Salute
L’Iran sta diventando una potenza nel campo della chirurgia estetica
Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.
Il forte aumento della chirurgia estetica in Iran preoccupa i medici. «L’autentico volto iraniano viene distorto attraverso procedure invasive», ha detto al Financial Times Babak Nikoumaram, presidente della Società iraniana di chirurghi plastici ed estetici. «Gli standard di bellezza occidentali incongrui vengono imposti agli iraniani».
Nel 2022 l’Iran si è classificato al 12° posto nel mondo per numero di interventi di chirurgia estetica, rispetto al 18° posto nel 2016. La rinoplastica è stata la procedura più popolare, seguita da liposuzione, chirurgia delle palpebre, addominoplastica e aumento del seno.
Ma le statistiche ufficiali sono inaffidabili e i numeri potrebbero essere molto più alti.
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L’anno scorso, il ministro degli Interni aveva affermato che le persone il cui aspetto fosse cambiato radicalmente avrebbero dovuto richiedere una nuova documentazione d’identità.
Nonostante un’economia in difficoltà, la domanda di procedure cosmetiche è forte. «Ho lavorato in palestre dove la maggior parte delle donne proveniva da famiglie povere, ma per loro l’unica cosa che contava era ottenere riempitivi per le labbra», ha detto una donna al Financial Times. «I prezzi sono ancora accessibili per le persone con un budget limitato».
Secondo il giornale: «i chirurghi plastici esperti hanno chiesto una migliore regolamentazione del settore e l’adozione delle migliori pratiche internazionali, compresa un’età minima per l’intervento chirurgico, una formazione professionale obbligatoria e l’obbligo per i medici di rivelare gli errori commessi dai colleghi».
Michael Cook
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Cervello
L’Alzheimer può diffondersi attraverso le trasfusioni di sangue: studio
I risultati di un nuovo studio pubblicato sulla rivista Stem Cell Reports suggeriscono che le trasfusioni e i trapianti di sangue, midollo osseo, organi e altra materia biologica da una persona con Alzheimer ereditario a una persona sana possono diffondere la malattia. Lo riporta il sito Futurism.
Gli scienziati canadesi dell’Università della British Columbia sono arrivati a questa conclusione dopo aver eseguito esperimenti di laboratorio con topi e cellule staminali.
Per definire e approfondire lo studio, sono stati allevati topi affinché fossero portatori del morbo di Alzheimer ereditario umano, e in particolare di un gene che sintetizza le placche amiloidi. Hanno quindi estratto le cellule staminali dal midollo osseo e hanno iniettato questo tessuto biologico in topi sani che non erano portatori.
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Nel giro di nove mesi, i topi normali hanno mostrato segni di declino cognitivo, nonché cambiamenti nel cervello, come l’accumulo di placche amiloidi, depositi fibrosi che sono i classici segni distintivi dell’Alzheimer.
I ricercatori hanno così potuto porre attenzione su diversi spunti. Il primo è che l’Alzheimer può originare da cellule staminali esterne al sistema nervoso centrale del corpo, il che ribalta alcuni preconcetti su come si forma la malattia.
«Uno dei potenziali risultati di questo studio è quello di stimolare il campo ad allontanarsi dal dogma centrale convenzionale della patologia dell’AD [morbo di Alzheimer, ndr], che afferma che l’accumulo di Aβ [amiloide] derivata dal cervello, specificamente prodotta dai neuroni, è la causa della malattia», scrivono i ricercatori. «Questo studio dimostra il contributo dell’Aβ, generato al di fuori del cervello, nell’instaurarsi della malattia».
Un secondo spunto della ricerca è che il percorso verso lo sviluppo dell’Alzheimer potrebbe essere simile a quello con cui le persone acquisiscono malattie cerebrali da prioni come quella di Creutzfeldt-Jakob, che può essere trasmessa. È noto che le persone che mangiano mucche affette dalla malattia della mucca pazza sviluppano una versione della malattia di Creutzfeldt-Jakob.
In estrema sintesi, parrebbe che l’Alzheimer possa essere trasmesso a persone sane attraverso la donazione di materia biologica. Ciò significherebbe che i potenziali donatori dovrebbero essere selezionati in base alle loro condizioni di salute.
«Ciò supporta l’idea che l’Alzheimer è una malattia sistemica in cui gli amiloidi espressi al di fuori del cervello contribuiscono alla patologia del sistema nervoso centrale», ha detto in una dichiarazione Wilfred Jefferies, immunologo e principale autore dello studio dell’Università della British Columbia. «Mentre continuiamo a esplorare questo meccanismo, il morbo di Alzheimer potrebbe essere la punta dell’iceberg e abbiamo bisogno di controlli e screening molto migliori dei donatori utilizzati nei trapianti di sangue, organi e tessuti, nonché nei trasferimenti di cellule staminali di derivazione umana. o prodotti sanguigni».
Come riportato da Renovatio 21, di recente altri ricercatori hanno scoperto che potrebbero trasmettere il morbo di Alzheimer ad animali giovani e sani trasferendovi il microbioma intestinale di soggetti umani affetti da Alzheimer. I risultati suggeriscono che il microbioma, l’insieme di batteri, virus e funghi che vivono principalmente nel colon, potrebbe avere un ruolo precipuo nello sviluppo dell’Alzheimer.
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Gli studi in questo campo sono diversi e talvolta contesta in toto. Nel settore vedono la luce alcune teorie che in qualche modo sembrano portare avanti la ricerca riguardo le cause e le possibili cure di questa malattia neurodegenerativa.
Un’altra equipe di neuroscienziati ha ipotizzato che i problemi con il sistema di rimozione dei rifiuti del cervello potrebbero essere alla base del morbo di Alzheimer. Utilizzando dei topi allevati per sviluppare la malattia, i ricercatori di neuroscienze ritengono di aver rintracciato la causa della malattia nelle sacche di rimozione dei rifiuti delle cellule cerebrali, note come lisosomi.
La scienza attorno all’Alzheimer sembra sempre più dibattuta e ricca di colpi di scena. Mentre alcuni sono arrivati a proporre un dentifricio che previene l’Alzheimer, il biofisico cinese He Jiankui – noto per aver prodotto in laboratorio embrioni con la bioingegneria CRISPR poi impiantati in donne e fatti nascere nel primo caso ufficiale di ingegneria genetica umana, cioè di eugenetica ottenuta a livello biomolecolare – ha dichiarato, appena uscito di galera, di volersi dedicare alla cura dell’Alzheimer.
Come riportato da Renovatio 21, negli ultimi anni pare esservi stato un abbassamento dell’età del morbo: si ammalano di Alzheimer (e demenza) sempre più giovani.
Riguardo alle malattie prioniche, come la «mucca pazza», è stato suggerito una possibile correlazione con «errori di frameshift», effetti avversi del vaccino mRNA.
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Immagine di Governo do Estado de São Paulo via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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