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Economia

Il tesoro di Draghi. Intervista a Giovanni Lazzaretti

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Renovatio 21 intervista Giovanni Lazzaretti, cofondatore e segretario amministrativo del Circolo Culturale «Jacques Maritain». Il signor Lazzaretti Ha seguito personalmente per il Circolo Maritain la realizzazione di 214 conferenze con 153 relatori. Una marea di valenti intellettuali, che ha avuto modo, oltre che presentare in conferenza, anche di incontrare a cena: Qui si è reso conto  dei loro pregi e anche ma anche di «buchi» statistico nella conoscenza di determinati temi. Il «buco» monetario gli è apparso il più diffuso e su questo, da 22 anni, si è impegnato a studiare ed approfondireLazzaretti pubblica ogni settimana dall’estate 2015 la rubrica «Taglio Laser» su giornali locali, sul sito del Centro Culturale il Faro e, per due anni, sul giornale diocesano di Trieste. Lo abbiamo raggiunto per fare il punto sull’attuale situazione di emergenza a livello economico, per comprendere meglio quali saranno gli scenari post-Coronavirus in Europa e in particolare in Italia. Anche le note in calce ci sono state specificate per iscritto dal signor Lazzaretti.

 

«Draghi sarebbe il vertice del disastro, ma vedo che il movimento è ben trasversale»

Lazzaretti, quindi il salvatore della nostra patria diventerà Mario Draghi?

Che avremo nuovamente a che fare con Mario Draghi (un rapporto con l’Italia che ha mosso i primi passi nel lontano 1983) sembra cosa ovvia.  Per me sarebbe il vertice del disastro, ma vedo che il movimento è ben trasversale, supportato dal Financial Times, dal Sole 24 ore, e anche da petizioni locali.

 

 

Perché non lo può essere?

Perché il Salvatore della Patria, se mai ne sono esistiti, è un tizio che arriva, contempla un disastro, cambia paradigma, e agisce con idee contrarie a quelle che il disastro l’hanno generato. Il nostro disastro si chiama neoliberismo.  In Italia se c’è un artefice operativo del neoliberismo questo è Mario Draghi.

 

«Perché il Salvatore della Patria, se mai ne sono esistiti, è un tizio che arriva, contempla un disastro, cambia paradigma, e agisce con idee contrarie a quelle che il disastro l’hanno generato. Il nostro disastro si chiama neoliberismo.  In Italia se c’è un artefice operativo del neoliberismo questo è Mario Draghi» 

–Draghi inizia nel 1983 come giovanissimo consigliere del giovane Ministro del Tesoro Giovanni Goria. 

–Draghi tra il 1984 e il 1990 è Direttore Esecutivo della Banca Mondiale. 

–Draghi dal 12 aprile 1991 al 23 novembre 2001 è direttore generale del Ministero del Tesoro, sotto 10 diversi governi. 

–Draghi dal 1993 al 2001 è anche presidente del Comitato Privatizzazioni. 

–Draghi dal 2002 al 2005 va ad “allenarsi” in Goldman Sachs. 

–Draghi il 16 gennaio 2006 diventa Governatore di Bankitalia (1). 

–Draghi  il 24 giugno 2011 viene nominato Governatore della BCE. 

–Draghi il 5 agosto 2011, assieme al Governatore BCE uscente Trichet, scrive la famosa lettera estiva che destabilizza Tremonti e il governo Berlusconi, portando poi alla caduta del novembre 2011.

 

«Draghi può essere indicato come il padre del Testo Unico Bancario del 1993, con cui si crea il concetto di «banca universale che ha natura imprenditoriale»e si salta la separazione fra banche commerciali e banche d’affari»

Draghi può essere indicato come il padre del Testo Unico Bancario del 1993, il TUB, Con quel testo si crea il concetto di «banca universale che ha natura imprenditoriale» e si salta la separazione fra banche commerciali e banche d’affari: quella separazione era voluta dalla legge bancaria del 1936, che a sua volta imitava la legge di separazione americana, la citatissima Glass-Steagall.

 

È anche autore del testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria (o Testo unico della finanza, o TUF, o Legge Draghi). In pratica le banche come le conosciamo e la finanza come la conosciamo hanno molto del DNA di Mario Draghi.

