Internet
Instagram blocca la campagna di Kennedy. YouTube cambia politica e permette di criticare le elezioni 2020
Il candidato presidente alle primarie del Partito Democratico USA Robert F. Kennedy jr. ha dichiarato su Twitter che la sua campagna è stata sospesa da Instagram, piattaforma social di proprietà di Meta, il colosso informatico di Mark Zuckerberg proprietario che controlla anche Facebook.
Un’immagine di accompagnamento mostra che Instagram avrebbe dichiarato di aver «sospeso» l’account «Team Kennedy» e che «rimangono 180 giorni per non essere d’accordo» con la decisione dell’azienda.
La censura subita dalla campagna del candidato Kennedy ha subito attirato l’attenzione del proprietario di Twitter Elon Musk, che ha risposto: «Ti piacerebbe fare una discussione su Spaces con me la prossima settimana?». Il Kennedy ha quindi acconsentito, dando come data indicativa lunedì alle 14:00. E.T.
Interesting… when we use our TeamKennedy email address to set up @instagram accounts we get an automatic 180-day ban. Can anyone guess why that’s happening? pic.twitter.com/0G8oRnoXTv
— Robert F. Kennedy Jr (@RobertKennedyJr) June 2, 2023
Musk ha quindi comunicato che «il sistema viene aggiornato e testato in anticipo» prima dell’intervista di lunedì con Kennedy – una precisazione che arriva sull’onda delle polemiche per il fallimentare lancio della campagna del candidato repubblicano DeSantis fatta proprio su Twitter qualche giorno fa.
Più tardi, Kennedy ha scritto che Instagram «non ha ancora ripristinato il mio account, che è stato bandito anni fa con oltre 900.000 follower», sostenendo che «mettere a tacere un importante candidato politico è profondamente antidemocratico».
Come riportato da Renovatio 21, l’account personale di Instagram del Kennedy era stato chiuso ancora due anni fa.
«I social media sono l’equivalente moderno della piazza cittadina», ha scritto il candidato, nipote dell’ex presidente John F. Kennedy. «Come può funzionare la democrazia se solo alcuni candidati vi hanno accesso?»
L’anno scorso l’organizzazione di Kennedy Children’s Health Defense fece sapere di essere stata depiattaformata da Facebook. «Un governo che può mettere a tacere i suoi critici ha la licenza per ogni atrocità», aveva commentato all’epoca Kennedy, che nel 2020 dimostrò in un articolo gli sforzi di controllo globale dell’informazione da parte di Bill Gates, di cui ricordò l’influenza su piattaforme come Facebook e Pinterest tramite il riferimento che quest’ultime fanno ad organizzazioni come l’OMS o gli enti di fact-checking che sono in larga parte finanziati dalla Fondazione Gates.
Nel frattempo, YouTube inverte la rotta sulla libertà di parlare della questione elettorale delle presidenziali 2020. Secondo un post pubblicato sul blog della piattaforma, sarebbe possibile ora discutere delle elezioni che i sostenitori di Trump hanno accusano di essere macchiate da brogli.
Il post di YouTube, che ricordiamo è di proprietà di Google, non dice che ci sarà un’amnistia retroattiva per le migliaia di video che sono già stati cancellati, o per gli account che sono stati demonetizzati o addirittura rimossi del tutto.
Mentre YouTube afferma che il cambiamento di politica deriva dal riconoscimento dell’importanza di avere discussioni aperte con le prossime elezioni generali statunitensi del 2024, la pressione sulla piattaforma da parte di Rumble, Twitter e Substack e altre piattaforme hanno sicuramente avuto un ruolo.
In particolare, Twitter è stata protagonista di un ultimo caso di censura, poi però risolto. Una dipendente della piattaforma aveva censurato il documentario What is a Woman, film di estremo successo dove l’opinionista Matt Walsh va in giro per il mondo a intervistare varie figure sul tema del gender e del transessualismo – nessuno degli intervistati, nemmeno Jordan Peterson, riesce rispondere a questa semplice domanda, solo la moglie di Walsh è, nel finale, in grado di farlo: una donna è «un essere umano adulto femmina».
La dipendente ha ammesso l’errore ed è stata licenziata. Di contro, Elon Musk, noto per le sue posizioni sulla questione transgender, ha promosso il documentario di Walsh.
