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Sport e Marzialistica

Islam Makhachev in cima alle classifiche UFC. La rivincita del Sambo

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Il campione russo di arti marziali miste Islam Makhachev si è guadagnato per la prima volta il primo posto nella classifica pound-for-pound (P4P) del circuito UFC, detronizzando il campione americano Jon Jones.

 

Makhachev, che compete tra i pesi leggeri, è il secondo combattente russo a guidare la classifica nella storia del circuito UFC, che determina i migliori combattenti indipendentemente dal loro peso.

 

Di fatto il fighter daghestano sta seguendo le orme dell’amico e compagno di allenamento Khabib Nurmagomedov, che aveva mantenuto il primo posto nel P4P fino al suo ritiro formale nel marzo 2021.

 

Le classifiche aggiornate seguono la vittoria di Makhachev nell’evento principale dell’UFC 294 ad Abu Dhabi a fine ottobre, quando ha difeso con successo il suo titolo dei pesi leggeri in un secondo incontro contro il rivale australiano Alexander Volkanovski.

 

A differenza del primo incontro di febbraio, che Makhachev aveva vinto con decisione unanime dopo una dura gara di cinque round, il campione del Daghestan non ha lasciato spazio a dubbi nella rivincita con un KO con un calcio alla testa.

 

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Jones, il campione in carica dei pesi massimi UFC, è scivolato al secondo posto nella classifica P4P dell’UFC. L’americano è stato costretto a ritirarsi dalla difesa del titolo programmata contro Stipe Miocic all’UFC 295 alla fine di questo mese dopo aver strappato un tendine pettorale durante l’allenamento.

 

Volkanovski, che detiene il titolo dei pesi piuma UFC, occupa il terzo posto nella lista P4P.

 

L’ex campione UFC Nurmagomedov si è congratulato con Makhachev per il suo risultato, descrivendolo come una «impresa leggendaria». Anche l’Unione MMA russa ha elogiato Makhachev augurandogli un successo continuo.

 

«Ci congratuliamo con Islam Makhachev per un risultato tale da raggiungere il primo posto nella classifica pound for pound della UFC. È un ottimo combattente, gli auguriamo ulteriore successo nella sua carriera», ha detto il capo ad interim del sindacato, Andrej Terentev, riporta RT.

 

Il 32enne Makhachev vanta un record di 25 vittorie e una sola sconfitta nelle sue 26 gare di MMA professionali.

 

Makhachev e Nurmagomedov sono eredi della grande tradizione del Sambo, un’arte marziale sovietica sorta negli anni Venti del XX secolo come tecnica di combattimento a mani nude dei soldati dell’Armata Rossa.

 

Il Sambo (acronimo di Samozashita bes Oruzhnija, cioè «autodifesa senza armi») è molto praticato nel Centrasia. I suoi pionieri Viktor Spiridonov e Vasilij Oshepkov svilupparono la tecnica a partire dello studio del Dudo, che praticarono per anni in Giappone con lo stesso fondatore del Judo Jigoro Kano. Per questo, ancora oggi, è riconoscibile l’influenza nel Sambo del Judo antico.

 

Accusato di essere una spia giapponese, l’Oshepkov morì in prigione durante le cosiddette Grandi Purghe di Stalin.

 

Makachev è stato campione del mondo di combattimento sambo nel 2016 e due volte campione nazionale russo a 74 kg (2014, 2016).

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Sport e Marzialistica

Che cos’è il Budo?

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Budo: una parola che qualcuno può aver sentito già, specie se ha qualche trascorso nella marzialistica. È più facile, tuttavia, aver presente la parola Bushido (武士道), che ha gli stessi caratteri: la via del guerriero, il codice cavalleresco, il mos maiorum del samurai.   Budo tuttavia è il termine che nel mondo moderno, dove i samurai sono estinti, ricorre di più.   Budō (武道) è il vocabolo che nella lingua giapponese rappresenta le moderne arti marziali. Tradotto letteralmente, significa «Via Marziale», e può essere interpretato come «Via della Guerra» o «Via delle Arti Marziali».   La parola Budō è composta dalla radice «bu» (武), che significa «guerra» o «marziale», e «» (道; dào in cinese, da cui 道德经, Dàodéjīng o Tao Te Ching: «il Libro della Via e della Virtù»), che rappresenta l’unione di mente e corpo e significa «sentiero» o «via» – un concetto orientale che ricorre anche nell’induismo e nel buddismo: il «mārga», in sanscrito, cioè il «sentiero».

