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USA, 69 membri della Fratellanza Ariana Universale condannati

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Un’indagine pluriennale su una violenta organizzazione criminale suprematista bianca, la Universal Aryan Brotherhood («Fratellanza ariana universale», conosciuta con l’acronimo UAB), che è gestita principalmente all’interno delle carceri dell’Oklahoma, ha portato alla condanna di 69 imputati in più casi statali e federali. Lo riporta Clarion Project.

 

Attraverso queste condanne, le forze dell’ordine hanno sequestrato 62 armi da fuoco, più di 135 chili di metanfetamine e più di 400.000 dollari in proventi della droga.

 

Collettivamente, le persone accusate a livello federale sono state condannate a 418 anni di custodia del Federal Bureau of Prisons e 216 anni di libertà vigilata.

 

Il mese scorso, l’indagine è culminata nella condanna di Chance Alan Wilson, alias Wolfhead, che sarebbe il leader della Universal Aryan Brotherhood (UAB). Wilson, che stava scontando una condanna statale di 15 anni nel penitenziario statale dell’Oklahoma per omicidio, è stato condannato a scontare altri 360 mesi in una prigione federale a dicembre dopo essere stato ritenuto il principale responsabile della distribuzione di centinaia di chilogrammi di metanfetamine e altre droghe nel corso di molti anni.

 

Wilson e altri membri dell’UAB facevano affidamento su una rete di individui che operavano fuori dal carcere per gestire la distribuzione della droga sintetica. Nel corso di questa indagine, le forze dell’ordine federali, statali e locali hanno identificato e preso di mira queste persone e i magazzini delle sostanze che gestivano per conto di Wilson.

 

Wilson ha condotto l’operazione dall’interno della prigione utilizzando telefoni cellulari di contrabbando. Alla fine, 69 persone associate alle operazioni dell’UAB sono state accusate e condannate, sia dal tribunale statale che da quello federale. I reati per i quali gli imputati sono stati condannati includono traffico di droga, associazione a delinquere, riciclaggio di denaro, mantenimento di locali per droga e possesso illegale di armi da fuoco.

 

La Universal Aryan Brotherhood (UAB), nota anche come Universal Family, è un’attiva banda carceraria di suprematisti bianchi neonazisti negli Stati Uniti. Con sede principalmente in Oklahoma, la banda ha anche membri in custodia federale, così come in diversi stati in tutto il paese.

 

La Universal Aryan Brotherhood è una delle tante bande carcerarie della supremazia bianca negli Stati Uniti. Proprio come la Aryan Brotherhood of Texa («Fratellanza Ariana del Texas» e i Soldiers of Aryan Culture («Soldati della Cultura Ariana»), l’UAB opera sia all’interno che all’esterno delle mura della prigione.

 

L’UAB si è modellata sui principi e le ideologie dell’originale banda carceraria della Fratellanza Ariana, ma nonostante il nome simile, la Fratellanza Ariana Universale non ha alcun legame con detta banda. È inoltre estraneo alla United Aryan Brotherhood (anch’essa con sede in Oklahoma).

 

I membri dell’UAB si identificano attraverso distintivi tatuaggi criminali, così come abiti rossi e neri. I simboli della banda consistono nella doppia runa Sig adottata dalle SS, che è utilizzato anche da molti altri gruppi di potere bianco non collegati e organizzazioni neonaziste. Un’ulteriore espressione usata dalla Fratellanza Ariana Universale è il codice numerico «2112» (scritto anche come «21-12»), che fa riferimento alla 21ª lettera dell’alfabeto, «u» per «universale», in combinazione con la prima e la seconda lettere dell’alfabeto (1, 2) che corrispondono ciascuna a «a» e «b» per «ariano» e «brotherhood» («fratellanza»). Allo stesso modo, alcuni membri dell’UAB sfoggiano tatuaggi con le lettere «T.T.B.B.E», un acronimo per la frase «Till The Bitter Bloody End», cioè «fino all’amara fine sanguinaria». Un altro slogan acronimo utilizzato dalla banda è «U.F.F.U.», che significa «Universal Forever, Forever Universal».

 

 

 

 

 

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Sri Lanka, allarme droga: da «perla dell’Asia» a crocevia del narcotraffico

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

La denuncia del parlamentare di opposizione Eran Wickramaratne, del SJB. Destano preoccupazione gli ingenti quantitativi provenienti dall’India. Una parte significativa dell’eroina contrabbandata proverrebbe dalla regione del cosiddetto «Triangolo d’oro» nel Sud-est asiatico. La classe dirigente accusata di ignorare l’emergenza (anche) per il coinvolgimento di politici locali.