 

Colui che ha creato la patria neoliberista, può cambiare paradigma a tal punto da salvarla? Ne dubito.

 

«Colui che ha creato la patria neoliberista, può cambiare paradigma a tal punto da salvarla? Ne dubito»

Come mai il suo nome sembra piacere sia a destra che a sinistra? Insomma, dalla sinistra ce lo aspettavamo, dalla destra un po’ meno….

Perché nessuno sa cosa fare.  Ogni leader capisce il disastro ma non sa che pesci pigliare. Certo, se si ascolta Bagnai in Parlamento (oggi, 9 aprile) la Lega sembrerebbe pronta almeno a «stampare» biglietti di Stato (2), ma temo proprio che, arrivati al dunque, realizzerebbero solo briciole. Il fatto è che tutti quelli che hanno idee chiare non hanno alcun potere: dei veri Davide contro Golia, dei quali ho una stima immensa proprio perché si battono senza sosta oltre ogni speranza.

 

La crisi economica post-Coronavirus però, secondo gli economisti, sarà di portata gigantesca. Ci aiuterà l’Europa? 

Secondo gli economisti? Secondo gli economisti la crisi sarà “gestibile”, basta guardare la loro petizione per i Coronabond (pardon, European Health Bonds). Ci sono tutti a firmarla: Bini Smaghi, Boeri, Emma Bonino, Cottarelli, Frattini (il bombarolo della Libia), Costanza Hermanin, Letta, Monti… La crisi sarà di una portata che nessuno può neanche vagamente immaginare. Non penso solo al disastro economico, ma anche alla paura dell’altro che si trascinerà per anni. Mascherine e disinfettante, altro che conferenze e manifestazioni di piazza.

 

Se l’Europa ci aiuterà, sarà col solito metodo: debito, da pagare con interessi. L’unico modo che hanno per salvare la baracca neoliberista.

 

«Sarà il salvatore solo per via mediatica: i media «responsabili»ci spiegheranno quanto sarebbe stato brutto il nostro futuro, e noi crederemo che Draghi ci ha salvato. Del resto molti sono tuttora convinti che Monti ci abbia salvato, e che Andreatta o Ciampi siano stati dei buoni “servitori dello Stato”»

E la BCE?

La BCE potrà fare al massimo le cose solite che le consentono i trattati: salvare la finanza. 

Odio l’inglese, ma mi devo adattare: l’Asset Purchase Programme (APP) prevede 4 programmi di acquisto di titoli pubblici e privati.

Covered Bond Purchase Programme (CBPP3, è la terza fase): acquisto obbligazioni bancarie garantite

Asset-Backed Securities Purchase Programme (ABSPP): acquisto titoli emessi dalla cartolarizzazione di prestiti bancari;

Public Sector Purchase Programme (PSPP): acquisto titoli emessi da governi, agenzie pubbliche, istituzioni dell’area dell’euro;

Corporate Sector Purchase Programme (CSPP): acquisto titoli obbligazionari e (da ADESSO!) commercial paper emessi da società non finanziarie dell’area dell’euro.

 

Quindi creazione di moneta dal nulla da parte della BCE per acquistare titoli vari dei mercati finanziari, non certo per gli Stati e le piccole aziende.

 

Stando così le cose, non crede che Draghi possa essere la soluzione giusta al momento giusto per risollevare i problemi del nostro Paese?

La domanda va riformulata: colui che da 40 anni almeno genera il problema, può avere una conversione sulla via di Damasco così risolutiva da diventare il salvatore? Sarà il salvatore solo per via mediatica: i media «responsabili»ci spiegheranno quanto sarebbe stato brutto il nostro futuro, e noi crederemo che Draghi ci ha salvato. Del resto molti sono tuttora convinti che Monti ci abbia salvato, e che Andreatta o Ciampi siano stati dei buoni «servitori dello Stato». Ma, da cattolico, devo conservare fede nella forza della preghiera. San Giacomo della Marca può sfondare anche la mente di Draghi, e cambiarla.

