Geopolitica
I servizi interni ucraini perquisiscono l’ex ministro dell’Interno e l’oligarca che fu inventore di Zelens’kyj
Il 1° febbraio, la sicurezza dello stato ucraino SBU e l’ufficio investigativo statale (SBI) hanno effettuato irruzioni che includevano la proprietà dell’ex ministro dell’Interno Arsen Avakov.
Avakov è stato a capo del dicastero degli Interni di Kiev dal 2014 al 2021, durante il governo post-maidanista di Petro Poroshenko. In pratica, il servizio segreto interno SBU ha lanciato un’indagine con relativo raid di perquisizione contro il suo stesso ex capo: qualcosa che dovrebbe far capire il clima che si respira nella Kiev del regime Zelens’kyj al di fuori della rivoltante propaganda dati dai media internazionali, Sanremo o meno.
Avakov, secondo Ukrainskaja Pravda, ha spiegato che gli agenti «stavano esaminando i contratti Airbus di sei anni fa». Quando gestiva la SBU, avevano acquistato dozzine di elicotteri H225 di fabbricazione francese di seconda mano, che avevano un track record problematico.
Per coincidenza, il 18 gennaio 2023 uno di loro si è schiantato in un quartiere residenziale vicino a Kiev, uccidendo tutti a bordo, compreso il successore di Avakov come ministro dell’Interno Denys Monastyrskyj, il primo viceministro e altri quattro funzionari del ministero dell’Interno.
Nei giorni scorsi si è registrato tuttavia un raid ancora più sorprendente. Lo SBU ha anche fatto irruzione ieri nei locali di Igor Kolomojskij, il miliardario sponsor della carriera televisiva e politica di Volodymyr Zelens’kyj e della sua campagna presidenziale.
In pratica, il regime Zelens’kyj avrebbe attaccato il suo stesso puparo, con il quale già si sapeva non c’era più buon sangue: la legge ucraina permette due cittadinanze al massimo, l’oligarca ebreo Kolomojskij ne aveva ben tre – ucraina, cipriota e israeliana. Con un gesto clamoroso, e prodromico rispetto a quanto sta succedendo, Zelens’kyj la scorsa primavera aveva privato il suo boss della cittadinanza ucraina.
L’agenzia di stampa ucraina Unian ha riferito che nel caso di Kolomojskij gli agenti SBU e SBI erano interessati alle attività di due compagnie energetiche, Ukrtatnafta e Ukrnafta.
Come riportato da Renovatio 21, Kolomojskij, già governatore dell’oblast’ di Dnepropetrovsk, è dietro anche alla creazione e al finanziamento di milizie neonaziste. Un video pubblicato da Voice of America in epoca pre-bellica (quando, cioè, non era proibito parlare dell’estrema corruzione che regna in Ucraina), qui sottotitolato da Renovatio 21, mostra il rapporto strettissimo tra Zelens’kyj e l’oligarca, con l’attore-presidente che vola decine di volte in Isvizzera ed in Israele a trovare il potente Kolomojskij.
Nel 2021 gli Stati Uniti hanno vietato a lui e alla sua famiglia di entrare nel Paese a causa di «significativa corruzione», con il segretario di Stato americano Antony Blinken che ha affermato che l’uomo sarebbe stato «coinvolto in atti di corruzione che hanno minato lo stato di diritto e la fiducia del pubblico ucraino nella democrazia del loro governo, istituzioni e processi pubblici, compreso l’uso della sua influenza politica e del potere ufficiale a proprio vantaggio» e che egli «rappresenta una seria minaccia per il futuro dell’Ucraina».
Nell’aprile 2019 è stato riferito che l’FBI stava indagando su Kolomojskij per crimini finanziari in relazione alle aziende siderurgiche di Kolomojskij nel West Virginia e nell’Ohio settentrionale negli Stati Uniti e ai suoi interessi in miniere in Ghana e Australia.
Il 6 agosto 2020, il Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti nel distretto meridionale della Florida (Miami) ha affermato che Igor Kolomojskij e altri avrebbero ottenuto collettivamente numerose proprietà nell’ambito di uno schema Ponzi da 5,5 miliardi di dollari nell’ambito di «una cospirazione internazionale per riciclare denaro sottratto e ottenuto in modo fraudolento da PrivatBank», che è stato nazionalizzata nel 2016 e che utilizza la «filiale di Cipro… come lavatrice per i fondi rubati».
