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Spirito

Prima piccola lista di cardinali papabili

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Il sito pro-life nordamericano LifeSiteNews ha pubblicato una breve lista di cardinali che, secondo analisi, potrebbero aspirare a salire al Soglio di Pietro.

 

Ne sono stati individuati otto in tutto. Alcuni nomi sono ben conosciuti ai nostri lettori e ai fedeli italiani in generale, mentre altri potrebbero risultare a molti come nomi nuovi e mai prima sentiti.

 

Di seguito il breve elenco con una breve sintesi delle posizioni dottrinali di ciascuno.

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Cardinale Jean-Marc Aveline. Immagine screenshot da YouTube

1. Cardinale Jean-Marc Aveline – Arcivescovo di Marsiglia, Francia

Il cardinale Aveline è stato descritto come il più «bergogliano» dei vescovi francesi e si è pure detto che sia lui l’uomo che Francesco desidera come suo successore.

 

Monsignor Aveline ha firmato una dichiarazione positiva della Conferenza Episcopale Francese (CEF) sulla Fiducia Supplicans. Questa lettera affermava che le «benedizioni dovrebbero essere impartite in segno di “accoglienza incondizionata e misericordiosa”». Inoltre, affermava che «la Fiducia Supplicans ci ricorda che coloro che non sono in grado di impegnarsi con il sacramento del matrimonio non sono esclusi dall’amore di Dio o dalla sua Chiesa». E specificava che «è in particolare attraverso preghiere di benedizione, impartite in forma spontanea, “non ritualizzata” (n. 36), senza alcun segno assimilabile alla celebrazione del matrimonio, che i ministri della Chiesa potranno manifestare questa accoglienza ampia e incondizionata».

 

Il cardinale Aveline ha sostenuto il processo di «sinodalità»; ha fatto parte del comitato di redazione della relazione finale del «Sinodo per la sinodalità» e ha chiesto un «Sinodo Mediterraneo». Il porporato ha opinioni eterodosse sul tema delle altre religioni e del dialogo interreligioso. «In sostanza, le religioni sono modi in cui uomini e donne cercano risposte alle grandi e semplici domande della vita. È meglio avere una religione che ti aiuti, che non ti dia risposte a domande che non ti poni, ma che ti aiuti a vivere veramente la vita: questa è la cosa più importante» ha dichiarato, ad esempio.

 

«La Chiesa cattolica riconosce innanzitutto la possibilità di un ruolo positivo per le altre religioni, in quanto realtà socio-culturali, nell’economia generale della salvezza. Ciò esclude una posizione esclusivista che, sulla base di un ristretto ecclesiocentrismo, negherebbe alle religioni non cristiane qualsiasi valore salvifico o rivelatorio, basandosi su un’interpretazione indurita, e quindi distorta, dell’antico adagio patristico: “Fuori dalla Chiesa, nessuna salvezza”».

 

 

 

Cardinale Stephen Brislin. Immagine di Agenzia Fides via Wikimedia CC BY-SA 4.0

2. Cardinale Stephen Brislin – Arcivescovo di Johannesburg, Sud Africa

Il cardinale Brislin ha accolto con favore Amoris Laetitia e ha adottato l’approccio secondo cui Fiducia Supplicans è conciliabile con l’insegnamento della Chiesa. In precedenza, aveva elogiato il cardinale «Tucho» Fernandez, la cui congregazione ha prodotto Fiducia Supplicans e che è una delle figure in prima linea nell’agenda di Francesco, definendolo «una persona dalla visione molto ampia».

 

In passato monsignor Brislin ha rilasciato dichiarazioni ortodosse su questioni morali; ha condannato l’aborto e l’eutanasia. Come molti altri cardinali, sembra aver manifestato tendenze più progressiste sotto Francesco. Nel 2019 ha permesso al gruppo dissidente «We Are Church» di riunirsi nelle proprietà della chiesa, revocando un divieto da lui introdotto nel 2012. Ha espresso pubblicamente il suo sostegno al Sinodo sulla sinodalità, definendolo «una meravigliosa opportunità per la Chiesa». Il cammino sinodale, ha affermato, è «qualcosa che possiamo sviluppare più localmente, per diventare quella Chiesa che ascolta, quella Chiesa che discerne, e aprirci veramente allo Spirito Santo di Dio».