 

«La BCE potrà fare al massimo le cose solite che le consentono i trattati: salvare la finanza. Quindi creazione di moneta dal nulla da parte della BCE per acquistare titoli vari dei mercati finanziari, non certo per gli Stati e le piccole aziende»

Qual è allora secondo Lei la soluzione?

Il cambio di paradigma.  Il neoliberismo ci ha insegnato a interconnetterci, a indebitarsi coi cosiddetti mercati, a lasciare il tasso in mano altrui, a lasciare il debito in mano a stranieri, a cedere i pezzi migliori per fare cassa. Dobbiamo fare l’opposto: proteggere le aziende locali, creare moneta di popolo, controllare il tasso, riportare il debito in Italia, nazionalizzare tutte le aziende strategiche (puoi lasciare i privati a baloccarsi con gestioni telefoniche o dell’energia, o con Italo, ma un gestore nazionale dell’energia, della telefonia, delle reti, ci deve essere).

 

Quando si parla di “moneta-debito” tutti pensano che la risoluzione al problema sia impossibile. È così?

Facciamo un paragone con la Fisica. Provate a costruire un navigatore satellitare con la Fisica Galileiana. Non è difficile, è impossibile. Vuoi arrivare a San Martino in Rio e il navigatore ti porta a Correggio. Ti serve una fisica più semplice, quella di Einstein. Semplice perché TOGLIE un postulato. Poi non sarà facile costruire il navigatore.

 

Ma tra l’impossibile e il difficile, dobbiamo scegliere il difficile. Quale è il postulato da togliere? Noi continuiamo a pensare la moneta come l’abbiamo conosciuta: (1) misura del valore (2) riserva di valore (3) mezzo di scambio. Ma il postulato n.2 non è affatto necessario. La moneta è (1) misura del valore (2) mezzo di scambio, punto e basta. Cambia paradigma e troverai la soluzione. Poi sarà difficile. Ma insomma, noi italiani abbiamo inventato le banche, inventato la partita doppia, saremo certamente i primi a capire la moneta anche a livello istituzionale (in questo istante ho un attimo di fiducia).

«Dobbiamo fare l’opposto di quello che insegna il neoliberismo: proteggere le aziende locali, creare moneta di popolo, controllare il tasso, riportare il debito in Italia, nazionalizzare tutte le aziende strategiche»

 

Quindi, per concludere, la soluzione la abbiamo in casa nostra?

Sì, il Piano di Salvezza Nazionale è una buona soluzione che sta sul tavolo del Governo attraverso le «teste di ponte» di alcuni che capiscono di moneta. E, cosa incredibile, è stato firmato da una serie di persone che conosco, che litigano anche, che hanno ognuna dovuto rinunciare a qualcuna delle proprie idee.

 

Le tre linee fondamentali sono

– Sistema di banche pubbliche

– Conti di Risparmio (CdR) che sostituiscano gli obsoleti BOT, BTP, ecc. nati quando non c’era l’informatica diffusa

– Sistema SIRE o assimilati per mettere in circolazione da subito come mezzo di pagamento i crediti fiscali che ristagnano in attesa delle loro scadenze.

 

«Il passo più ampio al quale io credo, e che necessita di tutto il resto come preambolo culturale, è la Camera di Compensazione Nazionale, riproduzione italiana della Unione Europea dei Pagamenti che risollevò l’Europa dopo l’ultima guerra»

Questi tre elementi costituiscono da subito un validissimo puntello al problema dell’ora presente.

 

Ci sono in realtà altri due punti nel Piano

– l’emissione immediata di un titolo di solidarietà a breve termine riservata unicamente al risparmio di operatori nazionali: lo scopo è di sostituire il debito pubblico in mano ai non residenti, con strumenti di protezioni e impiego del risparmio dei cittadini (questo punto, alla lunga, penso verrà superato e conglobato dai CdR)

– l’emissione diretta da parte del MEF di biglietti di stato, o statonote, anche in versione elettronica per iniziare un circuito interno di pagamenti.

 

Il passo più ampio al quale io credo, e che necessita di tutto il resto come preambolo culturale, è la Camera di Compensazione Nazionale, riproduzione italiana della Unione Europea dei Pagamenti che risollevò l’Europa dopo l’ultima guerra.

