere a ogni contesto ufficiale.

 

Il caso richiama la complessa eredità coloniale tedesca in Namibia, dove nomi di origine teutonica restano relativamente comuni. Proprio in quel periodo (1904-1908) le truppe tedesche perpetrarono il genocidio degli Herero e dei Nama, un capitolo storico ancora poco noto a livello globale. Tuttavia, il fatto che esistano nel Paese africani bambini chiamati come il famigerato dittatore nazionalsocialista prova che forse la storia degli orrori coloniali non è esattamente conosciuta, o sentita, dalle popolazioni indigine.

 

Nonostante l’attenzione mediatica internazionale, lo Hitler namibiano continua a dominare le urne: nelle recenti elezioni locali ha nuovamente stravinto a Ompundja con un margine schiacciante. Per i suoi elettori, il curriculum di vent’anni di servizio concreto – strade, acqua, scuole e sostegno alle famiglie – pesa infinitamente più di un nome che il consigliere ha deciso di lasciarsi definitivamente alle spalle.

 

Renovatio 21 ritiene che si tratti di un caso in cui qualcuno potrebbe gridare alla frode elettorale: uno vota Hitler, e poi si trova uno qualsiasi, anzi un Uunona. È giusto?

 

Il cittadino sincero-democratico deve porsi a questo punto la domanda: se la democrazia vuole Hitler, perché toglierlo? Cioè, non è che lo si toglie, semplicemente, gli si cambia nome…

 

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Immagine dell’Oshana Regional Country

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L’enigma dell’italofonia delle bici giapponesi

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Non ricordo esattamente come e quando, ma un bel giorno mi sono accorto che qui in Giappone hanno nomi italiani.   Non intendo dire che siano biciclette italiane, benché si vedano qua e là delle Bianchi in giro per Tokyo: sto parlando di biciclette giapponesi a cui sono stati appioppati nomi italiani a casaccio.   A mano a mano la cosa è diventata un passatempo un po’ maniacale: ogni tanto sento mia moglie che sbuffa e sbotta: «ancora a guardare ste bici!?». Le da meno fastidio quando mi casca l’occhio su qualche signorina.   Il fatto è che nomi in questione sono nella maggior parte dei casi sono follie completamente fuori contesto: perché mai una bicicletta è finita a chiamarsi «Gelatina»?! C’è anche la «Bizarria», che è quasi la categoria (una zeta in meno) di questo articolo sui Renovatio 21, una parola desueta e bellissima apprezzata forse più dai ciclisti giapponesi che dal popolo parlante la lingua di Dante.   Questa abitudine a guardare le bici e fotografarle desta qualche sospetto, le biciclette sono tra le poche cose che vengono rubate con una certa frequenza qui a Tokyo.   Con l’aiuto di un amico, nel corso degli anni abbiamo steso un elenco non esaustivo dei velocipedi italofoni visti per le strade del Giappone. Purtroppo manca un’adeguata documentazione fotografica, le poche foto qui sotto valgano per ora come prima testimonianza.   Proseguirò nella raccolta di materiale e mi impegno a tenere aggiornato il pubblico di Renovatio 21 riguardo a questo inspiegabile fenomeno.     Accento Agenda Agilità Alcuna Alfiore bike Al fonto Al vecchio Alito Alla moda Allegro Al tetto Amadeus prima Ami amoretto Amico   Amore Amoroso Anelli Anemone Angelicus Angelino Angelino Petite Angelino Posh Angelo Animato Anna Aquila Arietta Aroma Arpeggio Ars nova Artista Assista Astroia Augusta Avanzare AveCuore Avellino Azzurrare Barletta Basso Bella Bellina Bellino Belluno Bel Ragazzo Beone Bionda Bizarria Bonaparte Broccoli Bruno Cadalora Calamita argento Calamita ciao Calamita due Calcite Campione Canale Canoro Cappuccino Capriccio Cardi Cargo Caro Carolina Carota Carpaccio Caterina Cavallo Cecilia Celare Celestano Chianti Ciーvada Clara Claudio Claudio Hearts Clichè Coccolo Coda Colono Colore Colossi Commando Continente Coroner Corsia Cortese Creare Crescente Crescita Crestina Croissant Crono Cuculo Culotte De Angelis De Petrucci Del sole Deserto Desto Diana Dia resto Diario Diretta Discus Ecciti Elena Elfi Elevato Emilia Erica Espresso Et ce’tera Eterno Eternotown Fanfare Farina Fascino Faville Felice Fermata Fermo Fertile Festival Fico Fides Figlia Carina Fini Fiona Fiorentina Fortina Fortissimo Fratello Fresco Frescool Fretta Fuerza Gelatina   Gelato Gibernau liscio Giuliano Gladiolo Gran mare Imbatto city Innominato La famiglia Lapis Las’efica Larghetto Latte Leggiero Lesto Levolte Lontano Loris Colgo Lucca Luciole Luculia Luna Macchiato Maglietta Maldini Marchiano Margarita Mattia Mega trans Mercato Merletto Merlot Metro Mezzo piano Mirano Moglie Montana Montebello Moscio sportivo Motomatto Mozione Mugello Mule Napori Neoclassico Nerone Novara Nutria Obbligato Ordina Osso Paola Panino Paprika Parlino Partenza Partire   Passione Passo Pasture Patrizia Persista Piccolo PiAce Pista Pittores Pizzicato Poggiali Polacco Portato Porto Posto Possibile portato Possible Pratico Precede Pretoria Prestezza Presto Progresso Proーvocatio canere Proーvocatio esse Proーvocatio mamma Proーvocatio mos Pro melior Pronto Raclette Radure Raffinate Ragazza Rapito Ravanello Ravenna Reale Realta Regalo Rene Retro Revigorando Riace Risoluto Romana Rondino Rosa Rosario Salute Sambista Scalare Sciolto Scorto Sentire Sereno Sicurezza Silvia Socio Soffitto Sorella Spago Stella Strida Tacchino Taranto Tavullia Tenerezza Terra cotta Testa Timbro Timore Tour de Totti Town del Sole Tramonto Tremolo Trento Triangolo Turbolenza Turn to Unisono Vacanze Valeriano Varietas delectat Veltro Verde Vicolo Ville Villetta Virgo Vispa Vita Vitrine Vittoria Vivace Vive Hodie Vivi Volante Zio   Taro Negishi Corrispondente di Renovatio 21 da Tokyo