Cardinale Kurt Koch. Immagine di Andreas Faessler via Wikimedia CC BY-SA 4.0

 

3. Cardinale Kurt Koch – Prefetto del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani

Il cardinale Koch pare opporsi alle dottrine fondamentali della Chiesa. Il suo dicastero ha prodotto un progetto radicale per la distruzione della Chiesa cattolica e la sua sostituzione con una nuova «Chiesa sinodale». L’ecumenismo è un interesse di lunga data per Koch e, se questo progetto fosse attuato, la «Chiesa sinodale» diventerebbe una chiesa globale priva di vera autorità o unità dottrinale.

 

Monsignor Koch sostiene anche la posizione eretica secondo cui non vi è alcuna necessità di una missione per il popolo ebraico, poiché esso può essere salvato sotto l’Antica Alleanza.

 

Il suo dicastero ha prodotto documenti che contengono eresia, sia per quanto riguarda la natura della Chiesa che per quanto riguarda l’evangelizzazione degli ebrei. Egli difende il suo rifiuto dell’insegnamento della Chiesa cattolica appellandosi al Concilio Vaticano II.

 

 

Cardinale Marc Ouellet. Immagine di Giansa 25 via Wikimedia CC BY-SA 3.0

4. Cardinale Marc Ouellet – Arcivescovo emerito di Québec

Il cardinale Ouellet era un tempo considerato conservatore, ma è diventato un convinto sostenitore del programma radicale di Francesco. Sostiene Amoris Laetitia e ha pubblicamente criticato i cardinali dei dubia.

 

Nel 2024 Ouellet ha pubblicato un libro intitolato Parola, Sacramento, Carisma: Rischi e opportunità di una Chiesa sinodale, un testo che esprime la sua adesione al programma radicale della «sinodalità». Alla presentazione del libro, ha elogiato il «grande movimento sinodale che si sta diffondendo in tutta la Chiesa».

 

Ouellet ha permesso che la sua chiesa titolare a Roma, Santa Maria in Traspontina, fosse utilizzata per i riti pagani in onore della Pachamama, un idolo amazzonico. Il 4 ottobre Francesco ha accolto l’idolo della Pachamama nei Giardini Vaticani; durante la cerimonia, alcuni chierici si prostrarono davanti all’idolo. Ouellet aveva detto che di questo atto apostata e idolatra «non mi ha dato fastidio».

 

Il cardinale Ouellet è stato identificato come uno dei cardinali più responsabili del Traditionis Custodes. Un ordine di suore nella sua arcidiocesi, che dal 1969 usava esclusivamente il rito tradizionale, è stato costretto a introdurre il rito del novus ordo.

 

L’Ouellet fu dichiarato colpevole da un tribunale francese di aver ingiustamente espulso una suora dalla comunità, dopo che si era opposta al suo tentativo di sovvertire l’ordine. Il tribunale descrisse la sua espulsione come «infame e vessatoria» e affermò che era stata eseguita senza che lei avesse commesso «la minima offesa».

Cardinale Piero Parolin. Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

5. Cardinale Piero Parolin – Segretario di Stato

Il cardinale Parolin, proveniente dal comune vicentino di Schiavon, è uno dei più determinati sostenitori dell’agenda radicale di Francesco, e fervente fiancheggiatore della sinodalità, che considera la continuazione del Concilio Vaticano II. Sostiene Amoris Laetitia e respinge la dottrina cattolica sulla pena di morte.

 

Il Parolin ha elogiato la dichiarazione di Abu Dhabi e ha una visione naturalistica della religione, sollevando la possibilità che debba essere considerato un apostata pubblico. Il cardinale ha minato la dottrina cattolica sulla contraccezione. Parolin era, con Ouellet e Versaldi, tra coloro che spingevano per la Traditionis Custodes.