Immagine da Twitter
Internet
Giovane maggiorata di Onlyfans afferma di essere stata pagata per fare «propaganda politica totale» per Biden
Un’influencer famosa sulla controversa piattaforma parapornografica OnlyFans ha affermato che l’amministrazione Biden voleva assumerla per diffondere contenuti, specificando tuttavia che facesse in modo che non si capisse che era una pubblicità a pagamento.
La giovane Farha Khalidi, nota come tante altre per il seno prorompente, ha descritto il contenuto che le è stato chiesto di promuovere come «propaganda politica totale».
La ragazza, cresciuta in una famiglia musulmana e bisessuale dichiarata, ha anche dichiarato che la multinazionale dell’aborto Planned Parenthood la stava pagando.
Durante un’intervista podcast, la curvacea fanciulla– che evidentemente nella prospettiva neorazzista della sinistra americana deve etichettarsi come non-bianca – ha affermato che la Casa Bianca le ha chiesto di dire ai suoi seguaci che si sentiva rappresentata dall’allora giudice Ketanji Brown Jackson dopo che Biden l’aveva nominata alla Corte Suprema degli Stati Uniti. La Jackson, nera con le treccine, rimane alla storia per non aver saputo rispondere, durante le udienze di conferma della nomina, alla semplice domanda «che cos’è una donna». La donna replicò oscuramente che non era una biologa.
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La Khalidi, che ha anche milioni di follower su TikTok, ha osservato: «la cosa divertente è che dicono, “non rivelare che questa è una pubblicità” perché, sai, dicono, “tecnicamente non è un prodotto, quindi tu non c’è bisogno di rivelare che si tratta di un annuncio”».
An OnlyFans influencer claims that the Biden Administration wanted to pay her to spread ‘political propaganda,’ asking her to say that as a ‘person of color’ she ‘felt reflected.’ She says they wanted her to hide the fact it was a paid for ad. Full report: https://t.co/jWdDfDhmNc pic.twitter.com/8C85ms3UHY
— m o d e r n i t y (@ModernityNews) April 30, 2024
«Penso che volessero solo che una ragazza di colore d’avanguardia lo dicesse alla gente – quando hanno nominato Ketanji Brown Jackson, hanno detto, “puoi dire come persona di colore, che ti senti rappresentata?”», ha aggiunto la popputa ragazzina dell’internetto, apparentemente realizzando gli intenti razzisti della situazione.
Notando che l’amministrazione aveva impiegato una società di media di terze parti per contattarla, Khalidi ha detto di non averlo fatto perché non si sentiva rappresentata.
«Ed è una donna bianca che mi ha mandato un’e-mail e mi sta dando questa sceneggiatura. E io dico, no, mi piacerà parlare delle novità a riguardo. Ma non permetterò che una persona bianca mi dica di dire: “Sai, è così che mi sento come persona di colore”». A quanto sembra, il complesso neorazzista è installato anche nella mente della tettonica ragazzetta che lo lamenta.
«Il fatto che gli assistenti di Biden sappiano anche chi è Farha Khalidi la dice lunga di per sé» nota Modernity News.
Come riportato da Renovatio 21, l’alleanza combinata tra Biden e influencer – per lo più trans, fluidi, o giù di lì – di TikTok e social vari ha già prodotto esiti allucinanti e fortemente lesivi per la reputazione della Casa Bianca: pensiamo alle clip con influencer LGBTQ che, dal palazzo presidenziale, invitavano alla vaccinazione.
In alcuni casi, si è scoperto che dietro i gruppi di produttori di contenuti filo-Biden vi erano i finanziamenti di Giorgio Soros.
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Immagine screenshot
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Internet
La Florida vieta i social media ai minori di 14 anni
La Florida ha appena approvato una nuova legge che vieta ai bambini sotto i 14 anni di avere account sui social media indipendentemente dal consenso dei genitori.
Secondo la legge che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2025, le società di social media devono chiudere gli account che ritengono siano utilizzati da minori di età inferiore a 14 anni e devono cancellare gli account su richiesta dei genitori o dei minori. Tutte le informazioni contenute nei conti dovranno poi essere cancellate, riferisce il Wall Street Journal.
I minori di 14 o 15 anni potranno ottenere un account sui social media con il consenso dei genitori. Se un genitore non acconsente, gli account già appartenenti ad adolescenti compresi in quella fascia di età dovranno essere cancellati.