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Immagine di Marie-Sophie Mejan via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
     
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Bibita col DNA di Ozzy Osbourne disponibile con pagamento a rate

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Una nuova partnership kitsch tra John «Ozzy» Osbourne e Liquid Death, il marchio di acqua in lattina, ha lanciato sul mercato una serie limitata di lattine di tè freddo infuso con il DNA del «reverendo rock».

 

Ovviamente il prodotto è andato subito a ruba ed è esaurito. Le lattine sono state tutte tracannate e schiacciate da Osbourne in persona, lasciando «tracce di DNA della sua saliva che ora potete possedere», secondo il sito web di Liquid Death.

 

Ma diciamoci la verità, non si compra lo scarto salivare di una rockstar per dissetarsi: lo si compra per fare necro-collezionismo probabilmente. Le leggende attorno al personaggio sono molteplici: si diceva che Ozzy fosse un mutante genetico, capace di resistere a secchiate di droga, alla rabbia per aver morso un pipistrello vivo e a un incidente quasi mortale in quad.

 

«Ozzy Osbourne è 1 su 1», recita il testo pubblicitario del sito, «ma stiamo vendendo il suo vero DNA così potrete riciclarlo per sempre».

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Ogni lattina viene consegnata in un «barattolo per campioni sigillato in laboratorio», etichettato con il nome del donatore, il numero del campione (su dieci) e la data del prelievo. Ozzy ha persino firmato il contenitore, apparentemente dando un assegno in bianco per qualsiasi futura clonazione.

 

«Ora, quando la tecnologia e la legge federale lo consentiranno, potrete replicare Ozzy Osbourne e godervi la sua musica per centinaia di anni nel futuro», si legge sul sito web. I pezzi disponibili sono solo 10 e sono stati venduti a 450 dollari ciascuno, anche in comode rate. 

 

Vista la rarità del prodotto, il «bagarinaggio online» non poteva mancare: su eBay ce ne sono state due in vendita, ciascuna a migliaia di dollari.

 

Sui social media, i fan erano entusiasti della partnership di Ozzy con il suo brand, anche se il prezzo ha fatto storcere il naso a qualcuno. «Accidenti, avrei dovuto salvare il tuo DNA quando mi hai sputato addosso nell’84 durante un concerto alla LB Arena», ha scritto un fan su X.

 

Ozzy Osbourne, che da giovane sul palco aveva pure mangiato un pipistrello, è perito quattro mesi fa. Il fatto che fosse stato iniettato col vaccino COVID, che ci dicono venire da un chirottero di Wuhano, lo rende in qualche modo un personaggio simbolico della pandemica, e non solo di quella: alcuni hanno ipotizzato che la morte, avvenuta dopo una «lunga battaglia» (in genere dicono per qualche ragione così) contro il morbo di Parkinson, potrebbe costituire un caso di eutanasia.

 

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Carlos Varela via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic

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