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Alimentazione

Alimenti ultra-elaborati collegati a obesità, diabete, malattie cardiache e cancro

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense.

 

 

Le scansioni cerebrali di un giornalista della BBC che ha mangiato l’80% di cibi ultra-elaborati per quattro settimane hanno mostrato che il suo cervello aveva creato nuovi collegamenti che aumentavano il rischio di abbuffate ripetute, simile alla risposta del cervello al tabacco e all’alcol.

 

 

In breve:

  • Il presentatore televisivo della BBC, il dottor Chris van Tulleken, ha seguito una dieta alimentare composta per l’80% di alimenti ultra-elaborati. In quattro settimane, ha guadagnato 7 chili, ha disturbi del sonno, è diventato ansioso, ha avuto un calo della libido e si è sentito più vecchio di 10 anni.

 

  • I biomarcatori hanno anche mostrato che il suo cervello ha creato nuovi collegamenti che hanno aumentato il rischio di ripetute abbuffate, come la risposta del cervello al tabacco e all’alcol. La dieta ha aumentato il suo ormone della fame (grelina) del 30% e ha mangiato cibo più velocemente.

 

  • I prodotti ultraprocessati sono collegati a obesità, diabete di tipo 2, malattie cardiache, cancro e un aumento del rischio di mortalità per tutte le cause. La malattia metabolica aumenta anche il rischio di malattie gravi e scarsa sopravvivenza al COVID-19 .

 

  • È fondamentale ricordare che il cibo è il fondamento di salute e longevità. È opportuno porsi l’obiettivo di consumare il 90% di cibo genuino e il 10% o meno di alimenti raffinati per apprezzare una significativa differenza nella gestione del peso e nella salute generale.

 

 

Probabilmente non sorprende sentire che seguire una dieta ricca di cibi ultraprocessati non sia salutare. La ricerca ha dimostrato che gli alimenti ultraprocessati possono aumentare l’assunzione delle calorie e favorire l’aumento di peso.

 

I dati raccolti tra il 2009 e il 2010 dal National Health and Nutrition Examination Survey hanno mostrato che gli alimenti ultraprocessati costituiscono il 57,9% dell’apporto energetico degli americani e lo zucchero contribuisce per l’89,7%.

 

Nel 2019, uno studio pubblicato sulla rivista Nutrients ha rilevato che il 71% dei prodotti confezionati che si trovano nei negozi di alimentari era ultraelaborato. I ricercatori della Northwestern Medicine hanno stimato che quasi l’80% delle calorie totali assunte dagli americani proviene da cibi e bevande acquistati in negozio.

 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha segnalato che in tutto il mondo il tasso di obesità è triplicato dal 1975

I ricercatori hanno anche confrontato l’alimentazione dei cittadini statunitensi con altri paesi occidentali come l’Australia, scoprendo che i cibi confezionati consumati dagli americani avevano in media quantità più elevate di zucchero e sale. Questi alimenti contribuiscono all’aumento del livello di obesità in tutto il mondo.

 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha segnalato che in tutto il mondo il tasso di obesità è triplicato dal 1975. Il tasso di sovrappeso e obesità è in rapido aumento anche negli Stati Uniti. Dati raccolti tra il 1999 e il 2000 e di nuovo dal 2017 al 2018 mostrano che la prevalenza dell’obesità è passata dal 30,5% al 42,4%. Negli stessi periodi, la prevalenza dell’obesità grave è passata dal 4,7% al 9,2%.

 

I Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie hanno segnalato che dal 2017 al 2018 la prevalenza dell’obesità era del 19,3% nei bambini e adolescenti di età compresa tra 2 e 19 anni. Tuttavia, come hanno dimostrato i dati e come ha sperimentato un giornalista della BBC, quello che mangiamo è un fattore chiave per la salute.

 

 

Un giornalista della BBC mangia solo cibo ultraelaborato per un mese

Il presentatore televisivo della BBC, il dottor Chris van Tulleken, era interessato a scoprire cosa sarebbe successo se avesse cambiato la sua dieta per un solo mese.

