Geopolitica
Israele colpisce ancora l’aeroporto di Damasco
L’aeroporto internazionale di Damasco è stato costretto a sospendere le operazioni lunedì presto dopo che un attacco missilistico israeliano ha provocato la morte di due soldati e danneggiato le strutture, ha affermato il ministero della Difesa siriano.
Gli aerei israeliani hanno colpito l’aeroporto e le aree circostanti intorno alle 2:00 ora locale, ha scritto il ministero in un post su Facebook.
I missili provenivano dalla direzione del Mare di Galilea, chiamato anche Lago di Tiberiade, situato in territorio israeliano, a circa 100 km a sud-ovest della capitale siriana.
«L’aggressione ha provocato la morte di due militari e il ferimento di altri due, provocando danni materiali e mettendo fuori servizio l’aeroporto», si legge nel post.
Come riporta RT, le forze di difesa israeliane non hanno confermato l’attacco, in linea con la loro politica di lunga data di non discutere di operazioni al di fuori del Paese.
Israele ha ripetutamente attaccato il territorio siriano dallo scoppio della guerra civile nel 2011, con l’obiettivo di prendere di mira le risorse iraniane. Teheran – insieme a Mosca – è alleata Damasco nella lotta contro i gruppi terroristici.
Durante il suo precedente mandato come primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu ha riconosciuto a un certo punto che negli anni si erano verificati «centinaia» di attacchi di questo tipo.
Come riportato da Renovatio 21, l’aviazione dello Stato ebraico ha colpito durante l’anno l’aeroporto internazionale di Damasco, situato a 30 chilometri a sud-est della capitale siriana, e un aeroporto nella città di Aleppo. Mosca aveva condannato l’attacco all’aviosuperficie della capitale con inusitata durezza.
Tra i vari attacchi su Damasco due mesi fa Israele aveva lanciato sulla capitale siriana un raro attacco diurno.
Le autorità siriane hanno condannato i raid israeliani, affermando che violano la sovranità del Paese e il diritto internazionale.
Il nuovo governo Netanyahu, eletto dopo mesi e mesi di instabilità politica e continue elezioni, ha deciso di aprire il suo corso in questo modo. Il neopremier Bibi ha appena nominato un importante «falco» anti-iraniano alla guida del Consiglio di sicurezza nazionale israeliano: Tzachi Hanegbi è un veterano politico del Likud e un alleato di lunga data di Netanyahu che ha ripetutamente minacciato attacchi israeliani all’Iran se gli Stati Uniti tornassero all’accordo sul nucleare iraniano, noto come JCPOA.
Nella sua più recente minaccia, Hanegbi ha affermato che Netanyahu ordinerebbe un attacco all’Iran se gli Stati Uniti non assicurassero un nuovo accordo nucleare o non intraprendessero un’azione militare. A novembre ha detto a Channel 12 di Israele che in quella situazione Netanyahu «agirà, secondo la mia valutazione, per distruggere gli impianti nucleari in Iran».
Nel 2020, Hanegbi, che all’epoca era ministro degli insediamenti, avvertì che se il presidente Biden avesse vinto le elezioni e fosse tornato al JCPOA, ciò avrebbe potuto portare a una guerra tra Israele e Iran, facendo una minaccia simile anche dopo l’elezione del Biden.
Immagine di Major Ofer, Israeli Air Force via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Geopolitica
Turchia, effigie di Netanyahu appesa a una gru: «pena di morte»
Un’effigie raffigurante il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stata avvistata appesa a una gru edile nel Nord-Est della Turchia, suscitando forte indignazione in Israele.
Secondo la stampa turca, l’episodio si è verificato sabato in un cantiere nella città di Trebisonda, sul Mar Nero. L’iniziativa sarebbe stata organizzata da Kemal Saglam, docente di comunicazione visiva presso un’università locale. Saglam ha dichiarato ai media turchi che il gesto aveva un intento simbolico, volto a denunciare le violazioni dei diritti umani a Gaza.
Le immagini, diffuse viralmente e riportate anche dal quotidiano turco Yeni Safak, mostrano la figura sospesa alla gru, accompagnata da uno striscione con la scritta: «Pena di morte per Netanyahu».
Il ministero degli Esteri israeliano, tramite un post su X, ha condiviso un video dell’incidente, accusando un accademico turco di aver creato l’effigie «con il fiero sostegno di un’azienda statale». Il ministero ha condannato l’atto, sottolineando che «le autorità turche non hanno denunciato questo comportamento scandaloso».
Turkish academic creates model of hanged 🇮🇱PM Netanyahu, with a “Death Penalty” sign. Proudly aided by a state company.
Turkish authorities have not disavowed this disgraceful behavior.