 

Dopo Francesco, è il principale responsabile dell’accordo sino-vaticano che ha legittimato l’«Associazione Patriottica Cattolica Cinese», una setta scismatica controllata dal regime comunista cinese. Il cardinale Joseph Zen, ex arcivescovo di Hong Kong, ha accusato Parolin di «resa spudorata» al comunismo e di «aver prodotto» una «Chiesa scismatica unita» in Cina.

 

«Non credo che abbia fede. È solo un bravo diplomatico, in un senso molto laico e mondano» ha detto il cardinale Zen. Già nel 2013 Zen aveva avvertito che Parolin «ha una mente avvelenata» e che «crede nella diplomazia, non nella nostra fede».

 

Cardinale Luis Antonio Gokim Tagle. Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

6. Cardinale Luis Antonio Gokim Tagle – Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione

Il cardinale Tagle ha una lunga storia di forte allineamento con Francesco su temi «progressisti», promuovendo una «Chiesa sinodale», approvando la Laudato Si’ contro «un antropocentrismo fuorviante», e negando che esista una «formula per tutti» quando si tratta di sostenere il divieto della Santa Comunione per i divorziati «risposati».

 

Il cardinale ha citato Bergoglio per aver adottato un approccio simile alla contraccezione, affermando: «i casi particolari devono essere affrontati individualmente e devono essere portati ai confessori, e i confessori devono portare con sé cuori compassionevoli e comprensivi nel valutare situazioni e casi particolari. In questo è stato in grado di unire fedeltà all’insegnamento e, allo stesso tempo, di comprendere come i singoli casi siano unici».

 

Monsignor Tagle ha partecipato al rituale della Pachamama nei Giardini Vaticani nel 2019. Ha anche difeso l’accordo tra Vaticano e Cina. Tagle considera Francesco la continuazione del Concilio Vaticano II. È stato definito il «papa Francesco filippino».

Del Tagle, tuttavia, si tende spesso a dimenticare un dato assai importante: la madre è filippino-cinese.

Cardinale José Tolentino de Mendonça. Immagine di ANTÓNIO0196 via Wikimedia CC BY-SA 4.0

7. Cardinale José Tolentino de Mendonça – Prefetto del Dicastero della Cultura e dell’Istruzione

Il cardinale Tolentino è un convinto progressista e ha sostenuto molti aspetti del programma di Francesco, tra cui Amoris Laetitia. Tolentino ritiene che la «sinodalità» sia «molto importante» e «segnerà la Chiesa del futuro».

 

Nel 2010 Tolentino affermava: «la Chiesa non è un luogo di pienezza, è un luogo di ricerca. La nostra condizione è sete e desiderio. Non è qui e ora che realizziamo i nostri sogni. La Chiesa è questa strada comune, non esente da imperfezioni, aperta a una sorta di progressività».

 

Il cardinale aggiunto che la Chiesa deve avere un senso «incondizionato» di «accoglienza e ospitalità». Ha anche contraddetto il comandamento della Chiesa sulla castità per le persone con inclinazioni omosessuali, affermando che «è una proposta che non può essere imposta, ma che viene fatta. Ogni persona che si avvicina alla Chiesa porta con sé una storia sacra e deve essere accolta».

 

Nel 2013, Tolentino de Mendonca scrisse la prefazione per un libro della «femminista» suor Maria Teresa Forcades y Vila, che in passato si è opposta alle leggi contro l’aborto, è stata a favore dell’omosessualità e ha promosso l’«ordinazione» femminile.

 

Il Rapporto dei Cardinali suggerisce che egli potrebbe sostenere «una discussione e un discernimento continui riguardo al ruolo delle donne nel ministero della Chiesa e ad altre questioni come il celibato e l’inclusione delle persone nelle relazioni omosessuali».

 

Cardinale Matteo Zuppi. Immagine di Francesco Pierantoni via Wikimedia pubblicata su licenza CC BY 2.0

 

8. Cardinale Matteo Zuppi – Arcivescovo di Bologna, Italia

Il cardinale Matteo Maria Zuppi, proveniente per via direttissima dalla Comunità Sant’Egidio apprezzata da Bergoglio nei suoi messaggi indifferentisti, ha una lunga storia di sostegno a posizioni in contraddizione con gli insegnamenti e le pratiche perenni della Chiesa cattolica.

