Economia
La Nigeria blocca gli scambi di criptovalute

La Nigeria ha bloccato l’accesso degli utenti a diversi importanti scambi di criptovaluta nel tentativo di proteggere la valuta nazionale, la naira. Lo riporta il quotidiano locale Premium Times.
L’articolo, pubblicato la scorsa settimana, afferma che le misure erano state ordinate dalla Commissione nigeriana per le comunicazioni.
«Premium Times ha ragione», ha detto il portavoce presidenziale Bayo Onanuga in un post su Twitter, aggiungendo che la direttiva riguarda le principali piattaforme come Binance, OctaFX, Coinbase e altre.
In una dichiarazione a Bloomberg, Binance ha confermato che alcuni dei suoi clienti in Nigeria hanno riscontrato problemi di accesso al suo sito web. Tuttavia, Coinbase era ancora accessibile dalla Nigeria giovedì, secondo una dichiarazione rilasciata dalla società al canale di stampa Coindesk. I resoconti dei media notano che verso la fine della settimana, gli utenti nigeriani avevano segnalato solo un accesso intermittente ad alcune piattaforme.
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I nigeriani spesso immagazzinano la loro ricchezza in criptovalute come copertura contro le frequenti svalutazioni della naira, ma le autorità locali hanno accusato gli scambi di criptovalute di indebolire la naira attraverso speculazioni valutarie.
Secondo i dati LSEG, lo scorso mercoledì la naira è crollata al minimo storico di 1.600 contro il dollaro USA, dopo che Binance ha posto dei limiti alle transazioni peer-to-peer nella coppia. All’inizio di gennaio la naira veniva scambiata a meno di 900 per un dollaro.
«Binance (…) sta fissando palesemente il tasso di cambio per la Nigeria, dirottando il ruolo della CBN (Banca Centrale della Nigeria). Le autorità «dovrebbero agire contro queste piattaforme cercando di manipolare la nostra valuta nazionale fino allo zero. Le criptovalute dovrebbero essere bandite nel nostro Paese, altrimenti questa emorragia della nostra valuta continuerà senza sosta», ha affermato l’Onanuga in un altro post di X questa settimana.
Binance, il più grande exchange di criptovalute al mondo, negli ultimi mesi ha dovuto affrontare un crescente controllo da parte delle autorità di tutto il mondo, inclusa un’indagine penale negli Stati Uniti che ha portato a una multa di 4 miliardi di dollari per aver violato le norme antiriciclaggio.
Molti Paesi hanno anche intensificato i lavori sulla legislazione volta a regolamentare le criptovalute e le piattaforme di trading in seguito al crollo dello scambio di criptovalute FTX nel 2022 che ha visto crollare i prezzi delle criptovalute.
Come riportato da Renovatio 21, lo scorso giugno la Securities and Exchange Commission, l’organo di controllo del mercato azionario, della Nigeria ha dichiarato «illegali» le attività di Binance. La Nigeria a inizio 2023 aveva limitato i prelievi al bancomat per spingere l’uso della moneta digitale di Stato.
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Economia
Importatori indiani pagano petrolio russo in yuan

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Cina
La Cina impone controlli sulle esportazioni di tecnologie legate alle terre rare

Il ministero del Commercio cinese, ha annunciato il 9 ottobre che imporrà controlli sulle esportazioni di tecnologie legate alle terre rare per proteggere la sicurezza e gli interessi nazionali. Lo riporta il quotidiano del Partito Comunista Cinese in lingua inglese Global Times.
Questi controlli riguardano «l’estrazione, la fusione e la separazione delle terre rare, la produzione di materiali magnetici e il riciclaggio delle risorse secondarie delle terre rare». Le aziende potranno richiedere esenzioni per casi specifici. In assenza di esenzioni, il ministero della Repubblica Popolare obbligherà gli esportatori a ottenere licenze per prodotti a duplice uso non inclusi in queste categorie, qualora sappiano che i loro prodotti saranno utilizzati in attività connesse alle categorie elencate.
Il precedente tentativo del presidente statunitense Donald Trump di avviare una guerra tariffaria con la Cina si è rivelato un fallimento, principalmente a causa del dominio preponderante della Cina nell’estrazione e nella lavorazione dei minerali delle terre rare. Delle 390.000 tonnellate di ossidi di terre rare estratti nel 2024, la Cina ne ha prodotte circa 270.000, rispetto alle 45.000 tonnellate degli Stati Uniti, e detiene circa l’85% della capacità di raffinazione globale.
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La decisione odierna della Cina avrà certamente un impatto a Washington, soprattutto in vista dell’incontro tra i presidenti Donald Trump e Xi Jinping previsto per fine mese. Oggi si è registrata una corsa all’acquisto delle azioni di MP Materials, il principale concorrente statunitense della Cina nella produzione di terre rare.
All’inizio dell’anno, il dipartimento della Difesa statunitense aveva investito in MP Materials, dopo che Trump aveva evidenziato il divario tra Stati Uniti e Cina. Tuttavia, tale investimento è stato considerato insufficiente e tardivo.
Come riportato da Renovatio 21, nel 2024 i dati mostravano che i profitti sulla vendita delle terre rare cinesi erano calati. È noto che Pechino sostiene l’estrazione anche illegale delle sostanze anche in Birmania.
Secondo alcune testate, tre anni fa vi erano sospetti sul fatto che il Partito Comunista Cinese stesse utilizzando attacchi informatici contro società di terre rare per mantenere la sua influenza nel settore.
Le terre rare, considerabili come sempre più necessarie nella corsa all’Intelligenza Artificiale, sono la centro anche del turbolento accordo tra l’amministrazione Trump e il regime di Kiev.
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Immagine di pubblico dominio CCo via Wikimedia
Economia
Ritrovato morto a Kiev un trafficante di criptovalute

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