 

Lo Sri Lanka, un tempo noto come «la perla dell’Asia», è diventato il crocevia del traffico di droga nel sub-continente. A lanciare l’accusa è Eran Wickramaratne, deputato del partito di opposizione Samagi Jana Balawegaya (SJB), il più importante dell’isola, durante un dibattito parlamentare sulle norme contenute nell’Ordinanza sui veleni, l’oppio e le droghe pericolose. La seduta risale al 22 aprile scorso, ma ha avuto ampia eco nei giorni scorsi innescando una forte polemica politica nel Paese.

 

Una questione annosa e controversa, perché già nel 2005 un rapporto ONU  sull’Asia meridionale indicava nello Sri Lanka un punto di approdo e di trasbordo per l’eroina proveniente dall’India e da altre aree del Sud del continente per poi venire indirizzata sul mercato globale. Inoltre, a destare particolare preoccupazione è l’immissione di ingenti quantitativi di eroina dall’India verso l’isola per il consumo locale, che vedrebbe coinvolti anche alcuni potenti politici di primo piano rendendo di fatto più difficile la lotta al narcotraffico.

 

Destinazione finale e crocevia: una doppia emergenza che si ripercuote sulla salute dei cittadini e incombe minacciosa sul futuro del Paese.

 

Nel denunciare il problema legato alla droga in Sri Lanka, il deputato Eran ha ricordato la visita effettuata il mese scorso alla Weerawila Open Prison sottolineando che la maggioranza dei 450 detenuti è in cella per reati di droga. Il direttore del carcere ha invocato interventi decisi del legislatore e delle forze di polizia per «fermare il contrabbando di droga nel Paese» perché la parte rimanente, di produzione interna, «potrebbe essere facilmente sradicata».

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Parole che suonano come un atto di accusa verso la classe politica, prima responsabile per il dilagare della droga, e alla quale spetta trovare soluzioni per arginare un fenomeno la cui portata è diventata ormai preoccupante. Al riguardo, il parlamentare SJBè convinto che «se i politici si assumono le loro responsabilità» il traffico può essere fermato, ma si tende a pensare che «i problemi siano altrove».

 

Durante il dibattito Wickramaratne ha anche richiamato l’attenzione sulle questioni sollevate durante la visita del deputato Patali Champika Ranawaka alla prigione di Welikada, la scorsa settimana. Al termine del sopralluogo, egli ha denunciato come vi siano al momento circa 5mila detenuti per reati di droga, quando la prigione nel può ospitare solo 800.

 

Secondo alti funzionari di polizia, gli investigatori hanno identificato cinque trafficanti con base in Europa, considerati le menti dietro il contrabbando di stupefacenti su larga scala. I sospetti sono cittadini dello Sri Lanka che operano usando come base diverse nazioni europee, fra le quali la Francia. Certo, la maggior parte dei boss del narcotraffico risiedono in Medio oriente, ma la polizia ha identificato questi cinque «attori chiave» interni, quali responsabili della maggior parte della distribuzione di stupefacenti.

 

I trafficanti utilizzano diversi metodi per il contrabbando via mare, sfruttando imbarcazioni battenti bandiere straniere che consegnano poi la merce ai pescherecci locali, soprattutto quelli che restano al largo per più giorni. Inoltre, una parte significativa dell’eroina contrabbandata proverrebbe dalla regione del cosiddetto «Triangolo d’oro» nel Sud-Est asiatico, che comprende parti di Thailandia, Myanmar e Laos.

 

La droga viene veicolata in Sri Lanka anche dall’Afghanistan attraverso le rotte marittime del Pakistan e dell’Iran. Le imbarcazioni cariche di stupefacenti consegnano il loro carico in mare aperto ai pescherecci, i quali poi lo trasferiscono sulla terraferma.

 

Proprio i sequestri di pescherecci locali e stranieri carichi di droga hanno fatto pensare che lo Sri Lanka stia diventando un crocevia del narcotraffico. Secondo il ministro della Pubblica Sicurezza Tiran Alles «identificare questi trafficanti con sede all’estero, arrestarli attraverso magistrature straniere ed estradarli in Sri Lanka è un processo molto laborioso».

 

In passato, conclude, i tribunali stranieri si sono pronunciati contro l’estradizione dei sospetti arrestati sull’isola e a poco sono valsi sinora i tentativi di mediazione o di ricerca di accordo promossi dal governo.

 

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Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Droga ottenuta da ossa umane, la Sierra Leone dichiara l’emergenza

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La Sierra Leone ha dichiarato una «emergenza nazionale sull’abuso di droga» tra le richieste dei servizi sanitari e delle comunità locali per fermare la diffusione di una droga sintetica che, secondo quanto riferito, contiene ossa umane e ha causato centinaia di morti.   La sostanza in questione, «kush», è una miscela di sostanze chimiche tra cui, ma non solo, marijuana, fentanil e tramadolo. Crea una forte dipendenza, è molto economico e ha effetti simili alla cannabis. Si sta diffondendo nel Paese da anni e, secondo quanto riferito, ha causato numerosi decessi per insufficienza d’organo e disturbi mentali, compresi danni permanenti al cervello.   In un discorso alla nazione giovedì sera, il presidente della Sierra Leone Julius Maada Bio ha affermato: «è mio dovere solenne… dichiarare un’emergenza nazionale sull’abuso di droga».