 

Tra questi, il sostegno di Zuppi alla Santa Comunione per i divorziati risposati, la benedizione delle coppie omosessuali, la sua apertura a rendere facoltativo il celibato clericale, l’ insinuazione di una sua disponibilità a revocare il divieto immutabile della Chiesa sulla contraccezione e la sua promozione della preghiera interreligiosa con i musulmani. È un convinto sostenitore della sinodalità .

 

Zuppi ha approvato un pellegrinaggio LGBT a Roma per il giubileo del 2025. La prima benedizione di una «coppia» omosessuale in Italia sotto la Fiducia Supplicans ha avuto luogo nella diocesi di Zuppi, con la sua conoscenza.

 

Come riportato da Renovatio 21, ha fatto scalpore quando ad un festival di cinema giovanile della scorsa estate ha dichiarato che credere in Dio non è necessario e che la defunta scrittrice Michela Murgia gli ha insegnato il concetto di queer educendolo pure sulle dinamiche delle famiglie «alternative».

 

L’arcivescovo Carlo Mario Viganò ebbe a scrivergli quindi una lettera aperta, a cui non è dato sapere se lo Zuppi abbia risposto.

 

Zuppi, ricordiamo, è quello che ha disintegrato secoli di tradizione felsinea facendo preparare tortellini privi di maiale, così da non turbare gli «ospiti» immigrati islamici. Il «tortellino dell’accoglienza» al pollo, per la gioia di generazioni di bolognesi che, se non piangono, si rivoltano nella tomba.

 

Rammentiamo pure, en passant, anche l’entusiasmo nei confronti della possibile ascesa al Soglio espressa da un massone dichiarato, Gioele Magaldi, ex Gran Maestro del Grande Oriente Democratico e dominus di tale movimento Roosevelt, che durante un’intervista ad Adnkronos disse: «conosco però il mondo Vaticano e tra i cardinali quello che stimo di più è Matteo Zuppi, che tra l’altro mi ha sposato. Sarebbe un ottimo papa».

 

Al di là dei massoni sposati, la «papabilità» pubblica di Zuppi procede nonostante il curriculum non perfetto, fatto, di recente di le inchieste giornalistiche sui soldi dell’8 per mille alle ONG immigrazioniste, del fallimento del suo viaggio di pace a Kiev (con siluro ulteriore lanciatogli contro dall’Università Cattolica di Leopoli), del crollo nel terrorismo jihadista più sanguinario del Mozambico (con martiri cattolici inclusi), la cui pacificazione negli anni Ottanta era stata il vanto della Comunità di Sant’Egidio, l’alveo movimentista da cui il cardinale proviene.

 

Due anni fa si registrò un «siluro» inviato dall’Università Cattolica di Leopoli, Ucraina, contro l’operato del Vaticano «pacifista» di Zuppi.

 

Come riportato da Renovatio 21, è stato detto che il compianto cardinale Pell amava scherzare dicendo «attenti, perché se Zuppi sarà eletto in conclave, il vero papa sarà Andrea Riccardi», ossia il fondatore della Sant’Egidio, già ministro del governo tecnocratico di Mario Monti.

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Immagine di Catholic Church England and Wales via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic

 

 

 

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Gender

Il cardinale Zen condanna il «pellegrinaggio» LGBT nella Basilica di San Pietro: «offesa a Dio»

