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La proposta del Sinodo potrebbe dare «autorità dottrinale» alle conferenze episcopali locali

I membri del Sinodo stanno discutendo una proposta che conferirebbe ai vescovi «autorità dottrinale», dividendo sostanzialmente la Chiesa cattolica in numerosi organismi diversi, spesso contraddittori. Lo riporta LifeSite.
Mentre gli oltre 300 membri della seconda sessione del Sinodo sulla sinodalità si riuniscono nell’Aula Paolo VI, hanno dato inizio oggi al quarto dei cinque moduli di discussione che faranno parte dell’evento della durata di un mese.
Tra il 2 e il 27 ottobre, i membri lavoreranno sull’Instrumentum Laboris, o documento di lavoro, pubblicato a luglio per orientare i lavori del mese.
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Saranno dedicati sette giorni lavorativi alla sezione del documento di lavoro che esamina i «luoghi» rispetto alla domanda fondamentale «Come essere una Chiesa sinodale in missione?». Quei giorni, presumibilmente, potrebbero rivelarsi i più importanti dell’intero mese.
A differenza dell’incontro di ottobre dell’anno scorso, 10 gruppi di studio istituiti da papa Francesco si occupano di vari argomenti, compresi quelli più controversi come LGBT e diaconi donne.
Ma Francesco e il team di leadership del sinodo hanno insistito fin dall’inizio sul fatto che l’evento non intende affrontare tali questioni nel modo in cui, ad esempio, gli attivisti LGBT potrebbero desiderare. Piuttosto, il sinodo riguarda la sinodalità, ovvero un esame e una revisione della vita, della governance e dell’attività della Chiesa.
Aprendo il sinodo nel 2021, Bergogli ha citato il teologo del Vaticano II Padre Yves Congar e ha chiesto «una Chiesa diversa» per gentile concessione del sinodo. «La sinodalità è, di fatto, il lungo gioco di Papa Francesco», aveva rivelato il cardinale Joseph Tobin di Newark nel maggio 2021.
Con l’attenzione di questo mese su come essere sempre più «sinodali» (Francesco e i leader del sinodo hanno ripetutamente dichiarato che la Chiesa deve essere sinodale per andare avanti), le discussioni su questo modulo attuale sono quindi fondamentali.
Verso la fine del documento di lavoro, nel suo trattamento dei «luoghi», si celano proposte che potrebbero trasformare la Chiesa cattolica in un conglomerato di organismi individuali in stile protestante, piuttosto che in un corpo unificato.
Sebbene paradossalmente inserite in una sottosezione intitolata «i legami che danno forma all’unità della Chiesa», queste proposte consentirebbero essenzialmente alle conferenze episcopali di diventare artefici della dottrina delle proprie chiese locali, minando così completamente l’unità della Chiesa.
Il paragrafo 96 recita che il desiderio del Vaticano II che le chiese locali favoriscano lo «spirito collegiale» «non è stato pienamente realizzato». Questo, attesta il documento tramite una citazione diretta dall’Evangelii Gaudium (EG) di Papa Francesco, è dovuto al fatto che «non si è esplicitato sufficientemente uno statuto delle Conferenze Episcopali che le concepisca come soggetti di attribuzioni concrete, includendo anche qualche autentica autorità dottrinale» (EG, 32).
«Cercare il modo per essere Chiesa sinodale in missione richiede di affrontare questa questione», aggiunge l’Instrumentum Laboris.
La richiesta di autorità locale sulla dottrina è ampliata nel paragrafo 97:
«A partire da quanto emerso lungo il processo sinodale, si propone di: a) riconoscere le Conferenze Episcopali come soggetti ecclesiali dotati di autorità dottrinale, assumendo la diversità socioculturale nel quadro di una Chiesa poliedrica e favorendo la valorizzazione delle espressioni liturgiche, disciplinari, teologiche e spirituali appropriate ai diversi contesti socio-culturali; b) procedere a una valutazione dell’esperienza vissuta del funzionamento delle Conferenze Episcopali e delle Strutture Gerarchiche Orientali, delle relazioni tra gli Episcopati e con la Santa Sede, per identificare le riforme concrete da attuare; le visite ad limina, che rientrano nell’ambito del Gruppo di studio n. 7, potrebbero costituire una occasione propizia per questa valutazione; c) assicurare che tutte le Diocesi o Eparchie siano assegnate a una Provincia Ecclesiastica e a una Conferenza Episcopale o Struttura Gerarchica Orientale»
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Con questa proposta, l’Instrumentum Laboris tenta di far sì che le conferenze episcopali si assegnino il potere di decidere cosa sia in accordo con la dottrina della Chiesa cattolica o meno. I risultati, come già visto storicamente con la disgregazione e la proliferazione delle chiese protestanti, preannunciano la morte della Chiesa cattolica come «Una, Santa, Cattolica, Apostolica».
Tale proposta viene avanzata anche in linea con un altro tema chiave del Sinodo, vale a dire l’inculturazione del Vangelo secondo le culture locali.
«Non si può comprendere la Chiesa senza radicarsi in un luogo e in una cultura e senza le relazioni che si stabiliscono tra luoghi e culture», si legge poche righe più sopra nell’Instrumentum Laboris.
«La conversione sinodale delle menti e dei cuori deve essere accompagnata da una riforma sinodale dei luoghi ecclesiali, chiamati a essere strade su cui camminare insieme», aggiunge il testo dello strumento di lavoro.
Un simile appello allo stile locale di «inculturazione» del Vangelo viene ribadito ancora una volta, mentre l’Instrumentum Laboris sollecita un continuo impulso:
«Il desiderio che il dialogo sinodale locale non si concluda, ma continui nel tempo e la necessità di una effettiva inculturazione della fede in ambiti territoriali significativi spinge a una nuova valorizzazione dell’istituto dei Concili Particolari, sia Provinciali sia Plenari, la cui periodica celebrazione è stata un obbligo per larga parte della storia della Chiesa».
Il risultato è prevedibile: «con lo stile locale di vita ecclesiale che emerge, gli attivisti troveranno un peso considerevole per sostenere le loro argomentazioni locali a favore, ad esempio, dei diaconi donne in Amazzonia» scrive LifeSiteNews. «Aggiungete a questo la capacità delle conferenze episcopali di decidere la dottrina per se stesse e la Chiesa globale rischia di crollare».
In poche parole, la fine della chiesa come istituzione unitaria viene avviata. Cioè, il processo per tentare la terminazione del cattolicesimo stesso.
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Mons. Viganò: la chiesa conciliare-sinodale schierata con i nemici della Chiesa cattolica

