Spirito
Mons. Viganò sull’accettazione del papa
Monsignor Viganò ha affidato a X un rapido e veloce commento a chi conteste le sue posizioni riguardo sull’attuale stato del Papato.
«L’accettazione universale del Romano Pontefice presuppone un sensus Fidei che il popolo cattolico ha progressivamente perduto dal Vaticano II, grazie a sessant’anni di indottrinamento modernista da parte della Gerarchia conciliare».
Il sensus Fidei (letteralmente, «senso della Fede»), talvolta detto anche sensus fidelium (senso dei fedeli), è, secondo il Catechismo della Chiesa cattolica (2.1 92), «l’apprezzamento soprannaturale della fede da parte di tutto il popolo, quando, dai vescovi agli ultimi fedeli, manifestano un consenso universale in materia di fede e di morale».
𝗟’𝗮𝗰𝗰𝗲𝘁𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘂𝗻𝗶𝘃𝗲𝗿𝘀𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗲𝗹𝗲𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗥𝗼𝗺𝗮𝗻𝗼 𝗣𝗼𝗻𝘁𝗲𝗳𝗶𝗰𝗲 presuppone un sensus fidei che il popolo cattolico ha progressivamente perduto dal Vaticano II, grazie a sessant’anni di indottrinamento modernista da parte della… pic.twitter.com/b6odUHU1sI
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) August 29, 2024
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Tale consenso è, ictu oculi, perduto almeno dalla catastrofe conciliare.
Monsignor Viganò prosegue:
«L’elezione di Bergoglio è stata accettata con la stessa convinzione con cui il popolo di Gerusalemme, sobillato dal Sinedrio, ha condannato Cristo e liberato Barabba».
«Ai farisei andava benissimo, agli Apostoli meno».
In un’intervista a Renovatio 21 del novembre 2021, in merito al sensus Fidei, mons. Viganò chiosava: «l’asservimento di Bergoglio all’ideologia globalista è talmente scandaloso da essere compreso anche dai comuni fedeli, che in virtù del sensus Fidei colgono l’indole eversiva di questo “pontificato” e si rifugiano nell’idea che Benedetto XVI sia il vero Papa.
In uno scritto del gennaio 2021, l’arcivescovo accostava il discorso del sensus Fidei a quello del rifiuto della sierizzazione genica sperimentale e della sottomissione dell papato del gesuita ai piani mdi Big Pharma.
«I Cattolici, illuminati dal sensus Fidei che istintivamente suggerisce loro ciò che stride con la Fede e la Morale, hanno già capito che il ruolo di piazzista di forniture sanitarie è solo una delle tante parti recitate dal poliedrico Bergoglio».
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Spirito
Due nuovi «santi» venezuelani riaccendono le tensioni tra Chiesa e Stato
Tralasciando il dubbio valore delle nuove procedure di canonizzazione, una doppia canonizzazione in Venezuela è diventata rapidamente una questione di Stato, rivelando le profonde fratture tra una Chiesa cattolica fortemente coinvolta nell’arena politica, a rischio di apparire come una forza di opposizione, e il potere chavista detenuto dal presidente Nicolas Maduro.
Per comprendere la storia, dobbiamo fare un passo indietro. Il 19 ottobre 2025, papa Leone XIV proclamò «santi» i primi due venezuelani nella storia del Paese: José Gregorio Hernández Cisneros, il «medico dei poveri», e María del Carmen Rendiles Martínez, fondatrice della comunità delle Serve di Gesù. L’evento divenne rapidamente un affare politico.
Nicolás Maduro, al potere dal 2013, non ha perso tempo a sfruttare la canonizzazione. Dopo la cerimonia nella casa-museo di José Gregorio Hernández, circondato da fedeli e autorità governative, il capo dello Stato ha rilasciato una serie di dichiarazioni sui social media: «Siamo felici per i nostri santi. Sono entrambi grandi! Il papa ha agito giustamente!», ha dichiarato, esprimendo «immensa, eterna gratitudine» al pontefice, che ha definito un «amico» e un «fratello».
E presentare l’evento come un gesto provvidenziale di fronte alle «minacce» che la «più grande potenza militare della storia» rappresenterebbe nei Caraibi, vale a dire gli Stati Uniti, che da diversi anni cercano invano di far cadere il regime chavista.
Il chavismo ha una lunga storia con la religione: Hugo Chavez ha invocato la cosiddetta Teologia della Liberazione per la sua «Rivoluzione Bolivariana». Il processo di canonizzazione, guidato con grande entusiasmo dal defunto Papa Francesco, è visto da Nicolas Maduro come una forma di benedizione per il regime.
Ma l’opposizione non è rimasta indietro. Maria Corina Machado, vincitrice del premio Nobel per la Pace 2025, un premio altamente politico, ed Edmundo Gonzalez, il candidato presidenziale fallito, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui José Hernández e Carmen Rendiles vengono descritti come «due santi per 30 milioni di ostaggi venezuelani», riferendosi al destino di 800.000 prigionieri «politici» e migliaia di esuli.
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«Questi santi esemplari, che hanno dedicato la loro vita al servizio degli altri, offrono speranza e consolazione in mezzo all’oscurità», scrivono, invocando un «miracolo imminente»: la caduta del regime chavista.
Temendo che la messa papale del 19 ottobre potesse suggerire una forma di approvazione per Maduro, il giorno seguente, durante una messa di ringraziamento a San Pietro, il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede ed ex nunzio in Venezuela dal 2009 al 2013, ha pronunciato un’omelia in cui ha chiesto «di aprire le prigioni ingiuste, di spezzare le catene dell’oppressione, di liberare gli oppressi, di spezzare tutte le catene».
Il caso torna di attualità a Caracas: la «Festa della Santità», prevista per il 25 ottobre 2025 allo stadio Monumental Simon Bolívar , davanti a 50.000 fedeli e alla presenza di tutti i vescovi venezuelani, è stata annullata il 22 ottobre, ufficialmente per «problemi di sicurezza e capienza» – erano state registrate più di 80.000 iscrizioni mentre la capienza non supera i 40.000 posti: «È una questione di sicurezza, sarebbero stati necessari circa tre stadi», spiega uno dei portavoce dell’arcidiocesi.
Nell’arcidiocesi di Caracas si vociferava addirittura che il regime chavista intendesse noleggiare autobus per migliaia di sostenitori, trasformando l’evento in una dimostrazione di forza pro-Maduro. Il cardinale Baltazar Porras, arcivescovo emerito di Caracas, ha denunciato il 17 ottobre una situazione «moralmente inaccettabile»: «crescente povertà, militarizzazione come forma di governo, corruzione, mancanza di rispetto per la volontà popolare» e ha chiesto il rilascio dei prigionieri.
Nicolas Maduro rispose quattro giorni dopo: «Baltazar Porras ha dedicato la sua vita a cospirare contro José Gregorio Hernández (uno dei neo-canonizzati). È stato sconfitto da Dio, dal popolo». L’accesa discussione tra Chiesa e Stato – in un Paese in cui l’80% della popolazione è cattolica – arriva mentre gli Stati Uniti intensificano la pressione contro il regime chavista.
Lo schieramento di una grande flotta al largo delle coste del Paese, accompagnata da un sottomarino nucleare d’attacco, da caccia F-35 e dalla CIA ufficialmente autorizzata da Donald Trump a operare sul territorio venezuelano: si intensifica la pressione su un Paese economicamente rovinato dal bolivarianismo e che – per fortuna o per sfortuna? – è uno dei più dotati in termini di risorse petrolifere. Abbastanza da suscitare cupidigia.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Immagine di Guillermo Ramos Flamerich via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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