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Il cardinale Joseph Zen ha denunciato il pellegrinaggio LGBT in Vaticano e si è unito agli appelli di altri vescovi affinché compiano riparazioni per la profanazione della Basilica di San Pietro. Lo riporta LifeSite.   In una dichiarazione in lingua cinese pubblicata mercoledì, Zen ha scritto: «recentemente è emersa la notizia che un’organizzazione LGBTQ+ ha organizzato un evento per l’Anno Santo, in cui i partecipanti sono entrati nella Basilica di San Pietro a Roma per attraversare la Porta Santa».   «Ostentavano oggetti di scena color arcobaleno, indossavano abiti con slogan e coppie dello stesso sesso si tenevano per mano con passione: era puramente un’azione di protesta», ha osservato il vescovo emerito di Hong Kong.   «Questo non era un pellegrinaggio giubilare (in cui i credenti rinnovano i voti battesimali, si pentono dei peccati e si impegnano a riformarsi). Tali azioni offendono gravemente la fede cattolica e la dignità della Basilica di San Pietro: una grave offesa a Dio!»

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«Il Vaticano era a conoscenza di questo evento in anticipo, ma non ha poi emesso alcuna condanna. Troviamo ciò davvero incomprensibile!»   Zen ha sottolineato che «coloro che provano attrazione per persone dello stesso sesso» dovrebbero essere trattati con beneficenza; tuttavia, «non possiamo dire loro che il loro stile di vita è accettabile».   «Non siamo Dio», ha continuato. «Dio ci chiama a trasmettere ciò che Gesù ci ha insegnato: il vero amore per loro. Dobbiamo aiutarli a ottenere la grazia attraverso la preghiera e i sacramenti per resistere alla tentazione, vivere virtuosamente e percorrere la via verso il cielo».   Zen ha fatto riferimento alla richiesta di atti di riparazione avanzata da quattro vescovi: il vescovo Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Astana, Kazakistan; il vescovo Joseph Strickland, vescovo emerito di Tyler, Texas; il vescovo Marian Eleganti, vescovo ausiliare emerito di Coira, Svizzera; e il vescovo Robert Mutsaerts, ausiliare di ‘s-Hertogenbosch, Paesi Bassi.   Il porporato cinese ha affermato di sostenere fermamente questo appello e ha suggerito che, dopo la Festa di metà autunno in Cina, i fedeli dovrebbero «riunirsi con i parrocchiani vicini per tre giorni per recitare le preghiere allegate».   «Inoltre, compite un atto di abnegazione o un atto di carità per offrire riparazione davanti a Dio per i peccati dei nostri fratelli e sorelle che hanno sbagliato», ha concluso.   Il cardinale Zen ha allegato al suo messaggio la preghiera di riparazione compilata dai quattro vescovi e recitata alla Conferenza sull’identità cattolica lo scorso fine settimana.   Il vescovo emerito di Hong Kong si aggiunge alla lista dei prelati ortodossi che hanno pubblicamente condannato il «pellegrinaggio LGBT» in Vaticano. Oltre ai quattro vescovi che hanno redatto la preghiera di riparazione, l’evento è stato criticato anche dal cardinale Gerhard Müller, che ha affermato che si trattava «indubbiamente» di un sacrilegio.   Come riportato da Renovatio 21, il cardinale Zen la scorsa estate aveva scritto che «il Dio misericordioso è così disgustato dai comportamenti sessuali tra persone dello stesso sesso perché questo crimine è troppo lontano dal piano di Dio per l’uomo (…) Il Suo piano è che un uomo e una donna si uniscano in un solo corpo con un unico ed eterno amore e cooperino con Dio. Una nuova vita può nascere e crescere nel calore della famiglia».

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Come riportato da Renovatio 21, l’anno passato lo Zen si era scagliato contro Fiducia Supplicans arrivando a chiedere le dimissioni dell’autore del testo, il cardinale Victor «Tucho» Fernandez, eletto da Bergoglio a capo del Dicastero per la Dottrina della Fede.   Il porporato in questi mesi ha attaccato con estrema durezza il Sinodo sulla Sinodalità, accusando Bergoglio di usare i sinodi per «cambiare le dottrine della Chiesa», nonché «rovesciare» la gerarchia della Chiesa per creare un «sistema democratico».   Come riportato da Renovatio 21, pochi giorni fa il cardinale Zen ha celebrato una messa tradizionale per la festa del Corpus Domini e ha guidato una processione per le strade di Hong Kongo, città dove le autorità, ora dipendenti da Pechino, lo hanno arrestato ed incriminato, nel silenzio più scandaloso del Vaticano (mentre, incredibilmente, il Parlamento Europeo esorta la Santa Sede a difenderlo!), con il papa Bergoglio a rifiutarsi di difendere il cardinale in nome del «dialogo» con la Cina comunista che lo perseguita.

