Connettiti con Renovato 21

Politica

«L’ordine globale del dopoguerra» è «un’arma usata contro di noi»: le parole antiglobaliste del nuovo segretario di Stato USA Rubio

Pubblicato

il

Durante la sua audizione di conferma al Senato, il candidato alla carica di Segretario di Stato di Donald Trump, il senatore repubblicano Marco Antonio Rubio, ha messo in guardia contro l’adozione da parte degli Stati Uniti di un ordine globale al di sopra dei propri interessi nazionali fondamentali e ha affermato che il Paese è sulla buona strada per diventare totalmente dipendente dal Partito Comunista Cinese per soddisfare i propri bisogni quotidiani.

 

Nel corso di oltre 4 ore e mezza dinanzi alla Commissione per gli affari esteri del Senato, il repubblicano della Florida ha parlato con coraggio dei pericoli derivanti dalla sottomissione al nuovo ordine globale e dalla continua obbedienza degli Stati Uniti al Partito comunista cinese.

 

L’idea bipartisan post-Guerra Fredda secondo cui «l’interesse nazionale poteva ora essere sostituito da uno che servisse l’ordine mondiale liberale» e «che tutta l’umanità era ora destinata ad abbandonare la sovranità nazionale e l’identità nazionale e sarebbe invece diventata un’unica famiglia umana e cittadini del mondo» era una «pericolosa illusione», ha affermato il Rubio.

Acquista la t-shirt DONALD KRAKEN

«Qui in America e in molte delle economie avanzate del mondo, un impegno quasi religioso per un commercio libero e senza restrizioni a spese della nostra economia nazionale ha ridotto la classe media, lasciato la classe operaia in crisi, fatto crollare la nostra capacità industriale e ha spinto catene di approvvigionamento critiche nelle mani di avversari e rivali», ha sottolineato.

 

«Uno zelo irrazionale per la massima libertà di movimento delle persone ha portato a una crisi migratoria di massa storica. Qui in America, ma anche in tutto il mondo, è una crisi che minaccia la stabilità delle società e dei governi», ha ammonito.

 

«In tutto l’Occidente, i governi ora censurano e persino perseguono gli oppositori politici interni», ha detto Rubio. «Nel frattempo, i jihadisti radicali marciano apertamente per le strade e, purtroppo, guidano veicoli contro la nostra gente», riferendosi ai recenti attacchi durante le festività a New Orleans e a Magdeburgo.

 

«Mentre l’America ha continuato fin troppo spesso a dare priorità all’ordine globale rispetto ai nostri interessi nazionali fondamentali, altre nazioni continuano ad agire nel modo in cui i paesi hanno sempre agito e sempre agiranno in quello che percepiscono come il loro miglior interesse. E invece di piegarsi all’ordine globale post-Guerra fredda, lo hanno manipolato per servire i loro interessi a spese dei nostri».

 

«L’ordine globale del dopoguerra non è solo obsoleto; è ora un’arma usata contro di noi. E tutto questo ha portato a un momento in cui dobbiamo affrontare il più grande rischio di instabilità geopolitica e di crisi globale generazionale nella vita di chiunque sia vivo e presente in questa sala oggi».

 

Acquistate le Maglie Crociate

Come sottolinea LifeSite, durante l’udienza il Rubio ha anche richiamato l’attenzione sulla crescente vulnerabilità degli Stati Uniti alle capricciose politiche commerciali del Partito Comunista Cinese.

 

«Se continuiamo sulla strada che stiamo percorrendo ora, in meno di 10 anni praticamente tutto ciò che conta per noi nella vita dipenderà dal fatto che la Cina ci permetterà di averlo o meno», ha detto Rubio. «Tutto, dai farmaci per la pressione sanguigna che prendiamo ai film che vediamo e tutto il resto, dipenderà dalla Cina per questo».

 

«Sono arrivati ​​a dominare le forniture essenziali dell’industria mineraria in tutto il mondo, ovunque nel mondo hanno ormai stabilito diritti minerari criminali», ha affermato prima di divenire segretario di Stato. «Anche coloro che vogliono vedere più auto elettriche, non importa dove le produci, quelle batterie dipendono quasi interamente dalla capacità dei cinesi e dalla volontà del Partito comunista cinese di produrle ed esportarle».