 

Tulleken, presentatore di Cosa diamo da mangiare ai nostri bambini?, era curioso di sapere come gli alimenti ultraprocessati influenzano i nostri corpi.

 

La BBC ha riportato che nel Regno Unito, come negli Stati Uniti, oltre la metà dell’energia del cibo nella dieta proviene da prodotti ultraprocessati.

 

Per più di un mese, Tulleken, 42 anni ha aumentato l’assunzione quotidiana di prodotti ultraprocessati dal 30% all’80%, imitando l’alimentazione seguita dal 20% della popolazione del Regno Unito.

 

Alla fine di quattro settimane, Tulleken ha sperimentato una miriade di cambiamenti nella sua salute, tra cui:

 

  • Difficoltà a dormire

 

  • Bruciore di stomaco

 

  • Ansia

 

  • Pigrizia

 

  • Calo della libido

 

  • Calo del tono dell’umore

 

  • Emorroidi (da costipazione)

 

  • Aumento di peso di 7 chilogrammi (15,4 libbre)

 

«Mi sentivo dieci anni in più, ma non mi rendevo conto che era tutto [a causa] del cibo finché non ho smesso di seguire la dieta», ha raccontato Tulleken alla BBC.

 

Questo è significativo, dal momento che il medico ha cambiato intenzionalmente la sua dieta e tuttavia non ha riconosciuto che la sensazione di avere 10 anni in più in un mese era associata al cibo che stava mangiando.

«Mi sentivo dieci anni in più, ma non mi rendevo conto che era tutto [a causa] del cibo finché non ho smesso di seguire la dieta»

 

Quanto potrebbe essere più difficile convincere gli altri che il modo in cui si sentono è correlato alle sostanze chimiche che stanno consumando? Alla velocità con cui ha guadagnato peso, credeva che se avesse continuato per sei mesi, avrebbe guadagnato 38 chili (84 libbre).

 

Questi erano gli effetti sulla salute che Tulleken poteva identificare senza test. Ha anche subito diverse misurazioni di biomarcatori sanitari, che dimostrato significativi cambiamenti in sole quattro settimane di consumo di cibi ultraprocessati.

 

Le scansioni cerebrali hanno mostrato che la dieta aveva creato nuovi collegamenti nel suo cervello, dalle aree responsabili della ricompensa alle aree che guidano il comportamento automatico e ripetitivo. Questa è una risposta simile a quella prodotta nella dipendenza da sostanze, come tabacco, alcol e droghe.

Le scansioni cerebrali hanno mostrato che la dieta aveva creato nuovi collegamenti nel suo cervello, dalle aree responsabili della ricompensa alle aree che guidano il comportamento automatico e ripetitivo. Questa è una risposta simile a quella prodotta nella dipendenza da sostanze, come tabacco, alcol e droghe.

 

I cambiamenti cerebrali verificatisi nel breve tempo in cui Tulleken aveva consumato elevate quantità di prodotti raffinati non erano permanenti.

 

Tuttavia, non è possibile fare la stessa ipotesi se la dieta viene seguita per mesi o anni.

 

Inoltre, Tulleken sottolinea «se può fare questo al mio cervello di 42 anni in quattro settimane, cosa sta facendo al fragile cervello in via di sviluppo dei nostri figli?»

 

 

Si tende a mangiare di più quando si mangiano cibi ultraprocessati

Tulleken ha anche scoperto di aver consumato circa 500 calorie in più ogni giorno rispetto a prima di iniziare la dieta ultraelaborata.

 

Ciò sarebbe coerente con uno studio dal National Institutes of Health condotto da Kevin Hall, Ph.D., ricercatore senior presso il NIH Intramural Research Program. Nella ricerca di Hall sono state confrontate due diete abbinate per contenuto di macronutrienti, zuccheri, sale e fibre.

 

Una dieta era composta per circa l’80% da prodotti ultraprocessati mentre l’altra era una dieta genuina. Il gruppo ha consumato la dieta ultraelaborata per due settimane e poi è passato alla dieta sana mentre era ricoverato e monitorato presso il Centro Clinico NIH.