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Immagine di Rock Li via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported; immagine tagliata 
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Misteri

Candace Owens pubblica i presunti messaggi di Charlie Kirk: «vedo il cattolicesimo in maniera sempre migliore»

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Candace Owens ha pubblicato presunti messaggi personali del defunto Charlie Kirk che dimostrano un crescente interesse per la Chiesa cattolica. Lo riporta LifeSite.

 

In uno dei messaggi, Kirk affermava che «vedo il cattolicesimo in maniera sempre migliore». Owens ha affermato che Kirk le ha inviato il messaggio nel febbraio 2024 durante conversazioni private sulla teologia e sull’uso politico del termine «giudeo-cristiano».

 

Candace ha descritto l’osservazione come parte di uno scambio continuo tra amici, aggiungendo di non aver mai affermato che Kirk si fosse convertito o si stesse preparando a farlo. «Charlie stava attraversando alcuni cambiamenti spirituali verso la fine», ha detto l’attivista, affermando che Kirk «non frequentava la chiesa del pastore Rob McCoy», ma piuttosto andava a messa ogni settimana e a volte anche più spesso.

 

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Owens ha anche attirato l’attenzione sul ciondolo di San Michele che Kirk indossava al momento della morte, aggiungendo che la sua vedova, Erika, aveva portato un vescovo a pregare sul suo corpo in seguito, e in precedenza aveva portato un prete a casa loro per pregare dopo una «fattura» comminatagli pubblicamente da giornalisti di sinistra.

 

Aveva anche parlato positivamente dell’importanza della Madonna, presentandola come la «soluzione al femminismo tossico» e invitando gli evangelici a venerarla di più.

 

 

Tuttavia, pur notando che i cattolici «speravano che avrebbe fatto il passo successivo perché stava pregando il Rosario», Owens ha insistito sul fatto che Kirk non aveva deciso di convertirsi e che lei non aveva mai affermato il contrario.

 

La rivelazione arriva nel mezzo di controversie in corso sulla vita spirituale e l’eredità di Kirk, seguite al suo assassinio a settembre. Alex Clark e Andrew Kolvette della TPUSA avevano recentemente discusso dell’interesse di Kirk per il cattolicesimo, definendolo più estetico che teologico.

 

«Stava diventando cattolico? No», ha detto Kolvet, produttore e caro amico di Kirk. «Ma amava molto la Messa cattolica. Amava il suo rituale. Amava la bellezza delle antiche chiese cattoliche e le vetrate. E lui ed Erika ci andavano ogni tanto».

 

«Mi è sembrata una specie di insabbiamento», ha detto la Owens a proposito di questa conversazione, chiedendosi perché personaggi vicini a Kirk si fossero affrettati ad affermare che non si stava avvicinando al cattolicesimo.

 

«Sono rimasto un po’ stupita», ha detto Candace, definendo il modo in cui hanno parlato dell’argomento un «tentativo inautentico di dissuadere l’idea che Charlie si stesse ammorbidendo nei confronti del cattolicesimo».

 

Le opinioni religiose di Kirk sono diventate un punto focale nella più ampia lotta sulla sua eredità, con personalità interne a Turning Point, e commentatori come la Owens che offrono resoconti divergenti delle sue posizioni private su questioni di fede.

 

Il giornalista della testata d’inchista di sinistra Grayzone Max Bluementhal ha sottolineato che un’eventuale conversione al cattolicesimo di Charlie lo avrebbe reso forse più distante dall’influenza israeliana, che abbonda tra gli evangelici americani da cui il ragazzo proveniva.