 

 

 

Cristiano Lugli

 

 

NOTE

 

(1) Corollario non secondario. Con le privatizzazioni, i proprietari di Bankitalia diventano dei privati, tranne INPS e INAIL. La faccenda diventa pubblica (Famiglia Cristiana, primo numero del 2004) e ufficializzata sul sito Bankitalia il 20 settembre 2005.  Il 28 dicembre 2005 Tremonti partorisce la legge che chiede il rientro delle quote agli enti pubblici, come previsto dallo Statuto di Bankitalia.

 

Il 19 dicembre Fazio si dimette per guai giudiziari (i migliori di Bankitalia, Baffi Sarcinelli Fazio, hanno tutti avuto guai giudiziari), entra Draghi il 16 gennaio 2006. Draghi non applica la legge del 28 dicembre 2005, ma attende la vittoria di Prodi del 2006 (vittoria di Pirro per lo 0,07%, ma necessaria) con la più eterogenea maggioranza governativa della storia italiana, dove si vuol tenere insieme la radicale Emma Bonino e la teodem Paola Binetti, Vladimiro Guadagno detto Luxuria con Clemente Mastella, i comunisti estremi con la Sudtiroler Volkspartei. 14 partiti per la cosiddetta «Unione».

 

Draghi non esegue la legge, ma modifica lo Statuto «Il capitale della Banca d’Italia è di 156.000 euro ed è suddiviso in quote di partecipazione nominative di 0,52 euro ciascuna, la cui titolarità è disciplinata dalla legge. Il trasferimento delle quote avviene, su proposta del Direttorio, solo previo consenso del Consiglio superiore, nel rispetto dell’autonomia e dell’indipendenza dell’Istituto e della equilibrata distribuzione delle quote».  Il trio Draghi (proponente), Prodi (esecutore), Napolitano (decretatore) ha dato la botta decisiva: il pubblico, sparito nei fatti, adesso è sparito anche per diritto.

 

(2) Si dice sempre «stampare», ovviamente nessuno stampa, se non minuzie: tutto viaggerebbe su piattaforme elettroniche, tranne più o meno un 7% come le banconote BCE.

 

Illustrazione: «Smaug» di David Demaret

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Economia

l dollaro USA tocca il minimo degli ultimi 30 anni nelle riserve estere globali

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La quota del dollaro statunitense nelle riserve valutarie globali è scesa al livello più basso degli ultimi trent’anni nel secondo trimestre dell’anno, ha dichiarato mercoledì il Fondo monetario internazionale (FMI).

 

Il biglietto verde ha rappresentato il 56,3% delle riserve allocate tra aprile e giugno, in calo di 1,5 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e la percentuale più bassa dal 1995, sebbene il calo sia stato dovuto in gran parte alle oscillazioni valutarie piuttosto che alle vendite attive delle banche centrali, si legge nel rapporto.

 

«Gli effetti del tasso di cambio hanno determinato quasi interamente il calo della quota di riserve valutarie della valuta statunitense», hanno scritto i ricercatori del FMI Glen Kwende, Erin Nephew e Carlos Sanchez-Munoz. Hanno stimato che circa il 92% del calo sia dovuto a variazioni di valutazione.

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Secondo il FMI, nel periodo in questione il dollaro è scivolato del 9% rispetto all’euro, dell’11% rispetto al franco svizzero e del 6% rispetto alla sterlina, appesantito dagli aumenti dei dazi doganali del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, dalle sue pressioni sulla Federal Reserve affinché tagliasse i tassi e dalle modifiche fiscali che hanno aumentato il deficit approvate il 4 luglio.

 

Alla fine di giugno, le riserve valutarie complessivamente allocate ammontavano a 12,03 trilioni di dollari.

 

Nella prima metà del 2025, il dollaro è sceso di oltre il 10% rispetto alle principali valute, segnando il peggior inizio d’anno dal 1973. La flessione registrata è in contrasto con il ruolo tradizionale del dollaro come bene rifugio.

 

La a tendenza è stata sempre più sostenuta dai membri dei BRICS, che hanno abbandonato l’utilizzo delle valute occidentali per gli accordi commerciali.