 

I partecipanti sono stati incoraggiati a mangiare quanto volevano. Gli scienziati hanno scoperto che quando i partecipanti seguivano l’alimentazione ultraelaborata consumavano più carboidrati, ma non proteine.

 

Durante le due settimane di intervento, i partecipanti prendevano circa 0,9 chilogrammi (2 libbre) mentre mangiavano secondo la dieta ultraelaborata e hanno lo stesso peso nelle settimane di alimentazione sana.

 

La BBC riporta che team di Hall ha anche misurato i biomarcatori ormonali responsabili del senso di fame e sazietà. Come ci si potrebbe aspettare, l’ormone responsabile della fame (grelina) è aumentato e quello responsabile della sazietà (leptina) è diminuito mentre i partecipanti segiovano l’alimentazione ultraelaborata.

 

Questi risultati erano coerenti con l’esperienza di Tulleken, poiché il suo livello di grelina è aumentato del 30% durante le quattro settimane in cui ha mangiato prodotti ultraprocessati. In quel mese si ritrovò a desiderare più spesso il cibo e a mangiare più velocemente, il che probabilmente ha contribuito alla maggior assunzione di cibo.

 

Ciò che è classificato come un alimento ultraelaborato potrebbe sorprendervi.

 

 

NOVA classifica le categorie di cibo in base all’entità e allo scopo della lavorazione, anziché in base ai nutrienti presenti negli alimenti.

 

Le categorie NOVA sono riconosciute come un valido strumento per la ricerca sulla nutrizione e sulla salute pubblica e sono usate nei rapporti delle Nazioni Unite e dell’Organizzazione Panamericana della Sanità.

 

Secondo NOVA , il cibo ultraelaborato e le bevande hanno formulazioni industriali, tipicamente con cinque o più di questi tipi di ingredienti.

 

Di seguito è riportato un elenco che non è completo ma offre informazioni dettagliate sui tipi di alimenti che sono considerati ultraprocessati.

 

Come si può notare, alcuni sono prodotti pubblicizzati come una scelta alimentare salutare, come i cereali per la colazione, le barrette energetiche e lo yogurt alla frutta.

 

  • Gelato

 

  • Cioccolato

 

  • Caramelle

 

  • Pasticcini

 

  • Torte e miscele per torte

 

  • Cereali per la colazione

 

  • Biscotti

 

  • Yogurt alla Frutta

 

  • Bevande alla frutta

 

  • Barrette Energetiche

 

  • Bevande al cacao

 

  • Sostituti del latte materno

 

  • Energy drink

 

  • Salse istantanee

 

  • Prodotti pronti da riscaldare

 

  • Minestre, noodles e dessert istantanei in polvere o confezionati

 

  • Pane e focacce prodotti industrialmente

 

  • Margarine e creme spalmabili

 

 

Gli alimenti ultraprocessati aumentano il rischio di malattie

Diversi studi hanno identificato i rischi di malattia associati al consumo di alimenti ultraprocessati.

 

In uno studio, i ricercatori hanno raccolto dati sull’assunzione alimentare da 105.159 partecipanti. Il risultato principale era il rischio di malattie cardiovascolari e cerebrovascolari.

 

Il follow-up medio è stato di 5,2 anni, durante i quali i ricercatori hanno scoperto che l’assunzione di alimenti ultraprocessati era associata a un rischio più elevato di malattie cardiovascolari.

 

I ricercatori hanno scoperto che l’assunzione di alimenti ultraprocessati era associata a un rischio più elevato di malattie cardiovascolari

I risultati sono stati statisticamente significativi anche dopo l’aggiustamento per i marcatori di qualità nutrizionale e dopo un’ampia gamma di analisi di sensibilità.

 

Come ha sperimentato Tulleken, e molti studi hanno riportato, avere una dieta ricca di cibi ultraprocessati aumenta il rischio di obesità.