 

Bluementhal aveva pubblicato uno scoop che raccontava come Kirk avesse rifiutato 160 milioni offerti dal primo ministro israeliano Netanyahu a Turning Point USA (per portarlo «al prossimo livello») e come fosse stato invitato ad un ritrovo nella prestigiosa magione del miliardario hedge fund sionista Bill Ackman, dove gli sarebbe stata fatta pressione al punto che una lobbista israeliana britannica gli avrebbe pure urlato.

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Parimenti, è stato detto che amici avessero rivelato come Charlie avesse «paura» delle forze di Israele, di cui pure era stato un accanito sostenitore. L’insofferenza di Kirk per le pressioni che gli stavano mettendo – specie dopo che aveva fatto parlare ad un evento estivo il giornalista Tucker Carlson e il comico Dave Smith, considerati ora come anti-Israele – erano state rese pubbliche durante una trasmissione con la celebre giornalista Megyn Kelly.

 

Tutti coloro che si sono interessati del caso ci tengono a ricordare, tuttavia che non vi sono prove che Israele sia implicato nell’omicidio di Kirk.

 

Come riportato da Renovatio 21, a ribadire l’estraneità dello Stato Ebraico è stato più volte, alla TV americana e in videomessaggi pubblici sui social, il premier israeliano Beniamino Netanyahu, il quale per qualche ragione ha negato simultaneamente anche le accuse sugli assassinii rituali ebraici medievali con vittime i bambini cristiani, come San Simonino.

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Economia

IOR e APSA, papa Leone riforma le controverse regole della banca vaticana stabilite da Bergoglio

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Lo scorso 29 settembre, papa Leone XIV ha firmato la sua prima lettera apostolica in forma di motu proprio, intitolata Coniuncta cura («Responsabilità condivisa»), pubblicata su L’Osservatore Romano il 6 ottobre.   Il documento riforma la gestione degli investimenti finanziari della Santa Sede, abrogando le disposizioni dell’era di Francesco che obbligavano l’APSA (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica) a operare esclusivamente attraverso lo IOR (Istituto per le Opere di Religione), di fatto conferendo a quest’ultimo un monopolio operativo.   Lo IOR, la notissima banca vaticana, gestisce i conti e gli investimenti degli enti religiosi, mentre l’APSA funge da organismo curiale che amministra il patrimonio della Santa Sede, con funzioni simili a un ministero delle finanze.