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Il Budō implica la formulazione di idee, la loro critica filosofica e la pratica di un «percorso» per realizzarle.   Osservando il carattere bu (武) si può notare che è a sua vola composta da altri due caratteri, che sono hoko (戈), cioè «lancia», «arma», e tomeru (止) che significa «fermare», «arrestare».   , traducibile come «ciò che conduce», significa anche «modo di vivere». Nel contesto giapponese, è un termine esperienziale che indica che la pratica, lo stile di vita che verifica la validità della disciplina coltivata attraverso una forma d’arte specifica.   Si usa dire che nel Budō moderno, non ci sono nemici esterni, solo quello interno: l’ego da combattere. «L’approccio con l’avversario deve essere dettato non da ostilità, ma piuttosto da un senso di rispetto e di gratitudine: a conclusione di un combattimento in cui ognuno ha dato prova delle proprie capacità senza risparmiarsi, nasce spontaneo il desiderio di un ringraziamento che riconosca all’avversario tutto il suo valore» dichiara nel 2005 Masajūrō Shiokawa, Presidente della Fondazione Nippon Budōkan. «Ecco dunque che, infine, si può aspirare alla costruzione di una società pacifica in cui valorizzare se stessi e gli altri».   Similmente al Budō, il termine bujutsu è composto da «bu» (武) e «jutsu» (術), che significa tecnica. Pertanto, Budō viene tradotto come «via marziale» o «via della guerra», mentre bujutsu è tradotto come «scienza della guerra» o «arte marziale». Tuttavia, fuori dal Giappone, Budō e bujutsu vengono spesso usati in modo intercambiabile con il termine «arti marziali».   La differenza tra Budō e bujutsu è sottile; mentre il bujutsu si concentra solo sull’aspetto fisico del combattimento (come sconfiggere al meglio un nemico), il Budō considera anche la mente e lo sviluppo personale.   Le prime occorrenze significative del termine budō risalgono al Kōyō Gunkan (XVI secolo), un documento riguardante le gesta militari di un nobile clan di guerrieri dove veniva usato per descrivere lo stile di vita dei samurai piuttosto che la pratica delle tecniche marziali.   La parola è stata successivamente ridefinita nel significato attuale dallo spadaccino, poi sindaco di Tokyo, Nishikubo Hiromichi (1863-1930) e dal Dai Nippon Butokukai («Società delle Virtù Marziali del Grande Giappone»), quando il nome della loro scuola professionale di arti marziali fu cambiato da bujutsu senmon gakkō («scuola specializzata nel bujutsu») a Budō senmon gakkō («scuola specializzata nel Budō»).   Notoriamente, anche il fondatore Kanō Jigorō (1860-1938), ha contribuito a questa ridefinizione, scegliendo di chiamare la sua arte «Judo» invece di «jujutsu», detta oramai anche jujitsu, di cui Kano aveva studiato e padroneggiato ogni tecnica rimanendo però insoddisfatto.

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Nella storia moderna, il termine bujutsu si traduce come arte marziale, scienza militare o strategia militare, a seconda del contesto. Si caratterizza per l’applicazione pratica delle tecniche in situazioni reali o sul campo di battaglia.   Budō, che significa via marziale, ha un’enfasi più filosofica. Tuttavia, nell’uso corrente, Budō è considerato il termine generale per tutte le arti marziali in Giappone. Molti considerano il Budō una forma più civile di arti marziali, vista come un’interpretazione o evoluzione del vecchio bujutsu, che viene classificato come uno stile o una strategia più militarista.   Secondo questa distinzione, l’arte civile moderna tende a sminuire la praticità e l’efficacia a favore dello sviluppo personale, sia dal punto di vista fisico che spirituale. La differenza risiede negli aspetti più «civili» e quelli «militari» del combattimento e dello sviluppo personale. Budō e bujutsu rappresentano specifiche strategie o filosofie riguardanti i sistemi di combattimento, ma i termini sono spesso applicati in modo piuttosto approssimativo e intercambiabile.   Un punto di vista sulla terminologia è che il bujutsu rappresenta l’arte marziale che si pratica, mentre il Budō è lo stile di vita che si adotta e il percorso che si segue praticando un bujutsu. Ad esempio, si potrebbe dire che il Judo e il jujutsu praticati come arte marziale sono la stessa cosa, nel senso che la pratica dell’arte jujutsu porta a ottenere lo stile di vita del Judo (originariamente conosciuto come Kano Jujutsu, dal nome del fondatore Jigoro Kano).   Lo stesso vale per arti come il kenjutsu, che conosciamo comunemente come kendo, e lo iaijutsu, presente anche in molte città italiane come iaido.   Tra gli stili del Budō possiamo quindi considerare:  
  • Judo: arte marziale basata sull’equilibrio, sul lancio e la sottomissione dell’avversario creata nel 1882 da Jigoro Kano.
 