 

A loro volta, come i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie riportano, l’obesità negli adulti aumenta il rischio di grave malattie, tra cui:

  • Mortalità per tutte le cause (morte)

 

  • Cambiamenti nei livelli di colesterolo

 

  • Diabete di tipo 2

 

  • Malattie cardiache e ipertensione

 

  • Apnea notturna e problemi respiratori

 

  • Malattie mentali come depressione e ansia

 

  • Infarto

 

  • Patologie della colecisti

 

  • Bassa qualità della vita

 

  • Osteoartrosi

 

  • Molti tipi di cancro

 

  • Dolore e difficoltà di funzionamento

 

 

Una delle principali cause di morte che i ricercatori hanno collegato al consumo di prodotti ultraprocessati è il cancro.

 

Il ruolo significativo che il metabolismo svolge sulle cellule tumorali è chiaro e si basa sui risultati del Dott. Otto Warburg, biochimico di formazione classica che ha ricevuto il Premio Nobel per la fisiologia e la medicina nel 1931 per la sua scoperta della natura e dell’azione del metabolismo delle cellule cancerose.

 

Il fumo è da decenni al primo posto tra le cause prevenibili di cancro. Tuttavia, sembra che l’obesità non sia molto lontano

Il fumo è da decenni al primo posto tra le cause prevenibili di cancro. Tuttavia, sembra che l’obesità non sia molto lontano. Secondo il dottor Otis Brawley, professore di oncologia alla Johns Hopkins University ed ex dirigente medico dell’American Cancer Society, questo potrebbe accadere entro i prossimi 5-10 anni.

 

Rispetto a un intervallo di peso normale, l’obesità aumenta la probabilità di recidiva del cancro ed è associata a una minore probabilità di sopravvivenza.

 

Mentre gli esatti meccanismi alla base del legame cancro-obesità non è completamente compreso, i ricercatori si stanno concentrando sullo studio del grasso viscerale, poiché è metabolicamente attivo e può stimolare la crescita cellulare.

 

 

La malattia metabolica aumenta il rischio di COVID-19

Come ha scoperto Tulleken, il cibo ultraprocessato è progettato per essere attraente, iperappetibile e creare assuefazione. Tutto questo grazie agli additivi, al packaging e al marketing e alla «convenienza».

 

Sfortunatamente, questi prodotti sono pieni di calorie vuote e privi di vitamine, minerali, enzimi epatici, micronutrienti, grassi e proteine di alta qualità.

 

Il dottor Aseem Malhotra è un consulente cardiologo onorario al Lister Hospital di Stevenage, in Inghilterra. Secondo un articolo che ha scritto per European Scientist, gli alimenti ultraprocessati causano:

 

Il cibo ultraprocessato è progettato per essere attraente, iperappetibile e creare assuefazione. Tutto questo grazie agli additivi, al packaging e al marketing e alla «convenienza»

«… la malattia metabolica cronica che può colpire molti con un peso “normale”. Inoltre, l’obesità sarcopenica può far rientrare erroneamente in un BMI normale molti pazienti anziani al momento del ricovero ospedaliero per COVID-19 … Non esiste un peso sano, solo una persona sana».

 

Un recente commento su Nature afferma che «i pazienti con diabete di tipo 2 e sindrome metabolica potrebbero avere un rischio di morte fino a 10 volte maggiore quando contraggono COVID-19» e ha richiesto controlli obbligatori di glucosio e del metabolismo dei pazienti con diabete di tipo 2 per migliorare i risultati.

 

Dall’affermazione di Malhotra all’inizio del 2020, sono stati pubblicati molteplici studi che hanno dimostrato che comorbilità come obesità e diabete di tipo 2 aumentano il rischio di COVID-19 grave e di esiti peggiori.

 

Questo ha suggerito agli scienziati che la sindrome metabolica e le conseguenze che ne derivano possono essere un «indicatore prognostico migliore» per esiti gravi rispetto ai singoli componenti della sindrome.