Come riportato da Renovatio 21, la società di Cipro – di cui l’oligarca ha la cittadinanza – rimandano anche i documenti sulla villa in Toscana di Zelens’kyj, già contestato in patria da inchieste giornalistiche per il suo strano giro di società offshore.
Un altro obiettivo dei raid della SBU era un membro di lunga data della Verkhovna Rada (il Parlamento unicamerale ucraino), Vadym Stolar. Prima che Zelens’kyj abolisse 11 partiti politici l’anno scorso, Stolar era membro del più grande partito ora estinto dal regime, il cosiddetto Blocco di opposizione – Per la vita.
Il capo parlamentare del partito Servo del Popolo di Zelens’kyj (Servo del popolo era per l’esattezza il titolo della seria comica con Zelens’kyj presidente andata in onda sul canale TV di Kolomojskyj), David Arakhamia, ha spiegato ieri sui social media che i raid facevano parte delle «prigioni primaverili del regime di Kiev… Il Paese cambierà durante la guerra. Se qualcuno non è disposto a cambiare, lo Stato verrà da lui e lo aiuterà a cambiare».
Economia
USA e Giappone firmano un accordo sui minerali essenziali
Martedì, Stati Uniti e Giappone hanno siglato un accordo di cooperazione per la produzione e la fornitura di minerali essenziali e terre rare. La mossa arriva dopo la decisione della Cina di rafforzare i controlli sulle esportazioni di terre rare e attrezzature per la produzione di chip, in risposta ai dazi imposti dal presidente statunitense Donald Trump.
L’intesa è stata conclusa durante la visita di Trump a Tokyo, dove ha incontrato per la prima volta il nuovo primo ministro giapponese, Sanae Takaichi.
Secondo la Casa Bianca, le due nazioni hanno convenuto di promuovere iniziative congiunte «necessarie a sostenere le industrie nazionali, incluse le tecnologie avanzate e le rispettive basi industriali», e di impiegare «strumenti di politica economica e investimenti coordinati per accelerare lo sviluppo di mercati diversificati, liquidi ed equi per minerali essenziali e terre rare».
I leader hanno inoltre sottoscritto un documento che impegna i rispettivi governi a «intraprendere ulteriori passi verso una nuova era d’oro per l’alleanza in continua crescita tra Stati Uniti e Giappone».
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Trump ha definito il Giappone un «alleato al livello più alto», elogiando Takaichi, insediatosi la settimana scorsa, come «uno dei più grandi primi ministri». Takaichi, dal canto suo, ha promesso di rafforzare i legami bilaterali, che ha descritto come «la più grande alleanza al mondo».
Trump ha da tempo manifestato interesse a garantire l’accesso ai minerali di terre rare in diverse regioni del mondo, perseguendo sia opportunità economiche vantaggiose sia una maggiore influenza geopolitica.
All’inizio di quest’anno, gli Stati Uniti hanno firmato un accordo sui minerali con l’Ucraina, considerato da diplomatici e politici americani una forma di garanzia di sicurezza per Kiev. Trump ha inoltre concluso un’intesa di investimento con l’Australia all’inizio di questo mese, mirata a contrastare il dominio cinese nel mercato delle terre rare e dei minerali essenziali.
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Economia
I mercati argentini salgono dopo la vittoria elettorale di Milei, che ringrazia il presidente Trump
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«Grazie, Presidente Trump, per la fiducia accordata al popolo argentino. Lei è un grande amico della Repubblica Argentina. Le nostre nazioni non avrebbero mai dovuto smettere di essere alleate. I nostri popoli vogliono vivere in libertà. Contate su di me per lottare per la civiltà occidentale, che è riuscita a far uscire dalla povertà oltre il 90% della popolazione mondiale».Gracias Presidente @realDonaldTrump por confiar en el pueblo argentino. Usted es un gran amigo de la República Argentina. Nuestras Naciones nunca debieron dejar de ser aliadas. Nuestros pueblos quieren vivir en libertad. Cuente conmigo para dar la batalla por la civilización… pic.twitter.com/G4APcYIA2i
— Javier Milei (@JMilei) October 27, 2025
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Geopolitica
Sudan, le Forze di Supporto Rapido rivendicano la cattura del quartier generale dell’esercito
Le Forze di Supporto Rapido (RSF), milizia paramilitare sudanese, hanno annunciato di aver assunto il controllo del quartier generale dell’esercito nella città di Al-Fashir, devastata dal conflitto.