  • Jujutsu: arte marziale che genericamente si riferisce al combattimento ravvicinato.
 
  • Karate: arte marziale sorta ad Okinawa durante il Regno Ryukyu, comprende colpi come calci e pugni e, tradizionalmente, anche prese e lanci.
 
  • Kendo: arte marziale moderna che utilizza spade di bambù (shinai) e armature protettive (bōgu).
   
  • Iaido: arte marziale che enfatizza l’essere consapevoli e capaci di estrarre rapidamente la spada e rispondere agli attacchi improvvisi
 
  • Jodo: detta anche Jōjutsu, arte marziale che utilizza un bastone corto chiamato .
 
  • Kudo: arte marziale ibrida a pieno contatto che mira a raggiungere sicurezza, aggressività, praticato con copricapo e guanti.
 
  • Kyudo: arte marziale giapponese del tiro con l’arco.
 
  • Shōrinji kempo: arte marziale giapponese che si ritiene essere una versione modificata del Kung fu Shaolin.
 
  • Sumo: forma di lotta rituale tra atleti sovrappeso, i cui incontri hanno ampio significato tradizionale per la società giapponese.
 
  • Aikido: arte marziale di estrema eleganza e spiritualità basata sulla difesa e sull’equilibrio fondata da Morihei Ueshiba (1883-1969)
 

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Il Budō è stato presentato nel programma dimostrativo dei Giochi Olimpici estivi nel 1964. Ciò includeva dimostrazioni di Kyūdō, Kendo e Sumo.   Il Judo, che pure è considerato una forma di Budō, faceva parte del programma regolare dei Giochi nella capitale nipponica – l’arte marziale fondata da Jigoro Kano fu infatti inclusa tra le discipline olimpiche per la prima volta quell’anno proprio in occasione delle Olimpiadi di Tokyo, per poi essere esclusa nell’edizione 1968.   Successivamente, il Judo è stato presente a tutte le edizioni delle Olimpiadi, con l’estensione alla categoria femminile e la premiazione delle prime judoka alle Olimpiadi di Barcellona 1992.   Il Karate è stato incluso per la prima volta nei Giochi Olimpici estivi ai Giochi del 2020 a Tokyo, in Giappone. Dopo che fu annunciato che non sarebbe stato incluso nel 2024, nell’agosto 2022 fu annunciato che il Karate era stato inserito nella rosa dei candidati per l’inclusione nei Giochi del 2028, anche se alla fine non fu selezionato   Il Karate olimpico prevedeva due tipi di eventi: Kumite (la parte del Karate in cui si combatte contro un avversario) e Kata («forme»: coreografie dettagliate dei movimenti marziali). Sessanta atleti provenienti da tutto il mondo hanno gareggiato nella gara di Kumite e venti nella gara di Kata. Entrambe le divisioni della competizione erano divise 50/50 tra uomini e donne.   Molti si chiedono perché il kendo, sempre più praticato anche all’estero, non costituisca disciplina olimpica.   I seguaci dell’Aikido, invece, sono più scettici riguardo l’inclusione della loro «via» tra gli sport olimpici: anche perché non pochi ritengono che, in realtà, divenire una disciplina dei Giochi può aver cambiato in Judo, attenuandone, secondo i critici, gli aspetti spirituali e pure di tecnica marziale vera e propria: sono ora privilegiate, infatti, le prime due categorie delle tecniche del Judo, il nage-waza (投げ技, «tecniche di lancio»), e il katame-waza (固技, tecniche di presa), lasciando sempre più dimenticato l’atemi-waza (当て身技, tecniche per colpire) e quindi allontanandosi dallo shinken shobu-waza (真剣勝負技), ossia, letteralmente, dalle «tecniche del combattimento reale»..  