 

 

La tua dieta è un fattore chiave per la salute e la longevità

Come hanno dimostrato decenni di dati, gli alimenti che mangi sono un fattore chiave e un indicatore prognostico della tua salute generale e della longevità prevista. Indubbiamente, c’è una grave epidemia sanitaria in tutto il mondo e non è il COVID-19.

 

L’epidemia di obesità non ha una risposta facile e veloce, e gran parte di essa è legata alla dieta. Le conseguenze di questa condizione di salute sono di vasta portata e possono essere letali.

 

L’epidemia di obesità non ha una risposta facile e veloce, e gran parte di essa è legata alla dieta. Le conseguenze di questa condizione di salute sono di vasta portata e possono essere letali

È fondamentale ricordare che il cibo che consumi è la base su cui si costruisce la tua salute. Pertanto, seguire una dieta ricca di alimenti raffinati è una ricetta per un disastro a lungo termine. Se hai accesso al cibo genuino, è importante dedicare del tempo per imparare a cucinare da zero e sfruttare al meglio gli avanzi.

 

Con un po’ di dedizione e pianificazione, è anche possibile coltivare i prodotti in casa, anche in piccoli spazi, anche al chiuso.

 

Consumare una dieta composta per il 90% di cibo sano e per il 10% o meno di alimenti raffinati è possibile e può fare una differenza significativa nella gestione del peso e nella salute generale.

 

Per un elenco di linee guida utili per iniziare, vedere «Perché una caloria non è una caloria»

 

 

Joseph Mercola

 

Originariamente pubblicato da Mercola .

 

 

Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle degli autori e non riflettono necessariamente le opinioni di Children’s Health Defense.

 

 

Traduzione di Alessandra Boni

 

© 8 agosto 2021, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

 

 

 

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Alimentazione

La Corea del Sud risarcirà gli allevatori per la fine della carne di cane

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Il governo sudcoreano ha annunciato che risarcirà gli allevatori colpiti da un imminente divieto di allevamento o vendita di carne di cane per il consumo umano. Gli allevatori hanno tuttavia rifiutato l’offerta e hanno descritto il divieto come un «atto di barbarie».

 

Il Parlamento della Corea del Sud ha approvato una legge a gennaio che metterà al bando l’allevamento e la vendita di carne di cane entro il 2027, con la pratica punibile con multe fino a 30 milioni di won (20.550 euro) o tre anni di prigione. Il divieto ha incontrato una forte resistenza da parte degli allevatori di cani, che hanno definito la legislazione «un violento atto di barbarie per privare gli individui del loro diritto a mangiare» e si sono ribellati fuori dagli edifici governativi lo scorso dicembre prima del voto.

 

Come riportato da Renovatio 21, dopo proteste massive, gli allevatori di cani edibili arrivarono a minacciare di liberare per le strade della capitale due milioni di quadrupedi, un atto estremo che tuttavia la protesta cinofaga non ha portato a compimento.

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Giovedì scorso, il ministero dell’Agricoltura sudcoreano ha annunciato che gli allevatori interessati dal divieto riceveranno pagamenti compresi tra 225.000 won (153 euro) e 600.000 won (405 euro) per cane se accetteranno di chiudere le loro attività in anticipo, ha riferito l’agenzia Associated Press.

 

Tuttavia, un’associazione di agricoltori ha rifiutato l’offerta, chiedendo 2 milioni di won (1.356 euro) per ogni miglior amico dell’uomo destinato ad essere impiattato.

 

Mentre mangiare carne canina è considerato barbaro in gran parte del mondo, in Corea è una pratica comune da secoli. Anche se la pratica è recentemente caduta in disgrazia tra le giovani generazioni, circa un milione di cani vengono ancora macellati ogni anno per la loro carne, secondo l’Associazione Coreana Cani Edibili.

 

L’associazione sostiene che il divieto riguarderà 3.000 ristoranti e circa 3.500 fattorie che allevano circa 1,5 milioni di cani. I dati di aprile 2022 del ministero dell’Agricoltura stimano che tali numeri siano 1.600 ristoranti, 1.100 fattorie e 570.000 cani.