 

«Se non cambiamo rotta, vivremo in un mondo in cui molto di ciò che conta per noi quotidianamente, dalla nostra sicurezza alla nostra salute, dipenderà dal fatto che i cinesi ce lo permettano o meno», ha dichiarato Rubio.

 

«Decenni di deindustrializzazione hanno reso l’America dipendente dal principale avversario della nazione, la Cina comunista, per tutto, dagli ingredienti delle nostre medicine agli input per i nostri sistemi d’arma», aveva scritto Rubio in un saggio su Compact Magazine lo scorso ottobre, aggiungendo:

 

«Nel frattempo, l’incessante esportazione di lavori manuali e l’importazione di manodopera a basso costo hanno lasciato innumerevoli uomini nati negli Stati Uniti senza un lavoro dignitoso, minando le loro opportunità e la loro forza. Nessuna società può prosperare a lungo senza uomini forti».

 

«Il tempo stringe per tracciare una nuova rotta. Dobbiamo abbandonare il consenso post-Guerra fredda, rompere il tabù tariffario delle multinazionali, reinvestire nella produzione nazionale e, cosa fondamentale, riprendere il controllo dei nostri confini. In breve, dobbiamo anteporre gli interessi della nostra nazione a quelli delle nostre élite. Più a lungo non lo faremo, più grave sarà il danno che faremo alla cittadinanza americana: le stesse persone che ci hanno votato e, così facendo, hanno affidato il loro benessere alle nostre mani».

Sostieni Renovatio 21

Le parole di Rubio riflettono un’inversione di tendenza epocale negli affari internazionali americani, in cui dal globalismo – che ha una radice evidente nel XX secolo proprio a Yalta, dove si stabilì l’Ordine mondiale postbellico – gli USA passano ad un nazionalismo concentrato sul popolo americano stesso, e semmai – in una rivampata della dottrina Monroe e di quella del «Destino Manifesto» – nel continente e nelle sue prossimità (Groenlandia, Panama, Canada, Messico…).

 

Secondo il pensiero anti-globalista emerso negli ultimi anni dai bassifondi – cioè, senza che fosse spendibile da politici e giornalisti mainstream – l’internazionalismo americano ha penalizzato il popolo deindustrializzando il Paese e creando così crisi sociali di portata gigantesca. In particolare, l’ingresso della Cina nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC, o WTO) sotto Bill Clinton fu il colpo di grazia alla classe media americana e non solo quella, consentendo ai cinesi di divenire la «fabbrica del mondo» a discapito delle imprese, piccole e medie, delle famiglie occidentali.

 

È stato detto che Rubio fosse uno dei candidati della fazione neocon alle elezioni 2016, nella cui campagna elettorale fu canzonato senza alcuna pietà dal concorrente Donald Trump, che, in sketch formidabili, lo accusava di essere iperidrotico (cioè, di sudare assai copiosamente).

 

Acquista la t-shirt DONALD KRAKEN

Sull’ex senatore americano, di origine cubane e con una lunga serie di religioni esperite, circolavano voci oscure, come quella su un suo coinvolgimento nella scena dei «party saponati» dei gay in Florida. L’uomo è ora sposato con quattro figli.

 

Rubio ha poi giurato l’altro giorno come segretario di Stato – cioè come ministro degli esteri USA – in una cerimonia officiata dal neovicepresidente JD Vance – un ragazzo cresciuto tra i monti Appalachi, zona industriale di fatto distrutta dalla deindustrializzazione mondialista, come visibile nel suo libro di memorie Elegia americana.

 

 

Come riportato da Renovatio 21, Rubio è altresì uno degli esponenti politici che ha chiesto a gran voce la fine della guerra ucraina e che prende sul serio il tema della minaccia UFO.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine screenshot da YouTube

Continua a leggere

Politica

Sia il presidente che il rivale rivendicano la vittoria elettorale in Guinea-Bissau