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«Il nostro Paese sta attualmente affrontando una minaccia esistenziale a causa dell’impatto devastante delle droghe e della tossicodipendenza, in particolare del devastante consumo di droghe sintetiche», ha affermato, aggiungendo che si è verificato un «aumento delle vittime» tra i consumatori.   Non esiste un bilancio ufficiale delle vittime tra i consumatori di questa droga, ma secondo un rapporto della BBC che cita una fonte medica, negli ultimi mesi diverse centinaia di consumatori di kush, per lo più giovani, sono morti nella capitale, Freetown. L’unico ospedale psichiatrico del Paese ha riferito che tra il 2020 e il 2023 i ricoveri legati al kush sono aumentati di quasi il 4.000% e hanno raggiunto 1.865 persone.   Gli ingredienti contenuti nel kush non sono sempre gli stessi, ma secondo i rapporti a volte contiene ossa umane tritate, anche se lo scopo di tale aggiunta non è chiaro ai giornali che ne stanno parlando. Il recente aumento del consumo ha portato le autorità di Freetown a istituire guardie di polizia nei cimiteri per proteggerli dai tossicodipendenti che scavano le tombe per produrre più droga, suggeriscono i media.   Nel discorso, Bio ha affermato che il governo creerà una task force per supervisionare la prevenzione dell’abuso di droga, il trattamento dei tossicodipendenti, nonché il supporto dei servizi sociali, l’applicazione della legge e l’impegno della comunità nel paese per quanto riguarda la vendita e l’uso di kush e altre droghe.   Il presidente ha inoltre sottolineato che le autorità intensificheranno il lavoro di smantellamento delle reti del traffico di droga. Secondo il commissario di polizia di Freetown Joseph Lahai, le forze dell’ordine locali hanno sequestrato due container di kush nella capitale all’inizio di questa settimana, arrestando sette sospetti trafficanti di droga.   Come riportato da Renovatio 21, il kush aveva già destato allarme l’anno passato per la devastazione sociale prodottasi in Sierra Leone e non solo. Secondo testimonianze raccolte, coloro che fumano Kush entrano in uno stato di trance. Un anno fa la BBC ha riportato che il 90% dei casi che finiscono all’ospedale psichiatrico di Freetown, Liberia, erano dovuti all’uso di Kush.   La parola «Kush» si riferisce generalmente a una varietà di cannabis indica pura o ibrida. Il nome verrebbe dalla catena montuosa dell’Hindu Kush. Secondo la testata governativa tedesca Deutsche Welle, avrebbero problemi con il Kush, anche chiamato K2, anche le gioventù di Liberia e Guinea.   Come riportato da Renovatio 21, due anni fa fu tentato un golpe in Guinea-Bissau che fece pensare che vi si stesse installando un narco-Stato. SOSTIENI RENOVATIO 21
 
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Allarme bomba in un deposito pacchi di Roma: in realtà potrebbe essere un carico di cocaina

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Ieri mattina, presso uno dei depositi situati a Roma est, è scattato l’allarme quando gli addetti alle consegne hanno notato un pacco aperto contenente dieci candelotti. Immediatamente hanno segnalato alla polizia la situazione, temendo un potenziale pericolo di esplosione. Lo riporta Il Messaggero.

 

Le autorità hanno successivamente concluso le operazioni in un appartamento a San Basilio, dove hanno sorpreso i destinatari del pacco in possesso di 5 chili di sostanze stupefacenti. Gli eventi di ieri devono ancora essere delucidati e le indagini si concentreranno sui risultati delle analisi scientifiche sul materiale sequestrato all’interno dei candelotti.

 

Si ipotizza che il contenuto possa essere droga e che quindi la consegna di ieri sia stata intercettata prima della sua destinazione prevista. I poliziotti spiegano che se il pacco non fosse stato aperto accidentalmente, l’operazione sarebbe stata completata con successo. Si attendono conferme da parte del reparto scientifico degli artificieri per chiarire ulteriormente la situazione.

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Secondo quanto riportato, ciascun candelotto contiene 500 grammi di sostanza, sui quali saranno eseguiti ulteriori test per determinarne la natura.