 

I gruppi animalisti hanno fatto pressioni per un simile divieto per decenni, sebbene un portavoce della Humane Society International Korea abbia detto all’Associated Press che offrire dei pagamenti potrebbe portare gli allevatori ad «aumentare potenzialmente l’allevamento di cani per ottenere più soldi dal programma e far nascere più cuccioli nella sofferenza».

 

L’Associazione Coreana per il Benessere Animale ha chiesto ai governi locali di monitorare rigorosamente le fattorie per impedire loro di allevare più cani per ottenere un risarcimento.

 

Una volta che il divieto entrerà in vigore, il ministero dell’Agricoltura ha detto che incoraggerà le persone ad adottare cani da fattorie chiuse per limitare la quantità di eutanasie effettuate.

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Come riportato da Renovatio 21, anche il vicino Vietnam la scorsa estate ha limitato il consumo di carne di cani e gatti per ripulirsi l’immagine turistica.

 

Come già notato da Renovatio 21, al di là delle proteste e delle compensazioni, il bando anti-carne di cane entrerà in vigore nel 2027: quindi c’è da immaginarsi che per gli appassionati di piatti basati sul miglior amico dell’uomo si preparano tre anni di bagordi trimalcioneschi, con cinofagia gozzovigliante lasciata senza freni, e immaginiamo i luculliani party d’addio alla cucina canina, con guaiti udibili sino in Europa.

Mentre in Corea continua il dramma dei cani da mangiare, la questione sta in qualche modo tenendo banco anche in America, dove continua a spopolare viralmente la canzoncina tratta dal dibattito tra Trump e la Harris, in cui l’ex presidente dichiara che gli immigrati haitiani in Ohio stanno mangiando cani e gatti.

 

 

 

«They’re eating the dog / they’re eating the cats».

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Alimentazione

Azienda di carne sintetica riceve 1,48 milioni di dollari dal Pentagono

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Un’azienda che produce carne finta ha ottenuto quasi 1,5 milioni di dollari dal Dipartimento della Difesa dell’amministrazioneBiden-Harris.   «Alla Better Meat Company, con sede a West Sacramento, California, sono stati assegnati 1,48 milioni di dollari per progettare un impianto di bioproduzione per ingredienti micoproteici che siano stabili a temperatura ambiente, abbiano un alto contenuto di proteine ​​e fibre e possano essere disidratati», ha annunciato il Pentagono.   La sovvenzione di agosto arriva appena un mese dopo che il Pentagono ha annunciato che non avrebbe più esplorato modi per nutrire le truppe con «carne coltivata in laboratorio», a seguito delle reazioni negative sui media e nell’industria della carne bovina.

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Un portavoce del Pentagono ha ribadito parte del comunicato stampa in una dichiarazione al Daily Wire e ha affermato che il prodotto non verrà utilizzato nei pasti pronti da mangiare (in gergo «meals ready to eat», o MRE), cioè le confezioni alimentari a lunga scadenza fornite alle truppe.   «Stiamo investendo in fonti di proteine ​​come ceci e tofu. Il Dipartimento non sta finanziando la ricerca su “carne coltivata in laboratorio” o “carne finta”, né ha in programma di includere tali sostituti proteici nelle razioni MRE dei militari», ha detto il portavoce al Daily Wire per un articolo all’inizio di questa settimana.   Tuttavia, esisterebbe una connessione tra la «micoproteina» e la carne finta. «La sovvenzione, tuttavia, finanzierà una “struttura per ingredienti micoproteici”, lo stesso identico ingrediente utilizzato per creare la carne finta. Il Daily Wire ha chiesto al Dipartimento della Difesa se queste strutture saranno utilizzate dalla Better Meat Company per creare carne finta durante o dopo il periodo di sovvenzione, ma non ha ricevuto risposta» scrive la testata statunitense.   La spinta verso le «proteine ​​alternative» è volta ad aiutare i paesi a raggiungere gli obiettivi ambientalisti radicali dell’Accordo di Parigi.   Anche i ricercatori dell’Università della California del Sud hanno pubblicato un articolo nell’agosto di quest’anno in cui illustrano i modi per incoraggiare le persone a mangiare meno carne rossa e testano l’efficacia di termini come «cambiamento climatico» e «giustizia climatica».   I ricercatori hanno affermato che i «portavoce conservatori» potrebbero essere reclutati per spingere i repubblicani ad abbracciare l’agenda del «cambiamento climatico».   Allo stesso tempo, alcuni stati hanno iniziato a contrastare l’intrusione della carne prodotta in laboratorio nei supermercati e sulle tavole delle cucine.   Il governatore della Florida Ron DeSantis ha firmato una legge a maggio di quest’anno che vieta la vendita di carne coltivata in laboratorio nello stato della Florida. È stata contestata in tribunale.   «Mentre il World Economic Forum dice al mondo di rinunciare al consumo di carne, la Florida sta aumentando la produzione di carne e incoraggia i residenti a continuare a consumare e gustare carne di manzo 100% vera della Florida», si leggeva in un comunicato stampa dell’epoca.   Il governatore DeSantis ha affermato che il suo Stato stava «combattendo contro il piano dell’élite globale di costringere il mondo a mangiare carne coltivata in una capsula di Petri o insetti per raggiungere i propri obiettivi autoritari».   «La nostra amministrazione continuerà a concentrarsi sugli investimenti nei nostri agricoltori e allevatori locali e salveremo la nostra carne bovina».