Pubblicato

il

Da

La Guinea-Bissau è in attesa di un clima di forte tensione dopo che sia il presidente uscente Umaro Sissoco Embaló sia il suo principale avversario, Fernando Dias, hanno proclamato la vittoria alle elezioni presidenziali di domenica, senza attendere i risultati ufficiali.   Dias ha dichiarato ai media dalla sede della sua campagna nella capitale dell’Africa occidentale, Bissau, che il suo scrutinio parallelo gli attribuiva oltre il 50% dei voti.   «Abbiamo vinto al primo turno. Vorrei congratularmi con il popolo guineano per l’alta affluenza, che dimostra la stanchezza e il desiderio di cambiamento», ha affermato.   Il candidato dell’opposizione ha inoltre avvertito contro «tentativi di manipolazione» nel processo elettorale, assicurando che non tollererà interferenze nello spoglio.   In replica, il portavoce della campagna di Embaló, Oscar Barbosa, ha sostenuto in una conferenza stampa distinta che il presidente in carica aveva già trionfato e che «non ci sarà ballottaggio».

Iscriviti al canale Telegram

«Invitiamo gli avversari a evitare annunci che potrebbero screditare il processo elettorale», ha aggiunto.   Queste rivendicazioni contrastanti emergono in un contesto di campagna elettorale agitata in un Paese con una storia di colpi di Stato. Diversi leader dell’opposizione, tra cui Domingos Simões Pereira del PAIGC (Partito Africano per l’Indipendenza della Guinea e Capo Verde, che guidò la decolonizzazione dal Portogallo nel 1974), sono stati esclusi dalla corsa.   Da allora il PAIGC ha appoggiato Dias, 47enne del PRS (Partito per il Rinnovamento Sociale).   Si andrà al secondo turno se nessun candidato supererà il 50% dei suffragi. La Commissione Elettorale Nazionale ha registrato un’affluenza superiore al 65% e prevede di annunciare i risultati provvisori giovedì.   Embaló aspira a essere il primo leader guineano in trent’anni a ottenere la rielezione. Durante il suo primo mandato, iniziato a febbraio 2020, ha fronteggiato vari tentativi di golpe. I critici lo accusano di aver infranto norme costituzionali per perpetuarsi al potere. La sua carica è stata al centro di una dura controversia all’inizio dell’anno, quando l’opposizione ha sostenuto che sarebbe scaduta il 28 febbraio.  

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di Vice-Presidência da República via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Continua a leggere

Politica

Sahra Wagenknecht: UE in «isolamento diplomatico»

Pubblicato

il

Da

L’Unione Europea dovrebbe proporre la revoca delle sanzioni alla Russia per superare il suo «isolamento diplomatico» e riacquisire peso nel negoziato per la pace in Ucraina: lo ha dichiarato la politica tedesca di lunga data Sahra Wagenknecht.

 

In un post su X pubblicato giovedì, ha osservato che il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul non era neppure al corrente dell’elaborazione, da parte degli Stati Uniti, di un piano per risolvere il conflitto ucraino. Venerdì il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa ha aggiunto che «non ha senso» commentare la proposta americana, poiché non è stata condivisa con Bruxelles.

 

«È una vergogna che gli europei si siano cacciati in un tale isolamento diplomatico», ha commentato Wagenknecht riguardo all’esclusione dell’UE dal processo negoziale.

 

La leader, che ha lasciato la guida del suo partito Alleanza Sahra Wagenknecht all’inizio di questo mese, ha aspramente criticato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per la presunta sollecitazione rivolta agli Stati membri affinché coprano i bisogni finanziari e militari di Kiev per il 2026 e il 2027, stimati in 135,7 miliardi di euro. Si tratta di un «oltraggio ai contribuenti tedeschi ed europei», ha tuonato.

Aiuta Renovatio 21

La Wagenknecht ha ribadito che il conflitto ucraino è «impossibile da vincere» e che, anziché continuare a finanziarlo, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, von der Leyen e gli altri vertici del blocco «dovrebbero finalmente appoggiare i negoziati di pace».

 

«Per riottenere influenza sui colloqui, gli europei occidentali dovrebbero offrire la fine delle sanzioni e la ripresa delle relazioni energetiche con la Russia», ha suggerito.

 

Venerdì Wadephul ha precisato di ritenere la proposta USA non un «piano definitivo», ma piuttosto «un elenco di temi da discutere con urgenza tra Ucraina e Russia». L’Alto rappresentante UE per la politica estera Kaja Kallas ha invece insistito sul fatto che qualsiasi intesa «deve coinvolgere l’Ucraina e gli europei».