 

Le principali economie dei BRICS hanno già iniziato a ridurre la dipendenza dal dollaro, poiché la trasformazione del biglietto verde in un’arma attraverso le sanzioni ha spinto le aziende a cercare opzioni di pagamento alternative.

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Economia

Musk diventa il primo con un patrimonio di 500 miliardi e dichiara di voler vivere e morire su Marte («territorio americano»)

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Elon Musk, amministratore delegato di Tesla e SpaceX, è diventato il primo individuo al mondo a raggiungere un patrimonio netto di 500 miliardi di dollari. Lo riporta la rivista Forbes.   La ricchezza dell’uomo di origini sudafricane è cresciuta grazie al recente aumento delle azioni Tesla e alle valutazioni in rialzo delle sue società private.   Mercoledì, le azioni Tesla sono salite di quasi il 4%, incrementando il patrimonio di Musk di 9,3 miliardi di dollari, portandolo a 500,1 miliardi di dollari, come riportato dalla Forbes Billionaires List. La partecipazione del 12% di Musk in Tesla è valutata 191 miliardi di dollari.

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Gli analisti attribuiscono l’aumento della sua ricchezza alla rinnovata concentrazione di Musk sulle sue attività imprenditoriali. Da aprile, quando ha annunciato durante una chiamata sui risultati finanziari che avrebbe lasciato il ruolo di capo del Dipartimento per l’Efficienza Governativa (DOGE) sotto il presidente Donald Trump per dedicarsi maggiormente a Tesla e ad altri progetti, le azioni Tesla sono quasi raddoppiate. La decisione di lasciare l’agenzia è seguita a un disaccordo con il presidente su una legge chiave riguardante tasse e spese.   Robyn Denholm, presidente del consiglio di amministrazione di Tesla, ha dichiarato il mese scorso che Musk è tornato «in prima linea» dopo mesi di distrazioni. Poco dopo, Musk ha acquistato azioni Tesla per quasi 1 miliardo di dollari, dimostrando fiducia nell’espansione dell’azienda nei settori dell’intelligenza artificiale e della robotica.   Oltre a Tesla, SpaceX, l’azienda aerospaziale di Musk, è stata valutata 400 miliardi di dollari in un’offerta pubblica di acquisto ad agosto, rispetto ai 350 miliardi di dicembre. La sua quota del 42% vale 168 miliardi di dollari. Musk detiene inoltre il 53% di xAI Holdings, nata dalla fusione della sua startup di Intelligenza Artificiale con X, valutata attualmente 113 miliardi di dollari, con indiscrezioni che suggeriscono un possibile raggiungimento di 200 miliardi.   Musk ha stabilito più volte record di patrimonio netto: è salito in cima alla classifica di Forbes nel gennaio 2021 con 190 miliardi di dollari, ha raggiunto i 300 miliardi a novembre e ha superato i 400 miliardi a dicembre 2024. Attualmente, supera di 150 miliardi il fondatore di Oracle, Larry Ellison, secondo nella classifica.   Come riportato da Renovatio 21, Ellison, miliardario ebreo sostenitore dell’esercito israeliano, ha di recente acquistato Tiktok, per la gioia pubblica del premier israeliano Beniamino Netanyahu, che in un suo discorso agli influencer sionisti ha parlato anche dell’importanza della propaganda israeliana su X, dicendo che «Elon Musk non è un nemico, è un amico».   Il Bloomberg Billionaires Index, che adotta un diverso metodo di calcolo, stima il patrimonio di Musk a 470 miliardi di dollari, comunque il più alto tra i primi 500 al mondo.   In questi giorni il Musk ha riaffermato il suo ambizioso obiettivo di vivere e morire su Marte, dopo aver integrato il pianeta rosso negli Stati Uniti.   Musk ha spesso descritto la colonizzazione di Marte come parte di una visione più ampia per garantire la sopravvivenza dell’umanità in caso di un «evento di livello estinzione», con SpaceX che lavora attivamente allo sviluppo di veicoli spaziali per realizzare questo scopo.   «Ho un unico passaporto, ora e per sempre: quello americano. Vivrò e morirò qui. O su Marte (parte dell’America)», ha scritto Musk mercoledì in un post su X.   All’inizio di quest’anno, l’imprenditore ha dichiarato che la prima missione Starship su Marte potrebbe essere lanciata già a fine 2026.   Oltre al sistema di lancio Starship, progettato per missioni con equipaggio verso la Luna e Marte, Musk guida diverse iniziative spaziali attraverso SpaceX, che sviluppa e lancia razzi, veicoli spaziali e sistemi satellitari.   I razzi riutilizzabili Falcon 9 e Falcon Heavy di SpaceX sono impiegati per missioni commerciali e governative, inclusi contratti con la NASA. La navicella Crew Dragon trasporta regolarmente astronauti alla Stazione Spaziale Internazionale. Tramite Starlink, SpaceX gestisce una rete in espansione di migliaia di satelliti in orbita terrestre bassa per fornire connettività internet globale.