Trovo a dir poco inconcepibile che, dinanzi all’evidenza del colpo di stato globalista nelle nazioni occidentali e alla aperta ostilità a Cristo e alla Sua Chiesa dell’élite globalista, la chiesa conciliare-sinodale insista ancora a schierarsi con i nemici della Chiesa Cattolica,… pic.twitter.com/dX03GnWp0S
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) September 10, 2025
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Migliaia alla processione del Concilio dei Santi di Mosca

Migliaia di cristiani ortodossi hanno preso parte domenica a una grande processione per celebrare il Concilio dei Santi di Mosca, una festa della Chiesa ortodossa russa in onore dei santi di Mosca. L’evento segna la rinascita di una tradizione interrotta dopo la Rivoluzione russa del 1917.
La marcia è stata guidata dal Patriarca Kirill, capo della Chiesa ortodossa russa, e vi hanno preso parte anche il clero della diocesi di Mosca, comunità monastiche e fedeli laici. Gli organizzatori hanno stimato la partecipazione di circa 40.000 persone.
I partecipanti provenivano da tutta la Russia, ma anche dalla Repubblica Ceca, dall’Uzbekistan, dalla Serbia, dall’Italia e da altri Paesi. La marcia è partita dalla Cattedrale di Cristo Salvatore nel centro di Mosca e si è diretta al Convento di Novodevichy, a 6 km di distanza.
🇷🇺☦️ WATCH: Over 40,000 Orthodox Christians March Through Moscow!
People are Carrying Flags of Jesus and the Virgin Mary with a Powerful Message:
“God Is With Us” pic.twitter.com/QXdynDNXD0
— Mario ZNA (@MarioBojic) September 7, 2025
Thousands of Orthodox believers gather at Moscow’s Cathedral of Christ the Savior for the annual Cross Procession pic.twitter.com/esM3bv63TQ
— Uncensored News (@Uncensorednewsw) September 7, 2025
🙏 Believers gathered at the Cathedral of Christ the Savior awaiting the all-Moscow cross procession.
– FRWL pic.twitter.com/9wOdWiRt0W— Zlatti71 (@Zlatti_71) September 7, 2025
A vast crowd joined the great Cross Procession in Moscow, led by the Russian Orthodox Church
God bless 🇷🇺 Russia — a nation of spirit and destiny, carrying hope for a truly multipolar world pic.twitter.com/w0iRasluTP
— Bebo BRICS (@BeboBrics) September 7, 2025
The Russians are coming!
The largest procession in Moscow since 1918 is underway. pic.twitter.com/Bj823DtiFh
— Bernadette 🏴🇮🇪🇷🇺🇵🇸 (@BDooher) September 7, 2025
❗️150,000 civilians take part in a patriotic Russian Orthodox march in Moscow. 🙏🇷🇺☦️ pic.twitter.com/hRwX7uHPOU
— cvetko35 (@cvetko35) September 7, 2025
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I video condivisi online mostrano sacerdoti e fedeli che portano striscioni colorati raffiguranti santi, mentre la folla canta il tradizionale «Cristo è risorto» e i cori rispondono «Veramente è risorto».
Molti cantavano inni religiosi mentre i moscoviti si schieravano lungo le strade per assistere alla processione.
La processione è stata preceduta da una funzione celebrata dal Patriarca Cirillo nella Cattedrale di Cristo Salvatore. Parlando prima dell’evento, il Patriarca ha affermato che la marcia ha sottolineato il ruolo di Mosca come capitale dell’Ortodossia e ha espresso la speranza che possa ripristinare un’antica tradizione.
«Mosca è una capitale veramente ortodossa della nostra patria», ha detto ai giornalisti dopo la funzione. «Da un lato, è una città aperta ai nostri fratelli di altre religioni, riconoscendo il loro contributo alla nostra storia comune, ma allo stesso tempo è una città che non rinuncerà mai alla sua eredità cristiana».
La processione celebra lo storico trasferimento dell’icona di Smolensk della Santa Madre di Dio dalla Cattedrale dell’Annunciazione del Cremlino al Convento di Novodevichy, fondato dal Granduca Vasilij III dopo la presa di Smolensk nel 1525. In memoria del trasferimento dell’icona venne istituita una marcia annuale, che continuò per quasi quattro secoli fino alla Rivoluzione russa.
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Immagine screenshot da Twitter
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