 

Interpellato sulla bozza americana, il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha replicato: «Ci sono alcune idee da parte statunitense [per risolvere il conflitto ucraino], ma al momento non si discute nulla di specifico». Ha tuttavia ribadito che Mosca resta desiderosa di una soluzione diplomatica alla crisi.

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di Fernar Cornellà via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

Continua a leggere

Politica

Il rapper dei Fugees condannato a 14 anni di carcere per donazioni illegali dall’estero a Obama

Pubblicato

il

Da

Pras Michel, ex membro dei Fugees e fondatore del trio hip-hop di qualche fuggevole successo negli anni Novanta, è stato condannato a 14 anni di carcere per il suo coinvolgimento in una maxi-frode internazionale da miliardi di dollari, che ha dirottato milioni nella campagna di rielezione di Barack Obama nel 2012.   Secondo il Guardian, il 52enne è stato ritenuto colpevole nel 2023 di riciclaggio di denaro e violazioni al finanziamento elettorale, nell’ambito di uno scandalo di influenza straniera orchestrato dal finanziere malese Low Taek Jho. A Washington DC, una giuria federale lo ha condannato per 10 capi d’imputazione, tra cui cospirazione e attività come agente non registrato di un governo estero. Il processo ha visto la testimonianza dell’attore Leonardo DiCaprio e dell’ex procuratore generale Jeff Sessions.   I pm del Dipartimento di Giustizia avevano chiesto l’ergastolo per il rapper, accusandolo di aver «tradito il suo Paese per denaro» e di aver «mentito senza scrupoli né sosta per realizzare i suoi piani». La sentenza, hanno sostenuto, «deve riflettere l’ampiezza e la gravità dei suoi crimini, la sua indifferenza ai rischi per la nazione e l’enormità della sua avidità».   Low Taek Jho ha sottratto miliardi dal fondo sovrano malese 1MDB per investire in immobili di lusso, opere d’arte e produzioni hollywoodiane negli USA, tra cui The Wolf of Wall Street.   Michel è stato accusato di aver facilitato il flusso occulto di fondi verso la campagna di Obama tramite società di comodo, per mascherarne le origini illecite.   Inoltre, gli viene imputato di aver cercato di bloccare un’inchiesta del Dipartimento di Giustizia su Low, di aver alterato prove e di aver deposto il falso in tribunale. Si presume che Low si sia rifugiato in Cina.   Nell’agosto 2024 Michel ha invocato un nuovo processo per presunti errori procedurali, ma la richiesta è stata rigettata.   Come riportato da Renovatio 21, dopo aver ricevuto altri 100 milioni di dollari dal Low, il Michel avrebbe fatto pressioni sull’amministrazione Trump per chiudere le sue indagini sul finanziere e sulla sua presunta appropriazione indebita di miliardi di dollari da 1MDB, e ha esortato la Casa Bianca a estradare il controverso miliardario finanziere cinese Guo Wengui per volere di Pechino. Guo è un dissidente che vive in USA da anni. È su un suo yacht che è stato arrestato Steve Bannon l’anno scorso; sempre Guo accusa il Vaticano di intascare miliardi ogni anno dalla Cina, e sta lanciando un aste per sperma e ovuli da donatori non vaccinati.   Tuttavia, il rapper ha negato che i 100 milioni di dollari provenissero da Low e ha insistito sul fatto che ha sostenuto l’estradizione di Guo solo «perché pensava che fosse un criminale», sostenendo che non gli era mai stato detto che doveva registrarsi come agente straniero per fare pressioni sul presidente.   Dopo la previa condanna nel 2023, il Pras aveva sostenuto la sua innocenza durante tutto il processo e prevedeva di presentare ricorso, secondo il suo avvocato David Kenner. «Non è finita», aveva detto il avvocato all’Associated Press.   Il gruppo rap-reggae-R&B dei Fugees, di cui la componente più nota era la cantante Lauren Hyll, raggiunse il successo con la canzone Killing Me Softly. Il nome del gruppo deriva dalla parola refugees, «rifugiati», in quanto tutti i membri sono di originari di famiglie da Haiti, lo sfortunato Paese considerato il più povero e problematico, e financo «maledetto», di tutta la Terra.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine screenshot da YouTube.
Continua a leggere

Più popolari