In Erdoğan’s Turkey, hatred & antisemitism isn’t condemned. It’s celebrated. pic.twitter.com/19MALpzEEW
— Israel Foreign Ministry (@IsraelMFA) October 26, 2025
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Le autorità turche non hanno ancora fornito una risposta ufficiale.
I rapporti diplomatici tra Israele e Turchia sono tesi da anni e si sono ulteriormente deteriorati dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha accusato Netanyahu di aver commesso un «genocidio» a Gaza.
La Turchia, unendosi agli altri Paesi che hanno portato il caso al tribunale dell’Aia, ha accusato Israele di aver commesso un genocidio a Gaza. Il presidente Recep Tayyip Erdogan in precedenza aveva definito il primo ministro Benjamin Netanyahu «il macellaio di Gaza», suggerendo a un certo punto – in una reductio ad Hitlerum che è andata in crescendo, con contagio internazionale – che la portata dei suoi crimini di guerra superasse quelli commessi dal cancelliere della Germania nazionalsocialista Adolfo Hitlerro.
Nel 2023 la Turchia ha richiamato il suo ambasciatore da Israele e nel 2024 ha interrotto tutti i rapporti diplomatici. Mesi fa Ankara aveva dichiarato che Israele costituisce una «minaccia per la pace in Siria». Erdogan ha più volte chiesto un’alleanza dei Paesi islamici contro Israele.
Come riportato da Renovatio 21, i turchi hanno guidato gli sforzi per far sospendere Israele all’Assemblea generale ONU. L’anno scorso il presidente turco aveva dichiarato che le Nazioni Unite dovrebbero consentire l’uso della forza contro lo Stato degli ebrei.
Un anno fa Erdogan aveva ventilato l’ipotesi che la Turchia potesse invadere Israele.
La Turchia ha avuto un ruolo attivo nei recenti negoziati per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi, con diversi rapporti che indicano come l’influenza di Ankara su Hamas abbia facilitato il rilascio degli ostaggi nell’ambito del piano in 20 punti del presidente statunitense Donald Trump.
Venerdì, Erdogan ha dichiarato alla stampa che gli Stati Uniti dovrebbero intensificare le pressioni su Israele, anche attraverso sanzioni e divieti sulla vendita di armi, per garantire il rispetto degli impegni presi nel piano di Trump.
Domenica, Netanyahu ha annunciato che Israele deciderà quali forze straniere potranno partecipare alla missione internazionale proposta per Gaza, prevista dal piano di Trump per garantire il cessate il fuoco. La settimana precedente, aveva lasciato intendere che si sarebbe opposto a qualsiasi coinvolgimento delle forze di sicurezza turche a Gaza.
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Immagine screenshot da Twitter; modificata
Droga
Trump punta ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela
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Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
Cambogia e Thailandia hanno siglato un accordo di cessate il fuoco ampliato per porre fine a un violento conflitto di confine scoppiato a inizio anno. La cerimonia di firma, tenutasi domenica, è stata presieduta dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che aveva mediato la tregua iniziale.
Le tensioni storiche tra i due Paesi del Sud-est asiatico, originate da dispute territoriali di epoca coloniale, sono esplose a luglio con cinque giorni di scontri armati, che hanno spinto centinaia di migliaia di persone a fuggire dalla zona di confine. Un incontro ospitato dalla Malesia aveva portato a una prima tregua, segnando l’inizio della de-escalation.
Trump ha dichiarato di aver sfruttato i negoziati commerciali con entrambi i paesi per favorire una riduzione delle tensioni.
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA.
President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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Durante il 47° vertice dell’ASEAN in Malesia, il primo ministro cambogiano Hun Manet e il primo ministro thailandese Anutin Charnvirakul hanno firmato l’accordo, che amplia la tregua di luglio.
Il documento stabilisce un piano per ridurre le tensioni e assicurare una pace stabile al confine, prevedendo il rilascio di 18 soldati cambogiani prigionieri da parte della Thailandia, il ritiro delle armi pesanti, l’avvio di operazioni di sminamento e il contrasto alle attività illegali transfrontaliere.
Dopo la firma, il primo ministro thailandese ha annunciato l’immediato ritiro delle armi dal confine e il rilascio dei prigionieri di guerra cambogiani, insieme a un’intesa commerciale congiunta. Il primo ministro cambogiano ha lodato l’accordo, impegnandosi a rispettarlo e ringraziando Trump per il suo ruolo, proponendolo come candidato al Premio Nobel per la Pace del prossimo anno.
Trump ha definito l’accordo «monumentale» e «storico», sottolineando il suo contributo e descrivendo la mediazione di pace come «quasi un hobby». Dopo la cerimonia, ha firmato un accordo commerciale con la Cambogia e un importante patto minerario con la Thailandia.
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Immagine da Twitter
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