La capitale del Darfur settentrionale è sotto assedio da parte delle milizie da oltre un anno, con le Nazioni Unite che denunciano attacchi sistematici contro i civili, inclusi l’uccisione e la mutilazione di oltre 1.000 bambini.
Domenica, un portavoce delle RSF ha dichiarato in un comunicato che il gruppo ha conquistato completamente il comando della Sesta Divisione di Fanteria delle Forze Armate Sudanesi (SAF) dopo «battaglie eroiche caratterizzate da operazioni mirate e assedi strategici».
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«La liberazione… segna una svolta cruciale nelle battaglie condotte dalle nostre valorose forze. Traccia le basi per un nuovo Stato a cui tutti i sudanesi contribuiranno», ha affermato il rappresentante delle RSF.
Si ritiene che il quartier generale della Sesta Divisione di fanteria fosse l’ultima roccaforte dell’esercito nel Darfur, dove i combattimenti tra SAF e RSF infuriano da oltre due anni.
Da quando ha assediato Al-Fashir nell’aprile 2024, le RSF sono state accusate di attacchi indiscriminati contro i civili, con droni e artiglieria. Secondo le Nazioni Unite, circa 260.000 civili, di cui 130.000 bambini, sono intrappolati in condizioni disperate, isolati dagli aiuti umanitari nella città.
Secondo organizzazioni per i diritti umani, all’inizio di questo mese almeno 20 persone sono state uccise in attacchi contro una moschea e l’ospedale saudita, l’ultima struttura medica operativa di Al-Fashir, dopo l’uccisione di circa 100 civili a settembre.
Domenica, Tom Fletcher, coordinatore degli aiuti d’emergenza delle Nazioni Unite, si è detto «profondamente allarmato» dalla situazione ad Al-Fashir, chiedendo un cessate il fuoco immediato in tutto il Sudan. Il Fletcher sottolineato che i combattenti continuano ad avanzare in città, bloccando le vie di fuga e lasciando i civili intrappolati, affamati e terrorizzati.
Il conflitto tra l’esercito e le RSF, scoppiato a Khartoum nell’aprile 2023, ha generato quella che l’ONU considera una delle peggiori crisi umanitarie al mondo.
L’esercito non ha ancora commentato la presunta perdita del quartier generale di Al-Fashir, ma il suo comandante, Abdel Fattah Al-Burhan, ha discusso con l’ambasciatore turco Fatih Yildiz di questioni come gli sforzi per revocare l’assedio alla capitale della regione, secondo una nota ufficiale.
Come riportato da Renovatio 21, il comandante delle Forze di supporto rapido (RSF) paramilitari sudanesi, Mohamed Hamdan Dagalo, ha prestato giuramento come capo di un governo rivale del Sudan.
Come riportato da Renovatio 21, la RSF aveva annunciato un «governo di pace e unità» parallelo ancora lo scorso febbraio.
Le stragi nel Paese non si contano. Due mesi fa si era consumato un orribile massacro a seguito di un attacco aereo ad un mercato. Settimane fa c’era stato un attacco ad un ospedale.
Come riportato da Renovatio 21, a fine 2024 le fazioni rivali sudanesi avevano interrotto i negoziati.
Il conflitto ha casato già 15 mila morti e 33 mila feriti. Le Nazioni Unite hanno descritto la situazione umanitaria in Sudan come una delle crisi più gravi al mondo. Mesi fa la direttrice esecutiva del Programma Alimentare Mondiale (WFP), Cindy McCain, aveva avvertito che la guerra di 11 mesi «rischia di innescare la più grande crisi alimentare del mondo».
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Gli USA sono stati accusati l’estate scorsa di aver sabotato gli sforzi dell’Egitto per portare la pace in Sudan.
Le tensioni in Sudan hanno portato perfino all’attacco all’ambasciata saudita a Karthoum, mentre l’OMS ha parlato di «enorme rischio biologico» riguardo ad un attacco ad un biolaboratorio sudanese.
Come riportato da Renovatio 21, il generale Abdel Fattah al-Burhan, leader de facto e capo dell’esercito della nazione africana dilaniata dalla guerra, due mesi fa è stato oggetto di un tentato assassinio via drone.
Il Paese è stato svuotato dei suoi seminaristi.
La Russia nel frattempo fa ha annunziato l’apertura di una base navale in Sudan.
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Immagine di Coordenação-Geral de Observação da Terra/INPE via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
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