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Affari tra gas e judo nella cerchia in Uzbekistan

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Nonostante le sbandierate campagne anticorruzione del presidente, a Tashkent è venuta alla luce una vicenda di contratti estremamente vantaggiosi a beneficio di una società legata alla sua famiglia. Con al centro il genero Umarov, «eminenza grigia» di un sistema di potere che va dalle grandi imprese al mondo dello sport.

 

Un’inchiesta di Radio Ozodlik, ripresa da diversi altri media, ha rivelato gli affari di una compagnia quasi sconosciuta e legata alla famiglia del presidente dell’Uzbekistan, Šavkat Mirziyoyev, che ha stretto accordi segreti con lo Stato per oltre 100 milioni di dollari, soprattutto un contratto multimilionario per la consegna del gas a una delle principali aziende cementifere del Paese a prezzo maggiorato.

 

L’affare estremamente vantaggioso per il marginale Ultimo Group Limited lascia intendere che i personaggi coinvolti, soprattutto i parenti di Mirziyoyev, ricevano dividendi molto consistenti grazie alle relazioni con i politici di alto livello. Lo stesso presidente aveva affidato agli organismi interessati, lo scorso anno, il compito di sradicare i fenomeni di corruzione nel settore energetico e dei carburanti, chiedendo più volte la massima trasparenza e di cessare una volta per tutte la pratica delle tangenti.

 

L’Uzbekistan, il Paese più popoloso dell’Asia centrale che ha superato i 37 milioni di abitanti, possiede ampie riserve di gas, e da quando è succeduto al primo storico presidente, l’autoritario Islam Karimov morto nel 2016, Mirziyoyev non perde occasione per ribadire che «non abbiamo più il diritto di andare avanti come prima, dobbiamo garantire lo sviluppo e il benessere di tutta la popolazione».

 

Eppure l’inchiesta di Ozodlik dimostra come il contratto assai poco trasparente dell’Ultimo Group sia stato concesso nel 2021, con la vendita al principale produttore di cemento Qizilqumsement, allora di proprietà dello Stato, per una somma di oltre 36 milioni di dollari. E si trattava della prima vendita di gas della compagnia semi-sconosciuta.

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I documenti svelati dall’inchiesta mostrano come all’azienda della famiglia presidenziale siano stati trasferiti 66 milioni di dollari dal monopolista UzTransGaz, e che la compagnia abbia importato miliardi di metri cubi dal vicino Turkmenistan. La transazione è stata effettuata con una rete di partner non semplice da ricostruire, che si estende da New York a Hong-Kong, passando per Dubai.

 

La figura centrale di tutta la macchinazione è Azizžon Kamilov, capo della federazione di judo in Uzbekistan e vice-presidente del comitato olimpico nazionale, molto legato a Otabek Umarov, genero del presidente e alto funzionario statale, molto attivo nel settore sportivo.

 

Umarov viene spesso indicato come l’«eminenza grigia» del sistema di potere ai vertici dell’Uzbekistan, che secondo gli ultimi rapporti di Transparency International rimane «uno Stato autoritario con un alto livello di corruzione, di nepotismo e di abuso di potere», pur riconoscendo «qualche progresso» nelle ultime riforme di Mirziyoyev.

 

L’immagine pubblica di Umarov in questi anni è stato il suo brand personale 7Saber, che produce le uniformi sportive per le squadre nazionali, messe in commercio proprio da Ultimo Group.

 

L’azienda sotto inchiesta, fondata a marzo 2021 con un capitale di 9.500 dollari, è quasi un fantasma e non possiede un sito internet ufficiale, né alcuna forma di presentazione pubblica, e una delle persone indicate dai documenti tra i principali proprietari è un’anziana pensionata che non si era mai occupata di affari.

 

Solo uno degli azionisti, Tukhfat Anvarkhužaev, ha risposto ai giornalisti negando ogni rapporto con Umarov, con il quale sostiene sussistano solo «rapporti cordiali, ma non relazioni economiche».