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«Essere sepolti in quei dispositivi tutto il giorno non è il modo migliore per crescere, non è il modo migliore per ottenere una buona istruzione», ha detto lunedì il governatore Ron DeSantis durante un evento per celebrare la firma del disegno di legge.
La nuova legge non specifica a quali piattaforme si applica, tuttavia i siti di social media che fanno affidamento su funzionalità come avvisi di notifica e video a riproduzione automatica sono soggetti ad essa.
I sostenitori della legge hanno sottolineato studi recenti che collegano l’uso dei social media tra i giovani adulti a un rischio più elevato di depressione e problemi di salute mentale. Può anche renderli vulnerabili al bullismo e ai predatori online.
«Un bambino, nel suo sviluppo cerebrale, non ha la capacità di sapere che viene risucchiato da queste tecnologie che creano dipendenza, di vedere il danno e allontanarsene», ha detto il presidente della Camera della Florida Paul Renner all’evento. lo stesso evento. «E per questo motivo dobbiamo intervenire per loro».
Altri Stati americani hanno visto proposte di leggi simili, tuttavia le leggi si fermano tutte prima del divieto totale della Florida. In Arkansas, un giudice federale ha bloccato una legge sulla verifica dell’età per gli utenti dei social media e il consenso dei genitori per gli account dei minorenni.
In risposta alla legge dell’Arkansas, l’associazione di categoria dei social media NetChoice, di cui fanno parte Meta, TikTok e Snap, società madre di Facebook, ha citato in giudizio lo stato per sospendere la legge. Ha portato sfide legali simili in California e Ohio.
Secondo il vicepresidente di NetChoice e consigliere generale Carl Szabo, la legge della Florida «costringe gli abitanti della Florida a consegnare informazioni personali sensibili ai siti Web o a perdere l’accesso a canali di informazione critici», aggiungendo che «la sua violazione del diritto del Primo Emendamento degli abitanti della Florida di condividere e accedere ai discorsi online (…) Esistono modi migliori per mantenere gli abitanti della Florida, le loro famiglie e i loro dati al sicuro e protetti online senza violare le loro libertà», ha aggiunto, forse non coscio che i dati consegnati a Zuckerberg frequentando la sua piattaforma sono di quantità impressionante (e sempre più approfonditi: Facebook ha lavorato a lungo ad un dispositivo per leggere direttamente la mente dei suoi utenti).
La Florida si aspetta di essere citata in giudizio per la nuova legge, tuttavia il portavoce Renner si dice fiducioso che resisterà al controllo legale. «Li batteremo e non ci fermeremo mai e poi mai», ha detto.
All’inizio del 2023 il Wall Street Journal e ricercatori di due università statunitensi hanno rivelato che gli algoritmi di Instagram aiutavano a connettere account «dedicati alla creazione, all’acquisto e allo scambio di contenuti di sesso minorile». Meta ha risposto istituendo una task force per la sicurezza dei bambini e sviluppando strumenti software per affrontare il problema. Cinque mesi dopo, la società «sta lottando per impedire che i propri sistemi consentano o addirittura promuovano una vasta rete di account pedofili», ha osservato il Journal.
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La cosa impressionante, hanno notato alcuni osservatori, i pedofili potevano prosperare in rete mentre gli account di utenti conservatori (tra cui, magari, molti lettori nostri) venivano bannati o shadowbannati.
Come riportato da Renovatio 21, negli anni si sono accumulate accuse e rivelazioni su Facebook, tra cui accuse di uso della piattaforma da parte del traffico sessuale, fatte sui giornali ma anche nelle audizioni della Camera USA.
Come noto, i social media generano dipendenza e generalmente evidenti danni (come la depressione o l’inclinazione all’anoressia) nella psiche degli utenti. I colossi dei social sono spesse volte stati al centro di casi con gravissimi problemi etici con scoop, scandali e pure di interrogazioni del Congresso USA. Difficile, tuttavia, che cambieranno le loro piattaforme e i loro sistemi di interfaccia, profondamente progettati per far restare le persone incollate allo schermo attraverso la stimolazione della dopamina.
Come riportato da Renovatio 21, il governatore della Florida Ron DeSantis ha ribadito più volte la sua proposta di pena di morte per i pedofili.
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Immagine di Matt Johnson via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons
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