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Il WEF nella sua lotta alla carne è arrivato a fare – in pubblico! – proposte allucinanti come la modifica genetica degli esseri umani per renderli più bassi (e quindi bisognosi di meno alimenti) e persino intolleranti alla carne.   Come riportato da Renovatio 21, l’ascesa del consumo di carne sintetica è fortemente sostenuta da Bill Gates, che ha investito su aziende del settore.   È noto che i surrogati della carne, ricavati da vegetali o da colture di laboratorio, presentano questioni di natura medica e morale.   Come già riportato da Renovatio 21, la cosiddetta «carne vegetale» può produrre problemi non di poco conto. Un hamburger a base di soia s contiene 18 milioni di volte più estrogeni rispetto ad un normale hamburger di carne bovina, e calcoliamo che «solo sei bicchieri di latte di soia al giorno hanno abbastanza estrogeni per far crescere le tette su un maschio», ha scritto il professor James Stangle, un medico di medicina veterinaria del Sud Dakota.   La carne coltivata in laboratorio, invece, ha un altro segreto inquietante: il crudele uso nella sua produzione di siero fetale di vitellini non nati. Alcuni scienziati l’anno scorso hanno invece ventilato la possibilità, grazie alla biotecnologia, di iniziare a produrre polpette di mammut: ecco la carne de-estinta, per la gioia dei Frankenstein genetici che il contribuente sovvenziona nei laboratori del mondo.   Aggiungiamo, infine, il curioso fatterello di cronaca di due anni fa: un dirigente di Beyond Meat, azienda leader che produce l’«hamburger vegano», morse il naso ad un automobilista durante una diatriba.   Come riportato da Renovatio 21, con ogni evidenza, i cripto-poteri mondialisti dei Klaus Schwab e dei Bill Gates stanno preparando un Grande Reset alimentare.

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Alimentazione

Zimbabwe e Namibia daranno da mangiare agli affamati la carne di elefante: diamo ai pachidermi asilo politico in Italia

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I funzionari dello Zimbabwe hanno annunciato che centinaia di elefanti saranno uccisi per sfamare la popolazione del Paese, che soffre di una grave carestia. Le autorità della vicina Namibia hanno preso una decisione simile in risposta alle minacce di carestia poste dalle prolungate siccità nella regione dell’Africa meridionale.

 

Tinashe Farawo, portavoce della Zimbabwe Parks and Wildlife Authority (ZimParks), ha dichiarato martedì alla Reuters che circa 200 elefanti selvatici saranno massacrati in tutto il Paese e la loro carne distribuita alle comunità colpite dalla siccità.