 

Kamilov e Umarov sono invece due personaggi molto popolari in Uzbekistan, che si mostrano alle competizioni e in molte altre manifestazioni facendosi fotografare insieme al Anvarkhužaev. L’indagine ha mostrato molte altre relazioni ambigue dei personaggi coinvolti, con emiri arabi e faccendieri americani, spesso usando la copertura del Comitato olimpico e delle manifestazioni sportive.

 

L’ideale della trasparenza del «nuovo Uzbekistan» di Mirziyoyev appare ancora piuttosto lontano dalla realizzazione.

 

Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne.

Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Conor McGregor torna a combattere in UFC

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L’ex campione Conor McGregor tornerà nell’ottagono a giugno per combattere Michael Chandler, ha confermato sabato il presidente dell’UFC Dana White. McGregor ha combattuto professionalmente l’ultima volta nel 2021, quando si è improvvisamente rotto una gamba in un incontro con Dustin Poirier.   McGregor e Chandler combatteranno come pesi welter alla fine dell’International Fight Week della UFC a Las Vegas, ha annunciato White dopo l’evento UFC 300 di sabato. Chandler, che attualmente è il sesto peso leggero della federazione, aveva ripetutamente chiesto un incontro da quando entrambi gli uomini avevano allenato squadre opposte nella stagione dello scorso anno del reality show della UFC «The Ultimate Fighter».   «È tutta una questione di tempismo. Chandler era pronto ma Conor non lo era», ha detto White. «Quello che non vuoi che faccia è accettare un combattimento quando ha un sacco di obblighi e non può allenarsi al 100% per un combattimento, quindi eccoci qui stasera».   Dopo aver fatto il suo debutto in UFC nel 2013, McGregor ha ottenuto una serie di vittorie, culminate in uno straordinario knockout in 13 secondi contro il campione dei pesi piuma Jose Aldo nel 2015. La prima sconfitta in UFC di McGregor è arrivata in un incontro dei pesi welter con Nate Diaz nel marzo 2016, anche se il mancino irlandese riuscì a sconfiggere il californiano in agosto e a rivendicare la cintura dei pesi leggeri dal campione della divisione Eddie Alvarez a novembre.  

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La perfetta vittoria di McGregor su Alvarez lo ha reso il primo campione in due divisioni dell’UFC, ma non ha mai difeso nessuno dei due titoli ed è stato privato di entrambe le cinture a causa dell’inattività. Da allora il dublinese ha combattuto solo a intermittenza, e la sua ultima incursione nell’ottagono nel 2021 si è conclusa in un disastro quando ha perso per la seconda volta in un anno contro Dustin Poirier dopo essersi rotto la tibia al primo turno.     Dopo anni di successi incontrastati, che lo portarono perfino sul ring di un evento attesissimo con il campione di boxe di pesi superwelter Floyd Mayweather, la carriera di McGregor aveva preso una piega inaspettata quando aveva perso contro il lottatore daghestano Khabib Nurmagomedov, figlio di un allenatore di sambo ed idolo delle Russie.  

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Da quando aveva smesso, il McGregor si è concentrato sulla promozione del suo marchio di whisky e ha fatto il suo debutto a Hollywood nel remake del film Il duro del Road House, uscito il mese scorso.   In una recente intervista con il conduttore del talk show James Corden, McGregor ha affermato che intende competere in «quattro incontri in un anno». «Sono stato colpito solo una volta e poi mi si è rotta la gamba», ha detto. «Questo è tutto. Quindi, per quanto riguarda la freschezza, sono quanto di più fresco si possa desiderare in questo settore».   Nell’ambiente degli appassionati dell’UFC sono state fatte speculazioni, in primis dal commentatore MMA e popolarissimo podcaster Joe Rogan, sul recente uso di sostanze anabolizzanti da parte del McGregor, accuse al quale questi ha risposto con sdegno. Nel frattempo, alcuni hanno speculato che il nuovo McGregor abbia perfino cambiato faccia.   Come riportato da Renovatio 21, nell’ambito una rivolta di popolo che ha incendiato Dublino mesi fa quando un nordafricano aveva accoltellato per strada una donna e dei bambini, il McGregor aveva protestato pubblicamente, ottenendone in cambio dalle autorità un’indagine per hate speech.   Alcuni hanno speculato che lo stesso campione di MMA potesse voler correre per la carica di prossimo Taoiseach.

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Immagine di Andrius Petrucenia via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic 
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