 

Gli investigatori sospettano che possa trattarsi di una sostanza stupefacente, presumibilmente cocaina. Nel frattempo, mentre gli artificieri assicuravano la zona, gli agenti del distretto San Basilio procedevano con un’ulteriore indagine parallela. L’indirizzo del destinatario era indicato sul pacco contenente i candelotti, quindi sono state avviate le ricerche per identificare il mittente.

 

Tuttavia, dai primi accertamenti sembra che l’indirizzo indicato sia fittizio. Gli investigatori precisano che le operazioni per rintracciare il pacco sono ancora in corso e che le indagini si preannunciano complesse.

 

Nel frattempo, i poliziotti del distretto San Basilio si sono recati all’indirizzo del destinatario indicato sul pacco e hanno proceduto con la perquisizione dell’abitazione. Durante la ricerca, sotto il divano, hanno rinvenuto 5 chili di hashish nascosti insieme a 800 euro, divisi in banconote di diverso taglio.

 

Di conseguenza, la coppia che si trovava in casa, due romani di 46 e 50 anni con vari precedenti per spaccio, è stata immediatamente arrestata per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

 

La cocaina continua a fluire in Italia e nel resto d’Europa in modo inarrestabile, filtrando in ogni segmento della società.

 

Per anni si è ritenuto il principale importatore della polvere bianca in Europa fosse la ‘Ndrangheta, che avrebbe agito in una sorta di para-monopolio garantito dalla creazione di legami stretti con i cartelli sudamericani. Per alcuni, tale progetto sarebbe partito con una sorta di scaltro reinvestimento del danaro del sequestro Paul Getty, che si dice sia stato mediato dal padre dell’attuale governatore della California, che all’epoca era una sorta braccio destro di Getty senior.

 

Uno strano servizio di Report andato in onda nel 2021 mostrava in contesto calabrese movimenti internazionali di denaro per mezzo trilione di euro e più.

 

Come riportato da Renovatio 21, quasi una tonnellata di cocaina era stata ritrovata tre mesi fa su una spiaggia francese.

 

Nel 2022, a Romont, nel canton Friburgo, in Isvizzera, presso uno stabilimento di produzione di caffè solubile, furono trovati 500 chili di cocaina nascosti tra i chicchi probabilmente arrivati dal Sudamerica. Nel frattempo, il consiglio comunale della capitale Berna ha votato la scorsa estate per iniziare la vendita sperimentale della polvere bianca: sì, cocaina legale, come scriveva a fine 2022 la prestigiosa rivista della City di Londra The Economist dove era uscito un articolo che chiedeva all’amministrazione Biden di legalizzare la cocaina.

 

Come riportato da Renovatio 21, a fine 2023 le autorità belghe hanno sequestrato 50 sacchi di cocaina durante una perquisizione nell’ufficio del ministro socialista dell’Istruzione Caroline Désir. Secondo quanto riportato da testate locali, uno dei dipendenti della Désir, figlio di un ex ministro e attuale deputato socialista, sarebbe stato arrestato prima della perquisizione con l’accusa di traffico di droga. Nel corso di un’ulteriore perquisizione nella sua abitazione sono stati sequestrati complessivamente 10.000 euro in contanti. Si ritiene che abbia lavorato come tesoriere nell’ufficio del ministro.

 

Accuse riguardo al «vizietto nasale» coinvolgono l’intero arco politico internazionale.

 

Quattro mesi fa un ex ambasciatore indiano ha dichiarato che l’aereo del premier Justin Trudeau – in collisione con il governo indiano per la questione del sikh assassinato in Canada – era atterrato a Delhi per il G20 «pieno di cocaina».

 

A Londra invece tracce di cocaina furono rinvenute nelle residenze di Lis Truss e Boris Johnson dopo i loro festini.

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Il caso più incredibile fu tuttavia quello della bustina di polvere bianca trovata alla Casa Bianca. Di chi potrà mai essere? Se lo sono chiesti in molti, mentre impazzavano i video di Hunter Biden che, durante l’affaccio della First Family per i tradizionali fuochi di artificio della festa del Quattro Luglio si passava la mano sul naso.

 

Il problema è così grave non riguarda solo gli squali della politica, ma sembra anche gli squali tout court.

 

Non è chiaro se in tutti questi casi qualcuno, fra le forze dell’ordine, si sia prodotto nell’esclamazione del tenente Danko.

 

 

 

«Cocainum

 

A differenze che nei casi odierni, qui l’infallibile poliziotto sovietico indovina la sostanza al volo, senza nemmeno bisogno di passare per i laboratori di analisi chimica. Così si fa.

 

Ricordiamo tuttavia che «Cocainum» non è una parola russa, se non nella testa dello Schwarzeneggerro, il quale probabilmente l’ha filtrata con una qualche declinazione neutra di quel latino che egli ascoltava quando, crescendo in Stiria, andava alla Santa Messa tridentina.

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