 

«Stiamo lavorando sulle modalità su come faremo», ha detto il Farawo, aggiungendoche i mammiferi saranno cacciati in aree come i distretti di Hwange, Mbire, Tsholotsho e Chiredzi, dove il loro numero è cresciuto oltre i limiti sostenibili.

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Lo Zimbabwe e lo Zambia sono tra i paesi dell’Africa meridionale più colpiti dalla siccità provocata dal fenomeno El Niño, che ha causato la perdita di raccolti su vasta scala.

Ad aprile, lo Zimbabwe ha dichiarato lo stato di calamità nazionale in risposta alla crisi, descritta come la peggiore degli ultimi 40 anni. A maggio, Harare ha riferito che più della metà dei cittadini del paese avrebbe avuto bisogno di assistenza alimentare quest’anno. Il presidente Emmerson Mnangagwa, detto anche «il coccodrillo», ha annunciato all’epoca che il suo governo aveva bisogno di 2 miliardi di dollari in aiuti per sfamare milioni di persone che soffrono la fame.

 

A febbraio, la nazione senza sbocco sul mare ha ricevuto 25.000 tonnellate di grano umanitario dalla Russia, nell’ambito dell’impegno di Mosca di aiutare sei paesi africani colpiti da insicurezza alimentare.

ZimParks ha dichiarato a dicembre che più di 100 elefanti sono morti a causa del maltempo. Martedì, il suo portavoce Farawo, ha espresso preoccupazione per la possibilità che altri animali muoiano nelle prossime settimane a causa della sete e della fame.

 

Secondo l’African Wildlife Foundation, lo Zimbabwe ospita la seconda popolazione di elefanti della savana più grande al mondo, con circa 100.000 esemplari, preceduta solo dal Botswana, che ospita oltre 130.000 di questi mammiferi sul suo territorio.

 

La scorsa settimana, il ministro dell’Ambiente dello Zimbabwe Sithembiso Nyoni ha dichiarato all’assemblea nazionale di aver autorizzato il programma di abbattimento di massa perché il Paese ha «più elefanti di quanti la nostra silvicoltura possa ospitare».

 

Verso la fine del mese scorso, la vicina Namibia ha dichiarato che ucciderà 723 animali selvatici, tra cui 83 elefanti, 30 ippopotami, 60 bufali, 50 impala, 100 gnu, 100 eland e 300 zebre, e distribuirà la carne a migliaia di persone che lottano per procurarsi il cibo.

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Il fenomeno dell’assalto ai pachidermi nell’ex Rhodesia del Nord non è nuovo.

 

Racconti orali di lettori zambiani di Renovatio 21 (esistono, sì) riportano di una crisi alimentare zimbabwana nei primi anni 2000 che ingenerò con probabilità una vera e propria migrazione degli elefanti: si racconta diversi esemplari arrivarono nuotando attraverso il Lago Kariba, partendo dalla sponda dello Zimbabwe, in crisi economica totale con l’inflazione divenuta grottescamente miliardaria, per arrivare sulle rive dello Zambia, dove invece l’economia non è mai davvero collassata grazie alla non disprezzabile gestione post-coloniale di leader come Kenneth Kaunda (1924-2021), terzo segretario del Movimento dei Paesi non allineati (1970-1973).

 

Quindi, il fallimento economico di un Paese post-coloniale porta alla migrazione, prima che degli uomini, delle bestie che fuggono dal popolo affamato. È curioso, tuttavia, pensare che gli immigrati che sbarcano incessantemente in Italia, diversamente dagli elefanti, non vengono da Paesi con l’economia devastata né fuggono da orde di persone che li vogliono mangiare.

 

Ne consegue che gli elefanti hanno più diritto di asilo in Italia dei migranti afroislamici tanto cari a papa Francesco e agli esecutori del Piano Kalergi.

 

Quindi ecco la domanda: possiamo fare cambio? Possiamo importare elefanti invece che esseri umani problematici ma senza grossi problemi a casa?

 

Possiamo dire tutti sì all’immigrazione se pachidermica?

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Immagine di Byrdyak via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

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