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La NASA ha propri obiettivi a lungo termine per Marte, concentrandosi attualmente sul programma Artemis, che mira a riportare l’uomo sulla Luna prima di puntare al pianeta rosso. Una missione con equipaggio su Marte è prevista provvisoriamente per la fine degli anni 2030 o l’inizio degli anni 2040, in base ai progressi tecnologici e ai finanziamenti.   A marzo, il Wall Street Journal ha riferito, citando fonti, che Musk intende riorientare le priorità della NASA verso missioni umane su Marte entro la fine del mandato del presidente Donald Trump, proponendo di riallocare risorse e nominare alleati all’interno dell’agenzia per accelerare i progressi.   Il fondatore di SpaceX ha anche rivelato che un futuro volo Starship su Marte porterà con sé Optimus, il robot umanoide di Tesla, suggerendo che questa missione potrebbe spianare la strada a sbarchi umani, possibili, secondo lui, già nel 2029.   «Quest’anno, speriamo di riuscire a produrre circa 5.000 robot Optimus », aveva detto Musk agli investitori Tesla lo scorso aprile. «Tecnicamente puntiamo ad avere abbastanza componenti per produrne 10.000, forse 12.000, ma dato che si tratta di un prodotto completamente nuovo, con un design completamente nuovo, direi che ci riusciremo se riusciremo a raggiungere la metà dei 10.000 pezzi».   «Ma anche 5.000 robot, sono le dimensioni di una legione romana, per vostra informazione, il che è un pensiero un po’ spaventoso» ha continuato significativamente Elon. «Come un’intera legione di robot, direi “wow”. Ma penso che costruiremo letteralmente una legione, almeno una legione di robot quest’anno, e poi probabilmente 10 legioni l’anno prossimo. Penso che sia un’unità piuttosto interessante, sapete? Unità di legione. Quindi probabilmente 50.000 circa l’anno prossimo».   Come segnalato da Renovatio 21, il riferimento al concetto di legione e alla storia di Roma (passione nota dell’uomo più ricco del mondo) fa venire in mente altre considerazioni espresse dal Musk negli anni scorsi, peraltro proprio riguardo al presidente russo Vladimiro Putin.  

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Quando tre anni fa ancora il suo networth era di circa 240 miliardi (ora è quasi il doppio) fu intervistato per un documentario della testata germanica Welt, dove corresse il giornalista che lo descriveva come l’uomo più ricco della Terra. «Io penso che Putin sia significativamente più ricco di me», alluse Elon. «Sì lo penso davvero. Io non posso andare ad invadere altri Paesi. Credo ci sia una vecchia citazione… forse da Crasso… non sei davvero ricco sino a che non puoi permetterti una legione».   Elon Musk, che si è forse riconciliato con Trump al Charlie Kirk Memorial dopo lo strappo di mesi fa a seguito del varo del Big Beautiful Bill, gode della sempre più aperta stima dello stesso Putin.

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Economia

Gli Stati Uniti «pronti a sostituire» tutto il gas e il petrolio russo nell’UE

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Gli Stati Uniti sono pronti a rimpiazzare tutto il gas e il petrolio russi destinati all’UE, ha dichiarato il Segretario all’Energia Chris Wright, sostenendo che il dominio americano sul mercato potrebbe contribuire a porre fine al conflitto in Ucraina.