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In particolare, il rescritto del 23 agosto 2022, che vincolava l’APSA a un unico canale di gestione, è stato revocato. Pur confermando che l’IOR dovrebbe essere «generalmente» il canale privilegiato, il nuovo testo concede all’APSA la possibilità di scegliere intermediari finanziari con sede in altri Paesi qualora ciò risulti «più efficiente o vantaggioso».   Con questa decisione, il papa ha ripristinato l’autonomia strategica e decisionale dell’APSA, rafforzandone il ruolo di organismo centrale per la gestione economica e patrimoniale della Curia romana.   Fin dall’inizio del suo pontificato, Francesco aveva cercato di centralizzare il controllo sulle attività finanziarie, promuovendo maggiore trasparenza e un allineamento con la missione della Chiesa, con particolare attenzione ai poveri. Inizialmente, aveva persino valutato la chiusura dello IOR, considerandone l’immagine pubblica troppo compromessa.   Tuttavia, nel 2015, con la nomina di Gian Franco Mimmì – amico di lunga data dai tempi di Buenos Aires – Francesco trasformò lo IOR nel pilastro della sua strategia finanziaria, elevandolo da istituzione controversa ad alleato chiave.   Il rescritto di Francesco imponeva inoltre che tutti i beni finanziari degli enti affiliati alla Santa Sede fossero trasferiti allo IOR entro 30 giorni. Questa misura generò interrogativi e preoccupazioni in Vaticano, con diversi attori privati che interpretarono la direttiva come un segnale di maggiore controllo, temendo ripercussioni sull’autonomia nella gestione delle proprie risorse.   Leone XIV ha dedicato grande attenzione alle sfide economiche della Santa Sede sin dai primi mesi del suo pontificato. Consapevole delle tensioni accumulatesi tra l’APSA, la Segreteria per l’Economia e lo IOR, ha scelto di delegare a collaboratori curiali – per lo più ancora legati all’era di Francesco – la gestione di altre questioni teologiche e pastorali, incluse delicate questioni come gli accordi segreti con la Cina.   In questa fase di riorganizzazione economica, un ruolo di primo piano è stato affidato al vescovo salesiano Giordano Piccinotti, presidente dell’APSA e figura di fiducia del Papa, ricevuto in udienza il 2 ottobre.   In una recente intervista estesa, Leone XIV ha elogiato apertamente la dirigenza dell’APSA, sottolineando il successo del suo bilancio 2024 – oltre 60 milioni di euro – e chiedendo retoricamente: «Perché parlare di crisi, allora?»   Il romano pontefice ha anche riconosciuto che uno dei problemi principali è stata la comunicazione: «il Vaticano ha spesso inviato un messaggio sbagliato, e questo non incoraggia certo le persone a dire “Vorrei aiutare”, ma piuttosto “Mi terrò i miei soldi”».   Nel 2013 Beroglio aveva nominato prelato allo IOR monsignor Battista Ricca, allora protagonista di un articolo finito in copertina su L’Espresso con titolo: «Il prelato della Lobby gay». Durante il volo di ritorno dal viaggio apostolico in Brasile di Bergoglio, la giornalista Ilze Scamparini, ebbe il coraggio di fargli una domanda in merito, porgendogli una domanda molto precisa, nome e cognome incluso.   «Vorrei chiedere il permesso di fare una domanda un po’ delicata: anche un’altra immagine ha girato un po’ il mondo, che è stata quella di mons. Ricca e delle notizie sulla sua intimità. Vorrei sapere, Santità, cosa intende fare su questa questione? Come affrontare questa questione e come Sua Santità intende affrontare tutta la questione della lobby gay?» chiese la Scamparini.   La domanda non è ricordata da nessuno; tuttavia la risposta fu storica: «se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla?». Come noto, questa frase guadagnò a Bergoglio la simpatia universale e il premio di uomo dell’anno da parte della rinomata rivista gay The Advocate.   L’inchiesta del vaticanista de L’Espresso Sandro Magister era partita proprio fresca nomina di Ricca, da parte di Bergoglio, alla carica di «prelato» dello IOR. Il monsignore di Offlaga come noto era anche direttore della Domus sanctae Marthae, dove papa Francesco per qualche ragione aveva scelto di vivere.

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Al di là di questo caso, i danari vaticani in questi anni furono al centro di controversie tra investimenti da palazzinari a Londra e soldi al film biografico su Elton John e a Lapo Elkann.   Nella storia recente dei misteri delle finanze vaticane entra anche la vicenda, drammatica e dolorosa, del cardinale australiano George Pell, noto per le sue tendenze conservatrici.   Prefetto della Segreteria per l’economia, Cardinale George Pell, viene messo in galera in Australia nel corso di un incredibile processo per pedofilia. Le accuse paiono incredibili, ma l’anziano porporato finisce davvero in carcere. La Corte Suprema australiana poi lo libera, lasciando il mondo a pensare che quello che lo aveva spedito in prigione fosse stato davvero un processo-farsa.   In tutto questo intrigo, spuntano fuori, anche qui, dei danari: dalla Città del Vaticano all’Australia vengono bonificati 2,3 miliardi di dollari australiani (oltre 1,4 miliardi di euro), attraverso più di 400 mila transazioni. La polizia australiana, dopo un’indagine, chiude il caso. «I trasferimenti finanziari avevano generato il sospetto di un tentativo di pilotare il processo per pedofilia a carico del cardinale George Pell. Ma la polizia di Canberra non ha rivelato nessuna condotta criminale» riassume Repubblica. Di questi numeri assurdi, per mole di danaro (Prevost ora si rallegra per 60 milioni in bilancio!) e frequenza di operazioni (come si possono fare quasi mezzo milione di transazioni? In quanto tempo) nessuno parlerà più.

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Immagine di Catholic Church of England and Wales via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
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