 

In un’intervista rilasciata mercoledì a Fox News, Wright ha lodato il blocco europeo per i suoi sforzi nel ridurre gradualmente l’uso dell’energia russa, ma ha osservato che «non è così veloce come vorremmo».

 

«L’America è pronta oggi a sostituire tutto il gas russo destinato all’Europa e tutti i prodotti raffinati russi derivati dal petrolio», ha affermato Wright. Ha aggiunto di aver condotto numerosi colloqui con i leader dell’UE per rassicurarli sulla realizzabilità di questa proposta.

 

«Siamo pronti a soddisfare le loro esigenze. E l’agenda del presidente Trump è la pace. Per ottenere la pace, dobbiamo affamare [il presidente russo Vladimir] Putin», ha dichiarato Wright, riferendosi ai profitti derivanti dalle esportazioni energetiche.

 

L’UE ha annunciato l’intenzione di affrancarsi dall’energia russa a seguito dell’escalation del conflitto in Ucraina nel 2022, con l’obiettivo di interrompere le importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) russo entro la fine del 2027. Wright, tuttavia, ha sottolineato che gli Stati Uniti potrebbero agire «molto più rapidamente» per sostituirlo.

 

Tuttavia, Ungheria e Slovacchia, membri del blocco, si sono opposte ai piani di taglio dei legami energetici con la Russia, citando la loro forte dipendenza dalle forniture russe e l’adattamento delle loro infrastrutture all’energia proveniente da quel paese.

 

L’iniziativa di Wright si inserisce nel contesto delle pressioni di Trump su UE, India e Cina affinché cessino gli acquisti di petrolio russo, presentando la mossa come un tentativo di favorire un possibile accordo di pace in Ucraina. Mosca ha criticato questa iniziativa, sostenendo che le nazioni sovrane hanno il diritto di scegliere i propri partner commerciali.

 

La Russia ha inoltre affermato che la preferenza dell’UE per un GNL più costoso sta danneggiando i consumatori. «Ciò ha comportato un ulteriore onere per i bilanci [europei] e, di conseguenza, per le tasche dei contribuenti», ha dichiarato il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov.

 

Come riportato da Renovatio 21, in settimana è emerso che l’’UE ha speso 8,7 miliardi di euro in importazioni dalla Russia in tre mesi.

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Come riportato da Renovatio 21, sette mesi fa era emerso che, ancora una volta, le importazioni UE di gas russo aumentano grandemente.

 

Il Cremlino ha lamentato a fine 2024 che gli USA avrebbero tentato di bloccare le esportazioni di gas russo verso la UE, che non ha mai in verità fermato gli acquisti. Diverse nazioni dell’UE, tra cui Austria, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca e Italia, continuano a fare affidamento sul gas russo per soddisfare il loro fabbisogno energetico e non hanno smesso di acquistare la materia prima nonostante le pressioni dei pari all’interno del blocco – vi sarebbe anche vari casi in cui la quantità di gas russo importato è, invece che diminuita, aumentata, con panico di personaggi come certi deputati neerlandesi.

 

Il Regno di Spagna rimane uno dei principali importatori di gas russo. Secondo il vice ministro russo Aleksandr Novak, la Russia triplicherà le esportazioni di gas entro il 2030.

 

Come riportato da Renovatio 21, il Regno del Belgio ha chiesto che la UE vieti del tutto l’idrocarburo di Mosca. L’Austria ha invece richiesto una revisione del divieto europeo del gas russo; alcuni politici tedeschi pure.

 

La settimana scorsa è giunto l’ultimatum del presidente americano Donald Trump che ha intimato agli alleati NATO di non più comprare petrolio dalla Federazione russa.

 

Come riportato da Renovatio 21, due anni fa è emerso che gli USA acquistavano petrolio russo nonostante il divieto di importazione.

 

Due settimane fa il presidente ucraino Zelens’kyj ha dichiarato che non consentirà il transito verso la Slovacchia di petrolio e gas nella tratta ucraina degli oleodotti qualora essi fossero di origine russa.

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Immagine di dominio pubblico CC0 via Wikimedia

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